La X° Commissione del Senato avrebbe calendarizzato per mercoledì prossimo 2 dicembre l’Audizione oltre che di non meglio individuate sigle di Organizzazioni di Rappresentanza Sindacale di NCC, anche della stessa Uber.
"Il fatto che il Senato della Repubblica – in materia di Trasporto Pubblico Locale non di linea – provveda ad ascoltare i rappresentanti sindacali di una sola parte degli NCC (anche quelle che usano i titoli autorizzativi in maniera difforme) escludendo la gran parte dei rappresentanti della categoria, compresi i tassisti, è già, di per se’ scandaloso e inaccettabile, essendo ambedue i settori operativi del medesimo mercato." Così i sindacati della auto bianche URITAXTI - UNICA CGIL - URI - FEDERNCC CONFCOMEMRCIO ROMA - ANC - FAI - CONFCOMEMRCIO LAZIO. "Ma ciò che è ancora più grave è che venga fatta oggetto di formale Audizione una società commerciale, per giunta con residenza fiscale all’estero. La situazione, inoltre, si appalesa in tutta la sua “anomalia” se si pensa che l’attività di Uber è stata dichiarata illegale dai Tribunali di mezzo mondo, compresi quelli italiani e che il tentativo dalla stessa perpetrato – tramite l’Autorità di Regolazione dei Trasporti – di far approvare alla Camera dei Deputati il testo di una sanatoria per ottenere l’amnistia rispetto alle illegalità con cui svolge la sua attività, è stato bocciato e respinto. Ora, dunque, Uber ci riprova con il Senato e ci appare davvero inammissibile che da parte della X° Commissione si sia proceduto a non considerare – vista la nota criticità della materia – la gravità di un’Audizione di una parte degli NCC e, soprattutto, di Uber, priva del necessario contraddittorio garantito da un’altra Audizione di tutti i rappresentanti degli NCC e dei tassisti."
Le organizzazioni di tassisti chiedono quindi di annullare l'audizione di Uber e di essere convocate al pari degli altri NCC. Qualora non venisse accolta la richiesta, le "auto bianche" dichiarano battaglia. Prossimo atto (sicuramente, non l'ultimo) di una "guerra di lobby" che finora ha visto Uber spalleggiati sia dall'Autorità Antitrust che dallo spin doctor di Obama David Plouffe, che in una lettera al Foglio ha suggerito al premier Matteo Renzi di affidarsi ai nuovi attori della sharing economy.


































