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Ucraina, così non va: Venduti seggi del Parlamento a lobbisti
Scritto il 2015-08-28 da Redazione su Europa

I seggi del Parlamento ucraino (Verchovna Rada) alle ultime elezioni parlamentari sono stati acquistati da imprenditori e uomini d'affari al prezzo di 3-10 milioni di dollari, ha dichiarato in un'intervista con “Der Spiegel” l'imprenditore ucraino Tomáš Fiala.

Secondo Fiala, nelle ultime elezioni legislative dell'Ucraina il presidente Petr Poroshenko e il premier Arseniy Yatsenyuk hanno messo ai primi posti delle loro liste gli "eroi di guerra" e gli attivisti di Maidan più popolari e "presentabili". Tuttavia nelle liste elettorali è finito un gran numero di uomini d'affari.

Secondo Fiala, gli imprenditori hanno acquistato i seggi parlamentari "per fare lobby e difendere i propri interessi" nel Parlamento ucraino.

L'associazione degli imprenditori ritiene che i leader ucraini siano ricorsi alla compravendita dei seggi per potersi finanziare la loro campagna elettorale.

"Yatsenyuk non aveva proprie risorse finanziarie. Poroshenko preferisce non attingere dal suo patrimonio. Alla fine sono diventati ostaggi del vecchio sistema. Questi fatti sono ben noti in Ucraina e in conversazioni private lo ammettono entrambe le parti, sia i compratori dei seggi sia i leader dei partiti," — ha riferito al giornale Tomáš Fiala.

Inoltre Fiala ha sottolineato che uno dei principali problemi in Ucraina è la corruzione.

Al posto di combatterla, 19mila funzionari pubblici "si sono fatti travolgere."

Fonte: Sputnik News

Oggi la Commissione ha adottato nuove norme sulle modalità di selezione dei gruppi di esperti a carattere consultivo che forniscono competenze esterne per contribuire al processo di elaborazione delle politiche.Oggi la Commissione ha adottato nuove norme sulle modalità di selezione dei gruppi di esperti a carattere consultivo che forniscono competenze esterne per contribuire al processo di elaborazione delle politiche. La decisione stabilisce un insieme coeso di norme e principi volti ad accrescere la trasparenza, a evitare conflitti di interessi e a garantire una rappresentanza equilibrata degli interessi. Le nuove norme hanno carattere vincolante per tutti i servizi della Commissione.Frans Timmermans, primo Vicepresidente della Commissione, ha dichiarato: "Nell'elaborare norme e politiche abbiamo bisogno del contributo di competenze esterne che ci aiutino a trovare soluzioni adeguate. Com'è giusto, i cittadini si aspettano che ciò avvenga in modo trasparente ed equilibrato. Grazie alle misure che adottiamo oggi, la Commissione beneficerà di competenze di qualità elevata evitando nel contempo eventuali conflitti di interessi; inoltre, i cittadini potranno chiederci conto del nostro operato. La decisione di oggi fa seguito a una serie di proficue consultazioni con i membri del Parlamento europeo, con il Mediatore europeo e con i rappresentanti delle organizzazioni della società civile, partner fondamentali nell'impostare in modo trasparente il processo di elaborazione delle politiche dell'Unione europea. Si tratta di un ulteriore passo avanti per cambiare le modalità secondo le quali si opera a 'Bruxelles'."Le nuove norme impongono ai servizi della Commissione di selezionare tutti i membri dei gruppi di esperti tramite inviti pubblici a presentare candidature, eccezion fatta per i gruppi che rappresentano Stati membri, paesi terzi e organismi internazionali o dell'Unione. Tali inviti devono essere pubblicati nel registro dei gruppi di esperti e devono descrivere chiaramente i criteri di selezione, comprese le competenze richieste e i gruppi di interesse di cui trattasi. Verrà fatto il possibile per garantire una rappresentanza equilibrata, considerati i settori di competenza e di interesse, il genere, l'origine geografica e il mandato del gruppo di esperti in questione. La maggiore trasparenza del processo di selezione è un fattore importante per conseguire una composizione equilibrata.Le norme rivedute contribuiscono ad accrescere la trasparenzadell'operato dei gruppi imponendo espressamente ai servizi della Commissione di rendere disponibile la documentazione pertinente, tra cui gli ordini del giorno, verbali chiari e completi e i contributi degli esperti. In caso di adozione della posizione di un gruppo di esperti tramite votazione possono essere rese pubbliche anche le opinioni di minoranza formulate dagli esperti, se questi lo desiderano.Le norme rivedute migliorano significativamente la gestione dei conflitti di interessi degli individui nominati a titolo personale, il cui operato deve essere indipendente e dettato dall'interesse pubblico. I servizi della Commissione dovranno svolgere valutazioni specifiche in merito ai conflitti di interessi di tali esperti sulla base di una dichiarazione di interessi standardizzata da essi compilata. Tali dichiarazioni saranno pubblicate in seguito nel registro dei gruppi di esperti a fini di controllo pubblico.Un registro dei gruppi di esperti riveduto sarà pubblicato oggi su Internet nello spirito delle nuove norme di trasparenza, garantendo sinergie con il registro per la trasparenza. Coloro che fanno domanda per rappresentare organizzazioni o interessi specifici saranno selezionati per far parte di gruppi di esperti solo se iscritti nel registro per la trasparenza (entro la fine del 2016 questa condizione verrà applicata retroattivamente a tutti i gruppi di esperti esistenti). Sempre per garantire maggiore chiarezza e trasparenza, il registro dei gruppi di esperti sarà inoltre organizzato meglio, con una nuova classificazione dei membri dei gruppi: la nuova categorizzazione opererà una distinzione tra le organizzazioni (quali le imprese, le ONG e i sindacati) e gli organismi pubblici, che erano in precedenza registrati sotto la stessa voce. Saranno altresì create nuove sottocategorie per rafforzare il controllo pubblico dell'equilibrio degli interessi.ContestoAttualmente circa 800 gruppi di esperti consigliano la Commissione in tutti i settori di intervento. I membri di tali gruppi possono essere nominati a titolo personale o in rappresentanza di Stati membri, paesi terzi, organismi internazionali o dell'UE, imprese, sindacati, società civile, mondo accademico o di altri interessi.I gruppi di esperti sono utilizzati nell'elaborazione di nuove normative o di atti delegati o di esecuzione, nell'attuazione di norme esistenti o, più in generale, nello sviluppo di orientamenti strategici; avendo un ruolo squisitamente consultivo, essi non adottano decisioni, ma possono formulare pareri o raccomandazioni e presentare relazioni alla Commissione. Quest'ultima e i suoi funzionari mantengono piena indipendenza riguardo alle modalità con le quali tengono conto delle opinioni e dei pareri tecnici ottenuti da tali gruppi. Le decisioni della Commissione sono adottate sempre nell'interesse generale dell'Unione europea.La Commissione Juncker si è impegnata ad accrescere la trasparenza in tutti i propri settori di azione. Il ricorso ai gruppi di esperti è uno dei molti modi in cui la Commissione raccoglie pareri e competenze esterni a sostegno del proprio operato; tra gli altri strumenti preziosi che completano il dialogo istituzionale con il Parlamento europeo e il Consiglio vanno annoverati le consultazioni pubbliche, le consultazioni mirate dei portatori di interessi, le audizioni pubbliche, le conferenze e gli studi.Un quadro istituzionale orizzontale relativo ai gruppi di esperti fu introdotto nel 2005 ed è stato riveduto l'ultima volta nel 2010. La decisione di oggi rappresenta una risposta positiva a molte delle raccomandazioni formulate dal Mediatore europeo in esito a un'indagine di propria iniziativa, nonché ai suggerimenti dei membri del Parlamento europeo e dei rappresentanti delle organizzazioni della società civile.I link utili:Decisione della CommissioneRegistro dei gruppi di espertiRegistro per la trasparenzaConsultazione pubblica sulla revisione del registro per la trasparenza

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Il forte disaccordo tra il Mediatore Europeo Emily O’Reilly e l’industria del tabacco sull’interpretazione di un articolo del Protocollo FCTC dell’Organizzazione Mondiale Sanità conferma la necessità di rispondere ad un’importante domanda: qual è il confine tra trasparenza e partecipazione al processo decisionale? La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata l’iniziativa del  Mediatore Europeo Emily O’Reilly che ha ospitato a Bruxelles una conferenza dal titolo “Improving transparency in tobacco lobbying” escludendo i rappresentanti delle industrie del tabacco dal dibattito dei relatori invitati. Tale decisione non poteva che rappresentare un’ulteriore scintilla nella dura contrapposizione tra l’industria del tabacco e l’Istituzione riferita al Trattato FCTC (Framework Convention on Tobacco Control) dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e in particolare all’interpretazione dell’articolo 5.3 del protocollo da parte dell’Obmudsman, eccessivamente restrittiva, per il mondo del tabacco, e lesiva della libertà di espressione e del diritto alla partecipazione del processo decisionale pubblico. LE NORME DELL’OMSQuesto articolo, il 5.3 del trattato FCTC, adottato nel 2003 dalla Conferenza delle Parti, presenta una disposizione inserita con l’obiettivo di attenuare l’influenza delle grandi lobby del tabacco in merito a provvedimenti normativi sulla salute. L’articolo afferma che “nel formulare e applicare politiche sanitarie, i pubblici ufficiali devono proteggerle da interessi commerciali dell’industria del tabacco”. Nel 2008, l’OMS ha emanato delle linee guida interpretative, secondo le quali le misure del protocollo sono orientate a impedire che l’industria del tabacco interferisca sulla realizzazione, modifica o applicazione di politiche sanitarie, negli ordinamenti dei Paesi che hanno sottoscritto la convenzione. Da quel momento dunque molti decision-makers hanno cominciato a rifiutare incontri e confronti con i rappresentanti degli interesse del settore, fino all’ultimo evento, quello cioè in cui  il Mediatore Europeo Emily O’Reilly ha rifiutato le richieste dei rappresentanti delle società del tabacco di sedere al tavolo di una conferenza che riguardava la trasparenza del loro stesso settore di appartenenza. Ma l’Obmudsman è andato anche oltre la questione dell’interpretazione dell’articolo 5.3 scrivendo lo scorso ottobre una raccomandazione all'Esecutivo comunitario perché si adattasse alle regole del Trattato dell’OMS pubblicando i verbali di tutti gli incontri con i lobbisti del tabacco, così come già fa la Direzione generale per la Sanità. La Commissione però ha rigettato tale raccomandazione considerando la propria politica già in linea con la Convenzione dell'Organizzazione Mondiale della Sanità e la cosa non è rimasta senza commenti. Durante la conferenza citata in apertura, alla quale ha partecipato anche il commissario Ue alla Salute Vytenis Andriukaitis, il Mediatore ha infatti affermato che "incontri fra i servizi legali dell'esecutivo e le loro controparti dell'industria del tabacco non sono sempre considerati nel contesto delle lobby, mentre potrebbero esserlo" e ha concluso: “Ma su questo la Commissione non è d'accordo, è abbastanza raro che una raccomandazione venga rigettata. Sono stata sorpresa anche dal punto di vista 'tattico' dal comportamento della Commissione, credevo che per lei sarebbe stata una vittoria facile", visti i suoi impegni per una maggiore trasparenza. E se la Commissione non dà seguito, O'Reilly ha cominciato a considerare l'ipotesi di scrivere una relazione direttamente al Parlamento europeo, "ma è opzione rara perché vorrebbe dire che nient'altro ha funzionato". Si tratterebbe infatti di un “attacco” diretto alla Commissione da parte di un organismo dell’Unione Europea chiamato a dirimere le controversie, nonostante il più importante organo di indirizzo politico, la Commissione appunto, non ritenga necessario escludere dalla discussione politica i rappresentanti del settore del tabacco.LA REAZIONE DELL’INDUSTRIA DEL TABACCOE’ evidente che l’altro protagonista della vicenda, l’industria del tabacco, abbia reagito a questa ennesimo episodio: “Non ha senso che i rappresentanti del settore siano stati esclusi dal tavolo della discussione in merito al settore stesso, e questo non ha nulla a che fare con il protocollo FCTC”, ha affermato un lobbista del tabacco, rimasto anonimo,  “si tratta di un evento sulla trasparenza, e cosa può essere più trasparente di un dibattito pubblico?”. Un’interpretazione più light, secondo le multinazionali del tabacco, avrebbe infatti consentito la partecipazione alla conferenza dell’Obmudsman, perché di fatto non aveva il precipuo scopo di discutere una politica pubblica sanitaria, attenendosi quindi alla regola posta dal Protocollo FCTC. Ma al momento il Mediatore Europeo ha adottato l’interpretazione più restrittiva, e i lobbisti delle Big Tobacco sono stati del tutto esclusi rendendo per loro questo provvedimento “eccessivamente lesivo della libertà di espressione e del diritto alla concorrenza”. A questo proposito Valerio Forconi, da poco nominato Responsabile delle Relazioni Istituzionali e degli Affari Legali Regione Sud Est Europa di Imperial Tobacco, una delle quattro maggiori multinazionali a livello mondiale, ha confermato che la sua compagnia applica principi, norme e politiche europei sulla trasparenza, anche se resta necessario migliorare la trasparenza del lobbying nell’Unione Europea “a livello orizzontale, allo stesso modo per tutte le industrie e i settori. Per assicurare il miglioramento effettivo e funzionale nella trasparenza del lobbying nell’UE, ogni discussione in merito al suo futuro deve coinvolgere la partecipazione di tutti gli stakeholder e garantire parità di trattamento nei loro confronti”, come afferma l’articolo 11 del Trattato sull’Unione Europea. Forconi, che nel suo ruolo in Imperial Tobacco si occupa di interfacciarsi con decisori a livello nazionale, comunitario e internazionale, in linea con la posizione di tutti i suoi colleghi sottolinea come “l’articolo 5.3 del protocollo FCTC non impedisce ai decision-makers di incontrare o interagire con i rappresentanti dell’industria del tabacco. Piuttosto, ha lo scopo di proteggere il processo legislativo da influenze illecite, un principio che dovrebbe però applicarsi senza distinzione sull’interesse rappresentato”. Tornando all’interpretazione dell’Articolo 5.3, “le linee guida OMS non sono tassative e non possono giustificare l’esclusione di rappresentanti dell’industria del tabacco dal processo decisionale europeo. Imperial Tobacco crede – conclude Forconi – che l’interpretazione errata dell’Articolo 5.3 per promuovere l’esclusione di un settore specifico riduce il potenziale della piena partecipazione degli stakeholder al processo di formazione della decisione. Per raggiungere il massimo livello di trasparenza e proteggere l’integrità delle istituzioni è necessario un dialogo inclusivo e approfondito”. IL RISCHIO BOOMERANGIn questo quadro, sarà interessante comprendere cosa accadrà il prossimo Novembre al COP 7 di Nuova Dehli, il vertice delle parti che hanno sottoscritto l’accordo FCTC. Nel corso della precedente riunione dell’ottobre 2014 a Mosca, peraltro, rappresentanti di industria e stampa furono esclusi dalle riunioni dalla plenaria sin dal primo giorno: un segnale di chiusura alla partecipazione dell’industria del tabacco molto chiaro rispetto da parte dell’OMS, oltre che del basso livello di trasparenza. L’orientamento del Mediatore Europeo e la differenza di vedute con altre istituzioni (su tutte, la Commissione) oltre che con i rappresentanti dell’intero settore economico in questione pongono inoltre serie domande sulla regolamentazione del lobbying a livello europeo. Quanto è legittimo che a rappresentanti di un intero settore economico (il tabacco è un’industria controversa ma legale, e vuole essere trattata come tale) venga negata la possibilità di partecipare a un evento istituzionale che coinvolge i suoi interessi, alla luce di una semplice interpretazione restrittiva? Il rischio vero è che un tale provvedimento leda, oltre al principio della trasparenza, anche i principi fondamentali di libertà di espressione e di democrazia partecipativa.

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Proseguono gli sforzi verso una normativa europea più chiara e decisa sulle lobbyNon solo in Italia: anche in Europa il lobbying è ammantato da un velo di incertezza normativa e di sfiducia da parte di istituzioni e cittadini. Anche per questo, nelle ultime settimane l’azione delle organizzazioni e associazioni che si occupano della trasparenza del processo decisionale si è fatta più forte e omogenea, anche su impulso delle principali Istituzioni europee. L’iniziativa più importante è partita diverse settimane fa dalla Commissione Europea, che ha avviato una Consultazione pubblica sulla proposta di un registro per la trasparenza obbligatorio. È inoltre in corso anche una petizione su change.org, sempre più strumento di espressione della democrazia “dal basso”, portata avanti dalla sezione europea di Transparency International per “puntare i riflettori” sulle lobby di Bruxelles.La consultazione della CommissioneLa Commissione europea intende raccogliere le opinioni di tutte le parti interessate sull'operato dell'attuale registro per la trasparenza delle organizzazioni e dei liberi professionisti impegnati nell'elaborazione e nell'attuazione delle politiche dell'Unione e sulla sua futura evoluzione verso un sistema obbligatorio esteso al Parlamento europeo, al Consiglio dell'UE e alla Commissione europea. La consultazione pubblica ha un duplice obiettivo: 1) raccogliere opinioni sul funzionamento dell'attuale registro per la trasparenza e 2) ricevere contributi utili per la concezione del futuro sistema di registrazione obbligatoria annunciato negli orientamenti politici del presidente Juncker. Lo scopo è valutare e capire che cosa ha funzionato bene finora e che cosa può essere migliorato e come, in modo da garantire che si possano sfruttare pienamente le potenzialità del registro come valido strumento per disciplinare le relazioni tra le istituzioni dell'UE e i rappresentanti di interessi. I risultati della consultazione pubblica serviranno da base per la preparazione della proposta di un registro obbligatorio da parte della Commissione.La consultazione sarà aperta a tutti fino al prossimo 1 giugno, e potrà essere compilata al seguente link. Sarà molto interessante valutare anche i contributi pervenuti, che saranno pubblicati sul sito web nelle lingue in cui sono stati compilati, entro 15 giorni lavorativi a partire dal termine della consultazione. Una relazione di sintesi sarà pubblicata entro tre mesi dal termine della consultazione. In particolare, un punto fondamentale sarà rappresentato dalle impressioni sull’attuale sistema di registrazione, da più parti definito lacunoso se non fallimentare.La petizione di Transparency InternationalLa petizione di Transparency International Europe parte da una visione molto negativa della mancanza di trasparenza del lobbying europeo, come minaccia per la democrazia e della fiducia dei governi nella politica. Transparency negli ultimi anni ha condotto, come molte altre ONG sulla trasparenza, indagini sulle attività “nascoste” di alcuni particolari gruppi di pressione. A dire il vero, il punto di partenza di Transparency è molto scettico nei confronti delle “lobby” in generale (farmaceutiche, bancarie, commerciali), ma il principale motivo degli scandali sulla corruzione degli ultimi mesi è considerato la mancanza di trasparenza.La petizione online è disponibile a questo link: https://www.change.org/p/commissione-europea-puntare-i-riflettori-sul-lobbismo-nell-ue . Queste le richieste alla Commissione Juncker:Fare in modo che tutti i lobbisti siano obbligati a iscriversi al registro europeo, di modo che gli esponenti delle istituzioni UE non potranno più incontrare lobbisti non registrati, e non potranno più invitarli a udienze o gruppi di esperti.Assicurare che le norme valgano per tutte le istituzioni europee, compreso il Consiglio, che finora non ha nemmeno aderito al registro volontario. E’ importante che i leader politici e i loro consiglieri pubblichino online tutti i loro incontri con lobbisti.Rendere più affidabili le informazioni fornite sul registro. A tal fine è neccessario un robusto sistema di controllo, che includa sanzioni per lobbisti che non rispettano le regole.Le due consultazioni permetteranno di creare una comunità di interesse attorno a un tema molte volte dibattuto in modalità e con accezioni parziali e spesso negative. Sarebbe auspicabile una partecipazione degli “addetti ai lavori”, proprio i lobbisti che, con le loro competenze tecniche e l’esperienza delle tante barriere ideologiche che li circondano, hanno l’opportunità di esprimere un pensiero originale, efficace e, si spera, incisivo anche nei confronti dei legislatori nazionali.

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