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Istituzioni UE più vicine al registro comune dei lobbisti

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I piani per creare un registro unico dei lobbisti per l' esecutivo UE e il Parlamento europeo hanno avuto un impulso il 22 aprile dopo che i rappresentanti di entrambe le istituzioni hanno approvato delle guidelines comuni e un codice di condotta. Ma gli attivisti per la trasparenza hanno etichettato le proposte come "molto deludenti".

Background

La Commissione europea ha lanciato un registro su base volontaria per i lobbisti che cercano di influire sulla sua politica nel giugno scorso (EurActiv 24/06/08) come parte di una più ampia iniziativa per la trasparenza lanciata nel 2005 (cfr. EurActiv LinksDossier).
Anche se le opinioni variano per quanto riguarda il numero effettivo di lobbisti che operano a Bruxelles (EurActiv 10/06/08), il Commissario per l’amministrazione e la lotta antifrode Siim Kallas in passato ha citato la cifra di 15.000 persone.
L'8 maggio 2008, il Parlamento europeo ha chiesto la creazione di un registro pubblico obbligatorio comune a tutte e tre le istituzioni che offra "la piena informazione finanziaria" accompagnato da un codice di condotta, con un meccanismo per l'espulsione di singoli lobbisti che violano le norme (EurActiv 09/05/08).
Il deputato socialista tedesco Jo Leinen ha espresso ottimismo sull’eventualità di un registro comune a Parlamento e Commissione, ma ha avvertito che potrebbe slittare dopo le elezioni europee di giugno (EurActiv 28/01/09).
Altre fonti credono ci vorrà più tempo ancora per raggiungere un accordo su un registro comune e con obbligo di registrazione, speculando su un possibile ruolo di intermediario della Commissione tra il Parlamento e il riluttante Consiglio (EurActiv 15 / 10/08).
Al contrario, sia il Commissario Kallas (EurActiv 23/03/09) che il Mediatore europeo P. Nikiforos Diamandouros (EurActiv 18/02/09) all'inizio di questo anno hanno espresso le loro speranze che la prossima presidenza svedese dell'UE compia progressi in materia di trasparenza e affronti l’atteggiamento esitante del Consiglio sul registro.

Il gruppo di lavoro interistituzionale (IWG) istituito per esaminare la fattibilità del progetto - che comprende il Commissario per l’Amministrazione e la lotta anti-frode Siim Kallas, il vicepresidente del Parlamento europeo Diana Wallis (ALDE, UK), i parlamentari tedeschi Jo Leinen (PSE) e Ingo Friedrich (PPE-DE) – si sono incontrati la prima volta lo scorso dicembre.
Il gruppo di lavoro si è riunito in privato per un totale di quattro volte dal maggio scorso. Nella riunione del 22 aprile a Strasburgo, che è stata descritta dai partecipanti come "costruttiva e produttiva", si è deciso di creare un registro unico 'one-stop-shop' sia per il Parlamento che per la Commissione, ed ha elaborato una bozza di codice di condotta per il suo funzionamento.
Il registro comune sarà volontario e conterrà nomi individuali
La partecipazione al sistema rimarrà all’inizio volontaria, ma "il Parlamento ribadisce il suo impegno per l'obiettivo [...] di un registro obbligatorio comune da concordare tra Consiglio, Commissione e Parlamento", secondo una dichiarazione congiunta rilasciata ieri dall’ IWG.
La dichiarazione precisa che “ciascuna istituzione deve conservare il controllo sull’ accesso ai propri locali”, il che significa che i lobbisti che desiderano avere accesso regolare al Parlamento europeo “devono, di fatto, registrarsi”, dato l’obbligo dell'istituzione per i lobbisti di indossare un badge durante la permanenza nei suoi locali.
In effetti, il problema del badge ha reso il potenziale inserimento di nomi individuali nel registro comune una questione controversa nella discussione sulla trasparenza.
L'IWG ha convenuto che il registro comune conterrà i nomi delle persone "legalmente responsabili" per le organizzazioni elencate in esso e, se del caso, il nome del loro direttore, managing partner, o contatto principale a Bruxelles.
Il registro conterrà anche i nomi di coloro che sono registrati separatamente presso il Parlamento al fine di ricevere un badge.

Trasparenza finanziaria
Un altro tema assai dibattuto è quello della trasparenza finanziaria.
L'IWG ha convenuto che il sistema comune richiederà alle aziende di consulenza e alle società di lobbying di dichiarare “il fatturato attribuibile ad attività di lobbying presso le istituzioni europee" accanto al "peso relativo dei loro principali clienti", mentre i lobbisti aziendali e le associazioni di categoria dovranno fornire “una stima dei costi connessi con il lobbying diretto".
ONG e think-tanks, nel frattempo, dovranno pubblicare i loro bilanci e una suddivisione delle loro principali fonti di finanziamento.
Le istituzioni hanno inoltre deciso di creare un comune sistema di monitoraggio, denuncia e sanzioni per violazioni del codice di condotta, con possibili azioni punitive compresa "la sospensione o esclusione dal registro a lungo termine".

Lanciato il sito web comune
In attesa della definizione del 'one-stop-shop', ieri c’è stato anche il lancio di un sito web sui server europei che per la prima volta dà accesso comune al registro della Commissione e del Parlamento.
Il deputato liberale britannico Diana Wallis, Vice-presidente del Parlamento e responsabile per la trasparenza, ha dichiarato che la nuova pagina web darà ai cittadini una "visione più globale su chi sta cercando di influenzare il processo decisionale a livello comunitario".
Le linee guida possono essere riviste in attesa del riesame da parte della Commissione del suo registro nel mese di giugno.
Il Consiglio ancora fuori del regime
Il Consiglio, che rappresenta i governi, non ha partecipato al lavoro dell’ IWG. Molti dei suoi dipendenti lavorano nelle sedi nazionali distaccate, rendendo la loro inclusione in un registro comunitario più difficile.
Ribadendo il loro invito, il Parlamento e la Commissione hanno affermato di essere "fortemente rammaricati che il Consiglio, in quanto co-legislatore, non ha ancora manifestato la volontà di partecipare ai negoziati su un registro comune".
Nel frattempo, " i lavori volti a creare il regime unico per la Commissione e il Parlamento europeo, dovrebbero riprendere il più presto possibile nella la prossima legislatura", ha concluso la dichiarazione congiunta.

Posizioni

"Attendo con ansia, in veste di coordinatore della delegazione del Parlamento che ha negoziato con la Commissione, un accordo definitivo nel nuovo Parlamento sul registro comune, e chiedo alla prossima Presidenza svedese di impegnarsi su questo tema, guardando anche al Consiglio ", ha dichiarato il deputato liberale britannico Diana Wallis (ALDE).
Accogliendo con favore l'accordo, Wallis ha dichiarato: "l'approvazione di un nuovo codice di condotta per i lobbisti e le linee guida per il nostro futuro registro comune sono un risultato positivo per la trasparenza del processo legislativo a livello europeo".
La scorsa settimana, il fondatore del registro del lobbying, il Commissario per la gestione e la lotta antifrode Siim Kallas, ha dichiarato durante un briefing dell’ European Policy Centre che il regime era stato abbastanza efficace da non richiedere un approccio obbligatorio (EurActiv 20/04/09) e che un approccio volontario offre un incentivo ad aderire.
Per quanto riguarda il futuro registro comune, il commissario ha ammonito che le due istituzioni possono dover mantenere separati i requisiti di accesso. "Il tipo di persone che giungono al Parlamento è diverso da quelli che vengono alla Commissione, quindi creare un badge comune non è facile." Ma l'idea è che coloro che si registrano non dovrebbero dover fare diverse applications.

In una lettera indirizzata ai deputati del gruppo di lavoro interistituzionale, l' Alliance for Lobbying Transparency and Ethics Regulation (ALTER-EU), una ONG per la trasparenza, ha espresso "crescente preoccupazione per l'esito finale delle deliberazioni dell’IWG”, chiedendo un registro comune e obbligatorio.
Descrivendo i risultati dei colloqui come "estremamente deludenti", Erik Wesselius del Corporate Europe Observatory, una ONG per la trasparenza, ha detto ad EurActiv che "il portale e il codice di condotta comune non migliorano la trasparenza sulle lobby in alcun modo. Mentre l'anno scorso la Risoluzione del PE chiedeva una registrazione obbligatoria, il gruppo di lavoro conclude ora che un registro comune dovrebbe iniziare su basi non vincolanti e dovrebbe includere solo i nomi dei lobbisti che dispongono di un badge di accesso ai locali del Parlamento europeo. E il gruppo di lavoro non ha fatto proposte concrete per una significativa divulgazione di dati finanziari. Sta ora al nuovo Parlamento garantire all'Europa vera trasparenza nel lobbying ".
Anche Paul De Clerck ,di Friends of the Earth Europe, membro anche di ALTER-EU, ha detto che l'accordo è "molto deludente, in quanto presuppone che il registro della Commissione sia stato un successo. Dopo quasi 10 mesi, è evidente che esso sia un fallimento. Solo il 20% delle lobby con base a Bruxelles (538 su 2.600) si sono registrate, e importanti gruppi, quali avvocati e think tanks stanno boicottando il registro".
"Le informazioni contenute nel registro sono spesso dubbie," ha continuato De Clerck. "Cefic, la lobby dell'industria chimica, con circa 150 persone che lavorano nel suo ufficio di Bruxelles, afferma di spendere meno di 50.000 euro in attività di lobbying. In altri casi, le informazioni non forniscono alcuna trasparenza, per esempio Burson-Marsteller sostiene che tutti i suoi clienti pagano tra 0 e 690.000 euro per il lavoro di lobbying. Questo proposta debole porta a chiedersi quanto seri siano gli impegni per la trasparenza della Commissione e del Parlamento europeo".

Declan Ganley, che presiede il partito pan-europeo anti-Lisbona Libertas, ha chiesto l'istituzione di un " registro obbligatorio senza eccezioni per i lobbisti a Bruxelles" come parte dell'impegno del suo partito "per portare responsabilità e trasparenza nella politica europea ". Accusando il Commissario Kallas di "non richiedere ai 15.000 lobbisti a Bruxelles di registrarsi nonostante meno del 9% di loro si sia registrato di propria iniziativa”, Ganley ha definito inaccettabile che ai lobbisti a Bruxelles sarà concesso di autoregolarsi. "Il fatto che migliaia di lobbisti che influenzano la politica europea non debbano indicare il proprio nome o i propri interessi è indicativo della mancanza di trasparenza a Bruxelles nel suo insieme".

Prossime tappe:

• giugno 2009: la Commissione analizzerà il successo del registro sul lobbying dopo il primo anno.
• inizio della prossima legislatura del PE: continua il lavoro sul registro comune.
• ottobre 2009: termine ufficiale del mandato dell’ attuale Commissione.

Valentina Tonti

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