(Edoardo Segantini) L'ennesimo colpo alla già compromessa reputazione dei politici l'ha assestato una trasmissione televisiva in cui si denunciava il fenomeno dei parlamentari «a libro paga» delle lobby: soldi versati mensilmente per far passare emendamenti favorevoli alle aziende paganti. Comportamenti gravissimi, se provati: purtroppo la natura dello scoop, anonima nella fonte e nei destinatari, rende difficile al momento accertare la verità.
Ma al di là del singolo caso, su cui si attende un'eventuale denuncia alla Procura, il tema lobby fa risaltare una profonda contraddizione italiana: da un lato se ne fa troppa, dall'altro troppo poca. Forte è l'azione di lobbying operata dalle grandi aziende all'interno del Paese; debole, al contrario, è l'azione di lobbying pro sistema Italia, cioè il sostegno dato agli interessi nazionali nelle sedi internazionali, a cominciare dall'Unione Europea.
Quante volte lo abbiamo visto: dalle telecomunicazioni all'energia, dall'automobile alle banche. A Bruxelles la «lobby tedesca» e la «lobby francese» si presentano schierate a testuggine per difendere con una sola voce gli interessi di Berlino e di Parigi. Noi no, ed è un guaio. Se fossimo più compatti e solidali, la nostra schiena sarebbe diritta anche nei fatti, oltre che nelle giuste intenzioni del governo.
Due esempi, tra i tanti, aiutano a capire quanto sarebbe utile una «buona lobby» nazionale. Il primo è quello dei fondi europei per lo sviluppo del digitale, di cospicua entità, a cui l'Italia arriva in ritardo (come dimostra il faticoso avvio dell'Agenzia digitale) e dove un'azione più decisa e concorde potrebbe portarci benefici e risorse per la ripresa e per l'occupazione. Il secondo esempio riguarda il marketing territoriale, in cui la nostra attitudine all'individualismo più sfrenato raggiunge vette quasi sublimi nella riluttanza degli enti locali ad accettare qualsiasi forma di coordinamento centrale. Eppure basterebbe studiare attentamente le strategie dei Paesi più virtuosi: o ancor meglio replicare, adattandole, le migliori esperienze italiane.
Fonte: Corriere della Sera




































