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Il senatore va a fare il lobbista

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Negli Stati Uniti in questi giorni stannno stanno facendo grande rumore le dimissioni del Senatore Trent Lott, 66 anni, ex leader dei Repubblicani al Senato e grande amico dello scrittore di Techno-thriller Tom Clancy, che lo ha anche rappresentato in più di un romanzo. Lott starebbe infatti valutando l’opportunità di andare ad intraprendere la carriera di lobbista assieme al suo ex collega al Congresso John Breaux.

Lo conferma Chester Lott, il figlio del senator, titolare a Lexington, Kentucky, di una società di lobbying denominate Lott and Associates. “Mio padre era un avvocato anni fa, e molti studi stanno chiamando” (negli USA generalmente le società di lobbying sono studi legali, ndr). “Tutto però è ancora da decidere”, ha aggiunto, affermando però che suo padre sta considerando una possible partnership con Breaux, ex senator Democratico della Louisiana che oggi lavora come lobbista a Washington per la Patton Boggs LLP. Ovviamente però, vista la lunga carriera alle spalle e la grande esperienza accumulata, Lott punta anche a ruoli di public speaker e di commentatore TV.

Lott, che ha annunciato questa settimana che si ritirerà a partire dal 31 dicembre, un giorno prima dell’entrata in vigore della nuova legge che imporrà ai membri del Congresso di astenersi da attività di lobbying per due anni dalla fine del mandato, è finito poisotto i riflettori di alcuni “ethics watchdogs”, che criticano il fatto di come il Senatore stia lasciando a solo un anno dalla scadenza elettorale. Anche il New York Times riporta James A. Thurber, direttore del Center for Presidential and Congressional Studies della American University, "chiaramente la decisione del senatore Lott deriva dall’approvazione della nuova normative su etica e lobbying”.

Il fatto che Lott miri ad una carriera da lobbista sembra evidente: “Lasciare proprio poco prima che entri invigore la nuova norm ache impone restrizioni alla revolving-door, suggerisce chiaramente le sue intenzioni di orientarsi verso l’attività di lobbying”, ha dichiarato a Bloomberg Craig Holman, lobbista e responsabile finanziamenti poltici di Public Citizen, gruppo di attivisti per la moralità della politica con base a Washington. “Se non fosse così Lott non avrebbe ragione per lasciare il suo incarico”. Ciò anche perché il Mississippi, Stato che Lott rappresenta, è a forte maggioranza repubblicana, e la sua rielezione assolutamente non in dubbio.

Al di là delle voci, Lott afferma di aver pensato a ritirarsi già 7 mesi dopo essere stato eletto, quasi 4 anni fa, e che la decisione è stata presa durante la scorsa festa del Ringraziamento, anche se dice di non aver aver ancora piani per una carrierae di non stare trattando nessuna offerta. “Ci sono delle opportunità che prenderò in considerazione – ha detto Lott – ma niente di concreto al momento”.

Effettivamente Lott già nel 2005 aveva accennato pubblicamente alla possibilità di dimettersi, ma dopo che l’uragano Katrina distrusse la sua casa Pascagoula, decise di far causa all’assicurazione State Farm Fire & Casualty Co. Per costringerla a pagare i danni della ricostruzione. Oltre a questo si ripresentò alle elezioni affermando ufficialmente di voler aiutare il Mississippi a risollevarsi dai danni provocati da Katrina. La scorsa settimana però Lott ha detto che la legislazione necessaria è ormai stata approvata e che per lui è tempo di passare oltre.

Tra i lobbisti di Washington il probabile arrivo nei ranghi della loro professione di un nome così importante ha provocato clamore. Lott è considerato ovviamente come qualificato ai massimi livelli per intraprendere l’attività di lobbista, vista la rete relazionale costituita nei suoi anni al Senato e gli ottimi rapporti con i rappresentanti di entrambi i partiti. È infatti uno che ha sapuuto spesso collaborare coi Democrats, come dice Bill Paxon, ex deputato di New York e ora lobbista per Akin Gump Strauss Hauer and Feld a Washington. “Sarebbe un consigliere e un sostenitore di cause di grande successo”, ha detto Paxon.

Grande successo che vuol dire anche grandi cifre. Sono molti infatti ad affermare che la vera motivazione del passaggio attraverso la revolving door di Lott è derivante da motivazioni economiche. Sul Fox News' Special Report, il giornalista Stuart Rothenberg ha detto: "È noto che il Sen. Lott non è un uomo ricco [è un caso strano nel Senato USA, ndr], e per lui questa è un’opportunità per fare tanti soldi”. E sono i molti già a litigarselo.

E in Italia?

Qui la regolamentazione non c’è ed in genere nemmeno la revolving door. I nostri politici non si ritirano mai, anche perché fanno già i lobbisti, ma seduti sugli scranni parlamentari (o se perdono il seggio comunque vengono nominati in qualche ASL o Consiglio di amministrazione di società a controllo pubblico). Del resto basti ricordare quanto diceva il prof. Pasquino (a lungo è stato autorevole senatore della Sinistra), ossia che spesso l’attività di lobbying è svolta direttamente dai parlamentari, i quali si specializzano in un certo settore, finendo per costituire, su quel tema, un punto di riferimento per il proprio gruppo ma spesso anche per l’intera commissione.

La differenza vera è che dal prossimo anno il pubblico saprà per chi lavora Trent Lott e quali ex colleghi influenzerà e su quali temi. In Italia, neanche studiando i resoconti parlamentari e gli interventi dei singoli sarà mai realmente possibile. Alla faccia sempre della trasparenza.

Franco Spicciariello - LI.Info

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