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Lobbying, report Holmes: un ruolo sempre più strategico. E l'Italia aspetta la legge
Scritto il 2015-06-05 da Giovanni Gatto su Italia

Lo status del settore dei public affairs cresce sempre più, e i lobbisti professionisti arrivano sempre più in alto nella catena decisionale, diventando uno strumento strategico di livello superiore all’interno delle aziende.

Le conclusioni della seconda edizione della ricerca condotta da Interel Public Affairs, società specializzata nelle relazioni istituzionali a livello globale, sui CEO di società del settore in 50 Paesi, rivelano una grande crescita del lobbying, diventato ormai strumento primario delle strategie societarie ad ogni livello.

Le società di consulenza restano ottimiste sulle prospettive per il prossimo anno. Quasi tutte (95%) si aspettano che il settore cresca nei prossimi 12 mesi, anche se il 78% degli intervistati ritiene che nei prossimi 12 mesi aumenteranno anche le società che si doteranno di una divisione “in-house” dedicata ai public affairs, contro il 68% nel 2014.

Per l'83% i ricavi sono aumentati nel corso degli ultimi 12 mesi, e il 58% si aspetta che questa tendenza continui. Energia, salute, tecnologia e food&beverage sono le aree di crescita più elevate per i public affairs nel 2015.

Per il 41% degli intervistati, l’area della consulenza strategica è la chiave dell’attività, dopo le relazioni con gli stakeholder, il monitoraggio normativo e l’attività di intelligence.

La preoccupazione per l'impatto del rischio politico è la ragione principale per cui le aziende sono alla ricerca di consulenza e supporto strategico nell’ultimo anno. Più del 90% degli intervistati afferma che le imprese sono più preoccupate per il rischio politico di quanto non fosse cinque anni fa.

C'è stato anche un grande cambiamento nella percezione sui governi e il loro atteggiamento nei confronti delle imprese. Nel 2014, il 62% degli intervistati riteneva che i governi stavano rendendo più difficile fare impresa. Nel 2015, questo dato è sceso di quasi la metà a solo il 33%.

Due terzi (66%) degli intervistati dice che il settore è regolamentato o auto-regolato, rispetto al 55% nel 2014. Le dichiarazioni volontarie sul portafoglio clienti, attraverso la pubblicazione di un registro ad esempio, sono anche aumentate dall’8 al 28%, dato che indica una maggiore trasparenza nel lobbying da parte delle società del settore o, quanto meno, una tendenza in quella direzione. Ciò si riflette anche dal fatto che un numero crescente degli intervistati afferma che il loro senior è tenuto notevolmente in considerazione da parte dei team di gestione del cliente (75% nel 2015 contro il 68% nel 2014).

Lo studio internazionale, se rapportato all’ordinamento italiano, stride decisamente con l’assenza di una regolamentazione del settore, auspicata anche dalla presidente della Camera Laura Boldrini, intervenuta al convegno “Verso un codice di condotta dei parlamentari” a Montecitorio il 4 giugno. Recentemente è stato reintrodotto il Registro dei lobbisti del MIPAAF, best practice nazionale di trasparenza dell’attività di relazioni istituzionali, ed è attualmente in discussione al Senato il “ddl lobby” con il testo-base del senatore Orellana, la cui discussione però subisce da tempo rinvii, segno di una cattiva riuscita del provvedimento. Anche in questo caso, però, c’è ottimismo su un nuovo impulso da parte del Governo al provvedimento, attraverso la sostituzione del ddl Orellana con un testo “governativo” o l’appoggio a un testo presentato da senatori PD (si parla del testo presentato dal senatore Verducci). Sarà davvero #lavoltabuona?

Alla vigilia della Brexit Open Gate Italia entra nel network internazionale di Lodestone Open Gate Italia, società di consulenza specializzata in Public Affairs, Strategy & Regulation, Media Relations & Digital PR firma una partnership con Lodestone, società di consulenza strategica con sede a Londra, ed entra ufficialmente a far parte del nuovo Network Internazionale specializzato in “political intelligence” e “policy expertise”. La nota agenzia britannica, classificata tra le migliori quindici società di Public Affairs del Regno Unito nel 2016 e nel 2017 e recentemente candidata a tre premi, tra cui quello per “Consultancy of the Year”, in vista della Brexit e di tutti i cambiamenti che si profilano all’orizzonte a livello internazionale, ha deciso di espandere il proprio raggio d’azione su tutto il vecchio continente stringendo una serie di partnership con aziende esperte nel settore della consulenza, per creare una rete che garantisca ai clienti di ciascuna la piena e totale copertura in ambito regolamentare ed istituzionale su tutto il territorio europeo. La nuova joint venture creata da Lodestone prevede partner in Italia, Francia, Germania, Belgio e Irlanda del Nord che vanno a rafforzare il network già esistente dell’azienda che si estende in America, nel Sud Est Asiatico e in Medio Oriente. Nei primi mesi del 2019 verrà organizzato un evento a Londra per introdurre ufficialmente i nuovi membri della partnership, l’occasione per effettuare una profonda analisi della situazione politica ed economica Europea e per mettere in risalto tutte le opportunità e gli eventuali rischi di business. Open Gate Italia, nel 2018 al decimo anno di attività, è pienamente soddisfatta di entrare a far parte di questo network che rappresenta, come ha sottolineato Laura Rovizzi, amministratore delegato della società: “Il punto di partenza per affrontare le sfide poste dalle nuove tecnologie che implicano il superamento dei confini nazionali. Anche perché lo sviluppo di un’organizzazione pan-europea è il primo passo per diventare competitivi a livello internazionale e per offrire servizi sempre migliori ai nostri clienti”. Tra i nuovi partner selezionati da Lodestone figurano: Stratagem, Irlanda del Nord. Azienda fondata nel 1998 da Quintin Oliver e specializzata nella comunicazione strategica. Commstrat, Francia, esperta nel settore della comunicazione e dei public affair. Fondata nel 2017 da Guillaume Labbez, che precedentemente era Direttore Associato della leader company francese Boury, Tallon & Associés. jsk.berlin, società di public affairs il cui core business è l’area dei governmental affairs. Il lavoro del team a stretto contatto con le istituzioni garantisce ai clienti di jsk.berlin di essere sempre informati sulle decisioni di governo e stakeholders. Tradepeers Ltd, compagnia di consulenza con sede a Brussels e a Londra, esperta nel fornire supporto alle società che devono affrontare la Brexit.

Imprese - Lobbyingitalia

Sereni: Portare maggiore consapevolezza dell’attività di lobbying presso l’opinione pubblica. Morbelli: Piccolo passo, ci aspettiamo scelte più coraggiose. Comin: Ora una legge organica nazionale. Colucci: Perfezionare norme su traffico influenze. Gallotto: Lobbying professionale migliora la democrazia. Galgano: Registro utile a creare consapevolezza dell'attività per media e opinione pubblica. Dopo alcuni mesi dall’annuncio, è da ieri pubblico sul sito della Camera dei Deputati il registro dei rappresentanti di interesse a Montecitorio. Al momento conta 125 soggetti iscritti tra associazioni di categoria, imprese, società di consulenza, studi di avvocato e rappresentanti del terzo settore. C’è anche Elena Skoko, definita da Repubblica “lobbista del parto cantato”. Marina Sereni, vicepresidente della Camera, ha dichiarato al Corriere che dopo il Registro per la Trasparenza del MISE “volevamo far emergere il tema del lobbismo, anche perché il ruolo delle lobby può essere positivo quando si tratta di soggetti che operano in modo trasparente quando interloquiscono con la politica. Vogliamo portare maggiore consapevolezza non solo tra i portatori di interessi, ma anche verso l’opinione pubblica”. La Sereni si è da subito fatta collettore delle istanze di chi ha ritenuto opportuno compiere questo primo passo verso una regolamentazione interna ad una delle Camere, uno dei principali luoghi di incontro e scambio di informazioni tra portatori di interesse e decisori, soprattutto in periodi dell’anno specifici (durante la sessione di bilancio) o nell’ambito della conversione di decreti-legge, quando decisioni su norme molto tecniche devono necessariamente essere prese con il supporto degli operatori del settore e delle parti interessate. Nel corso di diversi incontri svolti nei primi mesi dell’anno presso diverse società di lobby (il primo in Open Gate Italia a febbraio, e a seguire presso le sedi di altre società come FB & Associati) e culminati con una conferenza a Montecitorio lo scorso marzo, la vicepresidente ha incoraggiato anche il Senato di dotarsi di un simile registro, una proposta a cui si è spesso associato anche il senatore Orellana, proponente del disegno di legge sulla regolamentazione nazionale del lobbying che “giace” proprio presso la commissione Affari Costituzionali di Palazzo Madama. Ricordiamo, infatti, che ogni camera può dotarsi di un registro solo modificando il proprio regolamento interno. Per Stefano Dambruoso, questore della Camera, sul Messaggero: “Si completa il percorso verso la trasparenza e la legittima attività di rappresentanza di interessi negli spazi e nei corridoi di Montecitorio. Naturalmente, fuori dal Palazzo potrà evidentemente continuare l’attività senza alcuna connessione con quanto stabilito dalle nuove norme parlamentari”. È questa una delle principali critiche mosse alla regolamentazione anche da parte del centro di ricerca Open Polis, che in un commento alla recente pubblicazione del Registro ha evidenziato come manchino elementi necessari per raggiungere la piena autorevolezza del decisore pubblico e del portatore di interessi, quali un’agenda pubblica dei decisori e l’assenza di dati incontrovertibili e imparziali. Gianluca Comin, Founder della Comin & Partners ed ex presidente di Ferpi, una delle principali associazioni dei professionisti del settore, ha affermato sempre al Messaggero: “Si tratta di un primo importante risultato, anche se mi sono sempre battuto perché si arrivasse alla formulazione di leggi organiche. E in Senato continueremo a farci accreditare dai membri di Palazzo Madama, come abbiamo sempre fatto”. Lobbying Italia ha poi raccolto in esclusiva le opinioni di altri importanti professionisti del mondo dei public affairs, rappresentanti della realtà delle società conto terzi, caratterizzata da grande competenza e dinamicità che spesso diventa per le imprese una importante leva di business. Andrea Morbelli, Head of Public Affairs di Open Gate Italia: "Qualsiasi iniziativa che garantisca maggiore trasparenza al nostro settore è benvenuta. In questo caso abbiamo riscontrato una certa farraginosità nelle procedure di iscrizione (soprattutto per le società di consulenza con un certo numero di clienti). Sono piccoli e timidi primi passi, ci aspettiamo nel futuro scelte più coraggiose: una normativa unica che impegni tutte le amministrazioni pubbliche (nazionale e locali) al rispetto della trasparenza dei processi decisionali con azioni quali l'obbligo di consultazione pubblica e di valutazione di impatto, peraltro già presenti nel nostro codice". Giusi Gallotto, CEO di Reti/Quick Top: “Il registro è un grande passo avanti, è una rivoluzione: non dobbiamo più “nasconderci”. Reti da tempo sostiene soluzioni semplici e dirette per regolare l’attività dei portatori d’interesse, tant’è che ha immediatamente apprezzato ed utilizzato il registro presso il MISE e il Ministero Funzione Pubblica. Ora serve, in generale, rafforzare modalità di accesso alle informazioni e di consultazione degli interessi privati nei processi decisionali, iniziando ad applicare le norme esistenti. I lobbisti aiutano le istituzioni a decidere meglio. Fare lobbying in modo trasparente e professionale significa fare funzionare meglio la democrazia”. Valentina Colucci, Account Director Public Affairs, SEC SpA: "E' necessario un Registro sulla Trasparenza, ma penso che debba valere oltre che per tutto il Parlamento (Camera e Senato) anche per Ministeri, Autorità, organismi istituzionali nazionali e locali. Un unico registro nazionale integrato per tutto il settore. Il rischio, altrimenti, è quello di un proliferare di registri che avrebbero meno efficacia in termini di trasparenza, sovraccaricando di vincoli burocratici gli opera nel settore al livello internazionale, nazionale e locale. Ma il tema chiave da affrontare in maniera laica e condivisa è ripensare all'art. 346-bis del codice penale che configura il "traffico di influenze". Il confine tra il reato in questione ed il lobbying lecito è ancora troppo indeterminato, e questo rischia di rendere il nostro mestiere impossibile". Giovanni Galgano, Partner e Managing Director di Public Affairs Advisors: "Il registro è utile a livello “psicologico” perché quantomeno rende chiara la necessità di una regolamentazione, seppur basica, anche ai non addetti ai lavori e ai media. Inutile e parziale se non viene seguita da una norma che regolamenti la rappresentanza di interessi anche presso il Senato e presso i dicasteri del governo. Trovo la regolamentazione di Montecitorio poco efficace soprattutto perché i lobbisti non hanno bisogno di passare la vita a Montecitorio o di accedere a qualche salone in più per esercitare una buona rappresentanza di interessi. L’idea delle “stanza dei lobbisti” è finanche anacronistica, se consideriamo i flussi informativi costanti tra politico e lobbista che oggi consentono le tecnologie e l’informatica. Da migliorare: far accedere ai lavori delle Commissioni, aumentare il numero dei pass per soggetto che si iscrive. Temo che la regolamentazione non faccia emergere realmente il "sommerso", perché lascia comunque inalterati privilegi per pochi non estendendo i legittimi diritti di rappresentanza ai professionisti seri. La corruzione non si sconfigge con un registro, ma con una politica molto più ampia e severa. Piuttosto la regolamentazione a mio avviso serve – se fatta bene – a rendere trasparenti i processi decisionali e a ingaggiare chi detiene il potere legislativo in ambiti chiari e ben delimitati. E' deleterio il fiorire di numerose regolamentazioni diverse. Bisognerebbe realizzare una normativa unica o come minimo armonica e non consentendo alle Regioni di farsi la loro piccola regolamentazione sui generis (sta accadendo). Si arriverà a una regolamentazione nazionale solo e se i lobbisti saranno capaci di rappresentare il bisogno di ciò". Ma come funziona concretamente la registrazione? E cosa comporta? Come spiega la vicepresidente Sereni, “Non soltanto i rappresentanti di interessi, ma qualsiasi cittadino può entrare alla Camera, purché abbia un appuntamento con un deputato e ci sono aree in cui si può transitare e altre off limits. Attualmente chi ha il badge può stare nel corridoio dei presidenti al piano Aula. Ma in futuro è previsto si apra una stanza dedicata ai rappresentanti di interessi, prima della discussione della prossima legge di Bilancio”. Quindi non sono previsti per gli iscritti particolari premialità, ma l’esclusiva possibilità di un accesso permanente in – per la verità, pochi e periferici – locali della Camera. Sono state segnalate invece alcune difficoltà nell’iscrizione. Innanzitutto, lungaggini burocratiche per chi ha avviato la procedura nelle scorse settimane ma non l’ha portata a buon fine per l’esclusiva via telematica. Come ha spiegato Roberto Falcone, presidente dell’associazione nazionale tributaristi Lapet, al Corriere: “Ho ritirato ieri il mio tesserino. Prima ho dovuto fare domande per via telematica, attraverso la mia identità digitale. Poi sono dovuto andare agli uffici sicurezza della Camera. Dopo l’identificazione e la foto, mi hanno creato e consegnato il badge”. Sono però segnalate alcune inefficienze e inesattezze negli obblighi burocratici e nei documenti da depositare per l’iscrizione. Per Open Polis, in totale sono state presentate 145 richieste d’iscrizione, ma gli uffici ne devono ancora completare l’esame. Ma per la prima volta, viste le buone intenzioni, qualche imprecisione la si può perdonare.

Imprese - Lobbyingitalia

Il 30 giugno scade il termine per la presentazione dei progetti per le diverse categorie. I giovani professionisti dei public affairs si contenderanno il titolo della migliore idea progettuale sulla mobilità sostenibile. Il Premio AGOL, terza edizione del contest nazionale promosso dall'Associazione Giovani Opinion Leader, prevede lo sviluppo di un progetto di comunicazione in base a brief redatti da importanti manager ed esperti del settore provenienti dalle imprese partner. Sono 5 le categorie per le quali giovani professionisti o neolaureati si contenderanno i titoli in palio: event management, advertising, social media strategy, corporate communication, e public affairs e comunicazione istituzionale. L'ultima categoria, la più interessante per il settore del lobbying, prevede per gli studenti universitari un brief redatto da Samsung. Per i giovani professionisti, la sfida riguarderà la mobilità sostenibile, con un progetto che sarà valutato da Enel. Quest'anno in particolare, la sezione public affairs risulta quella con più iscritti a partecipare. Come recita il brief di cui Lobbying Italia ha preso visione, "Enel è impegnata nella promozione di un uso sempre più innovativo e sostenibile dell’energia, dalla promozione delle smart cities a servizi innovativi per clienti e consumatori. Tra questi, particolare attenzione è dedicata alla diffusione della mobilità elettrica". La diffusione dei veicoli elettrici è, anche per la multinazionale dell'energia, una componente del percorso di evoluzione delle società più moderne (come testimoniano le recenti partnership con società dell'automotive che investono sulla e-mobility). I temi delle innovazioni con ricadute positive su aspetti economici, sociali ed ambientali sono sempre più al centro delle iniziative pubbliche e private in logica di Smart mobility e green economy. I giovani professionisti saranno quindi chiamati a redigere un piano di advocacy che riguardi lo sviluppo della "mobilità del futuro", uno dei temi centrali del G7 Trasporti della scorsa settimana. Il piano prevederà diversi strumenti di sensibilizzazione dei decisori pubblici e degli stakeholder non solo istituzionali. L'obiettivo sarà presentare un progetto che porti i decisori a supportare politiche industriali utili a conseguire gli obiettivi di sostenibilità, innovazione ed efficienza energetica previsti a livello nazionale e internazionale. Il piano prevederà azioni di lobby parlamentare, advocacy, costruzione di reti di consenso e uso dei canali di "Lobby 2.0" tramite i social media. Tutte le informazioni sul premio AGOL sono disponibili sul sito ufficiale. Non ci resta che augurare il miglior in bocca al lupo a tutti i partecipanti, che vinca il (lobbista) migliore! (foto di copertina tratta dal sito ufficiale del premio AGOL)

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