Tra le proposte di Macron per la moralizzazione della vita pubblica anche misure per regolamentare il lobbying
(Francesco Angelone) Basta “Googlare” le parole ‘Macron’ e ‘lobby’ insieme per imbattersi nell’ennesimo caso di utilizzo dispregiativo dei termini lobby e lobbying. Macron sarebbe, nell’ordine, espressione della lobby dei finanzieri (ha lavorato in passato per la Rotschild), di quella farmaceutica e, addirittura, della cosiddetta lobby gay. In ogni caso, fuori da ogni luogo comune, pare che il neoeletto Presidente Macron abbia posto tra le proprie priorità la ‘moralizzazione della vita pubblica’.
Misure in tal senso paiono necessarie anche in seguito allo scandalo che ha coinvolto il candidato dei repubblicani all’Eliseo, François Fillon e quello apparentemente meno grave che ha coinvolto la candidata del Front National Marine Le Pen.
Tra le proposte di Macron ci sarebbero il divieto in capo ad eletti e Ministri di assumere i propri familiari come assistenti, di sedere in Parlamento per più di tre mandati consecutivi e se sprovvisti di una fedina penale pulita, la rimodulazione del finanziamento ai partiti in funzione del ricambio dei candidati e la soppressione del regime speciale vigente per le pensioni dei parlamentari.
Ma nell’agenda di Macron figurano anche misure in materia di conflitto di interessi come il divieto di partecipare ai lavori di commissione e d’aula riguardanti settori dove si hanno interessi economici e il divieto per i deputati di svolgere attività di consulenza in parallelo con il loro mandato.
Attualmente, è vietato mettere in piedi una società di consulenza durante l’esercizio della propria carica elettiva, ma è possibile tenerla se costituita prima dell’elezione. Basti pensare che Fillon aprì la sua società di consulenza solo 11 ore prime dell’inizio del proprio mandato.
Allo stesso tempo, Macron ha avuto modo di comunicare a Transparency International l’intenzione di mettere mano alla regolamentazione del lobbying, ad esempio imponendo un orario e un luogo specifico per gli incontri tra rappresentanti di interessi e parlamentari.
L’intero pacchetto di misure, compreso questo intervento sull’attività di lobbying è finito sotto la lente di ingrandimento di Anticor, associazione che lotta contro la corruzione nella vita pubblica. Pur definendolo ambizioso, il vice presidente di Anticor Eric Alt, ha giudicato il pacchetto abbastanza incompleto, con lacune significative nella definizione dell’attività di lobbying e nella sua regolamentazione.
L’ultimo intervento in materia, datato solamente dicembre 2016, è la cosiddetta ‘legge Sapin 2’, la cui portata pare marginale e poco incisiva. Il testo, infatti, prevede sì un Registro dei rappresentanti di interessi, ma costoro non sono tenuti a comunicare né la data né il dossier oggetto dei loro incontri con parlamentari e membri del Governo.
I progetti di legge, secondo quanto confermato dal portavoce del governo, approderanno al Senato e poi all’Assemblea Nazionale alla fine di giugno, quando il nuovo legislativo si sarà definitivamente insediato. Contemporaneamente, la materia sarà fatta oggetto di consultazione pubblica in modo tale da raccogliere i contributi della società civile.








































