Il 20 dicembre 2015 si terranno le prossime elezioni politiche spagnole, in un periodo in cui il Congresso non ha una maggioranza definita e qualsiasi presa di posizione politica può spostare l’ago della bilancia in favore dell’una o dell’altra parte: è in questa particolare situazione che il lavoro delle lobby del Paese iberico diventa più frenetico e, allo stesso tempo, necessario. È questa una delle conclusioni del rapporto “Il futuro del lobbying” presentato dalla società di consulenza MAS Consulting, secondo la quale sia il Congresso che il Senato torneranno protagonisti della scena politica dopo quattro anni dominati dal lavoro dell’Esecutivo.
Daniel Ureña, partner e direttore della società, assicura che da mesi sta riavviando i contatti con i nuovi partiti politici (come Ciudadanos o Podemos) per rappresentare loro gli interessi dei propri clienti. Si tratta di partiti che in prospettiva possono avere un maggior peso parlamentare. Inoltre, sempre Daniel Ureña ha rilevato un maggior interesse delle imprese nei confronti di esperti di public affairs e comunicazione politica per comprendere meglio lo scenario elettorale che sarà delineato dal voto del 20 dicembre e soprattutto il quadro legislativo all’interno del quale inserire le proprie proposte nei confronti dei decision-maker.
Questo ambiente però ancora non è regolamentato con norme specifiche sul lobbying. In Congresso l’argomento è stato più volte presentato all’ordine del giorno, ma non si è mai raggiunto un accordo tra i vari gruppi politici. Alcuni partiti hanno inserito la regolamentazione dell’attività di lobbying anche nei propri programmi elettorali.
Il Partito Popolare non ha ancora pubblicato il proprio programma elettorale, ma durante l’ultima legislatura è stato possibile delinearne la posizione sul lobbying. Nel 2014 ha proposto una regolamentazione dei gruppi di pressione all’interno del Congresso, con un registro pubblico che raccogliesse i rappresentanti dei gruppi di interesse e rendicontasse gli incontri con i decisori e gli interventi nei lavori parlamentari.
Il regolamento del Congresso non è poi stato modificato in quanto il PP non ha ricevuto l’appoggio delle opposizioni per i dubbi sulla definizione di “lobby”. Secondo il resto dei partiti, il PP non chiariva se le associazioni, le ONG e i sindacati avrebbero fatto parte del Registro. Con una proposta alternativa, il PSOE ha proposto di stabilire un codice etico e che l'agenzia competente per i Conflitti di Interesse potesse sanzionare i comportamenti non conformi.
Sinistra Unita, da parte sua, ha proposto un articolato per regolamentare l’attività dei lobbisti. Questo progetto di legge prevedeva un Registro obbligatorio, un’attività costante di reporting per i lobbisti e di pubblicazione degli atti per i decisori. La proposta non è arrivata alla discussione in Assemblea.
Ciudadanos e Podemos, da parte loro, hanno mostrato disponibilità a regolare questa professione. Il primo partito ha incluso norme sui lobbisti nell’accordo di coalizione con il PP al Comune di Madrid. Podemos ha all’interno del proprio programma i principi di democrazia, trasparenza e lotta alla corruzione, e di contrasto al fenomeno delle revolving doors attraverso l’informazione corretta da parte dei gruppi di pressione.
MAS Consulting, nelle parole di Daniel Ureña, ha raccolto le posizioni favorevoli alla regolamentazione. In estrema sintesi, la proposta che tutti i gruppi hanno dimostrato di accogliere è la creazione di un registro pubblico dei lobbisti. Solo dopo aver superato questa “soglia psicologica” si può capire quali altri interventi normativi siano necessari per rendere il sistema spagnolo più efficiente e trasparente.



































