Mentre in Italia il tema della regolamentazione dell'attività di lobbying è ormai scomparso dall'agenda politica, gli altri paesi vanno avanti: il Regno Unito ha appena approvato una legge (per quanto criticabile), a breve la Spagna dovrebbe avere la sua, l'Irlanda ci sta lavorando. Ma, il Sudamerica si conferma come un'area importante in relazione al tema. Sono vari infatti i paesi latino-americani ad aver regolato il lobbying: Perù, Argentina, Messico e più recentemente il Cile.
C'è poi anche la Colombia, che era intervenuta nel 2011 regolando il lobbying (chiamato "cabildeo") presso Càmara de Rapresentates con una Risoluzione parlamentare che - in un'ottica di trasparenza del processo normativo - istituisce il Registro dei lobbisti inidirizzato sia alle persone fisiche che a quelle giuridiche.
L'iscrizione al Registro prevede il rilascio di un tesserino per l'accesso (comunque non garantito) alla Càmara e la facoltà di entrare in contatto con i parlamentari per la leggitima attività di rappresentanza di interessi. L'articolo 12 della Risoluzione dà le definizione di lobbying (cabildeo) e di lobbista (cabildero).
Per lobbying si intende "lo sforzo - protetto costituzionalmente - realizzato per individui o gruppi di individui organizzati autonomamente, per far conoscere le loro posizioni in difesa di interessi particolari all'interno del processo legilsativo e in relazione a qualunque proposta della Càmara de Representantes". Il lobbista invece è "la persona fisica o giuridica che porta avanti con continuità l'attività di lobbying in rappresentanza di interessi propri o altrui, e che è iscritta all'interno del Registro ai sensi del presente regolamento".
La norma prevede anche la sanzione della cancellazione dal Registro e dell'interdizione alla professione per 5 anni, oltre eventuli aspetti penali, in caso di dichiarazione infedele delle informazioni richieste dal Registro, che al momento vede iscritti 152 lobbisti, quasi tutti rappresentanti di associazioni settoriali.
E' di ieri però la notizia che la Càmara, a seguito dell'approvazione dello Statuto anticorruzione, ha deciso di regolamentare l'attività di lobbying anche in occasione delle sessioni in Plenaria. Ancora una volta la Càamara è intervenuta con una semplice risoluzione, stavolta per evitare l'eccessiva pressione dei lobbisti nel palazzo in occasione dell'approvazione di leggi. "Noi facciamo le cose con decenza e trasparenza. D'ora in poi l'ingresso dei lobbisti in Aula è vietato", ha detto il deputato Simon Gaviria, attuale presidente della Camera dei Rappresentanti.
Con i limiti all'accesso il lobbying regolare non significa che scomparirà il legittimo diritto dei cittadini di essere parte delle discussioni presentate al Congresso per esprimere i loro interessi e discutere delle misure che interessano. "In occasione della plenaria saranno rilasciati permessi eccezionali e speciali, e chiunque voglia fare attività di lobbying dovrà registrarsi e dichiarare ciò che è, quale entità o causa rappresenta" ha ribadito il rappresentante del Partito Liberale.
Come però avviene spesso in Italia, il testo della Risoluzione non è ancora pubblico, e quindi i lobbisti sono in attesa di conoscere la portata del provvedimento. Arboleda Javier Hoyos, uno dei lobbisti più conosciuti, ha detto di non conoscere nel dettaglio il contenuto. "Ci sono stati due tentativi per via legislativa, uno col progetto di Simon Gaviria e l'altro col progetto di statuto anti-corruzione. Non credo che una risoluzione però sia un problema", ha detto Hoyos Arboleda. Il lobbista ha anche detto che in questo caso "il problema è che il diavolo è nei dettagli e si deve guardare alla risoluzione definitiva, ma se l'accesso è limitato alla plenaria è normale, mi sembra una scelta logica e ragionevole".
Simon Gaviria ha sottolineato che la decisione non mira a limitare lobbying. "Sarebbe molto difficile, perché la società civile fa costantemente lobbying. Ciò che vogliamo è che sia fatto in modo trasparente", ha detto il deputato.



































