L'ultima volta che qualcuno ha provato ad utilizzare gli autobus quale soluzione ad un problema socioeconomico qualche problema ci fu, e lo stesso sta ora accadendo a San Francisco, dove la questione dei tech-bus - gli autobus delle varie società hi-tech della Silicon Valley che prelevano a varie fermate i propri impeigati per portarli sino al lavoro (in genere a qualche decina di km dalla città) - è diventata una questione politica non da poco.
I Google bus, descritti dalla scrittrice Rebecca Solnit come sorta di "navi spaziali con alieni a bordo" sono diventati per molti un simbolo dell'ineguaglia di Frisco. Al di la della semplice questione relativa al sistema dei trasporti infatti, quello dei "Google Bus" sarebbe un ulteriore effetto non voluto del boom tecnologico della Bay Area, in aggiunta ad esempio all'esplosione del mercato immobiliare fino ad una sorta di guerra di classe. Si sono infatti letti articoli su Google pronta ad usare uno yacht per trasportare i suoi impiegati lungo la baia, o ad assumere guardie private per proteggere i suoi pendolari.
Una delle problematiche aperte tra le società hi-tech e la città di San Francisco è relativa al fatto che i loro bus usano le fermate della ditta municipalizzata di trasporti, senza pagare un dollaro. Ma
Finora la città non riceveva nessun provento dalle navette ma ora la San Francisco Municipal Transportation Agency (SFMTA) ha approvato una proposta pilota che prevede per i pendolari dei servizi navetta di società come Apple il pagamento di 1 dollaro per le fermate quotidiane.
Un mese addietro ci sono state proteste contro i giganti del mondo hi-tech della zona. Alcuni manifestanti residenti nella baia di San Francisco ritengono che sia colpa dei pendolari in questione l’aumento dei costi delle abitazioni nella zona. Gruppi di inquilini estromessi dai loro appartamenti dai proprietari che hanno trovato chi pagava più di loro, in particolare dipendenti di Apple, Google e Facebook, che non hanno problemi a sostenere affitti molto più alti, avevano bloccato le navette di alcuni impiegati protestando con striscioni e cartelli.
Il programma pilota della SFMTA, partirà da luglio e si stima permetterà di far guadagnare alla città 1,5 milioni di dollari nel giro di 18 mesi; per le aziende di medie dimensioni, si stima che le fermate costeranno complessivamente 80.000 dollari l’anno, realtà più grandi come Apple e Google supereranno i 100.000 dollari. In ogni caso il provvedimento non darà alcun profitto, coprendo solo i costi di manutenzione extra.
Al di la della tematica in sé, ciò che più interessa in questa sede è stata l'attività di grassroots lobbying che Google ha messo in piedi per cercare di bloccare o almeno limitare (e in questo appare esserci riuscita) la protesta. Questo è testo di un memo che il "Transportation Team" di Google (in coordinamento con la divisione Public Policy dell'azienda) ha spedito ai suoi dipendenti con base a San Francisco
[Misc-sf] Next week’s public hearing on shuttle regulations
Transportation Team [email protected] Fri, Jan 17, 2014 at 11:35 AM Bcc: [email protected]
IF YOU DON’T RIDE THE SHUTTLE TO/FROM SF, YOU CAN STOP READING NOW.Dear Shuttle Riders,
This Tuesday (1/21), the San Francisco Municipal Transportation Agency (SFMTA) Board will meet to vote on the proposed shuttle regulations we told you about last week. The hearing will take place on January 21 at 1pm PT at San Francisco City Hall (room 400). While we recognized that many of you won’t be able to make it during the workday, we encourage any interested Googlers who live in San Francisco to speak in favor of the proposal (please RSVP here if you are planning to attend). While you are not required to state where you work, you may confirm that Google is your employer if you are so inclined.
If you do choose to speak in favor of the proposal we thought you might appreciate some guidance on what to say. Feel free to add your own style and opinion.
- *I am so proud to live in San Francisco and be a part of this community
- *I support local and small businesses in my neighborhood on a regular basis
- *My shuttle empowers my colleagues and I to reduce our carbon emissions by removing cars from the road
- *If the shuttle program didn’t exist, I would continue to live in San Francisco and drive to work on the peninsula
- *I am a shuttle rider, SF resident, and I volunteer at…..
- *Because of the above, I urge the Board to adopt this pilot as a reasonable step in the right direction
You can read the full press release announcing the proposal here, and we’ll keep you updated in the coming weeks as the proposal moves towards approval. Feel free to email us at [email protected] with any questions.
Thanks, XXXX, on behalf of the Transportation Team
La lettera preparata da Google è però arrivata nelle mani di Heart of the City, l'associazione che ha guidato la protesta contro i busm e lo scorso 9 dicembre aveva organizzato persino un "Google bus blockade".
La gestione delle email, e dei loro contenuti, in una campagna di lobbying è però da sempre una delle questioni più sensibili. Non per niente, qualche impiegato di Google ha sottolineato come una mail del genere fosse un po' troppo aggressiva, e che non avrebbe fatto fare una bella figura a Google se fosse finita sul San Francisco Chronicle o Valleywag. Cosa regolarmente accaduta.
Oltre a ciò, il "leak" a Heart of the City ha consentito agli avversari di preparare un dossier di risposta. “Chiedono ai loro impiegati di dire che sarebbero costretti ad usare la macchina per arrivare al lavoro se non ci fossero gli shuttle bus, usando così l'argomento ecologia in maniera strumentale per evitare di pagare le fermate.. Ma [secondo un sondaggio della SFMTA] il 31% di loro non avrebbe proprio la possibilità di muoversi, il che vuol dire che oltre 5.200 sceglierebbero di vivere più vicino a dove lavorano". Il che avrebbe come implicazione una minor pressione sul mercato immobiliare di San Francisco.
C'è però altro fuoco che cova sotto la cenere di San Francisco, con da una parte ancora una volta se società hi-tech e il resto della città, divisi da i milioni in sgravi fiscali offerti a società tecnologiche come Twitter o dall'Ellis Act (una norma che forza gli sfratti in caso di destinazione d'uso del condominio). L'accusa principale alle società internet è che queste dovrebbero in qualche modo essere responsabili nei confronti della comunità in cui risiedono, in particolare dal punto di vista fiscale. E probabilmente anche su questo si dovrà focalizzare Google (ma anche Apple, Facebook e Twitter), con una pesante attività di lobbying che però non potrà prescindere da investimenti in termini di responsabilità sociale. Facendo magari più attenzione a cosa si scrive nelle email.




































