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Lobby influenti nel Parlamento ma a Bruxelles non facciamo squadra
Scritto il 2013-05-27 da lobbyingitalia su Europa

(Edoardo Segantini) L'ennesimo colpo alla già compromessa reputazione dei politici l'ha assestato una trasmissione televisiva in cui si denunciava il fenomeno dei parlamentari «a libro paga» delle lobby: soldi versati mensilmente per far passare emendamenti favorevoli alle aziende paganti. Comportamenti gravissimi, se provati: purtroppo la natura dello scoop, anonima nella fonte e nei destinatari, rende difficile al momento accertare la verità.

Ma al di là del singolo caso, su cui si attende un'eventuale denuncia alla Procura, il tema lobby fa risaltare una profonda contraddizione italiana: da un lato se ne fa troppa, dall'altro troppo poca. Forte è l'azione di lobbying operata dalle grandi aziende all'interno del Paese; debole, al contrario, è l'azione di lobbying pro sistema Italia, cioè il sostegno dato agli interessi nazionali nelle sedi internazionali, a cominciare dall'Unione Europea.

Quante volte lo abbiamo visto: dalle telecomunicazioni all'energia, dall'automobile alle banche. A Bruxelles la «lobby tedesca» e la «lobby francese» si presentano schierate a testuggine per difendere con una sola voce gli interessi di Berlino e di Parigi. Noi no, ed è un guaio. Se fossimo più compatti e solidali, la nostra schiena sarebbe diritta anche nei fatti, oltre che nelle giuste intenzioni del governo.

Due esempi, tra i tanti, aiutano a capire quanto sarebbe utile una «buona lobby» nazionale. Il primo è quello dei fondi europei per lo sviluppo del digitale, di cospicua entità, a cui l'Italia arriva in ritardo (come dimostra il faticoso avvio dell'Agenzia digitale) e dove un'azione più decisa e concorde potrebbe portarci benefici e risorse per la ripresa e per l'occupazione. Il secondo esempio riguarda il marketing territoriale, in cui la nostra attitudine all'individualismo più sfrenato raggiunge vette quasi sublimi nella riluttanza degli enti locali ad accettare qualsiasi forma di coordinamento centrale. Eppure basterebbe studiare attentamente le strategie dei Paesi più virtuosi: o ancor meglio replicare, adattandole, le migliori esperienze italiane.

Fonte: Corriere della Sera

+50 new entries a settimana, influenzerebbero 75% norme comunitarieSi chiama 'Registro per la Trasparenza'. Istituito dalla Commissione europea, ad oggi 5 aprile questo prezioso data base conta 9.555 lobbies dei paesi membri, Italia inclusa, regolarmente registrate presso le istituzioni di Bruxelles. Una cifra per nulla irrilevante se consideriamo che dalle direttive comunitarie oggi dipende circa l'80% delle leggi nazionali.Un potere quello delle lobbies in senso stretto o in senso lato tornato alla ribalta della cronaca con l'inchiesta sul petrolio che ha portato alle dimissioni del ministro per lo Sviluppo economico Federica Guidi. Tralasciando il caso specifico italiano è interessante notare la crescita di lobbies e simili presso le istituzioni di Bruxelles, con una media di 50 nuove iscrizioni a settimana nel registro Ue. Solo nella giornata di oggi si segnalano 7 new entries.Una folta galassia di organizzazioni o gruppi di pressione la cui attività è volta a "influenzare direttamente o indirettamente la formulazione e l'implementazione delle politiche e del processo decisionale delle istituzioni Ue", si legge sul sito, in nome della "trasparenza" e della "partecipazione dei cittadini". Troviamo uffici di consulenza, gruppi di categoria, di settore, dell'industria persino studi legali, liberi professionisti, associazioni professionali, charity, ong, organizzazioni religiose e accademiche e tutte quelle autorità pubbliche che hanno un ufficio a Bruxelles con la dichiarata missione di fare valere gli interessi di chi rappresentano.Nel dettaglio dei 9.555 gruppi registrati, 4.812 sono lobbisti interni, associazioni di categoria, commerciali e professionali; 2.446 sono organizzazioni non governative; 1.129 sono società di consulenza specializzate, studi legali, consulenti indipendenti; 673 centri di studio, istituti accademici e di ricerca; 454 sono rappresentanze di amministrazioni regioni, locali e comunali, enti pubblici o misti e 41 sono organizzazioni che rappresentano chiese e comunità religiose.Dall'industria (energia e tabacco tra le più attive) agli interessi nazionali questo potere 'ombra' secondo alcune stime fornite dal Guardian inciderebbero sul 75% della legislazione comunitaria. Un influenza molto forte che dovrebbe prevedere adeguati contrappesi nelle associazioni dei consumatori. Peccato che a Bruxelles ci sia solo un'unica organizzazione in nome degli interessi dei consumatori europei, il Beuc, Bureau of european consumer organisations: 35 impiegati al 2014 e metà del budget soggetto a difficili negoziati con l'Ue.Fonte: AdnKronoshttp://goo.gl/CqQiGX

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Nuova consultazione della Commissione sul Registro per la Trasparenza delle lobby. La domanda principale è: sarebbe opportuno renderlo obbligatorio per tutte le istituzioni dell'UE? Il 1º marzo la Commissione avvierà una consultazione pubblica di 12 settimane per raccogliere contributi sull'attuale regime di registrazione per i rappresentanti di interessi che cercano di influenzare il lavoro delle istituzioni dell'UE e sulla sua evoluzione verso un registro obbligatorio dei lobbisti esteso al Parlamento europeo, al Consiglio dell'Unione europea e alla Commissione. Il primo Vicepresidente della Commissione Frans Timmermans ha dichiarato: "L'attuale Commissione sta modificando il nostro modo di lavorare, che evolve verso un maggior coinvolgimento dei soggetti interessati e una maggiore trasparenza a proposito di chi incontriamo e perché. Dobbiamo andare ancora oltre e stabilire un registro obbligatorio, valido per tutte e tre le istituzioni, che garantisca la piena trasparenza sui lobbisti che cercano di influenzare l'elaborazione delle politiche dell'UE. Per riuscire a mettere in pratica correttamente questa proposta ci auguriamo di ricevere il maggior numero di contributi possibile da cittadini e soggetti interessati di tutta Europa sul funzionamento dell'attuale sistema e sulla sua evoluzione. Un'Unione europea più trasparente e responsabile è un'Unione in grado di fornire risultati migliori ai cittadini." La Commissione ha elaborato una consultazione in due parti che consentirà di raccogliere le opinioni di un'ampia gamma di soggetti interessati, della società civile e dei cittadini. La prima fase della consultazione, che non richiede una conoscenza approfondita dell'attuale registro per la trasparenza, consente ai non esperti di rispondere a domande sui principi e sull'ambito di applicazione; la seconda sezione intende invece raccogliere pareri sul funzionamento pratico dell'attuale sistema da parte di coloro che lo utilizzano. I documenti della consultazione sono disponibili in tutte le lingue dell'UE per consentire un ampio feedback. La consultazione terminerà martedì 24 maggio. Il nuovo sistema, che la Commissione intende presentare come proposta di accordo interistituzionale, costituirebbe un'evoluzione rispetto al registro attuale, gestito congiuntamente dal Parlamento europeo e dalla Commissione ma non obbligatorio e non esteso al Consiglio. Le riforme interne alla Commissione hanno già determinato un netto aumento delle iscrizioni al registro per la trasparenza: al 1º marzo nel registro figurano 9.286 iscritti rispetto ai 7.020 del 31 ottobre 2014, prima cioè dell'entrata in funzione della Commissione e delle sue riforme. La Commissione ritiene che lavorare insieme ai colegislatori del Parlamento europeo e del Consiglio sia determinante per consentire ai cittadini di avere una visione d'insieme su quali rappresentanti di interessi cercano di influenzare il processo legislativo. La consultazione pubblica servirà da base per la proposta che la Commissione presenterà nel corso dell'anno. Contesto La Commissione ha già intrapreso importanti riforme della propria organizzazione interna per promuovere una maggiore trasparenza. In base ai metodi di lavoro della Commissione Juncker, i commissari non possono più riunirsi con organizzazioni che non figurano nel registro per la trasparenza. In linea con l'iniziativa per la trasparenza, introdotta nel novembre 2014, tutte le riunioni tra rappresentanti di interessi e commissari, membri dei gabinetti e direttori generali della Commissione devono essere rese pubbliche entro due settimane dal loro svolgimento. Nel suo primo anno di attività la Commissione ha pubblicato informazioni su oltre 6.000 riunioni (delle quali circa 5.500 con commissari e membri dei gabinetti e 600 con direttori generali). L'introduzione di questo nuovo sistema ha di fatto reso l'iscrizione nel registro per la trasparenza un requisito obbligatorio per qualsiasi soggetto intenzionato a incontrare i più alti responsabili politici e funzionari dell'UE. L'impegno della Commissione di presentare la proposta di un registro per la trasparenza obbligatorio esteso a tutte le istituzioni europee figura anche negli orientamenti politici del presidente Juncker e nel programma di lavoro 2016 della Commissione. La Commissione ritiene che i cittadini abbiano il diritto di sapere chi cerca di influenzare il Parlamento europeo, il Consiglio e la Commissione nel processo legislativo. Le modifiche previste per il registro per la trasparenza sono parte di un più ampio progetto di riforma del modo di elaborare le politiche nell'UE. Nella sua agenda "Legiferare meglio", presentata nel maggio 2015, la Commissione si è assunta l'impegno di aprire ulteriormente il processo di elaborazione delle politiche al controllo e al contributo dei cittadini. Sono già stati istituiti nuovi meccanismi di feedback che consentono ai soggetti interessati di manifestare alla Commissione il loro punto di vista fin dall'inizio dell'elaborazione di un'iniziativa, sulla base di tabelle di marcia e valutazioni d'impatto iniziali, e in seguito all'adozione di una proposta da parte della Commissione, in modo da contribuire al processo legislativo in seno al Parlamento e al Consiglio. Altri strumenti che consentono ai soggetti interessati di presentare osservazioni sulla legislazione esistente sono previsti nel quadro del programma REFIT. Il sito web "Ridurre la burocrazia — dite la vostra!" è già operativo e consente ai cittadini di fornire un feedback su norme dell'UE esistenti. I contributi ricevuti vanno ad alimentare l'operato della piattaforma REFIT, che offre consulenza alla Commissione sugli ambiti legislativi che andrebbero riesaminati per rendere la legislazione dell'UE più efficace ed efficiente. Nel novembre 2014 la Commissione ha infine adottato una comunicazione che delinea una maggiore trasparenza nei negoziati per il partenariato transatlantico su commercio e investimenti (TTIP). La Commissione ritiene fondamentale garantire che l'opinione pubblica abbia accesso a informazioni accurate ed esaurienti sulle intenzioni dell'UE nell'ambito dei negoziati. La consultazione pubblica sarà aperta fino all'1 giugno 2016 al seguente link.

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(Francesco Angelone) L’attività di lobbying come indicatore di deficit democratico e come strumento per restituire nelle mani dei cittadini il potere decisionale. Sembrerebbe una contraddizione in termini ma non lo è se a cambiare è il soggetto di tale attività. È quello che sostiene la Wake Up Foundation, organizzazione no-profit impegnata, con la campagna Wake Up Europe!, nel tentativo di ridistribuire in maniera più equa il potere politico in favore dei cittadini. La fondazione, presieduta e guidata dalla giornalista e regista italiana Annalisa Piras e dal giornalista inglese Bill Emmott, co-autori del documentario Girlfriend in a Coma uscito nel 2012, nasce proprio con l’intento di sensibilizzare l'opinione pubblica riguardo le “pericolose tendenze attualmente in corso nelle società occidentali”. La campagna Wake Up Europe! scaturisce da un secondo docu-film diretto dalla Piras ed uscito nel 2015, The Great European Disaster Movie, che affronta il tema della crisi europea. Nel documentario, ambientato in un futuro prossimo, l’Unione Europea è solo un ricordo. Su un aereo che affronta turbolenze durante il volo e che non riesce ad atterrare su nessuna pista, un archeologo (scelta emblematica) spiega ad una bambina di essere in ritardo per una conferenza sull’Unione Europea nella quale deve intervenire. La bambina gli chiede cosa sia l’Unione Europea e a quel punto comincia un viaggio nel passato, un passato dove i nazionalismi e gli indipendentismi hanno messo la parola fine al sogno dei padri fondatori. L’Europa oggi, secondo il team di Wake Up Foundation, è a rischio implosione e lo è soprattutto per la scarsa consapevolezza dei cittadini su quanto sta accadendo. Il lobbying allora che ruolo ha in tutto ciò? In un contesto politico come quello dell’Unione Europea, che appare a molti troppo poco trasparente e distante dai cittadini, che non vedono come poter entrare in contatto con le istituzioni europee, cresce lo spazio per il corporate lobbying che finisce per dominare il processo legislativo. Tanto ignari sembrano essere i cittadini dei diritti forniti loro dalla legislazione europea quanto consapevole il mondo degli affari sembra essere dei propri. Bruxelles, il luogo dove vengono prese le decisioni, è chiaramente una postazione privilegiata per osservare quanto accade in Europa. Nella capitale del Belgio e d’Europa sono attivi circa 30 mila lobbisti se si contano anche quelli non iscritti al Registro per la trasparenza di Commissione e Parlamento, un esercito pari per numero solo a quello dello staff in servizio presso la Commissione europea. Figurano in questa stima anche le ONG, spesso mal equipaggiate per rappresentare gli interessi dei cittadini europei per carenza di personale, per la natura stessa degli interessi che devono rappresentare e per il budget di cui dispongono. Ne consegue che, seppure parlino a nome di molti, la loro voce non arriva forte come quella della di pochi più attrezzati alle orecchie dei decisori pubblici europei. Oggi, però, per sovvertire questa tendenza i cittadini hanno a disposizione una serie di strumenti forniti dalla rivoluzione informatica ma anche uno strumento più tradizionale come quello della collaborazione, anche pro-bono. Negli Stati Uniti è in pieno svolgimento il fenomeno per cui appassionati e volontari qualificati forniscono la propria esperienza, strategie, marketing e risorse umane di cui le organizzazioni hanno bisogno. In Europa il fenomeno, più irregolare e frammentato, sta comunque guadagnando slancio. Per far incontrare la domanda e l’offerta di know-how, le ONG e i volontari qualificati, la Wake Up Foundation ha istituito The Good Lobby, una piattaforma online dove studenti, accademici e chiunque voglia può fornire assistenza per le attività di advocacy di cui si occupano le ONG. Per mettere a disposizione le proprie skill di diritto comunitario, comunicazione e sviluppo delle policy è sufficiente iscriversi alla piattaforma. Saranno le ONG a rivolgersi alla piattaforma per trovare le competenze di cui hanno bisogno e questa favorirà l’incontro di domanda e offerta e la loro collaborazione.

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