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Le regole sul lobbying non sono ancora dove dovrebbero essere
Scritto il 2014-12-03 da Valentina D'Amendola su Europa

(Rolf Alter) L’attività di lobbying è parte integrante del processo decisionale politico pubblico, a livello sia europeo che nazionale.

Nonostante persista il rischio che tale attività globale multi-miliardaria sia troppo favorevole ai ricchi e alle élite – il che si risolverebbe in un condizionamento ingiustificato e di concorrenza sleale ai danni della giustizia con decisioni pubbliche imparziali – il lobbying può fornire informazioni importanti a chi deve prendere le decisioni e facilitare l’accesso agli sviluppi e all’implementazione di politiche agli stakeholder.

Tra il pubblico c’è la percezione che degli incentivi sbagliati stiano portando a decisioni politiche che danneggiano l’interesse pubblico. Per assicurare l’integrità della politica, i paesi hanno bisogno di mettersi in azione per cambiare rotta e riguadagnare la fiducia dei cittadini.

Da quando i paesi OCSE hanno adottato un serie di Principi per la Trasparenza e l’Integrità del Lobbying – protocollo internazionale mirato a limitare il rischio di corruzione e di condizionamento ingiustificato connesso all’attività di lobbying – Dal 2010, si sta discutendo su tale attività in diverse arene politiche a proposito del suo ruolo nella crisi economica, nelle elezioni e nella diminuzione di fiducia nei governi.

Di recente i paesi hanno optato per una regolamentazione come risposta sia agli scandali sia alla richiesta di trasparenza ed integrità da parte dei cittadini.

I paesi dell’OCSE hanno regolato tale attività più negli ultimi 5 anni che nei 60 precedenti.

Tuttavia, nonostante possano sembrare un passo avanti, molto spesso le norme emanate in materia di lobbying servono ad arginare gli scandali invece di essere frutto di una visione globale del futuro.

La conseguenza è che la regolamentazione è solitamente lacunosa e non incontra pienamente le aspettative dei legislatori e dei lobbisti a proposito di divulgazione di informazione, trasparenza, e gestione del sistema.

L’ultima mossa della Commissione Europea, è rappresentata da un report dell’OCSE sui progressi fatti dai paesi membri nell’implementazione dei Principi di Trasparenza e Integrità del Lobbying.

Mentre per alcuni paesi si sono registrati diversi progressi, la relazione evidenzia che è necessario fare ancora molto al fine per salvaguardare l’integrità e la qualità dei processi decisionali dei governi degli stati membri. Due questioni sono di particolare importanza: le così dette “ porte scorrevoli”, tra il settore pubblico e quello privato, e l’influenza degli interessi privati attraverso gruppi consultivi.

Le “porte scorrevoli” – il passaggio del personale dal settore pubblico a quello privato – continua a rivelarsi un pericolo per le decisioni pubbliche a causa di possibili conflitti di interessi e abuso di informazioni. Mentre molti membri dell’OCSE hanno introdotto forme di restrizione agli impiegati pubblici che hanno terminato il servizio, essi hanno posto poca attenzione alla questione dell’impiego prima del pubblico. Soltanto un terzo dei paesi dell’OCSE hanno implementato delle restrizioni all’assunzione di lobbisti per riempire posti consultivi o regolamentari all’interno del governo.

È emersa una preoccupazione per l’influenza degli interessi privati attraverso gruppi consultivi.

Un gruppo consultivo è un organo che include membri del settore privato e/o rappresentanti della società civile per fornire consigli, conoscenze o raccomandazioni ai decisori politici.

Sebbene i membri dei gruppi consultivi sono in contatto diretto con i decisori e hanno quindi la possibilità di fare lobbying dall’interno, tali gruppi non sono generalmente obbligati ad avere un equa rappresentanza di interessi nella loro formazione. Per questo motivo vi è il rischio che questi gruppi siano “catturati” da interessi privati.

C’è necessità urgente di continuare il processo che è stato guidato dall’OCSE a indirizzare la credibilità degli organi formalmente coinvolti nelle decisioni pubbliche e rafforzare le condizioni istituzionali che formano il processo decisionale.

Rispondere a tale bisogno richiede un continuo impulso normativo da parte dei paesi per garantire decisioni imparziali, ed un terreno di gioco equo per tutti gli stakeholders che cercano di influenzare il processo decisionale.

http://euobserver.com/opinion/126736


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