(Giovanni Gatto) Inizia a delinearsi anche in Spagna il futuro della regolamentazione dell'attività di lobbying. Il Governo presieduto da Mariano Rajoy ha infatti avviato i lavori per l'istituzione di un registro nel quale dovranno essere iscritti "organizzazioni sociali rappresentative di interessi (organizzazioni, sindacati, ONG, società di consulenza e di relazioni istituzionali e studi legali, tra gli altri) il cui scopo è di influenzare, direttamente o indirettamente, l'attività legislativa del Parlamento e il generale nel processo decisionale politico dal Congreso de los Diputados, del Senado, o uno dei suoi organi".
La regolamentazione delle proposte nasce da un rapporto del Centro de Estudios Políticos y Constitucionales (un organismo dipendente del Ministero della Presidenza) diretto da Benigno Pendas. Sul tema il Governo ha formato un gruppo di lavoro che sta elaborando un articolato che includa alcune riforme giuridiche in materia di rigenerazione democratica e di trasparenza, coordinato dal Segretario di Stato per le relazioni parlamentari, José Luis Ayllon, e composta dal direttore del Centro de Estudios Políticos y Constitucionales e da alti rappresentanti dei Ministeri della Presidenza, Giustizia, Finanza e Pubblica Amministrazione e Interno.
L'incarico del gruppo di lavoro è quello riformare o sviluppare sette leggi che hanno un impatto importante sulla politica in un'ottica di trasparenza, tra cui le dichiarazioni pubbliche di beni, attività e reddito dei titolari di cariche politiche. L'intenzione del Governo è poi di stabilire controlli sulle incompatibilità, un tema al momento alquanto opaco in Spagna.
Tra queste riforme rientra anche la regolamentazione dell'attività dei lobbisti e di altri soggetti come i giornalisti parlamentari. Si parla anche di una riforma dei regolamenti per l'accesso alle sedi parlamentari. Fonti ufficiali hanno spiegato ai media spagnoli che queste iniziative hanno a che fare con la pressione dell'opinione pubblica e della società civile a favore di una rigenerazione democratica.
Sulla attività di lobbying il direttore del Centro de Estudios Políticos y Constitucionales ha affermato che "solo le organizzazioni registrate potranno partecipare ai processi di consultazione pubblica ed alle audizioni". In pratica, la registrazione sarà obbligatoria per poter avere accesso agli organi politici ed eseguire queste funzioni. Le attività a cui ci si riferisce sono "contatti, riunioni o comunicazioni dirette con i membri della Camera o del servizio consiglieri dei gruppi parlamentari, la preparazione, distribuzione o comunicazione pubblica di studi, documenti e relazioni dibattito politico orientato o contribuiscono a impostazione posizioni politiche su iniziative legislative, i cambiamenti nella stessa o, in generale, qualsiasi decisione politica da adottare da parte delle Camere o loro organi interni, la partecipazione ai processi di consultazione pubblica sulle iniziative legislative o dalla comparsa di loro rappresentanti alle commissioni di Camera e l'organizzazione regolare di eventi, incontri, attività promozionali, attività accademiche ed eventi sociali che coinvolgono i membri della Camera o consiglieri dei gruppi".
Tentativi di regolamentazione delle lobby spagnole risalgono al 1990, con la proposta di legge del Partito Popolare (approvata dal Congresso) per la “regolamentazione delle imprese che gestiscono interessi convergenti con gli interessi pubblici”. Due anni dopo, il Congresso ascoltò anche la proposta del CDS (Centro Democrático y Social, partito centrista oggi dissolto) sulla creazione di un Registro Pubblico dei Gruppi di interesse. Un altro partito, Iniciativa por Cataluña Verdes, presentò due identiche proposte nel 2008 e nel 2012. Tutte le proposte non portarono a una legge organica, contribuendo ad aumentare la reticenza dell’opinione pubblica spagnola nei confronti del fenomeno lobbistico. Un fenomeno totalmente accettato nei Paesi anglosassoni, dove è normale consultare gli interessati prima di emanare una legge che li riguardi, mentre in Spagna e nei Paesi latini in generale “la lobby si associa a pratiche illecite come il traffico di influenze. Il lobbying, piuttosto – afferma il giornalista Juan Francés, collaboratore di Bloomberg TV e Punto Radio – serve perché sarebbe pericoloso che il governo prendesse decisioni senza ascoltare le argomentazioni di chi ne viene coinvolto”. Secondo Francés, esistono diversi modi di fare lobbying: lo fa anche Oxfam, una ONG, o anche re Juan Carlos, che si autodefinisce “un broker di livello".
Nel febbraio 2013 il Governo aveva presentato le “Proposte per migliorare la trasparenza e combattere la corruzione”, tra le quali un codice di condotta per regolare le attività di lobbying nella Camera bassa. A distanza di un anno, il prossimo 12 febbraio 2014 una commissione, formata da rappresentanti di vari partiti politici, visionerà il progetto del Centro de Estudios Políticos y Constitucionales. Già da adesso, però, fonti ufficiali confermano che il riferimento più probabile per la nuova regolamentazione spagnola sia il Registro per la trasparenza del Parlamento europeo, che prevede la facoltà di registrazione per i lobbisti accreditati alla Camera. Accanto al Registro, sarà presente un Codice di condotta per mitigare la non-obbligatorietà della registrazione (una delle pecche dell’attuale Registro europeo) e applicare maggiori regole in merito alla trasparenza della lobbying e alla partecipazione di tutti i settori della società.
Il 12 febbraio, però, sul tavolo sarà presente non solo la proposta del Centro de Estudios Políticos y Constitucionales, ma anche quella dell’Asociacion De Profesionales De Las Relaciones Institucionales (APRI), unica associazione spagnola che riunisce i lobbisti professionisti, che propone una registrazione obbligatoria per qualsiasi portatore di interesse e l’obbligo del possesso di un “pass” di accesso al Ministero (da revocare in caso di violazione del Codice di condotta).
Con due serie proposte sul tavolo, il Governo di Rajoy non ha più alibi per rendere trasparente quello che dall’opinione pubblica è considerato un “settore oscuro”, ma che potrebbe essere fondamentale per la ripresa economica delle imprese iberiche. Rimane, però, irrisolto il problema delle “revolving doors”, denunciato anche da alcune ONG, che ritengono le due proposte di legge “troppo soft”.



































