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Calabria: Consiglio regionale approva legge sulle lobby
Scritto il 2016-02-08 da Giovanni Gatto su Italia

La Calabria ha una sua legge sul lobbying. Una legge approvata lunedì 8 febbraio dal Consiglio Regionale (il progetto di legge era stato approvato nella commissione conciliare competente lo scorso novembre) mira a regolamentare il fenomeno dei 'gruppi di pressione', con lo scopo di favorire la trasparenza dell'attivita' politica e amministrativa della Regione. E' un inedito assoluto per la Calabria, che finora non si era mai dotata di uno strumento atto a limitare le interferenze di cordate più o meno organizzate il cui obiettivo è concorrere alla definizione delle decisioni delle istituzioni.

La novità più rilevante riguarda il registro pubblico nel quale dovranno essere iscritti i rappresentanti di interessi particolari. Sarà costituito da due sezioni, gestite rispettivamente dalla presidenza della giunta regionale e dall'Ufficio di presidenza del consiglio regionale. Saranno individuati poteri e facoltà dei "rappresentanti di interessi particolari" che, sostanzialmente, si concretizzeranno con le richieste di audizioni e con la possibilità di presentare proposte e studi in relazione a singoli argomenti e questioni.

Link al testo della Legge regionale con Relazione Illustrativa e Relazione Finanziaria: Legge Lobby Calabria

Fonte: Il Velino

Secondo Giuseppe Graziano, segretario questore del Consiglio Regionale eletto a Rossano per la coalizione di centro-destra, si tratta di "un risultato storico che cambierà i concetti di partecipazione e amministrazione, rendendoli ancora più trasparenti. E che ciò avvenga in Calabria – dove il “sommerso” è all’ordine del giorno – dimostra che questa terra ha ancora tanto coraggio e soprattutto la volontà di riscatto utile ad ingranare la marcia e produrre nuovo sviluppo per costruire un futuro migliore alle nuove generazioni. Siamo la prima Regione in Italia ad applicare una norma essenziale che garantisce la concorrenza leale e produttiva e che potrà essere presa come modello dalle altre regioni e dal Governo centrale così da renderla ancora più efficace.

Da oggi la Calabria – dichiara Graziano – ha compiuto un passo in avanti nella democrazia. Con l’approvazione della legge che disciplina in modo efficace e trasparente la rappresentanza di interessi particolari, si dà concretezza al concetto e all’idea di cambiamento positivo. Che auspico da tempo. Il Consiglio regionale, accogliendo con un corale e unanime consenso la mia proposta di legge del settembre scorso, ha scritto un’importante pagina di storia.

Una società matura – aggiunge ancora il Segretario questore, spiegando le ragioni che hanno portato a proporre la legge – non può non disciplinare le attività di rappresentanza di interessi particolari, anche al fine di evitare che dietro un fenomeno naturale e di per sé lecito si annidino zone grigie, pericolose per la nostra società. Questa legge, unico caso in Italia, non si concentra solo sul Consiglio Regionale e sulle sue articolazioni interne, ma si estende alla Giunta e ai dipartimenti regionali come pure a tutti gli enti sub-regionali, favorendo così anche in tali enti circuiti virtuosi di democraticità e legalità. È sufficiente pensare ai colossali interessi che ruotano attorno alla sanità, all’ambiente, al lavoro, alle imprese, per comprendere come non era oramai possibile procrastinare l’adozione di uno strumento normativo che favorisca anche in quelle sedi la massima trasparenza nelle decisioni pubbliche.

Presentando la legge – prosegue Graziano – affermavo che la sua celere approvazione avrebbe contribuito a dimostrare con i fatti che questa Regione, ponendosi in questa materia all’avanguardia sia rispetto ad altre regioni sia rispetto allo Stato, è capace di dotarsi di regole democratiche avanzate in piena autonomia e non perché vengono imposte dall’esterno. È vero che l’approvazione di una legge non è sufficiente per vederla operare, essendo ora compito degli organi amministrativi darne celere attuazione, sulla quale vigilerà il Consiglio e, spero, la società tutta. Non di meno, posso affermare, senza timore di smentita, che il passo compiuto dal Consiglio Regionale indurrà i calabresi a riporre maggiore fiducia nelle Istituzioni. Ritengo che questa legge, tra i suoi tanti benefici che potrà offrire allo sviluppo e alla partecipazione, riqualifica concretamente nel giudizio della gente anche la struttura politico-burocratica che governa la Calabria. E di questo – conclude – non posso che esserne orgoglioso perché la legge sul lobbying, letta nel contesto ampio dell’opinione pubblica, rappresenta concretamente il coraggio del cambiamento".

La giornata di oggi potrebbe essere considerata un punto di svolta verso la regolamentazione nazionale dell'attività di lobbying in Italia. Secondo indiscrezioni raccolte da Public Policy (vedi tweet), potrebbe entrare nell'articolato del ddl Concorrenza una prima regolamentazione sulle lobby. Sarebbe stato presentato un emendamento (il termine è scaduto l'11 gennaio ma non è stato pubblicato il fascicolo) al ddl in commissione Industria Commercio e Turismo al Senato che ripropone il ddl sulle lobby presentato da Luis Alberto Orellana (ex M5s ora nel gruppo delle Autonomie). Il ddl Orellana è stato adottato come testo base in I commissione a Palazzo Madama ma è incagliato da mesi senza passi in avanti. Ora, si apprende, l'ex senatore dei 5 stelle ha riproposto il ddl sotto forma di emendamento al Concorrenza e su questo, rivela il relatore Pd Luigi Tomaselli, da parte dei relatori c'è "grande interesse". Il ddl di Orellana propone di istituire presso la presidenza del Consiglio un comitato per il monitoraggio dei 'lobbisti', con un apposito registro al quale i rappresentanti di interessi dovranno iscriversi per poter svolgere la propria attività. E ancora: creazione di una banca dati contenente le proposte normative presentate dai parlamentari e "promosse" dalle lobby. Il disegno di legge prevede che chiunque voglia svolgere attività di lobbying dovrà iscriversi al registro. Allo stesso obbligo saranno sottoposte anche le società "che hanno uno o più dipendenti preposti a tenere i rapporti con i decisori pubblici". Nel pomeriggio di oggi si è inoltre svolta la conferenza stampa della deputata Adriana Galgano (Scelta Civica), che ha annunciato di voler presentare alla Camera il testo del senatore Orellana (ex M5S e membro del gruppo per le Autonomie), scelto da tempo come testo-base della serie di ddl attualmente fermi presso la 1a commissione Affari Costituzionali di Palazzo Madama. Secondo Galgano "Il processo di lobbying in Italia deve essere trasparente, regolato, noto ai cittadini. E una cosa di cui sono convinta è che i lobbisti non possono essere gli stessi parlamentari. L'obiettivo importante di questa legislaturaè arrivare a un ddl che si concretizzi su questo argomento. Noi di Scelta civica abbiamo già un progetto di legge di Paola Pinna, ma la cosa bella è che alla Camera ce n'è 13 di testi sul tema". Dal canto suo il senatore Orellana ha presentato un emendamento sulla liberalizzazione dei farmaci di fascia C, una delle battaglie che Galgano aveva portato avanti (senza successo) durante la discussione del disegno di legge a Montecitorio. Ma in realtà, sempre oggi, una prima forma di regolamentazione dei portatori di interesse è diventata norma di legge. Si tratta di due norme del nuovo codice degli appalti, promosse dal viceministro alle Infrastrutture e Trasporti Nencini (promotore della legge toscana sul lobbying), che prevedono: ppp) trasparenza nella partecipazione dei portatori qualificati di interessi nell'ambito dei processi decisionali finalizzati alla programmazione e all'aggiudicazione di appalti pubblici e contratti di concessione nonché nella fase di esecuzione del contratto; qqq) introduzione di forme di dibattito pubblico delle comunità locali dei territori interessati dalla realizzazione di grandi progetti infrastrutturali e di architettura di rilevanza sociale aventi impatto sull'ambiente, la città o sull'assetto del territorio, prevedendo la pubblicazione on line dei progetti e degli esiti della consultazione pubblica; le osservazioni elaborate in sede di consultazione pubblica entrano nella valutazione in sede di predisposizione del progetto definitivo Secondo Nencini "Si anticipa la regolamentazione delle lobby. In Italia non c'e' una legge che faccia chiarezza sui gruppi di pressione: il codice degli appalti introduce un registro ad hoc. E per quanto riguarda la grandi opere, prima di procedere, ci sara' l'obbligo di ascoltare il parere non vincolante delle comunita' locali. Una norma di civilta', che sarebbe stata utile da applicare in Val di Susa". Un primo, utile passo in attesa che sul tema intervenga, dopo gli annunci dei mesi scorsi, il principare attore decisionale del Paese: il Governo Renzi.

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Primi passi per l'approvazione di una disciplina regionale sulle lobby in Calabria. E' stato infatti approvato ieri dalla Commissione “Affari istituzionali, affari generali, riforme e decentramento” della Regione Calabria il testo di legge relativo alla “Disciplina sulla trasparenza dell’attività politica e amministrativa della Regione Calabria e dei suoi enti strumentali e sull’attività di rappresentanza di interessi particolari”. Il progetto di legge dovrà adesso passare in Assemblea. “Oggi la prima Commissione consiliare, approvando il testo che disciplina le attività lobbistiche, ha dato un segnale forte”. E’ quanto afferma il consigliere regionale proponente Giuseppe Graziano (Cdl). “Non si tratta di una legge-manifesto – dice Graziano – ma di un testo che istituisce un registro nel quale dovranno obbligatoriamente iscriversi i gruppi di interesse. La legge in questione prevede sanzioni in caso di violazione delle regole, in modo che l’azione delle lobby sia svolta nella massima trasparenza. La nuova disciplina include anche gli enti sub-regionali, considerato che attorno a settori importanti quali la sanità, l’ambiente, il lavoro e le imprese gravitano numerosi interessi. Con questa legge – conclude Graziano-, il nostro obiettivo è quello di garantire gli interessi della Regione, dei cittadini e la qualità della democrazia regionale”. Testo del pdl in Commissione I Affari Istituzionali - Regione Calabria

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Esistono, lo sanno tutti, eppure fanno paura come se fossero sette eversive. Perché non regolamentare le lobbies, come già si fa in molti paesi del mondo, e renderle preziose portatrici di interesse nella logica democratica italiana? Nei sistemi politici contemporanei, hanno acquisito un notevole peso, nell’influenzare i processi decisionali pubblici, i gruppi di pressione, che si pongono come organizzazioni intermediarie tra società e politica. Lo sviluppo dei gruppi di interesse procede parallelo con lo sviluppo della società, sia per una ormai consolidata diversificazione dei bisogni e degli interessi nelle società stesse, sia per l’ampliamento dei diritti di espressione e di associazione che costruiscono una società sempre più multi-plurale. L’aumento della complessità e il diversificarsi delle articolazioni della società producono lo sviluppo di forme associative che dal sistema sociale cercano, a fianco della rappresentanza politica, di articolare richieste alle autorità politiche, intervenendo, direttamente o indirettamente nelle varie fasi del processo decisionale. Un recente rapporto dell’Agenzia internazionale Trasparency International, identifica tre macro-indicatori per la valutazione dell’impatto dei gruppi di interesse sui processi politici. Questi sono la trasparenza al pubblico delle relazioni tra politici e lobbisti; la regolamentazione sulla condotta etica degli stessi (in sostanza, la loro integrità morale) e l’apertura del potere pubblico al pluralismo di voci e interessi, quindi una sorta di pari opportunità di accesso, che garantisce la possibilità di esercitare controllo e bilanciamento in un sistema di verifica e valutazione delle decisioni. In base allo stesso rapporto, l’Italia risulta uno dei paesi meno virtuosi d’Europa. I risultati confermano l’assoluta mancanza dei tre elementi fondamentali (trasparenza, integrità e parità di accesso) generata da una assenza di normative di settore e di un registro nazionale dei lobbisti, che ha favorito uno sviluppo informale e chiuso del fenomeno. Anche il contesto socio-politico e culturale ha sicuramente contribuito a creare un sistema di lobbying ad personam, basato, più che su procedure, contenuti validi e comunicazione persuasiva, su relazioni sociali e personali. L’opinione pubblica italiana pare oggi insistere più sui rischi che sulle opportunità derivanti dall’emergere di questi gruppi di pressione, non intravedendo nel pluralismo di voci un’autentica conquista della democrazia, ma ritenendolo invece un pericoloso vulnus che porta a deviare, nell’esclusivo interesse privato, strategie e iniziative politiche da un obiettivo che dovrebbe garantire invece, in quanto “pubblico”, positive ricadute per il maggior numero possibile di persone. Non ritengo che questa semplificazione, che spesso porta a una banalizzazione di un nuovo fattore che concorre alla qualità della democrazia (ma il nostro è il paese che ha un attaccamento morboso per la ricerca delle trame oscure e dei complotti), sia adeguata a esprimere invece uno slancio e una prospettiva di crescita anche dell’efficacia della governance degli apparati pubblici. I gruppi di interesse, infatti, rappresentano anche, come ben evidenziato da molteplici studi, degli elementi imprescindibili per la qualità dei provvedimenti normativi e legislativi che riguardano settori specifici ad alto contenuto tecnico. Occorre però che anche in Italia l’azione dei gruppi di interesse, come nei paesi più avanzati in cui è ormai prassi consolidata e accettata, venga inquadrata in un sistema di regolamentazione moderno e chiaro. In molti ordinamenti (Stati Uniti, Canada, Israele, Francia, Gran Bretagna ad esempio) si è avvertita, con sfumature profondamente diverse tra loro, la medesima esigenza di rendere conoscibili a tutti chi sono e quali sono i gruppi di pressione, definendo un assetto di regole volte ad assicurare la trasparenza delle decisioni. La trasparenza, quindi, è uno dei cardini per un corretto funzionamento del rapporto tra politica e gruppi di interesse, e ritengo sia auspicabile, in toto, il recepimento delle proposte di Transparency International Italia che raccomandano l’istituzione da parte del Governo di un registro pubblico dei lobbisti, garantito da un’autorità super partes. Il registro dovrà essere obbligatorio, pubblico e rispettare i più elevati standard internazionali di trasparenza e rendicontazione. Decisi passi avanti vanno fatti anche in ambito di trasparenza del processo legislativo, che garantisca la piena chiarezza e controllabilità delle varie fasi dell’iter delle proposte di legge, specie nei passaggi in Commissione. Sarebbe poi auspicabile che politici e parlamentari rendessero pubblici i dettagli di incontri con lobbisti e gruppi di interesse, così come pubblici dovrebbero essere gli accessi di questi ultimi al parlamento e ai ministeri. A ogni cittadino dovrebbe essere inoltre garantito il libero accesso a ogni informazione pubblica o documento prodotto dalla pubblica amministrazione. Una norma specifica, infine, dovrebbe riguardare l’introduzione di norme specifiche per combattere il conflitto di interessi. Infatti, una tendenza eccessiva al riciclarsi, dopo l’esperienza pubblica, ha portato molti politici a operare come lobbisti. Solo con l’obbligatoria introduzione di periodi di attesa, e di una specifica regolamentazione, si potrà fare in modo che il rapporto tra politica e gruppi di interesse sia un rapporto virtuoso ed eviti di generare invece un circolo vizioso e un appiattimento su mere logiche particolaristiche votate più a profitti e difesa di interessi che a una qualità e al progresso dei processi e della capacità di governo. Leonardo Raito Docente di Storia Contemporanea - UniPD Fonte: Agora Vox

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