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Geografia del potere, la Germania al comando E l’Italia risponde con la strategia del gelato

Autore: lobbyingitalia
Data: 2009-04-30
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Ha fatto clamore in Italia il tentativo di frenare l’interesse della Fiat per la Opel in Germania, attuato dal vicepresidente tedesco della Commissione europea Gunter Verheugen, che nel suo ruolo istituzionale dovrebbe essere indipen­dente e invece da anni risulta spesso influenzato dalla lobby della grande industria del suo Paese e da altri interessi nazionalistici. Ma il caso Verheu­gen- Fiat è uno dei tanti scontri a Bruxelles tra lob­by imprenditoriali di diversi Paesi, in cui spesso la Germania riesce a prevalere. Simile influenza ha la Francia, attenta anche ai fondi per l’agricoltura. Il Regno Unito (con Olanda e Irlanda) punta soprat­tutto sulla finanza e i commerci. La Spagna si fa sentire nell’agricoltura e nella pesca. L’Italia è da sempre in ritardo, rispetto agli altri tre grandi Pae­si membri, anche a causa dell’assenteismo dilagan­te tra i suoi eurodeputati e alla scarsa presenza nei ruoli strategici dell’euroburocrazia.

«Le imprese nazionali, che ci portano i loro dos­sier, vorrebbero sapere quali italiani saranno pre­senti a un determinato voto o a una riunione di commissione — dice il vicepresidente dell’Euro­parlamento Mario Mauro del Pdl, candidato alla prossima presidenza dell’Assemblea Ue —. Pur­troppo l’assenteismo rende difficile garantirglie­lo ». Così i preferiti dalle lobby industriali e finan­ziarie restano principalmente gli eurodeputati te­deschi, francesi e britannici, presentissimi, dispo­nibili e rafforzati dal loro «sistema Paese».

Ma il principio europeista dell’interesse genera­le dei cittadini rischia di finire in minoranza soprattutto quando i lobbisti di un intero settore si mobi­litano compatti senza scontrarsi sulla nazionalità. È accaduto con il regolamento Reach, ideato per­ché autorità mediche e scientifiche avevano lancia­to l’allarme sulla diffusione di tumori e altre gravi malattie collegabili alle sostanze chimiche presen­ti in prodotti in commercio. L’obiettivo era tutela­re la salute dei cittadini e ridurre di conseguenza anche i costi per i sistemi sanitari pubblici a van­taggio degli Stati. Ma la grande industria chimica tedesca, appoggiata dal solito Verheugen, ha orga­nizzato un massiccio lobbying con le altre imprese europee del settore ottenendo di annacquare le nuove regole e di dilazionarle fino al 2018.

Non sempre i lobbisti delle imprese in Europa vincono. L’ampliamento della brevettabilità del software, voluto dalle multinazionali dell’informa­tica, è stato respinto due volte dall’Europarlamen­to. Le tariffe dei telefoni cellulari e degli sms tra Paesi Ue sono state ridotte contro il volere degli operatori. Clamoroso è il caso della direttiva Bolke­stein. Puntava a diventare il simbolo delle liberaliz­zazioni nell’Ue deregolamentando perfino nei ser­vizi pubblici. Era promossa dall’asse iperliberista anglo-olandese-irlandese e appoggiata da tante al­tre lobby imprenditoriali. Ma è stata molto attenua­ta dopo la vittoria del «no» nel referendum sulla Costituzione Ue in Francia, attribuito anche all’irri­tazione dei lavoratori e dei sindacati francesi pro­prio per la Bolkestein, accusata di violare il model­lo sociale europeo e di introdurre la concorrenza a basso costo del cosiddetto «idraulico polacco».

Mauro, attento difensore degli interessi del Vati­cano, ha appoggiato con Pittella del Pd il mega-bu­siness della banda larga. L’eurodelegazione di For­za Italia ha organizzato un incontro con la General Motors, promosso da Vito Bonsignore, considera­to da colleghi sensibile anche agli interessi impren­ditoriali della sua famiglia siciliana. Gli eurodepu­tati di Forza Italia Gabriele Albertini, Jas Gawron­sky, Guido Podestà e Riccardo Ventre si sono disso­ciati dalla linea del loro partito votando in sintonia con la lobby dei paradisi fiscali. Il co-presidente della Destra europea, Cristiana Muscardini di An, ha preso a cuore le esigenze degli spedizionieri. L’ex ds Vincenzo Lavarra è un riferimento della lob­by degli avvocati esperti di fondi agricoli Ue. Ma l’immagine del lobbismo all’italiana è spesso colle­gata a eventi promozionale «mangerecci» nell’Eu­roparlamento. In questa campagna elettorale Catiu­scia Marini del Pd ha favorito il turismo nelle abba­zie benedettine dell’Umbria con un buffet di cibi tipici. Monica Giuntini del Pd ha prodotto una de­gustazione di vini toscani. Iles Braghetto dell’Udc, con l’appoggio bipartisan di Mauro e Pittella, ha lanciato un incontro con i gelatai artigianali che ha deliziato i frequentatori di Strasburgo.

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Ivo Caizzi - Corriere della Sera

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