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Regolamentare l’attività di lobbying: un tema di quotidiana attualità (LeggiOggi.it)
Scritto il 2012-12-03 da Franco Spicciariello su Italia

Dal Decreto Liberalizzazioni all’Elenco del ministero dell’Agricoltura, anche l’esperienza del Governo Monti è stata coinvolta nell’eterna polemica sui lobbisti. Ma sono davvero la causa di tutti i mali?

(Pierpaolo Prota) Dal 22 novembre scorso presso il ministero dell’Agricoltura i lobbisti del settore agro-alimentare si possono iscrivere in un apposito Elenco dedicato a loro. Questo elenco rappresenta la prima iniziativa, a livello nazionale, che ha l’obiettivo di regolare il rapporto tra il mondo delle lobby e un’amministrazione centrale. Il c.d. Decreto Lobby (Decreto del ministero dell’Agricoltura n. 2284 del 9 febbraio 2012) istituisce  l’Unità per la Trasparenza con il compito di curare le procedure di consultazione, obbligatorie per legge, dei lobbisti del settore agro-alimentare nelle fasi di elaborazione di disegni di legge e di regolamenti ministeriali di competenza.  A tal fine, i lobbisti del settore che desiderano partecipare a tali consultazioni sono tenuti ad iscriversi nel suddetto Elenco consultabile da chiunque sul sito internet del Ministero.  I soggetti iscritti sono obbligati a presentare, ogni anno, una relazione sintetica sull’attività svolta;in caso di mancata presentazione, il soggetto inadempiente sarà cancellato dall’Elenco e non potrà più partecipare alle consultazioni.

L’iniziativa del ministro Catania, per quanto importante, rimane l’unico intervento del governo Monti  in materia di regolamentazione dell’attività di lobbying, sebbene  l’Esecutivo abbia dichiarato, a più riprese, di voler intervenire in tale ambito.

L’annosa questione dell’ingerenza delle lobby nel processo decisionale è tornata prepotentemente al centro del dibattito pubblico nei mesi scorsi. Accusate a più riprese di “manovrare” l’azione del governo Monti, le lobby sono state pesantemente additate dai media durante l’esame del Decreto Liberalizzazioni. Come conseguenza diretta, su proposta del Presidente del Senato Renato Schifani, sono state approvate le Linee guida per la redazione di un Regolamento interno della rappresentanza di interessi – del quale, tuttavia, non se ne ha traccia. Si legge nel comunicato: “Al fine di disciplinare i rapporti tra Senatori e portatori di interesse   sarà istituito un apposito Registro, suddiviso per settori di attività (…). Il Regolamento definirà la disciplina delle presenze dei ‘lobbisti’ (…) e l’eventualità di sanzioni per comportamenti ritenuti lesivi del libero esercizio del mandato parlamentare”.

Il tema è tornato alla ribalta  durante l’esame della Spending Review e ha raggiunto il suo picco con il ddl Anticorruzione, il provvedimento che, come tutti ricorderanno, ha avuto un iter a dir poco travagliato in Parlamento e che, tra le altre cose, introduce nel codice penale il nuovo reato di “Traffico di influenze illecite”. Questo punto ha sollevato innumerevoli polemiche perché nella sua versione originaria, data la genericità della formulazione del reato, rischiava di mettere a repentaglio l’attività di lobbying, configurandola attività illecita secondo una possibile interpretazione del giudice. A questo proposito, il Governo si è speso molto e l’attuale formulazione non dovrebbe costituire più un problema per chi svolge (legittimante, è chiaro) attività di rappresentanza di interessi. Per dovere di cronaca, si deve ricordare che in prima lettura alla Camera, sono stati approvati due ordini del giorno (uno dell’on. Moroni – Fli e l’altro dell’on. Cimadoro – Idv) che impegnano ( anche se in realtà questi atti non hanno quasi mai seguito) il Governo a introdurre quanto prima una disciplina sull’attività di lobbying. Tale “impegno” è stato accolto con soddisfazione dal ministro Severino che ha precisato: “Bisogna definire ciò che è lecito, il lobbying è lecito nella maggior parte dei paesi avanzati e non vorrei che l’Italia si dotasse di una legislazione deteriore. E’ illecito un indebito pagamento per una indebita influenza”.

A seguito del primo Consiglio dei Ministri dopo la pausa estiva, il Governo ha pubblicato l’Agenda di Governo con tutte le azioni di cui l’Esecutivo si deve occupare fino a fine Legislatura. Tra queste, il Governo avrebbe studiato una “disciplina di regolamentazione delle attività di lobbying”, anche se, in verità, già a luglio il Governo aveva predisposto una bozza di disegno di legge, di una decina di articoli in cui si prevede:

- un registro con i nomi dei lobbisti;

- l’obbligo di comunicare, ogni anno, per conto di chi ci si è mossi e quale è stato il compenso;

- i requisiti minimi per esercitare la professione: 22 anni, laurea specialistica in materie giuridiche, economiche o politiche, oppure tre anni di esperienza con un altro soggetto già iscritto al registro;

- le incompatibilità: non possono essere lobbisti i dipendenti della Presidenza del Consiglio, dei ministeri, del Parlamento, degli enti pubblici, ma nemmeno i dirigenti politici, i componenti dei loro staff e neppure i giornalisti che frequentano il Parlamento. La lista delle incompatibilità vale anche per i due anni successivi alla fine dell’incarico;

- le sanzioni pecuniarie vanno da 100 mila  a un milione di euro per chi fa il lobbista senza essere iscritto al registro, e quindi anche per chi non ha i requisiti o è incompatibile. La sanzione è più bassa, da 50 mila a 500 mila euro, per chi dà informazioni false al momento dell’iscrizione. In tutte e due i casi a decidere è la commissione che amministra il registro istituita a Palazzo Chigi.

Da allora il disegno di legge non ha avuto seguito e, ormai, è a dir poco improbabile che il Governo lo proponga. Ma questo non è l’unico testo sulle lobbying finito nel dimenticatoio: nei cassetti delle Commissioni Affari Costituzionali di Camera e Senato ci sono circa una ventina di disegni di legge di iniziativa parlamentare che non hanno mai iniziato l’esame (a piè di pagina l’elenco dei ddl individuati).

I testi sono per lo più simili, tutti prevedono l’obbligo di un registro dei lobbisti, i requisiti per accedervi e delle sanzioni in caso di violazione, con alcune eccezioni di cui parlerò in seguito. Occorrerà quindi attendere la prossima Legislatura per vedere come procederanno le cose.

Questo il quadro nell’ultimo anno, ma la questione va avanti da tempo. Quasi ogni giorno, infatti, si trova un titolo di giornale che accusa le lobby di ostacolare questo o quel provvedimento, di impedire qualsiasi riforma, insomma, di tenere sotto scacco l’Italia intera. Ma stanno proprio così le cose? Personalmente non credo, o meglio, ritengo che per alcuni versi la questione sia mal posta e che sia necessario fare alcune precisazioni.

È assodata l’importanza per un Paese di essere impermeabile a qualsiasi fenomeno corruttivo. L’esigenza è ancor più sentita in Italia dove, secondo il Rapporto di ottobre scorso della commissione nominata dal ministro Patroni Griffi, in Italia cresce la corruzione praticata con un costo che ammonta a diversi miliardi di euro (un rialzo del 40%), mentre calano denunce e condanne. Le ultime rilevazioni sull’indice della corruzione percepita, calcolato da Transparency International,  collocano l’Italia al 69° posto (a pari merito con  Ghana e  Macedonia) indicando un progressivo aggravamento negli ultimi anni.

Per qualsiasi professione è bene dotarsi di un codice di condotta, di un elevato livello di professionalità e di formazione. Questo vale ancora di più per i rappresentati di interessi, il cui lavoro penetra nel processo decisionale pubblico con impatti su tutta la comunità.

È inoltre necessario ricordare che in qualsiasi settore economico o professione, esistono le “mele marce”. I “personaggi” che vengono impropriamente definiti “lobbisti”, i cosiddetti faccendieri che ricorrentemente occupano le cronache politiche (e giudiziarie), nulla centrano con chi svolge un’attività nel pieno rispetto della legalità.

Teniamo presente, infine, che la realtà in cui viviamo oggi è sempre più complessa, un’economia globalizzata e sempre più articolata e le norme che cercano di regolarla sono sempre più numerose e di difficile elaborazione; basti pensare che ogni giorno la nostra vita è soggetta a norme provenienti da numerosi centri decisionali: l’Unione europea, lo Stato centrale, gli Enti locali, le Autorità indipendenti, per citare solo i principali.

In questo contesto credo che l’attività di rappresenta di interessi (svolta in maniera lecita) sia non solo necessaria, ma addirittura estremamente positiva: consentire che chi deve prendere le decisioni lo possa fare in maniera informata, e quindi consapevole, a mio avviso costituisce un bene per il Paese. Attraverso la rappresentanza di interessi si può migliorare la qualità delle norme, le politiche pubbliche possono essere adottate in maniera condivisa, e quindi più facilmente accettate, insomma, ne guadagna la democrazia. Questo è, o dovrebbe essere, il ruolo dei lobbisti. Per riprendere una frase usata, o meglio abusata, da chi svolge questo lavoro, J.F.Kennedy diceva: “Il lobbista mi fa capire in tre minuti quello che un mio collaboratore mi spiega in tre giorni”.

È sempre più necessario che i decisori siano consapevoli di tutti gli interessi coinvolti  in una determinata politica pubblica, di tutte le conseguenze derivanti da una determinata normativa in modo da poter decidere al meglio per l’interesse generale del Paese. Questo, a mio avviso, è il punto centrale della questione. I disegni di legge presenti e gli stessi dibattiti che si sono sviluppati in materia non considerano (o  non vogliono considerare?) i destinatari a cui è rivolta l’attività di lobbying. Ancor prima dei lobbisti, non dovrebbero essere gli stessi decisori pubblici ad essere trasparenti, rispettosi di un codice di condotta ed efficienti? La regolamentazione dell’attività di lobbying non è il presupposto della trasparenza del processo decisionale, ma, se mai un’inevitabile conseguenza.

I lobbisti , rappresentando gli interessi particolari dei loro committenti, aziende associazioni di categoria e chiunque riesca a partecipare al processo decisionale, compiono il proprio dovere. Un buon lobbista  cerca di dimostrare attraverso documentazioni, dati, studi, che gli interessi di cui è portatore non solo sono legittimi, ma che possono contribuire all’interesse generale. Spetterà poi al legislatore bilanciare i differenti interessi coinvolti e trovare una sintesi maggiormente condivisibile.

Il processo decisionale dovrebbe essere non solo più trasparente, ma anche più partecipativo. Le Istituzioni dovrebbero consentire a tutti i soggetti qualificati e competenti di partecipare al processo di formazione delle norme attraverso l’accesso agli atti e ad apposite procedure di consultazione. Fino a quando solo a pochi sarà consentito l’accesso alla stanza dei bottoni, fino a quando avere il numero di cellulare sarà il modo più sicuro per incontrare i politici, fino a quando si dovranno fare salti mortali per consultare una bozza di testo normativo, non credo che le cose potranno migliorare significativamente.

È fondamentale che sia regolamentata l’attività di rappresentanza di interessi, che vengano definite norme di condotta e che siano previste formazione e qualifica specifica, ma prima, o quanto meno contemporaneamente, è necessaria una maggiore trasparenza e professionalità della Pubblica amministrazione da cui ne deriva inevitabilmente un maggior controllo e indipendenza.

Vanno in  questo senso gli articoli 4 “Procedure di consultazione” e 5 “Diritti e doveri dei portatori di interessi particolari” del Decreto Lobby del ministero dell’Agricoltura citato all’inizio, che disciplinano una procedura obbligatoria di consultazione per l’emanazione dei provvedimenti ministeriali oltre che la possibilità, per i rappresentati registrati, di presentare ulteriori proposte e studi. Lo stesso dicasi per gli articoli 6 “Diritti degli iscritti nel Registro” dei ddl C5084 e C5013 che, oltre a prevedere le modalità di accesso presso le istituzioni (elemento comune a tutti i ddl presenti in Parlamento), disciplinano una procedura per poter partecipare al processo decisionale e poter presentare proposte. Credo che si debba fare uno sforzo in questa direzione e definire, in tutti i processi decisionali, delle procedure di partecipazione tali da garantire: la celere approvazione di norme ampiamente condivise ed efficaci; la trasparenza degli interessi coinvolti; il controllo e l’indipendenza dei decisori pubblici. Un punto su cui forse ci sono non poche resistenze e che difficilmente potrà cambiare con un semplice disegno di legge. Perché non pensare allora ad un efficace strategia di lobbying a 360 gradi da parte di tutta la società, in primis da parte dei lobbisti (professionisti)?

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CAMERA

C.5580 – On. Anna Maria Bernini (PdL) – Disposizioni concernenti la natura, il rimborso delle spese elettorali e i controlli sui bilanci dei partiti politici, nonché la disciplina dell’attività dei rappresentanti di interessi particolari e il finanziamento dei partiti politici da parte dei medesimi – 15 novembre 2012

C.5437 – On. Nunzia De Girolamo (PdL) – Disciplina dell’attività di relazione istituzionale – 13 settembre 2012

C.5394 – On. Jole Santelli (PdL) – Disciplina dell’attività di rappresentanza di interessi – 1 agosto 2012

C.5373 – On. Giuseppe Francesco Maria Marinello (PdL) – Disciplina dell’attività di rappresentanza di interessi particolari nelle relazioni istituzionali – 19 luglio 2012

C.5084 – On. Chiara Moroni (FLpTP) e altri – Riconoscimento e regolamentazione dell’attività di lobbying e di relazioni istituzionali – 23 marzo 2012

C.5013 – On. Marina Sereni (PD) e altri – Disciplina dell’attività di rappresentanza degli interessi particolari e istituzione del Registro pubblico dei rappresentanti di interessi – 29 febbraio 2012

C.4942 – On. Ida D’Ippolito (UdCpTP) – Disciplina dell’attività di relazione, per fini non istituzionali o di interesse generale, svolta nei riguardi dei membri delle Assemblee legislative e dei titolari di funzioni presso enti e amministrazioni pubbliche – 9 febbraio 2012

C.4880 – On. Daniele Galli (PdL) e altri – Disciplina dell’attività di relazione istituzionale svolta nei confronti dei componenti delle Assemblee legislative e dei titolari di pubbliche funzioni – 12 gennaio 2012:

C.4579 – On. Maurizio Del Tenno (PdL) – Disciplina dell’attività di rappresentanza degli interessi particolari – 3 agosto 2011

C.4552 – On. Bruno Murgia (PdL) – Disciplina dell’attività di rappresentanza di interessi – 27 luglio 2011

C.1594 – On. Antonio Milo (Misto, MpA) e altri – Disciplina dell’attività di rappresentanza di interessi particolari - 1 agosto 2008

C.996 On. Silvana Mura (IdV) e altri – Disposizioni per il contenimento della spesa degli organi istituzionali e per la trasparenza delle attività di rappresentanza politica, sindacale e di relazione istituzionale – 13 maggio 2008

C.854 On. Pino Pisicchio (IdV) – Disciplina dell’attività di relazione istituzionale – 7 maggio 2008

SENATO

S.3506 – Sen. Raffaele Ranucci (PD) – Disposizioni in materia di attività di lobbying e relazioni istituzionali – 4 ottobre 2012

S.2853 – Sen. Alessio Butti (PdL) e altri – Disposizioni in materia di rappresentanza di interessi presso i decisori pubblici – 28 luglio 2011

S.2792 – Sen. Franco Bruno (Misto, Alleanza per l’Italia) e altri – Disposizioni in materia di rappresentanza di interessi presso le istituzioni – 22 giugno 2011

S.1917 – Sen. Elio Lannutti (IdV) – Disciplina dell’attività di rappresentanza di interessi – 2 dicembre 2009

S.1448 – Sen. Mariapia Garavaglia (PD) - Regolamentazione dell’attività dei consulenti in relazioni istituzionali presso le pubbliche amministrazioni – 12 marzo 2009

Fonte: LeggiOggi.it

Tanto tuonò che piovve (forse). Per ora sono solo emendamenti quelli che piovono sul ddl lobby da due anni in discussione in Commissione Affari Costituzionali al Senato, che sembra - ripetiamo, sembra - avviarsi verso un confront serio e forse anche ad un'approvazione, dopo la fuga in avanti della Camera col suo (limitato) Registro dei portatori di interessi.Traffico d'influenza: non è illecito ciò che è lecitoIl più interessante, e probabilmente fondamentale, è l'emendamento presentato dal senatore Pd Gianluca Susta, che va a specificare nel reato di traffico di influenze illecite che "non è illecita l'attività di rappresentanza degli interessi svolta in forma professionale, nei limiti e con le modalità previste dalla normativa vigente in materia, presso le istituzioni e le amministrazioni pubbliche e finalizzata alla partecipazione democratica ai processi decisionali ovvero all'elaborazione ed attuazione delle politiche pubbliche, nel perseguimento di obiettivi leciti, anche di natura non economica".Un Registro per tutte le istituzioniRegolare anche l'attività di lobbying svolta nei confronti dei decisori politici degli enti locali, come i presidenti, gli assessori e i consiglieri regionali; i presidenti e i consiglieri delle Province e delle Città metropolitane; i sindaci, gli assessori e i consiglieri comunali. E' quello che chiede un emendamento presentato dal senatore Pd Francesco Verducci, cui si aggiunge quello dalla senatrice Pd Laura Puppato  che vorrebbe estendere la valenza nei confronti di "collaboratori parlamentari" e "consiglieri parlamentari, componenti e vertici degli enti pubblici economici e non economici, consiglieri regionali e delle Provincie autonome di Trento e Bolzano".Ma l'emendamento Verducci va a sostituire l'intero articolo 2 sulle definizioni, aggiungendo ex novo la definizione di "portatori di interessi particolari": "i datori di lavoro che intrattengono un rapporto di lavoro dipendente con i rappresentanti di interessi particolari avente ad oggetto lo svolgimento dell'attività di relazioni  istituzionali per la rappresentanza di interessi, nonché i committenti che conferiscono ai rappresentanti di interessi particolari uno o più incarichi professionali aventi ad oggetto" lo svolgimento dell'attività di relazioni istituzionali per la rappresentanza di interessi. A differenza della definizione attuale di "attività di relazioni istituzionali per la rappresentanza di interessi", definita solo come "ogni attività diretta a orientare la formazione della decisione pubblica, svolta anche attraverso la presentazione di proposte, documenti, osservazioni, suggerimenti, richieste di incontri", la proposta Verducci è molto più articolata e si rivolge a chi svolge l'attività "professionalmente" (come già accaduto per il provvedimento della Camera e come richiesto in altro emendamento dalla senatrice Pd Laura Fasiolo). La proposta esclude dalla definizione "le semplici richieste di informazioni sull'iter di un provvedimento legislativo o amministrativo, la partecipazione ad audizioni o a riunioni convocate o sollecitate" dai decisori pubblici.Articolata e più inclusiva anche la definizione di "rappresentanti di interessi". Oggi il ddl li definisce come i soggetti che svolgono attività di rappresentanza di interessi, rimandando a quella definizione. Dunque per Verducci i lobbisti sono "i soggetti che rappresentano presso i decisori pubblici, direttamente o indirettamente, su incarico dei portatori di interessi particolari, come definiti alla lettera, interessi leciti di rilevanza non generale, anche di natura non economica, al fine di incidere su processi decisionali pubblici in atto, ovvero di avviare nuovi processi decisionali pubblici, nonché i soggetti che svolgono, anche nell'ambito o per conto di organizzazioni senza scopo di lucro, ovvero di organizzazioni il cui scopo sociale prevalente non è l'attività di rappresentanza di interessi, per conto dell'organizzazione di appartenenza, l'attività di relazioni istituzionali per la rappresentanza di interessi".Diversa invece la proposta dei senatori Giuseppe Marinello (AP), presidente della commissione Ambiente, e   Antonio Milo (Conservatori e riformisti), che specifica come la rappresentanza di interessi sia la "attività, non sollecitata da decisori pubblici".Palla all'ANAC?Sempre la senatrice Puppato  vorrebbe affidare all'Anac l'attività di controllo sulla trasparenza e la partecipazione dei rappresentanti di interesse ai processi decisionali pubblici. Attualmente il ddl affida questo compito ad un Comitato per il monitoraggio della rappresentanza di interessi, da istituire ad hoc, che un emendamento del senatore di Forza Italia, Lucio Malan, vorrebbe eliminare, senza però specificare a chi andrebbe il controllo!Codice di condotta per lobbistiLa senatrice Puppato vorrebbe inserire tra i dati che i lobbisti dovranno riportare nella relazione annuale da consegnare al Comitato di vigilanza anche "le somme o altre utilità eventualmente elargite a titolo di erogazione liberale in favore di partiti, movimenti o gruppi politici organizzati, nei limiti della normativa vigente, nonché una dichiarazione che dette elargizioni non sono legate al conseguimento dell'interesse rappresentato". Ma il senatore Pd Francesco Russo chiede l'istituzione nel codice di condotta dei lobbisti del "divieto di offrire al decisore pubblico qualsiasi tipo di compenso o altra utilità, ovvero regali, anche d'uso, di valore superiore a 150 euro l'anno"; e il "divieto di elargire a partiti, movimenti o gruppi politici organizzati somme o altre utilità a titolo di erogazione liberale", in pratica vietando quindi il finanziamento diretto della politica da parte dei lobbisti registrati. Ossimori.L'emendamento Russo sostituirebbe per intero l'articolo 5 del ddl che attualmente lascia ai lobbisti il compiti di definire un codice di condotta e di depositarlo insieme all'iscrizione al registro, precisando cosa deve prevedere il codice di condotta che nell'emendamento viene definito come un vero e proprio "codice deontologico". Il codice dovrà essere adottato dall'Anac e, oltre ai due divieti già menzionati, dovrà prevedere tra le alter cose: il divieto di rivendicare relazioni ufficiali con l'amministrazione nei loro rapporti con terzi; l'obbligo di identificarsi preventivamente sempre con il proprio nominativo ovvero con il nominativo che risulta nel Registro, dichiarando gli interessi che si rappresentano e gli obiettivi promossi;  l'obbligo di indicare i propri riferimenti e quelli dell'eventuale committente in tutti i documenti comunque consegnati o trasmessi al decisore pubblico; l'obbligo di rispettare i doveri di riservatezza nell'esercizio dell'attività; l'obbligo di fornire ai decisori pubblici informazioni corrette e non fuorvianti; il divieto di esercitare pressioni indebite (non è chiaro cosa voglia dire) nei confronti dei decisori pubblici. Il codice deontologico dovrà indicare infine "le sanzioni in caso di inosservanza dei doveri dei rappresentanti di interessi" e "le modalità di applicazione".O studi o fai il praticantatoAlessandro Maran e Francesco Verducci hanno presentato due emendamenti simili che mirano a inserire tra i requisiti per l'iscrizione al registro dei lobbisti il "possesso di una laurea specialistica o di un titolo specialistico equipollente ovvero dimostrare di aver maturato almeno due anni di esperienza continuativa presso un soggetto iscritto al Registro". La proposta emendativa Maran, tra i requisiti, prevede anche la possibilità di aver acquisito esperienza "alle dipendenze di un gruppo parlamentare".Commissioni trasparentiTra le novità in ottica "positive", e cioè dei vantaggi che i soggetti trarrebbero dall'iscrizione ci sarebbe - secondo alcuni emendamenti presentati da Pd, Cor e Ala - la possibilita per i lobbisti di assistere alle procedure informative e istruttorie del procedimento decisorio nelle forme stabilite dalla disciplina dell'organo competente. Inoltre, secondo quanto richiesto da due emendamenti dei senatori Pd Francesco Verducci e Francesco Russo, "Il decisore pubblico non può rifiutare di conoscere le proposte, le richieste, i suggerimenti e ogni altro genere di informazione, purché pertinenti all'oggetto dei processi decisionali, presentati dal rappresentante di interessi iscritto nel Registro". Gli stessi emendamenti prevedono anche che "il decisore pubblico non può altresì rifiutare le richieste di incontro inoltrate da rappresentanti di interessi iscritti al Registro, se non attraverso risposta motivata, anche telematica".Diritti e divieti per i collaboratori parlamentariUn emendamento del Pd - a prima firma Annamaria Parente ma sottoscritto da altri 28 senatori tra cui qualche M5s - vuole inserire  la disciplina del rapporto di lavoro tra i membri del parlamento e i loro collaboratori. A prevederlo è , presentato al ddl lobby in commissione Affari costituzionali Senato. L'emendamento inserisce l'incarico di collaboratore parlamentare tra quelli che fanno scattare l'incompatibilità con l'attività di lobbying (e qualche collaboratore  non sarà affatto contento...) e, contestualmente, aggiunge un capo II-bis per disciplinare il mestiere. Nello specifico l'emendamento regola anche il rapporto di lavoro tra i membri del Parlamento e i loro collaboratori e rinvia agli uffici di presidenza delle Camere il compito di disciplinare le modalità retributive dei collaboratori La retribuzione - secondo quanto si legge nell'emendamento - "non può essere inferiore ai minimi contrattuali o definiti dalla legge ovvero ad un equo compenso commisurato alla natura e all'orario della prestazione concordata tra le parti".Ancora audizioniSecondo quanto riporta Public Policy, la settimana prossima inizierà, in commissione Affari costituzionali al Senato, un breve ciclo di audizioni sul ddl Lobby. Al termine delle audizioni, qualora emergessero esigenze particolari, potrebbe essere riaperta una breve finestra - al massimo 48 ore - per la presentazione di ulteriori emendamenti. 

Imprese - Lobbyingitalia

IL RELATORE PISICCHIO: MODELLO UE, RIGUARDERÀ TUTTI I RESPONSABILI RAPPORTI ISTITUZIONALI (Public Policy) Il regolamento dell'attività di lobbying della Camera approvato ieri sera dalla Giunta del regolamento è entrato subito in vigore? Ci sarà un periodo di transizione? Le nuove regole varranno solo per questa legislatura? A chi si applicheranno veramente le nuove norme? Da Montecitorio fanno sapere che, per il momento, un lobbista che entrasse oggi alla Camera non dovrebbe sottoporsi a nessun nuovo adempimento in più rispetto a ieri. Infatti, pur essendo formalmente in vigore, affinché il nuovo regolamento venga applicato saranno necessari alcuni giorni. Da Montecitorio spiegano che da ieri sera gli uffici si sono messi subito all'opera affinché il nuovo regolamento diventi operativo tra qualche giorno.Ad ogni modo sarà necessaria una nuova riunione dell'Ufficio di presidenza, perché - secondo quanto prevede il regolamento - quest'organo dovrà stabilire "le ulteriori disposizioni relative all'iscrizione e alla tenuta del registro nonché alle modalità di accesso alla Camera dei deputati dei soggetti iscritti nel registro e all'eventuale individuazione di locali e attrezzature per favorire l'esplicazione della loro attività". Nella stessa riunione verranno sciolti tutti i nodi relativi ai vari adempimenti come, per esempio, quello relativo alla sicurezza. Tutti gli aggiornamenti sulle novità riguardanti il registro e l'attuazione del regolamento saranno pubblicate sul sito internet. Inoltre dalla Camera spiegano che il nuovo regolamento, pur essendo stato approvato in via sperimentale, varrà non solo per questa legislatura ma anche per le prossime. Nel corso della seduta della Giunta del regolamento di ieri sera un lungo dibattito ha riguardato l'emendamento del Pd che ha aggiunto l'avverbio "professionalmente" alla definizione dell'attività di lobbying.Il relatore Pino Pisicchio spiega a Public Policy che le nuove regole "si basano sul modello del Parlamento europeo, quindi varranno per tutti quei soggetti che svolgono la loro attività in maniera non occasionale ma professionale". Dunque agenzie di lobbying e lobbisti interni alle aziende ma anche, sintetizza Pisicchio, "tutti i responsabili dei rapporti istituzionali".NASCE IL REGISTRO DELLE LOBBYIl registro delle lobby sarà istituito presso l'Ufficio di presidenza della Camera e riguarderà "i soggetti che svolgono professionalmente attività di rappresentanza di interessi nei confronti dei deputati". Il registro è pubblicato sul sito internet della Camera ed è puntualmente aggiornato in relazione alle modifiche intervenute.DEFINIZIONE DI LOBBYING"Per attività di rappresentanza di interessi si intende ogni attività svolta nelle sedi della Camera dei deputati professionalmente" attraverso "proposte, richieste, suggerimenti, studi, ricerche, analisi e qualsiasi altra iniziativa o comunicazione orale e scritta, intesa a perseguire interessi leciti propri o di terzi nei confronti dei membri della Camera dei deputati". Il regolamento precisa che "non costituiscono attività di rappresentanza di interessi le dichiarazioni rese e il materiale depositato nel corso di audizioni dinanzi alle commissioni e ai comitati parlamentari".ISCRIZIONE AL REGISTROIn caso di persone fisiche il lobbista dovrà indicare: dati anagrafici e domicilio professionale. Se l'attività di rappresentanza d'interessi è svolta da un soggetto giuridico diverso da una persona fisica dovrà essere indicata: la denominazione e la sede, i dati anagrafici delle persone che in maniera stabile e costante svolgono per loro conto tale attività e lo specifico rapporto contrattuale che ad esse le lega. E ancora, per tutti: la descrizione dell'attività di rappresentanza di interessi che si intende svolgere; i soggetti che si intendono contattare. "Qualora l'attività sia intesa a perseguire interessi di terzi - si legge - deve essere indicato il titolare di interessi per conto del quale il soggetto che intende iscriversi al registro opera e il titolo giuridico che consente l'esercizio dell'attività, con l'indicazione del termine finale, ove previsto". Per l'iscrizione nel registro il soggetto richiedente deve: avere compiuto la maggiore età; non aver subito, nell'ultimo decennio, condanne definitive per reati contro la pubblica amministrazione o la fede pubblica o il patrimonio; godere dei diritti civili e non essere stato interdetto dai pubblici uffici; non aver ricoperto negli ultimi dodici mesi cariche di governo nè aver svolto il mandato parlamentare. In caso di attività di rappresentanza d'interessi svolta da un soggetto giuridico diverso da una persona fisica questi requisiti dovranno essere posseduti dalle persone che in maniera stabile e costante svolgono per loro conto questa attività. "La medesima disciplina - si legge - si applica anche ai parlamentari cessati dal mandato ove intendano svolgere attività di rappresentanza di interessi". Nel caso in cui venga meno uno dei requisiti per l'iscrizione al registro è prevista la sospensione.RELAZIONI PERIODICHEEntro il 31 dicembre di ogni anno, gli iscritti nel registro sono obbligati a presentare alla Camera una relazione sull'attività di rappresentanza di interessi svolta nell'anno, che dia conto dei contatti effettivamente posti in essere, degli obiettivi perseguiti e dei soggetti nel cui interesse l'attività è stata svolta, con le eventuali variazioni intervenute, nonché dei dipendenti o collaboratori che hanno partecipato all'attività. Le relazioni sono tempestivamente pubblicate sul sito internet della Camera.SANZIONIIn caso di violazione del regolamento delle lobby l'Ufficio di presidenza applica le sanzioni della sospensione o della cancellazione dal registro, graduate in relazione "alla gravità delle infrazioni, secondo procedure e modalità stabilite dallo stesso Ufficio di presidenza". Le violazioni verranno rese pubbliche sul sito internet della Camera.

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Sono circa 40 gli emendamenti presentati, nella Giunta del regolamento della Camera, al cosiddetto codice etico e all'ipotesi di regolamentazione delle lobby. Nel dettaglio circa 20 emendamenti sono stati presentati al codice etico e altrettanti ne sono stati presentati alla ipotesi di regolamentazione delle lobby. In quest'ultimo caso la maggior parte delle proposte di modifica sono arrivate dal Movimento 5 stelle. Tra questi, uno che prevede una serie di sanzioni: divieto di accesso alle sedi della Camera per un periodo da 30 giorni a 3 anni; cancellazione dal registro dei lobbisti per un periodo da 30 giorni a 3 anni. Sono queste infatti, secondo un emendamento del Movimento 5 stelle, le sanzioni che l'Ufficio di presidenza della Camera potrà irrogare ai lobbisti che violano le disposizioni del regolamento. L'emendamento è stato presentato all'ipotesi di regolamentazione delle lobby all'esame della Giunta del regolamento. Il testo attualmente prevede, nella parte relativa alle sanzioni, solo un rimando a decisioni dell'Ufficio di presidenza. Lo stesso emendamento prevede per il deputato che partecipi ad incontri con lobbisti non debitamente comunicati una decurtazione dal 10% dell'indennità parlamentare mensile fino a sei volte l'indennità parlamentare mensile, "e, in caso di inadempienza reiterata - si legge - la sanzione della interdizione a partecipare ai lavori parlamentari per un periodo da uno a tre mesi". Al gruppo parlamentare del deputato che partecipi ad incontri con lobbisti non debitamente comunicati l'emendamento M5s prevede una decurtazione del 3% del contributo finanziario unico e onnicomprensivo a carico del bilancio della Camera per ogni incontro non comunicato o comunicato erroneamente o parzialmente. Il testo Pisicchio Più in generale, la bozza di regolamentazione delle lobby depositata nella Giunta del regolamento della Camera dal relatore Pino Pisicchio, prevede che il registro, che sarà pubblicato sul sito della Camera, contenga: i dati anagrafici e il domicilio professionali del lobbista; la descrizione dell'attività di relazione istituzionale che si intende svolgere; i soggetti istituzionali che si intendono contattare. Per poter essere iscritti al registro il rappresentante di interessi deve: essere maggiorenne, non avere subito negli ultimi dieci anni condanne definitive per reati contro la pubblica fede o il patrimonio; godere dei diritti civili e non essere stato interdetto dai pubblici uffici. La stessa disciplina - specifica la bozza - si applica anche agli ex parlamentari che intendano svolgere attività di lobbying. In merito al divieto per i deputati di ricevere doni superiori ai 200 euro (novità questa, contenuta nel codice etico), la bozza precisa che gli eventuali doni di valore inferiore, ricevuti dai deputati in qualità di rappresentanti della Camera, dovranno essere consegnati al presidente e trattati secondo modalità che verranno definite dall'Ufficio di presidenza. Fonte: Public Policy

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