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Calabria, primi passi per la legge sulle lobby. Pdl approvato in Commissione
Scritto il 2015-11-19 da Giovanni Gatto su Italia

Graziano Regione calabriaPrimi passi per l'approvazione di una disciplina regionale sulle lobby in Calabria. E' stato infatti approvato ieri dalla Commissione “Affari istituzionali, affari generali, riforme e decentramento” della Regione Calabria il testo di legge relativo alla “Disciplina sulla trasparenza dell’attività politica e amministrativa della Regione Calabria e dei suoi enti strumentali e sull’attività di rappresentanza di interessi particolari”. Il progetto di legge dovrà adesso passare in Assemblea.

Oggi la prima Commissione consiliare, approvando il testo che disciplina le attività lobbistiche, ha dato un segnale forte”. E’ quanto afferma il consigliere regionale proponente Giuseppe Graziano (Cdl).

Non si tratta di una legge-manifesto – dice Graziano – ma di un testo che istituisce un registro nel quale dovranno obbligatoriamente iscriversi i gruppi di interesse. La legge in questione prevede sanzioni in caso di violazione delle regole, in modo che l’azione delle lobby sia svolta nella massima trasparenza. La nuova disciplina include anche gli enti sub-regionali, considerato che attorno a settori importanti quali la sanità, l’ambiente, il lavoro e le imprese gravitano numerosi interessi. Con questa legge – conclude Graziano-, il nostro obiettivo è quello di garantire gli interessi della Regione, dei cittadini e la qualità della democrazia regionale”.

Testo del pdl in Commissione I Affari Istituzionali - Regione Calabria

Le polemiche di questi giorni sull'affaire Tempa Rossa hanno una molteplicità di risvolti, alcuni dei quali riguardano la magistratura e possibili ipotesi di reato.In Italia non sappiamo ancora gestire le lobby.Esse mettono però in luce un fatto: nel nostro paese abbiamo una grande difficoltà a gestire i rapporti con le lobby, soprattutto se esse sono rappresentative di grandi imprese e potentati economici internazionali. Passiamo dalla soggezione, che consente loro di avere voce in capitolo prima e più degli altri, alla demonizzazione estrema, quasi che la rappresentanza di interessi particolari - penso alle aziende farmaceutiche, all'hitech o alle aziende elettriche - fosse di per sé un fatto di corruttela. Regolamentare i rapporti tra potere politico amministrativo e soggetti privati non è una soluzione automatica, ma almeno permetterebbe di guardare la realtà in faccia e di distinguere il lecito dall'illecito. Certo di corruzione ne abbiamo vista tanta in questi anni, con favoritismi di vario genere, soprattutto nel campo degli appalti con l'amministrazione pubblica. Ma proprio per questo la questione va affrontata di petto.Il registro delle lobby: primi tentativi di regolamentazioneCi ha già provato l'Unione europea istituendo un Registro delle lobby, dal 1996 solo presso il Parlamento europeo, dal 2008 anche presso la Commissione e dal 2011 trasformando i due registri in un registro unitario. Tale registro, tuttavia, non essendo obbligatorio, ha fatto sì che si iscrivessero solo le lobby più deboli, come ad esempio le associazioni di utenti, e che si lasciasse indisturbato il lavoro molto meno trasparente dei soggetti forti. Non a caso nel nuovo programma 2016/18 la Commissione Europea propone che il registro unico dei lobbisti diventi obbligatorio per chiunque voglia avere rapporti di "influenza", non solo con Parlamento e Commissione, ma anche con il Consiglio. Anche in Italia qualcosa si è mosso. Per la prima volta, dopo più di 50 tentativi infruttuosi dal 1954 ad oggi, un disegno di legge, a prima firma del sen. Orellana, ha iniziato il suo iter in Commissione affari costituzionali del Senato, insieme ad altri 9 disegni di legge sullo stesso tema. Il Ministero delle politiche agricole ha istituito dal 2012 un suo registro, così come alcune Regioni: Toscana, Abruzzo e Molise, alle quali si è andata ad aggiungere recentemente la Calabria.Serve "tracciare" i canali di relazione.Da una parte, c'è l'esigenza di creare canali di interlocuzione assolutamente tracciabili e trasparenti, dove trovino spazio proposte, integrazioni ed emendamenti provenienti dalle lobby; d'altra parte, allo stesso tempo, permangono canali che si potrebbero definire aumm aumm, nei quali il singolo deputato o consigliere o amministratore trattano direttamente con i singoli soggetti, promettendo emendamenti in cambio di voti o favori. Di questi canali si viene a sapere solo quando scoppia qualche scandalo: dagli incontri del Buzzi di Mafia Capitale con politici locali di ogni schieramento al Rolex per il figlio dell'ex ministro Lupi, dagli incontri tra Nunzia De Girolamo e i vertici della Asl di Benevento alla telefonata tra Vendola e il responsabile delle Relazioni pubbliche dell'Ilva Archinà o tra l'ex ministra Cancellieri e Antonino Ligresti, fino a quella più recente tra il ministro Guidi ed il suo compagno imprenditore Gemelli. Quanto preferirei un modello in cui si sappia chiaramente, come avviene negli Stati Uniti, che il senatore "X" è espressione della lobby dei petrolieri e il ministro "Y" è espresso dagli interessi delle cooperative!Lobby? È partecipazione, purché sia trasparente.Infatti, alla politica serve l'attività di lobbying e non è detto che essa generi corruzione. Per esempio, come si potrebbe fare una buona legge sul commercio senza ascoltare i commercianti o un buon provvedimento sul terzo settore senza ascoltare le organizzazioni civiche? Quando l'attività di lobbying viene fatta alla luce del sole, in modo pubblico e trasparente, dovremmo chiamarla "partecipazione" e potremmo essere orgogliosi di attuarla. L'importante è che tutti siano messi in condizione di partecipare, che tutti possano conoscere gli esiti della partecipazione e che nessuno possa esercitare un potere di ricatto sul politico "influenzato". Nel Lazio, proprio nel territorio in cui è nato e si è sviluppato il fenomeno di Mafia Capitale, ci stiamo provando, con gli obiettivi chiari della trasparenza, della partecipazione e della maggiore qualità delle leggi regionali, ma anche con il realismo e partendo dai limiti di competenza della legge regionale rispetto a quella statale.L'esperimento del Lazio.Ci piacerebbe un registro obbligatorio dei lobbisti ed un divieto di esercitare attività di lobbying al di fuori dei canali istituzionali. Ed infatti sosteniamo l'iniziativa della Commissione europea per un registro europeo obbligatorio. Ma la legge regionale un registro obbligatorio non lo può istituire, perché si creerebbe una professione regolamentata, come quella degli avvocati o dei medici, cosa che può fare solo la legge statale. Inoltre, le risorse economiche per effettuare un controllo capillare sulle infinite possibilità di interlocuzione tra politici e lobbisti non ci sono. Non possiamo mettere 007 o microspie in tutti i bar di Roma e provincia.D'altronde, chi conosce la politica americana o anche, semplicemente, si è appassionato alla serie tv House of Cards, sa che anche negli Usa, paese dotato di regole dettagliate sulla trasparenza dei portatori di interessi, il lobbista, se vuole, si incontra con il capo di gabinetto del Presidente al parco o in una rosticceria, piuttosto che alla Casa Bianca. Allora, in attesa che sia la legge statale ad istituire il registro obbligatorio e a mettere in condizione le Regioni di fare lo stesso, abbiamo pensato di partire dagli interessi dei cittadini: a loro non interessa sapere soltanto quante aziende o quanti lobbisti si sono accreditati, per poi magari non attivarsi concretamente o per continuare ad interloquire di nascosto. A loro interessa piuttosto sapere come una norma nasce, con quali studi alla base, con quali trasformazioni lungo il suo iter di approvazione, con quali incontri e quali pressioni.Verso la registrazione online dei lobbisti.Quindi, non un registro che a priori accrediti i lobbisti a svolgere il loro lavoro presso le istituzioni regionali, ma una registrazione on line, che da una parte consenta ai lobbisti di interloquire telematicamente e quindi in tempi brevissimi con i decisori regionali su ogni atto in discussione e di avere accesso ad atti preparatori e riservati, e che dall'altra permetta ai cittadini di avere piena cognizione di ogni passaggio, di ogni incontro, di ogni documento inviato, ricevuto, modificato, accolto o respinto, tramite il sito web istituzionale.A questo punto, il lobbista che viene sorpreso con un documento riservato in mano senza essere registrato o il politico che viene sorpreso ad incontrare un lobbista non registrato, ben potranno essere valutati dalla magistratura per "traffico di influenze illecite".All'elaborazione di questa proposta ha contribuito un Tavolo di lavoro presso la Giunta regionale del Lazio, che ho animato con la collaborazione dell'Assessore regionale allo sviluppo, Guido Fabiani: vi hanno partecipato portatori di interessi di diverso tipo, dalle aziende farmaceutiche o energetiche alle associazioni ambientaliste o dei consumatori e il dibattito sarà ulteriormente allargato. Presto anche la regione Lazio avrà la sua disciplina sulla trasparenza dell'attività di lobbying. Magari più misurata negli intenti, ma, mi auguro, più efficace negli effetti concreti.Fonte: Teresa Petrangolini, Huffington Posthttp://goo.gl/BXopaj

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Lo scandalo ha messo in risalto l’immobilismo del Parlamento sulla regolamentazione delle lobby e del conflitto d’interessiScoppia il caso Guidi e la mancata regolamentazione dell’attività di lobby torna alla ribalta del dibattito politico e con essa anche la riforma delle norme in materia di conflitto di interessi.Il testo base sulle lobby (S. 1522 e conn.) giace da mesi in commissione Affari Costituzionali al Senato dove è stato continuamente posticipato il termine per la presentazione degli emendamenti senza poi fare alcun passo avanti. Circa un mese fa era stata avanzata l’ipotesi di trasferirlo direttamente all’interno del disegno di legge annuale per il mercato e la concorrenza (S. 2085), per consentirne un’accelerazione dell’iter, ma l’ipotesi è tramontata pare definitivamente.Alla fine di febbraio, invece, la Camera ha approvato in prima lettura una proposta di legge volta a superare l’attuale e contestatissima legge in materia di conflitto di interessi, emanata sotto il governo Berlusconi (C.275 e abb.). Il provvedimento, inoltrato all’altro ramo del Parlamento, non è ancora ancora calendarizzato.Ci si interroga adesso, di fronte alle vicende che hanno portato alle dimissioni del ministro dello Sviluppo economico, cosa sarebbe successo se questi due provvedimenti fossero già diventati legge.Se fosse stato operativo il registro di chi svolge attività di lobbying, il compagno della ex ministro Federica Guidi avrebbe dovuto e potuto esservi regolarmente iscritto ed avrebbe dovuto dichiarare in maniera trasparente i suoi scopi professionali e i suoi clienti. In questo caso il conflitto d’interessi sarebbe stato immediatamente evidente e, di conseguenza, sarebbe stato molto difficile coprire i motivi che hanno portato l’emendamento sotto i riflettori dei media.Il riconoscimento ed una buona regolamentazione delle lobby e norme chiare ed inequivocabili in materia di conflitto di interessi, potrebbero per il futuro impedire che clientelismo e nepotismo si instaurino in un sottobosco di opacità in cui è lecito far passare leggi in virtù di un’amicizia e non di un interesse pubblico.Fonte: Polit'xhttp://goo.gl/922bUZ

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Buone nuove per la trasparenza e l'inclusività del processo decisionale in Italia, almeno nel ramo più importante del Parlamento, la Camera dei Deputati. E' di ieri la notizia di una nuova ipotesi di Regolamentazione dell'Attività di Lobbying all'interno del Regolamento della Camera alta, incoraggiata dalla presidente Laura Boldrini e a cura dell'on. Pino Pisicchio (Misto). La Giunta per il Regolamento, nella seduta del 10 marzo, ha discusso due modifiche all'attuale normativa interna a Montecitorio. Già nella seduta del 19 novembre scorso la Giunta "aveva proseguito il dibattito ed è emerso un prevalente orientamento favorevole ad affidare al relatore Pisicchio il compito di definire un testo volto a riaggregare in un unico documento il complesso delle norme vigenti che stabiliscono obblighi dei deputati (e, in particolare, obblighi di dichiarazione), a precisare i principi deontologici al cui rispetto sono tenuti i deputati, a individuare gli aspetti della materia che risultino sprovvisti di disciplina e a specificare ulteriori doveri comportamentali". Ma, cosa più importante per il settore, la stessa Giunta ha affidato allo stesso Pisicchio il compito di elaborare un normativa sul lobbying. Nel testo emerso (Ipotesi Regolamentazione Lobbying_Regolamento Camera dei Deputati) nuove importanti proposte che prevedono: L'istituzione di un "registro dell'attività di relazione istituzionale nei confronti dei deputati", pubblicato sul sito della Camera; La definizione di attività di relazione istituzionale come "ogni attività svolta da persone, associazioni, enti e società attraverso proposte, richieste, suggerimenti, studi, ricerche, analisi e qualsiasi altra iniziativa o comunicazione orale e scritta anche per via elettronica, intesa a perseguire interessi leciti propri o di terzi nei confronti dei membri della Camera" L'obbligo per gli iscritti al registro di "presentare alla Camera una relazione sull'attività di relazione istituzionale svolta nel semestre, che dia conto dei contatti effettivamente posti in essere, degli obiettivi conseguiti, dei mezzi impiegati e delle spese sostenute" due volte l'anno (entro il 30 giugno e il 31 dicembre), con l'indicazione dei soggetti istituzionali contattati. Il testo riferito alla proposta sul Codice di Condotta per i deputati (Ipotesi Codice Condotta Deputati_Regolamento Camera dei Deputati) conterrebbe invece nuove norme sulla trasparenza come la dichiarazione del proprio status patrimoniale (finalmente obbligatoria), le spese sostenute per la campagna elettorale, le donazioni ricevute direttamente o a mezzo di comitati costituiti a loro sostegno, comunque denominati, a titolo di liberalità per ogni importo superiore alla somma di 5.000 euro l'anno (già esistente) e, soprattutto, l'obbligo di astensione "dall'accettare doni o benefici analoghi, salvo quelli di valore inferiore a 250 euro, offerti conformemente alle consuetudini di cortesia, o quelli ricevuti conformemente alle medesime consuetudini qualora rappresentino la Camera in veste ufficiale". Viene inoltre disposto un Comitato consultivo sulla condotta dei deputati di 10 persone (4 dall'Ufficio di Presidenza e 6 Deputati) designati dal Presidente della Camera all'inizio di ogni legislatura. La sanzione applicata, ed è questa la vera svolta culturale, sarà di tipo politico. Come accade nelle maggiori democrazie occidentali.

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