«Al di là delle responsabilità penali, che sono personali, e su queste sono e resto un garantista, le vicende Expo e Mose presentano fatti concreti di corruzione. E se dopo vent’anni da Tangentopoli ci troviamo di nuovo in una situazione in cui si susseguono scandali e fenomeni di corruzione inquietanti, è giusto dire che la politica ha la sua parte di responsabilità, almeno per non aver saputo affrontare e risolvere il problema». Matteo Orfini, leader dei giovani turchi del Pd, parla della questione morale che sta sconvolgendo il dibattito politico.
Dunque è d’accordo con il premier Renzi che dice che anche il Pd ha la sua fetta di responsabilità?
«Non c’è dubbio. In questi vent’anni anche noi abbiamo governato, se le norme che sono state fatte non sono state adeguate a risolvere il problema anche noi dobbiamo prenderci una parte di responsabilità. Questo non ci impedisce di rivendicare che il Pd amministra non solo il Paese ma anche molte regioni e amministrazioni locali in modo onesto e al servizio dei cittadini. Gli scandali che hanno investito esponenti del Pd sono stati una eccezione rispetto alla norma del buon governo. E noi siamo stati sempre inflessibili con esponenti Pd che si sono macchiati di gravi reati, come dimostra il recente voto sul deputato Genovese. Non abbiamo mai avuto forme di timidezza o di protezione verso chi è stato anche solo accusato di gravi reati. Ora però è il momento di affrontare davvero il problema della corruzione».
Il governo annuncia una serie di provvedimenti…
«I poteri per il commissario Cantone sono una prima risposta anche dal punto di vista simbolico. Così come condivido la proposta del ministro della Giustizia Orlando di reintrodurre reati eliminati negli anni bui dei governi Berlusconi. Il governo si è già mosso nella direzione giusta, ma c’è qualcosa che va al di là delle regole e delle leggi, e cioè come agire sulla riforma della politica e sul sistema industriale. In alcuni settori dell’imprenditoria serve più mercato, bisogna stroncare l’abitudine a un rapporto perverso e consociativo con la politica di imprese che faticano a competere e cercano scorciatoie. Serve un mercato che funzioni meglio, con regole che garantiscano una concorrenza equilibrata. E serve una riforma della politica, che riguardi in primo luogo la selezione delle classi dirigenti».
Cosa intende per riforma della politica?
«Bisogna impedire che nei partiti, compreso il Pd, arrivino a ruoli apicali persone che non hanno la tenuta etica e morale necessaria. Nella progressiva destrutturazione dei partiti, qualcosa si è inceppato nei meccanismi di selezione. Probabilmente per un eccesso di competizione interna».
Si spieghi meglio…
«Non voglio fare un elogio dei vecchi meccanismi di cooptazione che non sono riproponibili. Ma, in un momento in cui quasi tutti gli incarichi sono scelti dagli elettori con le primarie, dal sindaco al governatore al deputato, aumenta il rischio che il singolo candidato sia sostenuto da lobby che in cambio di questo sostegno, non solo economico, puntano a utilizzare questa elezione per fare altro. Nessuno vuole archiviare le primarie, ma bisogna far sì che al contempo il partito nel suo insieme sia impermeabile a rischi di infiltrazioni di questo tipo».
Come deve comportarsi il Pd con chi si dimostrerà colpevole?
«Saremo inflessibili. La corruzione è il più alto tradimento verso i cittadini che votano, e credo che Renzi abbia ragione quando parla di Daspo e dice che chi ha commesso questi reati non deve avere una seconda possibilità».
Alcuni esponenti della nuova guardia Pd, da Bonafè a Serracchiani e Moretti, sottolineano l’estraneità dei «nuovi dirigenti» rispetto alla «vecchia generazione».
«Sono semplificazioni. Bisogna affrontare fenomeni gravi come questi con meno battute e più idee. La corruzione è uno dei principali problemi della nostra economia e va affrontato con serietà. Il gruppo dirigente che ci ha preceduto alla guida del Pd è costituito nella quasi totalità da persone che hanno governato seriamente e onestamente, e mi pare ingeneroso scaricare su di loro quello che è successo. La nuova generazione semmai ha il compito di trovare le soluzioni giuste e di risolvere finalmente il problema: su questo può dimostrare di essere più efficiente della precedente».
Dunque lei non vede una discontinuità etica tra le generazioni Pd?
«Guardi, quando mi sono iscritto per la prima volta a un partito, in sezione ho trovato una anziana staffetta partigiana, che ha affrontato battaglie ben più rischiose delle nostre. Mi piacerebbe avere l’etica che ha avuto lei… davvero non capisco l’utilità di una discussione posta in questi termini».
Questi scandali rischiano di essere un nuovo assist per Grillo…
«Gli italiani alle elezioni europee si sono dimostrati molto saggi: hanno capito che essere inflessibili con chi delinque non vuoi dire bloccare le opere pubbliche e la modernizzazione del Paese perché “tanto rubano tutti”. Grillo continua a strumentalizzare queste vicende, ma non ne ha neppure avuto un beneficio nelle urne».
Fonte: L'Unità



































