Il parlamentare scozzese laburista Neil Findlay ha presentato una proposta di regolamentazione organica per le lobbies che operano in Scozia, lanciando al riguardo una consultazione pubblica. Infatti, nonostante David Cameron si sia impegnato ad introdurre un registro per le lobbies a Westminster, il Governo scozzese non ha adottato la stessa policy, anche se ha recentemente espresso il proprio impegno per arrivare ad una regolamentazione complessiva del settore.
Già dodici anni fa, in Scozia, è stata presentata una proposta di regolamentazione in materia di trasparenza delle lobbies su richiesta dello Standards committee of the Scottish Parliament, poi rigettata poiché incoerente rispetto allo “Human rights Act”. Innanzitutto, dalla regolamentazione, venivano escluse le strutte di lobby in-house - cioè quelle inserite all'interno di un'azienda - e gli studi legali, mentre le solo le società di lobbying erano obbligate a riferire sulla propria attività e in modo molto dettagliato riguardo i clienti, il budget a disposizione e le parcelle.
La proposta attuale coinvolge, invece, tutti i soggetti che fanno lobbying (lobbisti in-house, uffici di relazioni istituzionali, associazioni di settore, società di lobbying e ONG, che già protestano) sotto il principio della trasparenza. Nella proposta di regolamentazione, si chiede ai gruppi di pressione di dichiarare, in un registro pubblico, informazioni, circa la propria attività, dette rilevanti come il nome dei clienti rappresentati, l’identità dei decisori pubblici contattati e la propria parcella. In merito a quest’ultimo punto, è previsto che ogni gruppo di pressione debba dichiarare, nel registro, il suo compenso in caso sia superiore, per le società private, alle 2000 sterline, o 9000 se pubbliche.
Va detto che il Governo scozzese presenta già un alto tasso di trasparenza, visto che gli incontri dei Ministri con elementi esterni all'amministrazione sono soggetti alla legislazione sulla Freedom of Information. Inoltre, second il Code of Conduct (Section 5.1.5) i membri del Parlamento scozzese possono pubblicare tutti i loro incontri coi lobbisti, ma certo una previsione normativa obbligatoria, che vedrebbe anche i dettagli dei meeting, darebbe ancora più trasparenza al sistema.
Il progetto di legge, proposto da Neil Findlay, si pone l’obiettivo di assicurare trasparenza alle relazioni tra decisori pubblici e portatori d’interesse in maniera tale da evitare nuovi scandali, come quello del caso Kevin Reid.
Non tutti però sono favorevoli a questa iniziativa. Ad esempio, l’importante voce di Alastair Ross, Director of Public Policy della Pinsent Masons LLP, si dichiara contrario in quanto non considera necessaria una normazione a protezione dei parlamentari, reputandoli già in grado di non farsi influenzare ingiustificatamente da lobbisti. Inoltre, considera i tempi per introdurre una legislazione di questa portata troppo lunghi e il momento storico inadatto per investire le energie del parlamento su questo tema.
Egli, si colloca nella stessa ottica di Findlay, auspicando però ad un cambiamento non dettato da una norma, bensì spontaneo, per cui tutti i soggetti coinvolti nel processo decisionale si impegnino volontariamente a condurlo in totale trasparenza. Ross non trova infatti giustificato un giudizio sulle lobbies, legato anche ad un criterio economico, ed afferma “Io non capisco come rendere pubbliche le spese di capitale potrà essere d’aiuto per misurare l’attività di lobbying. Solo perché spendi molti soldi in qualcosa non sei cattivo, come neanche spendere poco fa di te un esempio di virtù".
Altra visione è quella del sindacalista UNISON, Dave Watson, che vede in questa proposta di legge, la possibilità, per il Parlamento Scozzese, di adeguarsi agli alti standard europei in materia di regolamentazione delle lobbies.
Da un sondaggio avviato da Unlock Democracy, la percezione della proposta di regolamentazione in materia di lobbying, è decisamente positiva. I risultati emersi vedono un’attività lobbistica regolata in modo trasparente come un deterrente alla corruzione e un’incentivo per il miglioramento del processo democratico. Tutto ciò, permetterebbe inoltre di scardinare il consueto paradigma per cui le lobby più ricche riescono ad avere gradi di influenza maggiore sui decisori pubblici.
Intanto l’ASPA (Associazione per gli affari istituzionali scozzese) ha lanciato un'indagine conoscitiva sulla questione, che fissa la deadline del responso per il prossimo 10 gennaio.
A cura di Lucia Mosca e Pietro Proietti



































