Ufficializzate tre nuove nomine ai vertici di British American Tobacco Italia. Alessandro Bertolini, gia' General Counsel, diventa Vice Presidente esecutivo e Direttore degli Affari Legali e delle Relazioni Esterne di BAT Italia. Si occupera' della gestione e del coordinamento delle materie legali e delle relazioni esterne. Giovanni Carucci, gia' Direttore delle Relazioni Istituzionali della filiale italiana della multinazionale britannica del tabacco, assume per il Gruppo BAT il ruolo di Direttore degli Affari Europei, con sede a Bruxelles, conservando il ruolo di Vice Presidente di BAT Italia. Infine fa il suo ingresso in azienda, in veste di Direttore degli Affari Istituzionali, Gianluca Ansalone. lessandro Bertolini entra in BAT Italia nel 2011 come Direttore degli Affari Legali, dopo aver maturato 20 anni di esperienze di alto livello come General Counsel per diverse multinazionali italiane quali Fata Group, Piaggio e Tecnimont. Sotto la sua guida, il Dipartimento Affari Legali ha assunto un ruolo centrale nella definizione e implementazione delle strategie di business di BAT Italia, contribuendo ad accrescerne i risultati operativi e la capacita' competitiva. Giovanni Carucci entra in British American Tobacco Italia come Direttore Finanziario all'inizio del 2004 dopo l'acquisizione, da parte di BAT Italia, di ETI (Ente Tabacchi Italiani), dove ricopriva la stessa funzione. Il 1° gennaio 2009 e' nominato Vice Presidente e Direttore delle Relazioni Istituzionali, contribuendo al consolidamento dell'immagine e della reputazione di BAT Italia. Gianluca Ansalone, ex Managing Director di Method Investments & Advisory Ltd per l'Italia, in precedenza ha svolto numerosi incarichi presso la Presidenza della Repubblica, il CoPaSiR e il Governo Italiano
Il disegno di legge sulla regolamentazione delle lobby, fermo in prima lettura in commissione Affari costituzionali al Senato da diversi mesi, non potrà arrivare in aula prima della fine dell'anno. Dunque se ne riparla a inizio 2016. La conferma è arrivata a Public Policy da una fonte di governo.
La 1° commissione di Palazzo Madama è infatti alle prese con il ddl di riforma della Costituzione e con il ddl delega del governo di riforma del terzo settore, che in questi giorni ha ripreso ad essere esaminato. Tempi stretti, dunque, anche in considerazione del fatto che il 15 ottobre inizia la sessione di bilancio e i lavori delle commissioni dovranno concentrarsi solo sulla legge di Stabilita'.
Proprio in questi giorni, tuttavia, la commissione Affari costituzionali ha messo all'ordine del giorno un nuovo disegno di legge, quello per la Giornata nazionale della memoria delle vittime dell'immigrazione (domani scadrà il termine degli emendamenti e mercoledì verrà esaminato in sede referente).
Il ddl sulle lobby, sul quale sono già stati depositati circa 250 emendamenti, aveva subito già diversi slittamenti: per cinque volte il termine per presentare le proposte emendative in commissione era stato posticipato, da aprile a giugno.
Sarà questa #lavoltabuona?
Fonte: Public Policy
Parte oggi, 1 settembre 2015, l’obbligo per i lobbisti della Repubblica d’Irlanda di iscriversi a un registro e riportare i loro contatti con i decisori pubblici. È questa la principale novità del Regulation of Lobbying Act approvato nei mesi scorsi dal governo di Dublino con l’obiettivo di rendere sempre più trasparente il processo decisionale e scoraggiare la corruzione nella classe politica.
Oggetto particolare della regolamentazione sono i lobbisti professionisti, ma anche i singoli cittadini che volessero influenzare le politiche governative sono tenuti a registrarsi e rendere pubblico il proprio interesse. Eventuali infrazioni alle norme sulla registrazione saranno sanzionate fino a un massimo di 200€ o anche con pene detentive per i casi più gravi. Le nuove norme prevedono anche un periodo di “raffreddamento” (cooling-off) di un anno per gli ex decisori pubblici che intendessero entrare nel mondo del lobbying in maniera professionale o occasionale. La definizione di “decisore pubblico” in base a questa legislazione è molto ampia: comprende anche segretari generali, segretari di direzione, e tutti i livelli dirigenziali.
Il lobbying è definito come la presentazione di “comunicazioni rilevanti”, il che significa ogni tipo di comunicazione, scritta o orale, diretta o indiretta nei confronti di un decisore pubblico in relazione a una materia di interesse generale. Tra queste:
La proposta di creazione, modifica o sviluppo di qualsiasi programma di politica pubblica;
La preparazione di emendamenti o procedure di attuazione di atti;
La concessione di bonus, prestiti o supporti finanziari, contratti o altri accordi, licenze o autorizzazioni da parte del decisore pubblico.
Il Registro sarà monitorato dalla Standards in Public Office Commission (SIPO), guidata dalla canadese Sherry Perreault, che presenterà una relazione il 21 Gennaio di ogni anno. Quindi, i primi dati del registro saranno pubblicati tra circa 5 mesi. La registrazione è richiesta non solo per professionisti, ma in generale anche per chiunque sia pagato per proporre, gestire o dirigere attività di pressione e comunicazione al decisore pubblico per conto di terzi. Altri gruppi di pressione o comitati che abbiano intenzione di tenere contatti con il governo, anche provenienti da esperienze private, sono soggetti ad alcune condizioni, tra cui il rispetto di un “codice della trasparenza” dove registrare i documenti relativi ad ogni incontro.
La registrazione può essere rimandata solo nei casi in cui possa avere effetti rilevanti sugli interessi finanziari dello Stato, sull’economia nazionale, sull’interesse aziendale o sull’interesse personale, quando causi perdite finanziarie ai soggetti protagonisti del report registrato. In questi casi spetta al SIPO la decisione di pubblicare o meno le informazioni.
Diverse le reazioni al nuovo sistema di regolamentazione dell’attività di lobbying. Nuala Haughey del think tank TASC si dice soddisfatta del passaggio “da una cultura della segretezza a una nuova ondata di trasparenza. È però ancora troppo presto per giudicare se il regime obbligatorio riesca nell’obiettivo di registrare il lobbying formale e informale dei diversi gruppi di interesse”. Anche il Public Relations Institute of Ireland, che raccoglie circa 800 membri, si è detto favorevole alla regolamentazione seppur denotando “preoccupazione per l’accesso privilegiato” a Leinster House, la “casa” del Parlamento irlandese, per molti ex politici.
Il Lobbying Act, in generale, punta quindi a rendere pubblico qualsiasi tipo di tentativo di influenza, sia esso diretto o indiretto, formale o informale, nei confronti della decisione pubblica. Presenta però alcune eccezioni, come i negoziati sindacali o comunicazioni tra enti dello Stato, che rientrerebbero nelle modalità di comunicazione interna. Sono esentati dalla regolamentazione anche i casi di tipo privatistico, ovvero quei tentativi di “influenza” esercitati nei confronti di decisori non pubblici (ad esempio, un datore di lavoro).
Una drastica cura dimagrante per il governo federale e una stretta sull’influenza eccessiva delle lobby in Congresso che si avvalgono del lavoro di molti ex parlamentari: sono le proposte lanciate da Jeb Bush, intervenuto nel corso di un evento della sua campagna elettorale in Florida. Tra le misure invocate dal candidato repubblicano alla Casa Bianca un taglio del 10% del personale in quattro anni e il congelamento immediato delle assunzioni. Nel dettaglio, gran parte del programma di Bush – ha spiegato lui stesso – puo’ essere realizzata rimpiazzando ogni tre dipendenti federali in uscita con una nuova assunzione. Di fatto, pero’, una dichiarazione di guerra nei confronti dei lavoratori pubblici i cui sindacati gia’ affilano le armi. Anche perche’ la ricetta Bush prevede misure piu’ severe per punire e licenziare i lavoratori federali che violano le regole del Civil Service.
Ma insieme al bastone c’e anche la carota, scrive il New York Times: l’ex governatore della Florida prevede infatti incentivi economici e aumenti di salario maggiori per i lavoratori piu’ produttivi e per i manager pubblici che realizzano i maggiori risparmi riducendo la spesa pubblica. Si tratta di una ricetta in linea con la tradizionale lotta al «big government» della destra americana, e molto distante dalla proposta di Hillary Clinton che punta su un aumento della spesa pubblica, anche per il welfare e con l’obiettivo di ridurre le ineguaglianze sul fronte del reddito.
Ma Bush promette battaglia anche ai tantissimi ex membri del Congresso che una volta finito il loro incarico a Capitol Hill vi tornano nella veste di lobbisti: la proposta dell’ex governatore della Florida e’ quella di prevedere sei anni prima che un ex deputato o senatore possa esercitare quel tipo di attivita’.
Fonte: On-line News
Cambio al vertice per Philip Morris International: dallo scorso 1° luglio l’italiano Marco Mariotti è stato nominato Senior Vice President Corporate Affairs della multinazionale americana, leader mondiale nel settore del tabacco.
Mariotti sarà responsabile delle strategie globali del gruppo per quanto riguarda le relazioni esterne, la comunicazione, gli affari regolamentari, fiscali, i progetti di solidarietà e il coordinamento nella lotta al contrabbando.
Tra i dossier che sovrintenderà ci sarà certamente la strategia di espansione del nuovo prodotto del tabacco riscaldato - la cosiddetta "Heath-Not-Burn" - su cui Philip Morris sta lavorando in tutta Europa al fine di poter accedere (pur in assenza di studi pubblici noti) ad accise agevolate e ad una parificazione all'assai meno dannosa sigaretta elettronica, sul modello di quanto già ottenuto in Italia anche grazie all'investimento da 500 milioni per una fabbrica vicino Bologna.
Mariotti ha una lunga storia in Philip Morris International: dopo aver iniziato nella sede operativa di Losanna, il manager è stato amministratore delegato per il Sud America, quindi ha ricoperto lo stesso ruolo in Italia. Dal 2010 a oggi è stato presidente della sezione di Russia e Bielorussia, uno dei mercati più importanti al mondo. Mariotti guiderà un team composto da oltre 4.500 persone, ricoprendo un ruolo di leadership indiscussa nella business community internazionale.
(Arnaldo Selmosson) Un passo indietro e uno avanti. Il ministero delle politiche agricole alimentari e forestali ha infatti reso noto il 28 maggio - nel corso della “Giornata della trasparenza”, organizzata nella Sala Cavour del ministero - che è stato firmato il decreto ministeriale che istituisce l’Elenco dei portatori di interesse che possono essere chiamati a partecipare a forme di consultazione da parte del Ministero.
L’obiettivo è incentivare e garantire la partecipazione dei portatori di interessi al processo decisionale per migliorare la qualità e la trasparenza dell’azione amministrativa nella fase di produzione degli atti normativi e dei regolamenti.
“Con questo decreto - ha commentato il ministro Maurizio Martina – facciamo un passo in avanti importante sul versante della trasparenza nella Pubblica Amministrazione. Migliorerà la qualità dei processi decisionali dell’Amministrazione, un elemento fondamentale per rendere un buon servizio ai cittadini e semplificare la vita alle imprese“.
L’Elenco viene suddiviso in tre categorie:
- Organizzazioni professionali e associazioni di categoria delle filiere agricole e della pesca già note all’amministrazione e consultate durante la fase preparatoria di provvedimenti attuativi di norme e regolamenti;
- Associazioni dei consumatori e degli utenti membri del Consiglio nazionale dei consumatori e degli utenti presso il Mise;
- Soggetti pubblici o privati con provato interesse per le materie di competenza del Mipaaf.
Il decreto ministeriale disciplina l’istituzione e l’aggiornamento dell’elenco attraverso procedure on line direttamente sul sito del Ministero e le modalità con cui l’amministrazione consulta i portatori di interessi.
In particolare, per iscriversi all’Elenco si dovrà compilare un semplice form di registrazione, indicando una serie di dati relativi all’attività svolta. Ogni iscritto presenterà una relazione annuale nella quale dovrà indicare il lavoro di rappresentanza di interessi condotto nei confronti del Ministero. L’Elenco, al pari delle relazioni prodotte, sarà consultabile da chiunque sul sito internet del Mipaaf.
Il ministero dell’Agricoltura diventa quindi il secondo dicastero a dotarsi di una regolamentazione insieme a quello delle Infrastrutture, dove però è il solo viceministro Riccardo Nencini ad attenersi, come spiegato tempo fa a Formiche.net: “Sul funzionamento ci sono varie ipotesi allo studio. Io al Ministero sto utilizzando quella più semplice, in auge al Parlamento Europeo. Chi vuole un appuntamento, deve registrarsi e indicare nome e cognome. Gliene chiediamo la ragione e, se ci sono documenti da consegnare, vengono registrati. Quindi, c’è un primo approccio trasparente al rapporto con il potere pubblico”.
Ma per chi ha memoria, il MIPAAF in realtà era già stato il primo.
Il passo indietro e il passo avanti
Quella volta l’annuncio avvenne nel Salone dell’Agricoltura del MIPAAF. In quel mercoledì 1 febbraio 2012 Mario Catania, allora ministro delle Politiche Agricole del governo Monti, rese pubblico il testo del Decreto Ministeriale – il n.2284 del 2012 - per regolamentare la partecipazione dei gruppi di interessi ai processi decisionali del ministero. In sintesi, un embrione di regolamentazione dell’attività di lobbying. Il primo vero atto con obblighi e diritti per rappresentanti di interessi e per la pubblica amministrazione dopo 40 (all’epoca, oggi siamo intorno ai 60) e più progetti di legge e il “ddl Santagata” del governo Prodi, nessuno dei quali andati in porto.
Il Registro venne quindi messo online nel novembre 2012, e per la prima volta in Italia si potè leggere una lista di lobbistici autodichiarati – aziende, società di consulenza, ecc., ma non le associazioni di rappresentanza – e degli interessi rappresentati. Un vero passo avanti verso la trasparenza, secondo molti addetti ai lavori.
Poi il suo successore, Nunzia De Girolamo, rottamò di fatto il Registro dei rappresentanti di interessi del Mipaaf, come raccontato da Formiche.net nel 2013. L’Unità per la Trasparenza fu in sostanza smantellata.
Ma qualcuno voleva essere sicuro che il Registro finisse definitivamente nel dimenticatoio, e – secondo alcune indiscrezioni – di recente qualcuno ai massimi livelli della struttura burocratica del Ministero ha provveduto prima a smantellare definitivamente l’Unità per la Trasparenza con apposito Decreto e ha poi provveduto a far rimuovere dal sito la pagina del Registro, senza peraltro informare gli iscritti né dare spiegazioni, nonostante le richieste scritte dell’associazione il Chiostro.
Venuto a conoscenza della questione, ed evitando polemiche, il ministro Martina ha deciso di intervenire ristabilendo lo status quo con un nuovo decreto, anche se nel comunicato non si fa alcun riferimento al fatto che in realtà il Registro già esisteva.
I lobbisti guardano con attenzione a questo nuovo Registro, con la speranza che possa diventare l’embrione di una normativa quadro nazionale. Al Senato è fermo da tempo un testo base di ddl “lobby” a firma Orellana, sui cui si sono anche svolte varie consultazioni, ma da più parti si dice che il governo voglia intestarsi una tale riforma e che il vero testo (si parte dal ddl del piddino senatore Verducci?) possa arrivare subito dopo l’approvazione al Senato della riforma del Terzo Settore.
Sarà da capire però se sarà un provvedimento per la trasparenza, o se renderà trasparente invece che dei legittimi rapporti tra lobby, politica e burocrazia non si debba continuare a sapere nulla.
Fonte: Formiche.net
il Registro sarà gestito dalla Standards in Public Office Commission.
Chiunque volesse fare lobbying su funzionari o ministri dovrà registrare la propria attività sulla piattaforma online tre volte l’anno, a fine Aprile, Agosto e Dicembre. Queste saranno poi inserite in un registro reso pubblico. La novità è parte del regolamento attuativo del recente Lobbying Act irlandese del 2015.
Il ministro della Spesa Pubblica e delle Riforme Brendan Howlin ha dichiarato: “Le norme del Lobbying Act porteranno significativi miglioramenti nel processo decisionale in Irlanda, assicurando comunicazione aperta e trasparenza. Inoltre, il processo di implementazione delle politiche sarà incoraggiato”.
Durante la cerimonia di insediamento della Standards Commission, il direttore Justice Daniel O’Keeffe ha affermato che “questo è uno sviluppo molto gradito nelle politiche pubbliche irlandesi. Il lobbying è un componente essenziale di una democrazia che funziona. È vitale, comunque, che sia aperto e trasparente. La registrazione non sarà un obbligo legale fino a settembre. Incoraggiamo tutti coloro che si occupano di relazioni istituzionali a registrarsi online nei prossimi giorni per familiarizzare con il sistema informatico”.
Fonte: Breaking News
Un’esperta funzionaria canadese è stata nominata per coordinare il nuovo sistema del lobbying irlandese, la cui riforma entrerà in vigore la prossima settimana.
Sherry Perreault era senior director dell’Ufficio canadese sui conflitti di interesse e dirigeva la Commissione Etica. È lei quindi la prima commissaria per la Regolamentazione del Lobbying in Irlanda, che dalla settimana prossima prevede una registrazione online dopo l’attuazione del regolamento del nuovo Lobbying Act del 2015.
“Spero di avere un ruolo importante in questa innovazione irlandese. L’Irlanda cerca di elevare il livello di trasparenza del policy-making e dello sviluppo delle politiche in generale”, ha detto la Perreault.
I lobbisti dovranno registrarsi nel sito della Commissione diretta dalla Perreault dal primo maggio, e obbligati a registrare le loro attività di lobbying dal primo settembre prossimo.
La nomina della Perreault è stata apprezzata anche del presidente della Standards in Public Office Commission, Daniel O’Keeffe: “siamo onorati che una persona con molta esperienza in questo campo in un altro ordinamento abbia accettato di occuparsi dello stesso tema in Irlanda. La Perreault si occuperà di supervisionare il sistema di registrazione e trasparenza delle attività di lobbying. Sarà anche un’importante contributo ad assicurare anche la trasparenza e l’etica in tutti gli uffici pubblici”.
Sherry Perreault ha lavorato nella Commissione sull’Etica e i Conflitti di Interesse canadesi dal 2009 a oggi, con diversi incarichi. In precedenza aveva accumulato esperienza a livello federale, in particolare nel policy development, policy analysis, comunicazione e relazioni istituzionali.
Nel ruolo attuale, dirigerà un team multi-disciplinare con divisioni quali policy strategiche e ricerca, affari parlamentari, relazioni pubbliche e media, pianificazione e misurazione delle performance, affari internazionali dell’Uffico.
Durante il precedente incarico in Canada si è occupata di molte iniziative sul tema della regolamentazione del lobbying quali le riforme parlamentari sul conflitto di interesse, che hanno portato a un codice di condotta per i membri della Camera dei Comuni.
In passato è stata consulente del Commissario presso l’ufficio poi da lei preceduto, al dipartimento del Patrimonio culturale canadese, al Consiglio dei Trasporti del Canada.
Ha cominciato la propria carriera nel settore privato, nella consulenza per le pubbliche relazioni e il marketing, prima di entrare nel settore pubblico nel 1999.
Sherry Perreault ha inoltre una laurea specialistica in scienze politiche all’università di Toronto, dopo aver studiato all’università di Manitoba.
Fonte: Irish Times
(Public Policy) - Roma, 4 nov - Stretta sugli accessi dei lobbisti a Montecitorio. Il Comitato per la sicurezza della Camera, che si occupa degli accessi, ha infatti approvato una regolamentazione "più restrittiva" per i soggetti esterni che vogliono accedere "agli spazi antistanti le commissioni" durante lo svolgimento dei lavori.
La decisione - secondo quanto riferiscono fonti parlamentari - è stata comunicata, tramite email, alle maggiori società di lobbying ed è stata presa a seguito di alcuni episodi contestati da alcuni parlamentari. A quanto si apprende, alcuni deputati si sono 'lamentati' della "libertà - spiega una fonte - con la quale alcuni lobbisti portano avanti la loro attività davanti alle commissioni".
"La nuova normativa - si legge nel comunicato del Comitato per la sicurezza - prevede che siano autorizzati ad accedere al IV e V piano di Palazzo Montecitorio", dove appunto hanno sede le aule delle commissioni, "soltanto i funzionari del governo, i rappresentanti del organi costituzionali, i rappresentanti di partiti e movimenti politici, i dipendenti dei gruppi e i collaboratori dei deputati, oltre ai dipendenti della Camera".
Pertanto, tutti i soggetti "che sono attualmente titolari di autorizzazioni di accesso permanenti" - badge verdi e bianchi - "con facoltà di accedere agli uffici delle commissioni" e che non rientrino nelle precedenti categorie "dovranno restituire al Servizio per la sicurezza i loro tesserini, in scadenza mercoledì 5 novembre, i quali saranno sostituiti con nuovi titoli di accesso conformi alle nuove disposizioni".