Al livello delle istituzioni dell'Unione europea, l' “Iniziativa europea per la trasparenza” ha ripreso il dibattito quasi da zero nel 2005. C'è e c’è stata una qualche forma di autoregolamentazione da parte di alcuni organismi professionali con sede a Bruxelles, ma l'adesione è frammentata e non pienamente rappresentativa della comunità del lobbying. Ci sono stati vari codici di condotta, ma non uno unico autorevole, non c’è stato un approccio comune tra le principali istituzioni dell'UE, e le informazioni comunicate erano minimaliste.
Oltre l’autoregolazione
Agendo prima che ci fosse uno scandalo, la Commissione ha scelto di offrire alla professione l'opportunità di mantenere le attuali relazioni aperte, senza imporre barriere burocratiche e pesanti obblighi di rendicontazione. In linea con questo approccio, l’adesione al registro è volontaria. Si tratta di una opportunità per i lobbisti in buona fede, che offre un bonus per la trasparenza e pone sui lobbisti l'onere di gestire la reputazione della loro professione. Questo approccio si differenzia da quello degli Stati Uniti, in cui il legislatore pone una penale. Ma il modello europeo va ben al di là dell’ auto-regolamentazione: infatti, la Commissione ha progettato e gestisce il registro; si è impegnata per la sua effettiva applicazione e per l’applicazione di sanzioni dove giustificate; ha adottato un codice di condotta obbligatorio e impostato le informazioni minime obbligatorie necessarie per aderire. Abbiamo anche annunciato chiaramente che la registrazione sarà obbligatoria se la nostra gentile richiesta di aderire volontariamente non verrà ascoltata. Questi dovrebbero essere visti come importanti primi passi. Un’ importante barriera mentale è stata infranta, e la professione ha accettato il fatto che la registrazione stia facendo capolino in Europa.
Studi legali e think-tanks nascosti dietro la curva
E’ prematuro trarre ulteriori conclusioni a metà del periodo di prova. Tuttavia, dopo solo sei mesi, si può già dire che il registro funziona. E’ facile la ricerca di informazioni in esso ed è facile registrarsi. Inoltre l'iscrizione è presa sul serio, e la professione è disposta a fare lo sforzo necessario. Alcune delle più grandi società di lobbying a Bruxelles si sono registrate, divulgando il loro elenco dei clienti e il fatturato ottenuto dalla loro attività di lobbying nelle istituzioni UE. Questo è incoraggiante, e mi auguro che coloro che ancora esitano ne considerino attentamente le implicazioni. Nessuno dei principali studi legali che combinano pratiche legali e lobbying si è registrato; come a Washington, gli studi legali fanno un "doppio tuffo" nei bilanci dei loro clienti. Agli studi legali con doppia attività non dovrebbe essere consentito a "nascondersi dietro il foro". Inoltre, ci sono più di 60 think-tank a Bruxelles, e nessuno dei maggiori si è registrato,ma l'esperienza dimostra che la natura accademica imparziale associata con il concetto stesso di think-tank sono spesso utilizzati per promuovere interessi speciali di parte.
Sotto un maggiore scrutinio
La Commissione proseguirà i suoi sforzi per aumentare la copertura del registro. I lobbisti non registrati sono suscettibili di essere sotto un controllo maggiore, e abbiamo detto al nostro personale di documentare e registrare qualsiasi contatto sostanziale con lobbisti non registrati. Il personale è stato inoltre avvisato di essere trasparente con i loro superiori ogni volta che entra in contatto con lobbisti, e di chiedere i loro contatti per registrarli. Ulteriori misure sono in fase di preparazione. In parallelo, la Commissione europea e il Parlamento europeo stanno lavorando insieme alla possibilità di istituire un registro comune per tutti i gruppi coinvolti che provano ad influenzare i processi decisionali nell'Unione europea. L'obiettivo è quello di dare alla professione un unico registro, senza oneri burocratici, fornendo al pubblico un unico punto di accesso e un quadro completo del ruolo dei lobbisti negli organi decisionali. La relazione di un gruppo di lavoro congiunto era prevista nel mese di febbraio, dopo il mio incontro con il Parlamento europeo, con il vice-presidente Diana Wallis e i deputati Ingo Friedrich e Jo Leinen, per discutere le varie opzioni. A prescindere dai dettagli concordati, un passo avanti a livello mentale è stato fatto e in futuro il lobbying a Brussels sarà certamente più trasparente.
Siim Kallas è vice-presidente della Commissione europea e responsabile per gli affari amministrativi, audit e lotta antifrode
SIIM KALLAS























