Il Gruppo di Stati contro la Corruzione (GRECO), composto da membri del Consiglio d’Europa, ha chiesto all’Ungheria di rafforzare la legislazione anti-corruzione, in particolare regolamentando i rapporti tra lobbisti e decisori e limitando le immunità dei pubblici ufficiali. Sono richieste anche misure giudiziarie nei confronti dei soggetti governativi protagonisti negli ultimi anni di caso di corruzione.
Il report pubblicato dal GRECO il 22 luglio scorso richiede alle autorità ungheresi misure su tre macro aree: un codice etico per i parlamentari, misure legate alla corruzione per i decisori pubblici e una nuova modalità di azione per giudici e pm nei confronti delle immunità degli eletti. E il Segretario Generale del Consiglio d’Europa, Thorbjorn Jagland, ha dichiarato la lotta alla corruzione “essenziale per tutti gli Stati membri del Consiglio”.
La richiesta di una maggiore trasparenza nel processo legislativo ungherese coincide con le critiche da parte dei sostenitori anti-corruzione locali, che hanno evidenziato alcuni esempi recenti sospetti, come ad esempio la distribuzione di contratti a lungo termine per l'utilizzo di terreni agricoli di proprietà dello Stato e l'assegnazione di licenze esclusive di vendita di tabacchi, secondo l'Associated Press.
Negli ultimi tempi l'Ungheria è stata scossa da un pesante caso di corruzione. La Presidente dell’Autorità fiscale magiara (NAV) Ildikó Vida, alla quale stato proibito di entrare negli Stati Uniti a causa di accuse di corruzione, si è dimessa nel maggio scorso. Era una dei sei ungheresi a cui è stato proibito di entrare negli Stati Uniti a causa di presunti collegamenti alla corruzione. Sotto la pressione del primo ministro Viktor Orban, la Vida è stata coinvolta in un giudizio da un inviato degli Stati Uniti, M. André Goodfriend, ma la causa per diffamazione che chiede il risarcimento di 5 milioni di fiorini è stata abbandonata a causa della sua immunità diplomatica. Il governo ungherese non ha condotto un’investigazione su Vida o il resto delle accuse di corruzione, dicendo che non aveva ricevuto alcuna evidenza da Washington circa i presunti misfatti.
Per quanto riguarda il ramo legislativo, il gruppo chiede una maggiore trasparenza. Il coinvolgimento di terze parti non è percepito come sufficientemente trasparente dal momento che non esiste una regolamentazione sul lobbying a livello parlamentare.
La relazione sottolinea la necessità di elaborare codici di etica o condotta per i membri del parlamento per integrare i regolamenti esistenti, in particolare nelle situazioni in cui i parlamentari si trovano ad affrontare interessi contrastanti.
Entro la fine del mese di settembre 2016 le autorità ungheresi dovranno riferire sulle misure adottate per attuare 18 raccomandazioni contenute nella relazione. Il GRECO poi dovrà valutare l'attuazione delle raccomandazioni in un "rapporto di conformità", nella prima metà del 2017.
Tra le raccomandazioni del GRECO, quelle riferite ai parlamentari riguardano:
- l’apertura del processo decisionale ai soggetti interessati e la trasparenza delle informazioni riguardanti l’iter legislativo, in particolare dei rapporti con i lobbisti o le associazioni o chiunque altro influenzasse il processo decisionale;
- l’attuazione di un codice di condotta per parlamentari e staff, con norme sui regali, le donazioni, le revolving doors di fine mandato;
- norme previste per l’eventuale emersione di conflitti di interesse, per evitare che ci siano giuste procedure per la verifica e la sanzione di comportamenti illeciti;
- la trasparenza dei redditi e degli interessi di ogni parlamentare, e la pubblicità dei loro dati;
- il monitoraggio e l’effettiva attuazione delle normative anti-corruzione.
L’opacità del sistema ungherese è da sempre segnalata come un problema endemico. Nel rapporto di Transparency International su 19 ordinamenti europei “Lifting the Lid on Lobbying”, l’Ungheria era stata segnalata come Paese a bassa competitività interna tra diversi interessi. Il Governo, infatti, tendeva a sviluppare rapporti stretti con poche, potenti associazioni di imprese creando un danno alla competitività dell’intero sistema e, conseguentemente, dando largo impulso alla corruzione e alla lottizzazione delle cariche pubbliche e delle grandi poltrone private.
Secondo Jozsef Peter Martin, managing director di Transparency International Hungary, la legge sulle lobby non solo aiuterebbe a limitare la corruzione nei pubblici uffici, ma soprattutto sarebbe la condizione necessaria per migliorare la competitività dell’intera economia danubiana.




































