L'iniziativa consiste nel varo di un registro pubblico volontario, al quale i lobbisti potranno iscriversi specificando a nome di chi agiscono, come e da chi sono finanziati e quali sono i loro obiettivi. Il carattere volontario del registro è accompagnato da un incentivo piuttosto forte a ´entrare nel sistema': coloro che decideranno di non iscriversi (o di iscriversi dando informazioni false o incomplete), non verranno considerati dalla Commissione come i legittimi rappresentanti del loro settore, e non parteciperanno dunque alle discussioni e agli incontri che precedono le proposte legislative e ne accompagnano l'iter decisionale (i negoziati con i cosiddetti ´stakeholders'); inoltre, anche se potranno ancora prendere posizione durante le consultazioni pubbliche, i loro verranno considerati solo come ´contributi individuali'.
Il meccanismo è stato spiegato dal commissario Ue responsabile per il personale e l'amministrazione, Siim Kallas, durante una conferenza stampa a Bruxelles. Kallas è stato criticato per non aver proposto, piuttosto che il registro volontario, delle norme obbligatorie rigorose come quelle esistenti negli Usa. Ma il commissario ha argomentato che le regole di Washington non hanno impedito grandi scandali negli ultimi anni, mentre niente di comparabile si è mai verificato nell'Ue. Comunque, Kallas ha osservato che se il sistema di registrazione volontaria dovesse dimostrarsi inefficace di qui al 2009, la Commissione tornerà a esaminare l'opzione di regole vincolanti.
Le attività di lobby attorno alle istituzioni europee, ha concluso il commissario, si stima muovano una cifra d'affari tra i 60 e i 90 milioni di euro all'anno. Un progetto, quello di Bruxelles, che dovrebbe garantire maggiore trasparenza nell'attività di lobbying comunitaria, premessa indispensabile per un'interazione efficiente e costruttiva in sede di legislazione. (riproduzione riservata)
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