(Riceviamo e pubblichiamo il contributo di Cristina Antonucci)
Il recente intervento che ha introdotto la modifica al regolamento della Camera dei Deputati, con la creazione di un registro pubblico dei portatori di interesse, è una delle modalità più rilevanti di un processo, di natura settoriale (MIPAAF nel 2015, MISE nel 2016) e territoriale (leggi regionali emanate dal 2002 al 2016) di regolazione del lobbying, emerso, in tali forme, in ragione della finora rilevata impossibilità di giungere ad una legge nazionale.
A fronte del formato regolativo posto dal sistema istituzionale nei confronti dei gruppi di interesse, tuttavia, è possibile rilevare anche interessanti formati di auto-regolazione, dal basso, da parte dei portatori di interesse. Con l’idea di auto-regolazione, si intende fare riferimento a tutti quei formati di natura non vincolante, ma volti ad affermare la diffusione di norme sociali connesse ad una condizione professionale: la redazione e l’adozione di codici etici; l’impiego volontario di strumenti di trasparenza, tanto nei confronti dei soggetti del sistema politico e istituzionale, quanto nei confronti di ogni altro stakeholder, anche solo potenziale; il coinvolgimento attivo in pratiche di trasmissione di conoscenze tecnico- professionali nei confronti di nuove generazioni; la sperimentazione di modelli di networking aperti e inclusivi, fondati sulla base di elementi di conoscenza e non di mera relazione.
In questo senso, l’esperienza di Reti Running con Openlobby, giornata dedicata a diffondere al pubblico, in modo chiaro, la conoscenza delle pratiche operative di lobbying interne all’azienda, ha un valore rilevante non solo a livello comunicativo, ovviando al diffuso ricorso al termine lobby come pratica oscura, ma in una direzione più sostanziale di promozione della cultura della trasparenza nei sistemi democratici. Un’esperienza come Openlobby consente di capire come i rappresentanti di interessi particolari agiscano nelle sedi istituzionali per garantire ai decisori pubblici una migliore conoscenza del tema oggetto di intervento, ma anche di comprendere come il lavoro di lobbying si iscriva all’interno di una cornice pienamente democratica di confronto tra interessi particolari e interesse generale e di come sia necessario valorizzare il tema delle competenze necessarie a svolgere al meglio questa professionalità così ricca e articolata. La promozione della cultura della trasparenza del lobbying, nell’attesa di una disciplina nazionale che stenta ad arrivare, passa anche dall’apertura a questa tipologia di pratiche di auto-regolazione.







































