Il Consiglio dei ministri ha approvato un disegno di legge proposto dal ministro per l’Attuazione del programma di governo, Giulio Santagata, con il quale viene regolamentata per la prima volta in Italia l’attività di lobbying, al fine di rendere conoscibili i molteplici fattori che incidono sui processi decisionali pubblici ed a garantire la partecipazione a tali processi dei rappresentanti di interessi particolari, in condizioni di parità di trattamento.
Il Consiglio nazionale economia e lavoro è stato individuato come soggetto garante dell’attività di lobbying e, in quanto tale, custodirà il «Registro pubblico dei rappresentanti di interessi particolari», istituito al fine di garantire la conoscibilità dell’attività dei soggetti che influenzano i processi decisionali pubblici. Il provvedimento del governo ha incontrato il favore di tanti esperti; tra questi il professore Franco Spicciariello, coordinatore del master in «Public affairs» che si tiene alla Lumsa di Roma. «L’istituzione di un registro presso il Cnel – osserva Spicciariello – e non di un nuovo, ennesimo, albo professionale, nonchè l’obbligo di rendicontazione da parte dei soggetti iscritti, sembrano l’approccio più appropriato al fine di far emergere nel modo più trasparente possibile gli interessi ed i rapporti, assolutamente legittimi, esistenti tra i privati e l’amministrazione. Manca, però, ogni accenno al "lobbying" sul Parlamento e sugli Enti locali ma, probabilmente, la scelta di non andare a toccare le prerogative di altri soggetti diversi dal proponente – in questo caso il governo – potrebbe agevolare l’approvazione di una normativa che spesso ha trovato non pochi ostacoli in Parlamento».
Su questo fronte la legislazione siciliana sembra avere precorso i tempi con largo anticipo. Secondo uno studio eseguito dal dottor Santo Primavera, collaboratore dalla Sicilia del sito www.lobbyingitalia.com, già lo Statuto siciliano del 1948 e poi il regolamento dell’Assemblea regionale siciliana hanno previsto la partecipazione delle organizzazioni degli interessi di rappresentanza all’attività legislativa dello stesso Parlamento siciliano. «Sarebbe il momento di regolare con legge l’accesso delle stesse organizzazioni all’attività di governo e amministrazione nei singoli assessorati – osserva Primavera – perché ciò contribuirebbe ad una maggiore trasparenza».
Gaetano Rizzo - La Sicilia



































