Legge sulle lobby sì, ma no allo spettro dell'Unione Sovietica. Nunzia De Girolamo, ministro Pdl dell'Agricoltura, boccia il resoconto degli incontri coi lobbisti. Sul tetto dei 150 euro peri regali polemizza: «Io contro? Non è vero».
C'è maretta nel governo sul ddl. Prevale la casta? «No, per la semplice ragione che non c'è stato scontro, ma solo riflessioni, perché la legge è importante e va fatta bene. È difficile litigare quando le notazioni sono bipartisan su una proposta poco liberale, poco adatta alla cultura del Paese e poco attinente allo scopo del ddl, cioè disciplinare le lobby. I commenti di Zanonato, Alfano e Bonino, o quelli di Quagliariello e Orlando non erano diversi tra loro».
Affidare il confronto con l'estero a Moavero non è un modo per insabbiare? «Assolutamente no. Vogliamo fare questa legge e gli abbiamo solo chiesto di verificare come hanno funzionato quelle simili negli altri Paesi. Giusto prevedere un elenco dei lobbisti e disciplinare i rapporti, ma non si può chiedere agli italiani, quando tutti insistono sulla semplificazione, di complicare il dialogo con la pubblica amministrazione. La norma prevede che chiunque interloquisce con gli attori istituzionali, cioè un numero smisurato di persone, dev'essere iscritto nella lista e poi fare una relazione sugli incontri. Così non si sburocratizza, come chiedono non solo i nostri elettori del Pdl, ma tutti i cittadini, ma si complica il sistema».
Se gli incontri restano segreti che legge è? «Bisogna fare l'elenco dei lobbisti e agire con trasparenza. Ma imporre il resoconto annuale è burocrazia e c'è solo il rischio che gli incontri avvengano lo stesso, ma fuori dal palazzo. Io, in Consiglio, non ho parlato perché il mio ministero ha già adottato le nuove regole sulle lobby, c'è già l'elenco, ogni legge è on-line, il lobbista può suggerire cambiamenti e se non li accetto devo motivare il mio no. E soprattutto c'è già il tetto dei 150 euro per i regali».
Ma allora ha protestato o no per questo tetto? «Non è vero, è la solita polpetta avvelenata da prima Repubblica».
Ne è proprio sicura? Tutti d'accordo quindi? «Immagino di si, perché non se n'è parlato affatto».
Non è che cercate di sfuggire al finanziamento trasparente ai partiti? «Assolutamente no. Comunque la disciplina sulle lobby non è una nuova legge anti-corruzione. Se non va bene si cambi, ma non in questa sede».
Quagliariello non vuole il resoconto degli incontri, lei è d'accordo? «Non l'ha detto solo lui, ma tutti, dicendo che era un obbligo inutile».
Anche lei non vuole che sia noto l'elenco di chi ha incontrato? «Ci mancherebbe altro, ma che torniamo all'Unione Sovietica? Viva la libertà. Io voglio vivere in un paese liberale, dove non c'è la sfiducia preconcetta nei confronti della politica. Quando faccio degli incontri penso al bene del Paese, non certo ai fatti miei. Sono stanca dell'approccio da sospetto. Non si possono fare le leggi avendo paura della mela marcia che guasta la politica».
Franceschini vuole i parlamentari fuori, ma allora che legge è? «Non possiamo cambiare la Costituzione, l'attività delle Camere è già disciplinata».
Come mai non ha fatto partire tutto il piano anti lobby dell'agricoltura? "Manca solo una circolare per estenderlo agli uffici di diretta emanazione del Ministro. Ed evitare i regalini pure per il personale".
Fonte: "La Repubblica"



































