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Caso Tempa Rossa, ecco come possiamo regolare le lobby (Huffington Post)
Scritto il 2016-04-07 da Redazione su Italia

Le polemiche di questi giorni sull'affaire Tempa Rossa hanno una molteplicità di risvolti, alcuni dei quali riguardano la magistratura e possibili ipotesi di reato.

In Italia non sappiamo ancora gestire le lobby.
Esse mettono però in luce un fatto: nel nostro paese abbiamo una grande difficoltà a gestire i rapporti con le lobby, soprattutto se esse sono rappresentative di grandi imprese e potentati economici internazionali. Passiamo dalla soggezione, che consente loro di avere voce in capitolo prima e più degli altri, alla demonizzazione estrema, quasi che la rappresentanza di interessi particolari - penso alle aziende farmaceutiche, all'hitech o alle aziende elettriche - fosse di per sé un fatto di corruttela. Regolamentare i rapporti tra potere politico amministrativo e soggetti privati non è una soluzione automatica, ma almeno permetterebbe di guardare la realtà in faccia e di distinguere il lecito dall'illecito. Certo di corruzione ne abbiamo vista tanta in questi anni, con favoritismi di vario genere, soprattutto nel campo degli appalti con l'amministrazione pubblica. Ma proprio per questo la questione va affrontata di petto.

Il registro delle lobby: primi tentativi di regolamentazione
Ci ha già provato l'Unione europea istituendo un Registro delle lobby, dal 1996 solo presso il Parlamento europeo, dal 2008 anche presso la Commissione e dal 2011 trasformando i due registri in un registro unitario. Tale registro, tuttavia, non essendo obbligatorio, ha fatto sì che si iscrivessero solo le lobby più deboli, come ad esempio le associazioni di utenti, e che si lasciasse indisturbato il lavoro molto meno trasparente dei soggetti forti. Non a caso nel nuovo programma 2016/18 la Commissione Europea propone che il registro unico dei lobbisti diventi obbligatorio per chiunque voglia avere rapporti di "influenza", non solo con Parlamento e Commissione, ma anche con il Consiglio. Anche in Italia qualcosa si è mosso. Per la prima volta, dopo più di 50 tentativi infruttuosi dal 1954 ad oggi, un disegno di legge, a prima firma del sen. Orellana, ha iniziato il suo iter in Commissione affari costituzionali del Senato, insieme ad altri 9 disegni di legge sullo stesso tema. Il Ministero delle politiche agricole ha istituito dal 2012 un suo registro, così come alcune Regioni: Toscana, Abruzzo e Molise, alle quali si è andata ad aggiungere recentemente la Calabria.

Serve "tracciare" i canali di relazione.
Da una parte, c'è l'esigenza di creare canali di interlocuzione assolutamente tracciabili e trasparenti, dove trovino spazio proposte, integrazioni ed emendamenti provenienti dalle lobby; d'altra parte, allo stesso tempo, permangono canali che si potrebbero definire aumm aumm, nei quali il singolo deputato o consigliere o amministratore trattano direttamente con i singoli soggetti, promettendo emendamenti in cambio di voti o favori. Di questi canali si viene a sapere solo quando scoppia qualche scandalo: dagli incontri del Buzzi di Mafia Capitale con politici locali di ogni schieramento al Rolex per il figlio dell'ex ministro Lupi, dagli incontri tra Nunzia De Girolamo e i vertici della Asl di Benevento alla telefonata tra Vendola e il responsabile delle Relazioni pubbliche dell'Ilva Archinà o tra l'ex ministra Cancellieri e Antonino Ligresti, fino a quella più recente tra il ministro Guidi ed il suo compagno imprenditore Gemelli. Quanto preferirei un modello in cui si sappia chiaramente, come avviene negli Stati Uniti, che il senatore "X" è espressione della lobby dei petrolieri e il ministro "Y" è espresso dagli interessi delle cooperative!

Lobby? È partecipazione, purché sia trasparente.
Infatti, alla politica serve l'attività di lobbying e non è detto che essa generi corruzione. Per esempio, come si potrebbe fare una buona legge sul commercio senza ascoltare i commercianti o un buon provvedimento sul terzo settore senza ascoltare le organizzazioni civiche? Quando l'attività di lobbying viene fatta alla luce del sole, in modo pubblico e trasparente, dovremmo chiamarla "partecipazione" e potremmo essere orgogliosi di attuarla. L'importante è che tutti siano messi in condizione di partecipare, che tutti possano conoscere gli esiti della partecipazione e che nessuno possa esercitare un potere di ricatto sul politico "influenzato". Nel Lazio, proprio nel territorio in cui è nato e si è sviluppato il fenomeno di Mafia Capitale, ci stiamo provando, con gli obiettivi chiari della trasparenza, della partecipazione e della maggiore qualità delle leggi regionali, ma anche con il realismo e partendo dai limiti di competenza della legge regionale rispetto a quella statale.

L'esperimento del Lazio.
Ci piacerebbe un registro obbligatorio dei lobbisti ed un divieto di esercitare attività di lobbying al di fuori dei canali istituzionali. Ed infatti sosteniamo l'iniziativa della Commissione europea per un registro europeo obbligatorio. Ma la legge regionale un registro obbligatorio non lo può istituire, perché si creerebbe una professione regolamentata, come quella degli avvocati o dei medici, cosa che può fare solo la legge statale. Inoltre, le risorse economiche per effettuare un controllo capillare sulle infinite possibilità di interlocuzione tra politici e lobbisti non ci sono. Non possiamo mettere 007 o microspie in tutti i bar di Roma e provincia.

D'altronde, chi conosce la politica americana o anche, semplicemente, si è appassionato alla serie tv House of Cards, sa che anche negli Usa, paese dotato di regole dettagliate sulla trasparenza dei portatori di interessi, il lobbista, se vuole, si incontra con il capo di gabinetto del Presidente al parco o in una rosticceria, piuttosto che alla Casa Bianca. Allora, in attesa che sia la legge statale ad istituire il registro obbligatorio e a mettere in condizione le Regioni di fare lo stesso, abbiamo pensato di partire dagli interessi dei cittadini: a loro non interessa sapere soltanto quante aziende o quanti lobbisti si sono accreditati, per poi magari non attivarsi concretamente o per continuare ad interloquire di nascosto. A loro interessa piuttosto sapere come una norma nasce, con quali studi alla base, con quali trasformazioni lungo il suo iter di approvazione, con quali incontri e quali pressioni.

Verso la registrazione online dei lobbisti.
Quindi, non un registro che a priori accrediti i lobbisti a svolgere il loro lavoro presso le istituzioni regionali, ma una registrazione on line, che da una parte consenta ai lobbisti di interloquire telematicamente e quindi in tempi brevissimi con i decisori regionali su ogni atto in discussione e di avere accesso ad atti preparatori e riservati, e che dall'altra permetta ai cittadini di avere piena cognizione di ogni passaggio, di ogni incontro, di ogni documento inviato, ricevuto, modificato, accolto o respinto, tramite il sito web istituzionale.
A questo punto, il lobbista che viene sorpreso con un documento riservato in mano senza essere registrato o il politico che viene sorpreso ad incontrare un lobbista non registrato, ben potranno essere valutati dalla magistratura per "traffico di influenze illecite".

All'elaborazione di questa proposta ha contribuito un Tavolo di lavoro presso la Giunta regionale del Lazio, che ho animato con la collaborazione dell'Assessore regionale allo sviluppo, Guido Fabiani: vi hanno partecipato portatori di interessi di diverso tipo, dalle aziende farmaceutiche o energetiche alle associazioni ambientaliste o dei consumatori e il dibattito sarà ulteriormente allargato. Presto anche la regione Lazio avrà la sua disciplina sulla trasparenza dell'attività di lobbying. Magari più misurata negli intenti, ma, mi auguro, più efficace negli effetti concreti.

Fonte: Teresa Petrangolini, Huffington Post

http://goo.gl/BXopaj

Parla Morbelli, responsabile relazioni esterne di Open Gate Italia. «Ma quali interessi oscuri. Noi portiamo le istanze dei nostri clienti al decisore, non vendiamo relazioni. Le regole a Montecitorio? Si poteva fare di più. Serve una legge, i primi a volere chiarezza siamo noi lobbisti»«Siamo lobbisti, non faccendieri. Finalmente alla Camera ci sarà più trasparenza, ma stiamo ancora aspettando una legge nazionale con regole certe». Andrea Morbelli è il responsabile del settore relazioni istituzionali di Open Gate Italia, una delle principali realtà del settore. Tra i suoi clienti, presenti e passati, figurano multinazionali come HP, Enel Open Fiber, le Acciaierie di Terni, l’associazione nazionale industrie cinematografiche, ma anche la società calcistica della Roma. A sentire lui, la regolamentazione approvata a Montecitorio sull’attività dei lobbisti è una buona notizia.Morbelli, partiamo dal suo lavoro. È corretto dire che i lobbisti rappresentano interessi particolari e costruiscono reti di relazioni con il decisore pubblico?Facciamo chiarezza. Il lobbista non crea relazioni, porta contenuti al decisore pubblico. Si discute di un provvedimento? Noi rappresentiamo le istanze dei nostri clienti, siano aziende o associazioni. E così portiamo anche il loro know how. Perché il decisore non può essere onnisciente: per regolare un settore deve prima avere gli strumenti che gli permettono di farlo. Ma non vendiamo relazioni, non siamo faccendieri. Oggi diverse multinazionali e associazioni di categoria possono già entrare alla Camera con un badge che viene rilasciato a discrezione del questore. Non c’è alcun criterio. Se la nuova regolamentazione azzera tutto e autorizza l’accesso solo a chi si registra sarà un dato positivo Da ieri alla Camera c'è una nuova regolamentazione della “attività di rappresentanza di interessi”.Ci sarà un pubblico registro dei lobbisti che entrano a Montecitorio. Come cambia il vostro lavoro?È un primo passo. Adesso spettano alla Presidenza ulteriori disposizioni per stabilire le modalità di accesso nel Palazzo. La nostra posizione è semplice: siamo a favore se esisterà un registro valido per tutti. Oggi diverse multinazionali e associazioni di categoria possono già entrare alla Camera con un badge che viene rilasciato a discrezione del questore. Non c’è alcun criterio. Se la nuova regolamentazione azzera tutto e autorizza l’accesso solo a chi si registra sarà un dato positivo. Altrimenti si rischia di reiterare il dislivello attuale. Dove qualcuno può entrare quando vuole e altri devono chiedere il permesso. La regolamentazione prevede anche che i lobbisti pubblichino un resoconto delle proprie attività nel Palazzo. Bene, noi siamo per la totale trasparenza. Meglio ancora se viene sanzionato chi non dichiara tutto, magari privandolo della possibilità di entrare alla Camera. Inizialmente si era anche ipotizzato di rendere pubbliche le spese sostenute da ciascuno nell’ambito della propria attività. Questa disposizione è stata tolta, io l’avrei lasciata. Gli ex parlamentari che diventano portatori di interessi, invece, dovranno attendere un anno prima di potersi iscrivere al registro. Anche se potranno continuare a entrare a Montecitorio in qualità di ex. Nel mondo succede così, non è uno scandalo. Chi è stato decisore pubblico può diventare un lobbista. Ma la norma così com'è scritta può essere sicuramente aggirata, questo è vero. Spesso si parla del lobbista come di un rappresentante di interessi oscuri, pronto a elargire mazzette… Ma questi sono traffichini, non lobbisti. Il nostro è un lavoro serio, proprio per questo vogliamo farlo in tutta trasparenzaInsomma, lei è soddisfatto delle nuove disposizioni?Ripeto, è un primo passo. Se ci fosse una legge nazionale con regole certe sarebbe ancora meglio. Si parla tanto di trasparenza, ma è evidente che qualche abuso esiste.Le cronache parlamentari raccontano spesso di strani personaggi che si aggirano tra le commissioni ed emendamenti infilati all’ultimo da anonime manine...Gli abusi esistono, certo. Anche per questo chiediamo norme chiare. Se la nostra attività avvenisse alla luce del sole non ci sarebbe nulla di male. Ognuno deve essere libero di portare il proprio contributo al decisore. E lui, a sua volta, deve essere libero di legiferare in autonomia. Oggi siamo noi i primi a pagarne le conseguenze. Spesso si parla del lobbista come di un rappresentante di interessi oscuri, pronto a elargire mazzette… Ma questi sono traffichini, non lobbisti. Il nostro è un lavoro serio, proprio per questo vogliamo farlo in tutta trasparenza.Fonte: Marco Sarti, Linkiesta

Imprese - Lobbyingitalia

Presentata oggi alla Pisana(askanews) - "Dopo aver lavorato per mesi su questa proposta di legge e aver ascoltato una pluralità di soggetti, tutti tesi a garantire il massimo della trasparenza in quello che rappresenta uno dei settori, se non il principale, di criticità nei rapporti tra rappresentanti politici e operatori, si rende sempre più necessario normare il campo delle attività di lobbying a garanzia di tutti, sia dei portatori di legittimi interessi sia del legislatore. Per questo motivo ho presentato oggi una proposta di legge dal titolo 'Disciplina dell'attività di rappresentanza degli interessi particolari e istituzione del registro pubblico dei rappresentanti e dei portatori di interessi particolari'". Così in una nota Michele Baldi, capogruppo della Lista Civica Nicola Zingaretti al Consiglio regionale del Lazio."Alcune regioni d'Italia hanno già approvato leggi sulla stessa materia e anche in Parlamento si sta redigendo un testo. La mia proposta di legge mira a garantire la trasparenza dei processi decisionali" spiega. "La proposta vuole anche rimuovere, nel processo decisionale, ogni forma di ostacolo alla partecipazione paritaria della società civile e della rappresentanza degli interessi socialmente legittimati, e fornire al decisore pubblico quante più informazioni possibile per compiere scelte consapevoli. Suggerisco anche l'istituzione di un Registro a cui i portatori di interessi particolari siano obbligati a iscriversi e di un Comitato di controllo, presso l'Avvocatura della Regione Lazio, che sanzioni chi svolge attività di rappresentanza senza essere iscritto al Registro". conclude Baldi.Fonte: http://goo.gl/xsk5QB

Imprese - Lobbyingitalia

(Public Policy) - Continua al Senato il lavoro dei relatori Salvatore Tomaselli (Pd) e Luigi Marino (Ap) per approntare il primo pacchetto di proprio emendamenti al ddl Concorrenza da presentare domani all'ora di pranzo in commissione Industria al Senato. Per quanto riguarda quello che dovrebbe introdurre norme sulle lobby, secondo quanto si apprende ci sarebbe un nuovo testo, molto "light", validato da Palazzo Chigi e che rimanderebbe il grosso del lavoro a un dpcm. Se l'originario e lunghissimo emendamento di Luis Orellana (ex M5s ora Autonomie) prevedeva l'istituzione di un registro nazionale pubblico a cui si dovrebbero iscrivere tutti i lobbisti, un codice etico e il divieto di svolgere attività di lobby ad esempio per giornalisti e amministratori delegati di aziende, il nuovo emendamento dei relatori dovrebbe essere molto snello e rimandare semplicemente l'istituzione del registro e la creazione di una normativa sulle lobby a un decreto del presidente del Consiglio. Il cambio di orientamento sul punto, si apprende, sarebbe dovuto a una contrarietà del ministro Maria Elena Boschi sul testo Orellana, che porterebbe quindi a un emendamento molto più snello, che riporterebbe in capo a Palazzo Chigi la scelta delle norme da attuare.

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