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Lobby, Camera limita gli accessi: “Non potranno entrare in uffici commissioni” (Il Fatto)
Scritto il 2014-11-04 da lobbyingitalia su Italia

Il comitato per la sicurezza ha approvato una "regolamentazione più restrittiva". Una lettera di Luigi Di Maio (M5s) aveva denunciato alla presidente Boldrini la presenza di soggetti esterni: "Ora via la stampa in pensione e gli ex eletti"

I lobbisti non potranno più accedere agli uffici dove si svolgono i lavori delle commissioni parlamentari. Il Comitato per la sicurezza della Camera ha deciso di intervenire sugli accessi con una regolamentazione “più restrittiva”. La decisione arriva dopo la lettera del vicepresidente di Montecitorio Luigi Di Maio che denunciava, il 16 ottobre scorso, la presenza di alcuni soggetti esterni: “E’ più di un anno”, ha detto a ilfattoquotidiano.it il deputato M5s, “che chiedo alla presidente Laura Boldrini. La situazione è tornata ad essere preoccupante durante la discussione dello Sblocca Italia. Abbiamo visto una folla di persone davanti agli uffici, rappresentanti di imprese attaccati alla giacca dei parlamentari per chiedere un intervento sugli emendamenti”. Per questo Di Maio ha scritto alla presidente di Montecitorio e in contemporanea alle associazioni europee che si occupano del fenomeno lobbista. Poi oggi l’intervento del Comitato per la sicurezza che ha comunicato la decisione tramite email alle maggiori società di lobbying.

Le prime polemiche in Parlamento risalgono ad un anno fa quando i 5 Stelle denunciarono la presenza di un lobbista durante la discussione della legge di stabilità con video e foto. “Sono soddisfatto per quanto deciso dal Comitato”, ha continuato Di Maio, “anche se c’è ancora molto da fare. Ad esempio oltre ai rappresentanti delle società, hanno totale libero accesso agli uffici 71 giornalisti parlamentari in pensione e tutti gli ex eletti. Un esempio fra tutti? L’ex Pdl Italo Bocchino: è sempre in Parlamento anche se non è stato eletto e a me risulta lavori per il gruppo Romeo. E potrei citare tantissimi altri casi. E’ una situazione che deve essere regolamenta al più presto: non vogliamo trasferire il lobbismo al di fuori del Parlamento, ma vogliamo che i cittadini sappiano chi entra, con chi parla e perché”. Al Senato è attualmente in discussione in commissione Affari costituzionali un ddl per il registro delle lobby, anche se i tempi per l’arrivo in Aula sono molto lunghi. “Ho chiesto alla Boldrini”, ha concluso Di Maio, “di intervenire prima della discussione della legge di stabilità: sarà un momento delicato e non possiamo accettare che l’intervento delle lobby non sia ulteriormente limitato”.

Intanto a Montecitorio si affrettano a registrare il primo cambiamento in un ambito che vede l’Italia ancora molto indietro. “La nuova normativa – si legge nel comunicato del Comitato per la sicurezza – prevede che siano autorizzati ad accedere al IV e V piano di Palazzo Montecitorio“, dove appunto hanno sede le aule delle commissioni, “soltanto i funzionari del governo, i rappresentanti degli organi costituzionali, i rappresentanti di partiti e movimenti politici, i dipendenti dei gruppi e i collaboratori dei deputati, oltre ai dipendenti della Camera”. Pertanto, tutti i soggetti “che sono attualmente titolari di autorizzazioni di accesso permanenti” - badge verdi e bianchi – “con facoltà di accedere agli uffici delle commissioni” e che non rientrino nelle precedenti categorie “dovranno restituire al Servizio per la sicurezza i loro tesserini, in scadenza mercoledì 5 novembre, i quali saranno sostituiti con nuovi titoli di accesso conformi alle nuove disposizioni”.

Secondo l’analisi di Transparency International, l’Italia si classifica tra i peggiori d’Europa in quanto a trasparenza con un punteggio di 20 su 100. Sono 50 i disegni di legge presentati dal 1948 ad oggi e nessuno è riuscito mai a superare la prova dell’Aula. “Il lobbismo”, dicono dallo staff di Trasparency, “è una delle attività che influisce maggiormente sui processi decisionali e democratici del Paese. Questo vuoto normativo ha fatto sì che potessero prosperare anche soggetti intermedi che rappresentano i propri interessi o di altri con modalità che poco si addicono ad una democrazia matura”. I dati non sono incoraggianti: 11% è il livello di accesso dei cittadini alle informazioni sulle attività di lobbying; 27% la valutazione dei codici di comportamento dei lobbisti e dei decisori pubblici; 22 per cento invece l’equità di accesso e partecipazione al processo decisionale.

Fonte: Il Fatto Quotidiano

Come riporta Stefano Sansonetti su La Notizia, il leader del MoVimento 5 Stelle Luigi Di Maio si è reso protagonista di un nuovo incontro con i lobbisti dopo la partecipazione ad un evento organizzato dalla FB & Associati, dal grande rilievo mediatico seguito al controverso post su Facebook sulla "lobby dei malati di cancro". In questi giorni, il vicepresidente della Camera ha invece partecipato ad un incontro con alcune società (molto più riservato) organizzato da un'altra società di lobby molto conosciuta nel panorama romano, Utopia Lab. L'articolo completo. Il leader 5 Stelle partecipa a un incontro riservato. Dietro c'è la lobby di Utopia. Tra i gruppi presenti pure Philip Morris che si prepara all'eventualità di un M5S al Governo del Paese. Dura la vita del "candidato" Presidente del Consiglio. Ma è dura anche la vita delle aziende intenzionate ad agganciare colui che in futuro potrebbe diventare premier. Da tempo il pentastellato Luigi Di Maio è particolarmente ambito sulla piazza dei lobbisti. Il fatto è che l'uomo forte del M5S sta avendo molti più incontri di quelli che riescono ad arrivare in "superficie". Nel recente passato, infatti, non c'è stato soltanto l'appuntamento con la FB & Associati, la società di lobbying guidata da Fabio Bistoncini. Qualche giorno prima, secondo quanto risulta a questo giornale, il leader a 5 Stelle ha partecipa to a un riservatissimo meeting organizzato da Utopia, una delle società di lobbying più "effervescenti" del panorama italiano. A quanto pare si è trattato di un incontro "intermediato" da Utopia, il cui scopo principale era quello di mettere in contatto Di Maio con alcune aziende spesso fi nite nel mirino dei pentastellati. In primis parliamo di alcuni gruppi di Big Tobacco. A questo punto, tenendo sempre a mente quanto in passato i 5 Stelle abbiano criticato le lobby, si impongono almeno due domande. La prima: chi c'è dietro Utopia? La seconda: quali erano le aziende presenti? La società di lobbying, tanto per cominciare, è stata fondata ed è guidata da Giampiero Zurlo. Nel suo recente passato c'è una convinta militanza dellutriana. E' stato socio fondatore della Fondazione per il Buongoverno, creatura lanciata all'epoca da Marcello Dell'Utri, e consigliere giuridico di un ex deputato, dellutriano doc, come Nicola Formichella. La Notizia , naturalmente, ha chiesto a Zurlo se è vero che Utopia ha organizzato l'incontro con Di Maio. "Non glielo so dire", ha risposto, "perché non mi occupo personalmente dei rapporti con i 5 Stelle". E' probabile, ha però aggiunto Zurlo, "che si sia favorito l'incontro tra Di Maio a qualche nostro cliente". Alla domanda se sia possibile parlare con qualche collaboratore di Utopia che si è occupato della questione, Zurlo si è avventurato in un dribbling non proprio riuscitissimo: "Guardi, abbiamo appena fatto il brindisi per le vacanze". BOCCA CUCITA Insomma, non c'è una gran voglia di parlare. Ma negli ambienti dei lobbisti nostrani in molti sono venuti a conoscenza dell'evento. C'è chi dice che erano presenti esponenti di Facebook, di At&t e di Philip Morris. Quest'ultima avrebbe avuto un interesse particolare a contattare Di Maio su alcune partite in tema di tabacco. Parliamo soprattutto del problema della tracciabilità di prodotto, che le big del settore vorrebbero affidare ad un sistema di trac ciabilità fatto in casa. Un po' il controllato che fa pure il controllore. Di sicuro Big Tobacco, fin qui piuttosto garantita da Matteo Renzi , prepara il piano B. E corteggia Di Maio. Il quale, nonstante le critiche mosse in passato, per ora sta viaggando a tutta lobby.

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Ha destato clamore l’articolo del Fatto Quotidiano dal titolo “Incubo Renxit, il tour a Bruxelles della Boschi per promettere stabilità”, in particolare nel mondo dei professionisti del lobbying. Il Fatto ha sottolineato, in modo velatamente critico, l’incontro del Ministro con rappresentanti di imprese e think tank. La risposta è arrivata con una lettera aperta. “Lobbisti, funzionari, commissari della squadra di Jean Claude Juncker, militanti, think tank: in due giorni a Bruxelles il ministro Maria Elena Boschi incontra tutti. Un po’ per cercare appoggi in vista del referendum di ottobre, un po’ per continuare a costruire un profilo internazionale autonomo da quello del premier Matteo Renzi”. Comincia così l’articolo a firma Stefano Feltri, che racconta la conferenza “Growth Goal” organizzata dal think tank Formiche.net, diretto da Paolo Messa. È stata poi sottolineata la presenza di lobbisti all’evento. Lo stesso Paolo Messa (membro del cda RAI, consigliere politico e comunicatore) ha ritenuto di precisare con una lettera gli obiettivi dell’incontro. Segnaliamo alcuni passaggi particolarmente significativi: “Si parlava di crescita, di impatti economici e… chi c’era in sala? Sorpresa: i rappresentanti delle aziende, delle industrie, di quelle che operano in Italia ma anche più in generale nella Ue. Volevano ascoltare per capire. Capita. Ogni giorno, come sanno i giornalisti competenti, le imprese e ancora di più le istituzioni finanziarie valutano i mercati ma anche i Paesi e i loro sistemi regolatori. E quindi, insieme ad una vasta e qualificata platea di funzionari e dirigenti di Parlamento e Commissione, vi erano anche rappresentanti delle aziende (…) Francamente non mi pare una ordalia di pericolosi lobbisti. Ora, che c’è di male – si potrebbe replicare – a sottolineare la presenza degli specialisti della rappresentanza dei legittimi interessi aziendali? (…) Se i protagonisti della nostra economia, di quelle imprese che danno (ancora) lavoro e benessere, li trattiamo come oggetto del sospetto a prescindere, li confondiamo con gli orribili, quelli sì, faccendieri che operano nella opacità, che ne beneficio ne abbiamo? Se le multinazionali non scelgono l’Italia o se quelle che ci sono chiudono, potremo inneggiare alla vittoria dei buoni contro i cattivi? No, perché senza le grandi imprese ed i professionisti che lì vi lavorano, resteranno in maggioranza le realtà che sguazzano fra il grigio e il nero (…)”. Un richiamo alla trasparenza, e un “no” alla cultura del sospetto. Per una reciproca collaborazione tra mondo delle imprese, giornalismo e istituzioni, senza dietrologie. L'articolo del Fatto qui: FQ_Boschi Bruxelles Formiche_130716

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In un'intervista al Corriere della Sera di Alessandro Trocino, Deborah Serracchiani (presidente della Regione Friuli Venezia-Giulia, parlamentare UE e vicesegretario del PD) torna sul caso-Guidi approfondendo il tema della regolamentazione dell'attività di lobbying. Per l’opposizione è un emendamento “marchetta” che favorisce le lobby.“Non esiste. A parte che solo in Italia usiamo il termine lobby in modo denigratorio, è normale incontrare società e portatori d’interesse. Accade anche al 5 Stelle. Penso a quando Di Maio ha incontrato gli ambasciatori stranieri. O quando si sono confrontati con il Vaticano”.Il conflitto d’interesse rimane un problema.“Il provvedimento sul conflitto d’interesse è passato alla Camera e ora è al Senato. Siamo noi che stiamo lavorando sull’albo dei lobbisti. Ma parliamoci chiaro: se Coldiretti ti chiede l’obbligo dell’etichettatura, sono lobbisti con cui non possiamo parlare? No, basta che ci sia trasparenza”.Leggi l'articolo completo: http://goo.gl/2mjUS0 

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