Interessante articolo de Il Foglio in favore della regolamentazione dell'attività di lobbying. L'articolo porta a supporto delle tesi espresse i risultati della ricerca commissionata da Burson-Marsteller su policy-maker europei ed italiani, già pubblicati su "Il Sole-24 ore" del 24 novembre 2009.
Chi l'ha detto che, nell'eterno braccio di ferro tra Stato e mercato, la regolamentazione sia l'arma affilata dell'uno contro l'altro? Almeno in quella zona grigia che è il lobbying, pragmatica cinghia di trasmissione tra le necessità delle aziende e le possibilità dei politici, le posizioni sono rovesciate.
Da anni i lobbisti chiedono norme; da anni il legislatore nicchia. L'aspetto paradossale è che con gli atti, i decisori politici contraddicono le parole: secondo un'indagine condotta l'anno scorso dalla società Burson-Marsteller, il 57% dei policy-makers europei, e il 60 per cento di quelli italiani, si lamenta per la "scarsa chiarezza degli interessi rappresentati e mancanza di trasparenza". Viceversa, il 64 per cento degli europei e il 70 per cento degli italiani dicono di trovarsi a proprio agio quando gli interessi rappresentati sono trasparenti. Il "non essere sufficientemente trasparenti" è il maggiore handicap dell'attività di lobbying per il 52 per cento dei decisori europei e il 60 per cento di quelli italiani.
La questione, che periodicamente riaffiora nel dibattito politico, torna di prepo tente attualità alla luce degli ultimi scandali. Quando l'acqua è torbida, è difficile dire cosa si muova sotto la superficie. Da qui, l'incentivo a usare strumenti non ortodossi: la telefonata all'amico, lo scambio di favori, il lobbismo relazionale.
Un filo di ipocrisia pervade la struttura dei rapporti tra gli interessi e i decisori. Tutti dichiarano pubblicamente la propria verginità, salvo poi incontrarsi (neppure troppo di nascosto) nel bordello. All'altro estremo, sorge la tentazione del populismo puritano: come se i due universi delle decisioni pubbliche e degli interessi privati non dovessero neppure sfiorarsi. In realtà, è facile capire come questa strana miscela sia alla base di incomprensioni e degenerazioni. Ed è appunto per questo che un numero crescente di lobbisti chiede all'Italia e all'Europa di dotarsi di una regolamentazione moderna [...]
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Il Foglio







































