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Georgia, al via i nuovi limiti per i lobbisti
Scritto il 2014-01-01 da Franco Spicciariello su World

Dopo una lunga discussione, durata per gran parte della sessione legislativa, è entrata in vigore oggi la riforma della normativa sul lobbying nello stato della Georgia (USA), e più in generale una serie di spetti connessi all'etica pubblica. La scadenza delle vecchie norme ieri ha consentito a molti deputati di ricevere grossi regali dell'ultimo minuto.

Tra le nuove previsioni approvate dall'assemblea statale, vi è la previsione di limiti di spesa per i lobbisti, anche se rimangono numerose questione in relazione all'applicabilità della norma.  La State Ethics Commission avrà il compito di interpretare la norma e fissarne le linee guida per il rispetto, un processo questo che però potrebbe prendere mesi

Secondo le nuove norme, i lobbisti non potranno spendere più di $75 per volta (ad es. per cene, eventi sportivi, ecc.), mentre sino a ieri non esistevano limiti. Ma una previsione del genere lascia ampio spazio ad elusioni, visto che, ad esempio, non vi rientrano gli eventi in cui sono ospitati  gruppi alla presenza di membri (anche solo invitati) della General Assembly. inoltre, il tetto di $75 ricade sui lobbisti, e non sui deputati, e sicuramente è probabile che un lobbista si faccia accompagnare per dividere la spesa e superare il limite previsto.

La norma sul lobbying in Georgia risale nell'ultima versione al 2011, all'interno di una regolamentazione generale relativa al finanziamento della politica. Essa definisce lobbista ogni individuo pagato o che spenda almeno $1.000 l'anno nel cercare di influenzare soggetti pubblici, prevedendo però tutta una serie di esclsuioni e limiti (ad es. se si è convocati, o si lavora su gare d'appalto, ecc.). In sintesi, lo spirito della norma è quello di gettare luce su tutti i rapporti tra privati e amministrazione.

Previsto un registro (con tassa annua di $300) e sanzioni (fino a $1.000 per i ritardi nell'aggiornamento dei dati, $2.000 per false dichiarazioni) che possono arrivare sino all'esclusione dal registro stesso. Ai lobbisti tocca poi la redazione di una rapportistica periodica accurata. Previsto anche un limite alla revolving door per un anno per gli ex funzionari pubblici.

Interessante anche la nuova norma imposta ai vendor, che entro l'1 febbraio 2014 dovranno presentare una dichiarazione relativa ai regali fatti ad impiegati della pubblica amministrazione nel caso sia stato superato il tetto complessivo di $250.

Le norme della Georgia arrivano dopo anni di critiche alla general Assembly, che avevano visto lo Stato del sud precipita all'ultimo posto della classifica dell'Integrity Index redatta dal Center for Public Integrity.

Prosegue in Scozia l’iter di approvazione di una legge sul lobbying, e non mancano le polemiche sulle norme contenute nel pacchetto legislativo approntato dal Governo. Ma l’Esecutivo procede a passi decisi verso la regolamentazione, e di ciò è testimone il dibattito che si è tenuto nei giorni scorsi in occasione dell’apertura dei lavori del parlamento scozzese per il 2016. Giovedì 7 gennaio si è svolto il dibattito a Holyrood, la sede del parlamento di Edimburgo, alla presenza del Ministro degli affari parlamentari Joe Fitzpatrick. In occasione del dibattito sono stati presentati i risultati della consultazione avviata nei mesi scorsi (come documentato da Lobbying Italia) alla luce delle prime, negative osservazioni da parte di alcuni gruppi di pressione nei confronti del governo. In particolare, secondo la Law Society of Scotland (società che raggruppa laureati in legge e avvocati professionisti scozzesi) infatti le regole del “ddl Lobby” scozzese contenevano diversi difetti di fondo, in particolare riguardo le attività oggetto dell’obbligo di registrazione pubblica. Contrariati anche i lobbisti, che per bocca della loro associazione di rappresentanza ASPA avevano espresso preoccupazione per la definizione di “attività di lobby” e “lobbista”. Un’altra associazione di lobbisti professionisti, APPC Scotland, aveva chiesto che nella definizione di lobbista fossero comprese tutte le organizzazioni (ivi comprese onlus e studi di avvocato) che svolgessero attività di lobby. Il think tank Common Weal aveva poi chiesto al parlamento di “non far finta che tutto funzioni alla perfezione, poiché 9 scozzesi su 10 hanno manifestato contrarietà alle attuali norme sul lobbying”. Queste e altre osservazioni sono state poi registrate nella consultazione pubblica avviata negli ultimi mesi del 2015 dal governo, discusse nel dibattito dei giorni scorsi. In particolare la Scottish Alliance for Lobbying Transparency - SALT ha prodotto in base al sondaggio condotto da YouGov un rapporto intitolato “Closing the loopholes in the Lobbying (Scotland) Bill”, che ha mostrato risultati interessanti sulla percezione dell’industria del lobbying in Scozia (qui un’ulteriore analisi). Il 92% degli intervistati ha dichiarato che fosse necessario che i lobbisti pubblicassero la spesa in attività di lobbying, una misura non prevista dal disegno di legge attualmente in discussione, che prevede esclusivamente la pubblicazione dell’obiettivo e del destinatario della “pressione”. Inoltre, forte sostegno è stato dato a tre aspetti promossi dalla SALT: allargare la definizione di attività comprese nel lobbying, allargare la definizione di lobbista, aumentare il tipo di informazioni che i lobbisti devono rendere pubbliche. La SALT aveva inoltre prodotto un form che ogni cittadino avrebbe potuto inviare online al proprio parlamentare di riferimento, che toccava tutti gli argomenti oggetto delle osservazioni sul Lobbying Bill. La discussione a Holyrood è stata molto serrata. La Federazione delle Piccole Imprese ha denunciato l’eccessiva onerosità delle norme, per osservare le quali la federazione avrebbe dovuto scontare un deficit logistico nei confronti delle organizzazioni più grandi. I parlamentari del Labour Mary Fee e Neil Findlay hanno posto l’attenzione sul fatto che anche le telefonate e le mail sarebbero dovute rientrare tra le attività che consistevano in lobbying, estendendo quindi la portata della regolamentazione. Una previsione che non piace allo Scottish Council for Voluntary Organisations – SCVO, che la reputa troppo onerosa. In realtà è molto onerosa anche per le casse statali: il rappresentante della Association for Scottish Public Affairs, Alastair Ross, ha espresso che l’estensione della portata della legge avrebbe portato ad un aumento delle spese statali, che con le attuali nuove norme incontrerebbero spese per circa 3 milioni di euro annui. Il ministro Fitzpatrick ha convenuto che il governo, pur tenendo in considerazione qualsiasi proposta, ha la necessità di porre attenzione su qualsiasi aspetto per evitare che previsioni di legge possano ledere il diritto alla partecipazione per alcune parti e avvantaggiarne altre. Come lui, anche altri parlamentari di maggioranza come Fiona McLeod e Cameron Buchanan hanno tenuto a precisare che non fosse possibile estendere eccessivamente la portata del registro, e che si corresse il rischio che la registrazione eccessiva avrebbe perso di significato e serietà. La discussione del Lobbying Bill si accende proprio nel momento in cui la premier Nicola Sturgeon, leader dello Scottish National Party che detiene la maggioranza assoluta in parlamento, è oggetto di critiche per due diverse vicende legate al mondo del lobbying: negli scorsi mesi è stata accusata di aver accettato una mazzetta da parte della lobby animalista, in forma di una donazione di 10.000 £, giusto qualche settimana prima di bloccare la discussione in parlamento di un disegno di legge sulla caccia alla volpe (“Hunting Act”); qualche giorno fa invece è stata pubblicata la notizia di una cena privata (peraltro ospitata dalla società di lobbying Charlotte Street Partners) alla quale hanno partecipato, accanto alla Sturgeon, esponenti di spicco dell’economia e dell’imprenditorialità scozzese, tra i quali esponenti della Scotch Whisky Association, lobbisti del gas naturale, rappresentanti di Buccleuch Estate (tra i principali oppositori della riforma del real estate scozzese). Una notizia che rende l'approvazione del Lobbying Bill ancor più necessaria per comprendere quali reali interessi siano a cuore del partito nazionalista scozzese.

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Le ong Transparency International, Sunlight Foundation, Open Knowledge, Access Info con il supporto del Programma dell'Unione Europea per la Prevenzione e la lotta al crimine hanno predisposto una nuova lista di 38 standard basati sulle più avanzate regolamentazioni del lobbying a livello internazionale. L’obiettivo è orientare i governi dei Paesi in cui è più diffuso il fenomeno a implementare la loro regolamentazione, e i Paesi in cui le relazioni istituzionali si svolgono sotto una cappa di opacità a rispettare tre requisiti essenziali della regolamentazione dell’attività dei gruppi di pressione: trasparenza, integrità, partecipazione. Al maggio 2015, almeno 20 Paesi in tutto il mondo hanno una regolamentazione del lobbying, la cui portata ed efficacia varia da caso a caso, a livello nazionale: Australia, Austria, Brasile, Canada, Cile, Francia, Georgia, Germania, Ungheria, Irlanda, Israele, Lituania, Macedonia, Montenegro, Perù, Polonia, Slovenia, Taiwan, Regno Unito, Stati Uniti (aggiungiamo anche i progressi in Messico, Colombia, Nigeria, Ucraina).  Sebbene la maggior parte di questi Paesi siano ad alto livello di industrializzazione, ogni regolamentazione presenta aspetti che i 38 standard mirano a mitigare: tra tutti, gli scandali relativi alla corruzione che portano le ong e i centri di ricerca ad interrogarsi e interessarsi sempre più sulle normative nazionali in tal senso. È ben specificato che la regolamentazione non è che uno strumento per raggiungere l’obiettivo del maggior livello di eticità delle attività di public affairs; è infatti necessaria anche la disponibilità da parte di decisori e gruppi di pressione a rispettare nel concreto le norme, in modo tale da creare un ambiente di decisione pubblica etico e “fair”. Princìpi guida Il lobbying è un’attività legittima e una parte fondamentale del processo decisionale. la società democratica è basata su un pluralismo degli interessi tra i quali i decisori pubblici devono muoversi per prendere decisioni ragionate in favore dell’interesse generale. C’è un particolare interesse pubblico ad assicurare la trasparenza e l’integrità del lobbying, così come la diversificazione della partecipazione e il contributo alla decisione normativa. Ogni misura normativa per assicurare i primi due principi deve essere proporzionale, adeguata allo scopo e non impedire il diritto individuare di associazione, libertà di opinione e rappresentazione dell’interesse al decisore pubblico. I primi standard riguardano le definizioni di lobbying, decisore pubblico e lobbista. Ne vengono escluse le interazioni tra cittadini e pubblici ufficiali riguardo i loro interessi privati, e tra pubblici ufficiali stessi (decisori pubblici, agenti diplomatici o rappresentanti di Stati stranieri) nell’attuazione delle proprie funzioni pubbliche. Altra sezione riguarda le norme sulla trasparenza. La registrazione deve essere obbligatoria, periodica, prevedere un’attività di reporting delle attività e degli incontri; devono essere pubblicate una serie di informazioni da parte dei lobbisti, tra le quali i documenti presentati e i finanziamenti alla politica; i dati devono essere accessibili, aperti e comparabili; il carico burocratico deve essere minimo, sia per il pubblico che per il privato. È consigliato che i decisori pubblici e gli enti decisionali pubblichino le proprie informazioni, che devono essere chiare, libere ed esaustive. Ulteriori norme dovranno essere previste per raggiungere il maggior livello possibile di integrità. Ai decisori pubblici è raccomandata la sottoscrizione di un codice di condotta di cui sono definiti nello specifico i punti (tra questi, le norme di prevenzione di conflitto di interessi); di rispettare un periodo di cooling-off di almeno due anni prima di lavorare come rappresentante di interessi privati, per prevenire il fenomeno delle revolving doors; di dichiarare, nel caso inverso di provenienza dal settore privato, di non difendere interessi di parte una volta nominati/eletti come decisori pubblici. Norme sull’integrità sono previste anche per i lobbisti o rappresentanti di interesse: anche qui un codice di condotta, standard comportamentali e auto-regolazione. Partecipazione ed accesso: anche qui sono previste norme che puntano alla totale disclosure del settore e che già in alcune democrazie sono attuate, seppur non con l’efficacia richiesta da TI. Sono auspicati il diritto alla partecipazione per ogni tipo di gruppo interessato a un processo decisionale pubblico (anche non organizzato con strutture di lobby), un processo di consultazione pubblico precedente a qualsiasi iniziativa decisionale, la par condicio sia nell’accesso che nella partecipazione alla formazione della decisione, la giustificazione di eventuali rifiuti a richieste portate avanti da gruppi di interesse. Riguardo gruppi di esperti, il legislatore deve prevedere una composizione interna bilanciata includendo tutti i diversi interessi. Riguardo il sistema di controllo, sono raccomandati precisione e tempismo nelle attività di monitoraggio delle attività di relazioni istituzionali; un meccanismo di ricorsi aperto a tutti; una serie di sanzioni, efficaci proporzionate e dissuasive, per la violazione di norme sul registro. Non è però previsto che tipo di ente debba assumere il controllo sulle attività di lobbying: un ente già esistente, o un organo ad hoc? Infine, relativamente al quadro regolatorio generale, è sottolineato l’interesse per il contesto locale sia dal punto di vista territoriale (se si è in presenza di accentramento o decentramento governativo, o se c’è un alto tasso di corporativismo) che sociale (tasso di professionalità dell’attività di lobbying, gruppi sociali presenti e attivi). La revisione annuale dei risultati della regolamentazione dal punto di vista del tasso di eticità e concorrenza dell’intero mercato nazionale è l’ultimo step per garantire un quadro regolamentare completo per la disciplina del lobbying. Link allo studio di Transparency International e alle opinioni in merito della Sunlight Foundation.

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La proposta del governo scozzese di un disegno di legge sulla trasparenza del lobbying è stata duramente criticata a causa di un sistema di registrazione controverso che regola solo gli incontri faccia a faccia con i politici di Holyrood. Secondo le bozze, il lobbying via e-mail, telefono, posta e la videoconferenza non ha l’obbligo di essere dichiarato, una scappatoia che secondo la Law Society of Scotland "rischia di portare discredito al sistema". Nel mese di maggio, il governo ha pubblicato una consultazione su un registro dei lobbisti. Se le proposte diventeranno legge, i lobbisti professionisti dovranno dichiarare il loro contatto con membri del parlamento scozzese e ministri. Al momento della registrazione, il nome del lobbista e suo datore di lavoro saranno resi pubblici. L’elenco di incontri con parlamentari e ministri, nonché le questioni discusse, dovrebbe essere aggiornato ogni sei mesi. In caso contrario, potrebbero esserci sanzioni penali o un'indagine da parte del Commissario per gli Affari Etici nella pubblica amministrazione. La proposta mira a mettere in luce un settore nel produttivo mondo del lobbying, settore che cerca di influenzare la politica del governo e i legislatori. Tuttavia, mentre gli attivisti accolgono il principio di un registro, il piano "light" è stato accolto con scetticismo. "Il governo ritiene che l'introduzione di un regime di registrazione che riguardi la comunicazione diretta, faccia a faccia dei lobbisti sia con deputati che con ministri sarebbe un prolungamento proporzionale dei registri ministeriali esistenti, con associato un aumento sostanziale della trasparenza", secondo un documento ministeriale. In pratica, un proprietario di una multinazionale dovrà registrare gli incontri one-to-one con i ministri del governo scozzese. Tuttavia, se lo stesso individuo fa pressioni con altri mezzi, ad esempio via telefono, email o lettera, tale pubblicazione non è richiesta. È emerso la settimana scorsa che Algy Cluff, presidente e amministratore delegato di Cluff Natural Resources, ha scritto al governo di recente circa la moratoria sul fracking. Voleva sapere se il divieto riguardasse la gassificazione del carbone sotterraneo nel Firth of Forth, di cui si occupa la sua azienda, in modo da poter informare gli azionisti. Alex Neil, il ministro per la Pianificazione, ha informato Cluff in pochi giorni che il processo di gassificazione non fosse oggetto dalla moratoria. In base alla bozza del disegno di legge sul lobbying, Cluff sfuggirebbe al sistema di registrazione in quanto il suo contatto con Neil non era face-to-face. I rapporti con funzionari pubblici e consiglieri speciali - che sono preziosi contatti per i lobbisti - non dovranno essere registrati. La Law Society, che rappresenta tutti gli avvocati che esercitano a nord del confine, ha messo in guardia le scappatoie nel proprio documento presentato alla consultazione: "Non capiamo perché le comunicazioni del lobbying face-to-face debbano essere inserite nel registro, ma gli accordi per telefono no. Noi crediamo che l'imposizione di un tale rigoroso limite sui canali di comunicazione rischi di portare al sistema discredito e potenziale critica. Limitando la registrazione agli incontri personali, vorremmo suggerire che le conferenze audio/video potrebbe fornire un metodo potenziale di elusione per coloro che possono, per un motivo o un altro, non desiderare di essere iscritti nel registro". Tamasin Cave, figura di spicco nell’associazione Alliance for Lobbying Transparency, dichiara: "È un errore fondamentale del governo concentrarsi solo sul contatto face-to-face con i lobbisti. I lobbisti sono proprio come il resto di noi - possono altrettanto facilmente alzare il telefono, o mandare una mail a un politico per provare a influenzarlo. Se vogliono avere una chiacchierata tranquilla, probabilmente eviteranno un incontro faccia a faccia, che debba essere comunicato al pubblico". Neil Findlay, un parlamentare laburista il cui disegno di legge sul registro dei lobbisti ha spinto il governo a presentare il proprio piano, è stato anche critico: "Tutto ciò che vorrebbe dire è che i lobbisti semplicemente continueranno a svolgere la propria attività tramite FaceTime, videoconferenza, social media, e-mail e altri incontri non-faccia a faccia. Vorrei consigliare il governo scozzese: tornasse al mio progetto di legge". Il Ministro per gli Affari parlamentari Joe FitzPatrick ha dichiarato: "Il Parlamento scozzese ha regole severe sul lobbying, e il governo scozzese ritiene che sia il caso di aumentare ulteriormente la trasparenza. Crediamo che registrare il lobbying diretto nei confronti di membri del parlamento scozzese e ministri sarebbe una misura proporzionata e ragionevole". Fonte: Herald Scotland

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