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Giro di vite in vista per i lobbisti di Bruxelles

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Per i lobbisti europei la vita tra Bruxelles, Strasburgo e Lussemburgo si fa più dura. La prima regolamentazione per i rappresentanti di interessi all' Ue, avviata dal vicepresidente della Commissione europea, l' estone Siim Kallas, prevede un registro su base volontaria. Ma il Parlamento europeo, che dal Trattato di Lisbona vedrà ampliate notevolmente le sue competenze, è deciso a ottenere già tra la fine del 2008 e i primi del 2009 un registro obbligatorio per tutte le istituzioni, che preveda rigidi criteri finanziari e operativi e sia accompagnato da un codice di condotta con sanzioni pesanti, compresa l' espulsione perpetua dall' ingresso nelle sedi comunitarie. Il braccio di ferro a Bruxelles è già cominciato.

L' attuale Commissione, presieduta dal portoghese José Durao Barroso, indebolita anche da molte sostituzioni (la più recente, quella di Franco Frattini), non sembra in grado di fronteggiare né i lobbisti né il Parlamento. La partita decisiva, quindi, sarà giocata tra deputati e rappresentanti di interessi, raccolti nelle tre organizzazioni principali della categoria: Epaca, Ecpa e Seap.
Ma quanti sono i lobbisti presso le istituzioni comunitarie ?

Poco più di 5 mila gli iscritti in un registro aperto in Parlamento, che regola gli accessi solo a questa istituzione; tra i 13 e i 15 mila secondo alcune stime ufficiose; addirittura 55 mila quanti possono influenzare il processo legislativo tra studi legali e società di consulenza, pensatoi e studi di pubbliche relazioni e innumerevoli uffici di rappresentanza per un giro d' affari stimato tra i 750 milioni e il miliardo. Una fetta consistente di questa somma finisce in pranzi, ricevimenti ed educational tour. Dal Barbanera alla Quincaillerie, dal Sea Grill al Pappa e Citti, è a tavola che i lobbisti si incontrano di preferenza con parlamentari e funzionari Ue, ma anche con esperti a vario titolo, talvolta millantato. E ci sono società, come la compagnia petrolifera norvegese Statoil, che ha invitato un gruppo di legislatori a una crociera tra i fiordi per visitare i luoghi di produzione.
E i lobbisti italiani ?

Sono circa 500 quelli che rappresentano le istituzioni italiane autorizzati all' accesso in Parlamento. A questi se ne aggiungono 134, secondo una ricerca del Cipi, il thinktank di Paolo Raffone, che lavorano per clienti internazionali. Poi ci sono gli uffici legali e le società di pubbliche relazioni. Proprio i lobbisti italiani potrebbero finire per primi nella tagliola della regolamentazione. In Italia come società di lobbisti non ci si può nemmeno iscrivere alla Camera di commercio. Ma gli escamotage cui obbliga la legislazione nazionale potrebbero passare per scarsa trasparenza a Bruxelles. Non solo. L' Italia ha iscritto un numero pletorico di rappresentanti di interessi all' Europarlamento: tra le regioni, per esempio, 11 per la Sicilia e nove per la Val d' Aosta e non meno di cinque o sei per ogni organizzazione di categoria. Proprio la riduzione del numero di lobbisti che possono girare per le sedi comunitarie è però un caposaldo del giro di vite prospettato a Bruxelles.

Pietro Romano - Il Mondo

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