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Svizzera, nessun accreditamento per i lobbisti al Palazzo federale
Scritto il 2013-11-12 da Franco Spicciariello su Europa
La Commissione delle istituzioni politiche del Consiglio degli Stati (CIP-S) teme che, se potessero farsi accreditare, i rappresentanti di interessi che vorrebbero accedere al Palazzo del Parlamento sarebbero ancora più numerosi. La Commissione si esprime pertanto contro la corrispondente iniziativa parlamentare.

Con 8 voti contro 3 e 1 astensione la CIP-S ha respinto l’iniziativa parlamentare del consigliere nazionale Andrea Caroni (RL, AR) ( 12.430 Regole del gioco chiare e trasparenza per la rappresentanza di interessi a Palazzo federale ), intesa a modificare le disposizioni in materia di rappresentanza di interessi al Palazzo del Parlamento. Il 27 maggio 2013 la Commissione del Consiglio nazionale si era espressa, con 16 voti contro 6, a favore di tale iniziativa (cfr. comunicato stampa della CIP-N del 28 maggio 2013).

La Commissione ha motivato la decisione con il dubbio che sia possibile trovare criteri validi per l'ammissione di lobbisti. Occorrerebbe anzitutto trovare una definizione giuridica di «lobbisti», il che è praticamente impossibile. La consegna e il controllo delle autorizzazioni di accesso comporterebbe un notevole dispendio amministrativo. L'istituzione di una nuova categoria di persone con diritto di accesso rischierebbe inoltre di far aumentare il numero di lobbisti a Palazzo federale.

Secondo il CIP-S la normativa vigente, fondata sulla responsabilità personale del singolo parlamentare che consegna le sue due autorizzazioni di accesso a terzi, è idonea e garantisce una trasparenza sufficiente: le funzioni degli ospiti devono essere indicate sia nel registro sia sul badge. La palla si ritrova quindi nel campo della CIP del Consiglio nazionale, la quale dovrà decidere se proporre al suo Consiglio di dare seguito all'iniziativa o no.

L'iniziativa di Caroni

Fondata sull'articolo 160 capoverso 1 della Costituzione federale e sull'articolo 107 della legge sul Parlamento, prevedeva una modifica della legge sul Parlamento e dei regolamenti delle Camere federali, sì da rendere la rappresentanza di interessi a Palazzo federale più trasparente..

I principali obiettivi della riforma erano i seguenti:

1. Estensione delle regole a tutti i rappresentanti di interessi (lobbisti permanenti, lobbisti di giornata, ex parlamentari ecc.). Le norme attualmente vigenti per rappresentanti della Confederazione, dei cantoni, dei partiti e dei media possono essere mantenute e integrate nella nuova normativa, da cui però sono esclusi i membri delle Camere.

2. Soppressione delle attuali tessere d'accesso per lobbisti a favore di un sistema di accreditamento per i rappresentanti di interessi. Le tessere d'accesso per i familiari e i collaboratori possono essere mantenute.

3. Trasparenza sui mandanti e sui datori di lavoro dei rappresentanti di interessi.

4. Chiare regole di comportamento per i rappresentanti di interessi a Palazzo federale, fra cui la possibilità di sanzioni.

5. Possibilità di autoregolazione da parte del settore.

Secondo Caroni, l'attuale sistema della rappresentanza di interessi a Palazzo federale è insoddisfacente sia per i membri delle Camere sia per i rappresentanti di interessi (e in ultima istanza anche per la popolazione). I rappresentanti di interessi entrano a Palazzo federale se riescono a trovare un parlamentare che procuri loro una tessera. Un sistema in sintesi identico a quelo del PArlamento italiano. Entrambe le parti vengono così a trovarsi in una posizione poco chiara, sia agli occhi dei media che dei cittadini.

Le ong Transparency International, Sunlight Foundation, Open Knowledge, Access Info con il supporto del Programma dell'Unione Europea per la Prevenzione e la lotta al crimine hanno predisposto una nuova lista di 38 standard basati sulle più avanzate regolamentazioni del lobbying a livello internazionale. L’obiettivo è orientare i governi dei Paesi in cui è più diffuso il fenomeno a implementare la loro regolamentazione, e i Paesi in cui le relazioni istituzionali si svolgono sotto una cappa di opacità a rispettare tre requisiti essenziali della regolamentazione dell’attività dei gruppi di pressione: trasparenza, integrità, partecipazione. Al maggio 2015, almeno 20 Paesi in tutto il mondo hanno una regolamentazione del lobbying, la cui portata ed efficacia varia da caso a caso, a livello nazionale: Australia, Austria, Brasile, Canada, Cile, Francia, Georgia, Germania, Ungheria, Irlanda, Israele, Lituania, Macedonia, Montenegro, Perù, Polonia, Slovenia, Taiwan, Regno Unito, Stati Uniti (aggiungiamo anche i progressi in Messico, Colombia, Nigeria, Ucraina).  Sebbene la maggior parte di questi Paesi siano ad alto livello di industrializzazione, ogni regolamentazione presenta aspetti che i 38 standard mirano a mitigare: tra tutti, gli scandali relativi alla corruzione che portano le ong e i centri di ricerca ad interrogarsi e interessarsi sempre più sulle normative nazionali in tal senso. È ben specificato che la regolamentazione non è che uno strumento per raggiungere l’obiettivo del maggior livello di eticità delle attività di public affairs; è infatti necessaria anche la disponibilità da parte di decisori e gruppi di pressione a rispettare nel concreto le norme, in modo tale da creare un ambiente di decisione pubblica etico e “fair”. Princìpi guida Il lobbying è un’attività legittima e una parte fondamentale del processo decisionale. la società democratica è basata su un pluralismo degli interessi tra i quali i decisori pubblici devono muoversi per prendere decisioni ragionate in favore dell’interesse generale. C’è un particolare interesse pubblico ad assicurare la trasparenza e l’integrità del lobbying, così come la diversificazione della partecipazione e il contributo alla decisione normativa. Ogni misura normativa per assicurare i primi due principi deve essere proporzionale, adeguata allo scopo e non impedire il diritto individuare di associazione, libertà di opinione e rappresentazione dell’interesse al decisore pubblico. I primi standard riguardano le definizioni di lobbying, decisore pubblico e lobbista. Ne vengono escluse le interazioni tra cittadini e pubblici ufficiali riguardo i loro interessi privati, e tra pubblici ufficiali stessi (decisori pubblici, agenti diplomatici o rappresentanti di Stati stranieri) nell’attuazione delle proprie funzioni pubbliche. Altra sezione riguarda le norme sulla trasparenza. La registrazione deve essere obbligatoria, periodica, prevedere un’attività di reporting delle attività e degli incontri; devono essere pubblicate una serie di informazioni da parte dei lobbisti, tra le quali i documenti presentati e i finanziamenti alla politica; i dati devono essere accessibili, aperti e comparabili; il carico burocratico deve essere minimo, sia per il pubblico che per il privato. È consigliato che i decisori pubblici e gli enti decisionali pubblichino le proprie informazioni, che devono essere chiare, libere ed esaustive. Ulteriori norme dovranno essere previste per raggiungere il maggior livello possibile di integrità. Ai decisori pubblici è raccomandata la sottoscrizione di un codice di condotta di cui sono definiti nello specifico i punti (tra questi, le norme di prevenzione di conflitto di interessi); di rispettare un periodo di cooling-off di almeno due anni prima di lavorare come rappresentante di interessi privati, per prevenire il fenomeno delle revolving doors; di dichiarare, nel caso inverso di provenienza dal settore privato, di non difendere interessi di parte una volta nominati/eletti come decisori pubblici. Norme sull’integrità sono previste anche per i lobbisti o rappresentanti di interesse: anche qui un codice di condotta, standard comportamentali e auto-regolazione. Partecipazione ed accesso: anche qui sono previste norme che puntano alla totale disclosure del settore e che già in alcune democrazie sono attuate, seppur non con l’efficacia richiesta da TI. Sono auspicati il diritto alla partecipazione per ogni tipo di gruppo interessato a un processo decisionale pubblico (anche non organizzato con strutture di lobby), un processo di consultazione pubblico precedente a qualsiasi iniziativa decisionale, la par condicio sia nell’accesso che nella partecipazione alla formazione della decisione, la giustificazione di eventuali rifiuti a richieste portate avanti da gruppi di interesse. Riguardo gruppi di esperti, il legislatore deve prevedere una composizione interna bilanciata includendo tutti i diversi interessi. Riguardo il sistema di controllo, sono raccomandati precisione e tempismo nelle attività di monitoraggio delle attività di relazioni istituzionali; un meccanismo di ricorsi aperto a tutti; una serie di sanzioni, efficaci proporzionate e dissuasive, per la violazione di norme sul registro. Non è però previsto che tipo di ente debba assumere il controllo sulle attività di lobbying: un ente già esistente, o un organo ad hoc? Infine, relativamente al quadro regolatorio generale, è sottolineato l’interesse per il contesto locale sia dal punto di vista territoriale (se si è in presenza di accentramento o decentramento governativo, o se c’è un alto tasso di corporativismo) che sociale (tasso di professionalità dell’attività di lobbying, gruppi sociali presenti e attivi). La revisione annuale dei risultati della regolamentazione dal punto di vista del tasso di eticità e concorrenza dell’intero mercato nazionale è l’ultimo step per garantire un quadro regolamentare completo per la disciplina del lobbying. Link allo studio di Transparency International e alle opinioni in merito della Sunlight Foundation.

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Il presidente uscente del Consiglio nazionale vuole nuove regole "per garantire al legislativo la maggior indipendenza possibile" Il presidente del Consiglio nazionale Stéphane Rossini, che dopo 16 anni lascia la politica federale, in un'intervista alla Neue Zürcher Zeitung (NZZ) critica la crescente influenza delle lobby sul parlamento e chiede norme più severe. Tuttavia la situazione non è così grave come alcuni ritengono, dichiara Rossini, alludendo al caso della consigliera nazionale Christa Markwalder (PLR/BE), accusata di aver trasmesso informazioni parlamentari riservate a una lobbista che rappresentava gli interessi del Kazakistan. Certo è - ha rilevato - che l'attività dei gruppi di pressione si è accentuata rispetto al passato. Essi intervengono sempre più in anticipo sul processo politico e capita che in commissione arrivino articoli di legge praticamente formulati per intero da gruppi di interesse. Questo modo di procedere solleva perplessità quando, ad esempio, un parlamentare legge una proposta e riconosce di non aver capito nulla del testo, racconta Rossini che ha vissuto queste situazioni. "In tal caso - dice - non vi è più indipendenza". Per il presidente del Nazionale il problema si fa impellente quando un parlamentare in missione per conto di un'associazione, di un sindacato o di un cliente occupa un seggio in commissione. Fa l'esempio della commissione della sanità, in cui siedono numerosi rappresentanti di casse malattia, di medici e dell'industria farmaceutica. Una certa pressione su di un parlamento di milizia è normale - a suo parere -, ma ci vorrebbe un regolamento più severo, "al fine di assicurare al legislativo la maggiore indipendenza possibile". Malgrado numerosi atti parlamentari in cui si chiedeva più trasparenza sulle lobby siano stati respinti, Rossini vede un segno incoraggiante nel fatto che la camera del popolo voglia un dibattito di fondo sul fenomeno del lobbismo. Fonte: Ticino Online

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La proposta del governo scozzese di un disegno di legge sulla trasparenza del lobbying è stata duramente criticata a causa di un sistema di registrazione controverso che regola solo gli incontri faccia a faccia con i politici di Holyrood. Secondo le bozze, il lobbying via e-mail, telefono, posta e la videoconferenza non ha l’obbligo di essere dichiarato, una scappatoia che secondo la Law Society of Scotland "rischia di portare discredito al sistema". Nel mese di maggio, il governo ha pubblicato una consultazione su un registro dei lobbisti. Se le proposte diventeranno legge, i lobbisti professionisti dovranno dichiarare il loro contatto con membri del parlamento scozzese e ministri. Al momento della registrazione, il nome del lobbista e suo datore di lavoro saranno resi pubblici. L’elenco di incontri con parlamentari e ministri, nonché le questioni discusse, dovrebbe essere aggiornato ogni sei mesi. In caso contrario, potrebbero esserci sanzioni penali o un'indagine da parte del Commissario per gli Affari Etici nella pubblica amministrazione. La proposta mira a mettere in luce un settore nel produttivo mondo del lobbying, settore che cerca di influenzare la politica del governo e i legislatori. Tuttavia, mentre gli attivisti accolgono il principio di un registro, il piano "light" è stato accolto con scetticismo. "Il governo ritiene che l'introduzione di un regime di registrazione che riguardi la comunicazione diretta, faccia a faccia dei lobbisti sia con deputati che con ministri sarebbe un prolungamento proporzionale dei registri ministeriali esistenti, con associato un aumento sostanziale della trasparenza", secondo un documento ministeriale. In pratica, un proprietario di una multinazionale dovrà registrare gli incontri one-to-one con i ministri del governo scozzese. Tuttavia, se lo stesso individuo fa pressioni con altri mezzi, ad esempio via telefono, email o lettera, tale pubblicazione non è richiesta. È emerso la settimana scorsa che Algy Cluff, presidente e amministratore delegato di Cluff Natural Resources, ha scritto al governo di recente circa la moratoria sul fracking. Voleva sapere se il divieto riguardasse la gassificazione del carbone sotterraneo nel Firth of Forth, di cui si occupa la sua azienda, in modo da poter informare gli azionisti. Alex Neil, il ministro per la Pianificazione, ha informato Cluff in pochi giorni che il processo di gassificazione non fosse oggetto dalla moratoria. In base alla bozza del disegno di legge sul lobbying, Cluff sfuggirebbe al sistema di registrazione in quanto il suo contatto con Neil non era face-to-face. I rapporti con funzionari pubblici e consiglieri speciali - che sono preziosi contatti per i lobbisti - non dovranno essere registrati. La Law Society, che rappresenta tutti gli avvocati che esercitano a nord del confine, ha messo in guardia le scappatoie nel proprio documento presentato alla consultazione: "Non capiamo perché le comunicazioni del lobbying face-to-face debbano essere inserite nel registro, ma gli accordi per telefono no. Noi crediamo che l'imposizione di un tale rigoroso limite sui canali di comunicazione rischi di portare al sistema discredito e potenziale critica. Limitando la registrazione agli incontri personali, vorremmo suggerire che le conferenze audio/video potrebbe fornire un metodo potenziale di elusione per coloro che possono, per un motivo o un altro, non desiderare di essere iscritti nel registro". Tamasin Cave, figura di spicco nell’associazione Alliance for Lobbying Transparency, dichiara: "È un errore fondamentale del governo concentrarsi solo sul contatto face-to-face con i lobbisti. I lobbisti sono proprio come il resto di noi - possono altrettanto facilmente alzare il telefono, o mandare una mail a un politico per provare a influenzarlo. Se vogliono avere una chiacchierata tranquilla, probabilmente eviteranno un incontro faccia a faccia, che debba essere comunicato al pubblico". Neil Findlay, un parlamentare laburista il cui disegno di legge sul registro dei lobbisti ha spinto il governo a presentare il proprio piano, è stato anche critico: "Tutto ciò che vorrebbe dire è che i lobbisti semplicemente continueranno a svolgere la propria attività tramite FaceTime, videoconferenza, social media, e-mail e altri incontri non-faccia a faccia. Vorrei consigliare il governo scozzese: tornasse al mio progetto di legge". Il Ministro per gli Affari parlamentari Joe FitzPatrick ha dichiarato: "Il Parlamento scozzese ha regole severe sul lobbying, e il governo scozzese ritiene che sia il caso di aumentare ulteriormente la trasparenza. Crediamo che registrare il lobbying diretto nei confronti di membri del parlamento scozzese e ministri sarebbe una misura proporzionata e ragionevole". Fonte: Herald Scotland

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