L’ex operativo di Bush e lobbista del tabacco Ed Gillespie ha confermato che sfiderà il Senatore della Virginia Mark Warner. Tale fatto si verifica nel giorno successivo alla notizia uscita lunedì, in base alla quale David Jolly, un altro lobbista, ha vinto le primarie del Partito Repubblicano in una speciale elezione congressuale in Florida. E non dimentichiamoci della vittoria di Terry McAuliffe, il lobbista democratico e neo-governatore della Virginia.
Tre esempi rendono il fatto una moda. E se, invece, tutto ciò fosse il prodromo al futuro della politica americana? Alla fine il Congresso sarà dominato da individui truffaldini [1] con sorrisi smaglianti, le cui uniche abilità consistono nell’adulare ricchi e potenti, e nello spostare osceni quantitativi di denaro?
Risposta secca: si, e sarebbe meglio farci l’abitudine.
Il Congresso non è mai stato la sede del trionfo dell’idealismo. Al contrario, per la gran parte della storia americana è stato disfunzionale, folle, razzista, alla mercè di interessi particolari, inondato di denaro e spesso sorprendentemente corrotto. Ma, con il rischio di rendere romantico il passato, è stato un luogo che, sostanzialmente, funzionava, se per funzionamento intendiamo “l’approvazione di una legislazione sufficiente a mantenere lo stato in una condizione traballante, solitamente dopo aver esaurito ogni altra possibilità, migliorando le cose, per la gente, di tanto in tanto”. Era eccitante, per lo meno agli occhi della gente annoiata, un luogo in cui personalità attive ed ambiziose si recavano in cerca di una carriera politica e di realizzazione.
Ma le cose sono cambiate. Sempre di più il Congresso ha smesso di funzionare, convertendosi in un luogo in cui evitare di far saltare in aria il sistema finanziario mondiale per qualsivoglia ragione corrisponde ad un successo, e dove far approvare un budget nel modo in cui qualunque stato responsabile farebbe in maniera abituale si configura come un risultato superiore. E tutti, dall’esterno, ti odiano per questo. Il Congresso raramente è stato apprezzato, ma sta continuando a stabilire nuovi record di impopolarità – a novembre l’indice di sostegno nei suoi confronti scese al valore record (in negativo) del 9%. Il che suggerisce una domanda: chi sono coloro che fanno parte di questo 9%?
Inoltre, le eccezionali somme necessarie per una campagna moderna, impulsate da Citizens United, e le conseguenze inattese del McCain-Feingold campaign finance reform law, ha cambiato la vita di tutti i giorni dei nostri rappresentanti, trasformandoli in inesauribili mendicanti di denaro. Dopo le elezioni, Ryan Grim e Sabrina Siddiqui [2] hanno scritto in merito all’esperienza del primo nell’attesa dei neo-eletti al Congresso:
Il programma della giornata fissato dalla leadership democratica contemplava una giornata di 9-10 ore durante la permanenza a Washingto. 9-10 ore delle quali 4 sono da passare in “call time”, mentre un’altra ora è da dedicarsi ad attività strategiche, che includono raccolta fondi e attività a mezzo stampa. Un’ora è destinata al relax, ed un intervallo di tempo compreso tra le tre e le quattro ore è il periodo riservato allo svolgimento dell’effettivo lavoro da parlamentare – audizioni, votazioni ed incontri con gli elettori. Se gli elettori sono anche donatori tanto meglio. Al Congresso è considerato poco performante – al limite dell’indulgenza verso se stessi – per un nuovo membro del congresso presenziare alle audizioni quando il proprio tempo potrebbe essere impiegato nella raccolta di fondi…
“La mia esperienza a riguardo? Mi dovrete torturare”, ha dichiarato John Larson, membro di rilievo della Camera dei Rappresentanti per lo stato del Connecticut, appartenente al partito democratico.
Terry McAuliffe potrà anche non essere strettamente ispirato da sani principi. Ma se c’è una cosa che può fare meglio di chiunque altro, fatta eccezione per una manciata di persone, quella è la raccolta fondi – grazie alla sua assoluta sfacciataggine. A prova di ciò, la volta in cui, per sua stessa ammissione, ha lasciato la moglie ed il figlio appena nato in macchina mentre lui era a raccogliere fondi per i democratici:
"Arrivammo alla cena e Dorothy era in lacrime, quindi la lasciai con Justin e andai dentro. Il piccolo Peter dormiva beatamente e Dorothy si limitò a stare li seduta, mentre il povero Justin non disse neanche una parola. Era mortificato. Stetti dentro forse quindici minuti, dissi qualche bella parola a proposito di Marty e corsi di nuovo alla macchina. Mi dispiacque molto per Dorothy, ma si trattava di un milione di dollari per il partito democratico e, non appena arrivammo a casa, e i ragazzi ebbero il loro nuovo fratellino tra le braccia, Dorothy tornò a sorridere e tornammo ad essere una grande famiglia felice. Nessuno ha mai detto che la vita con me sarebbe stata facile”.
Se questa tendenza dei lobbisti di convertirsi in politici dovesse continuare, quale sarebbe l’entità effettiva del suo impatto sul Campidoglio? Dopo tutto, i partiti stanno ottenendo risultati via via migliori nel far rispettare la disciplina ideologica.
Privi di qualunque principio ad eccezione del loro avanzamento di carriera, i lobbisti si limiteranno a fungere come indicatori precisi e puntuali dell’influenza dei gruppi d’interesse e dei gruppi di pressione. Perciò, nella misura in cui il paese sia contornato da un’effettiva competizione ideologica, i lobbisti-politici saranno delegati ragionevoli.
Ad ogni modo, questa è l’interpretazione più ottimista possibile. Realisticamente, invece, un numero crescente di lobbisti-politici significherebbe anche un maggior numero di contribuenti depredati per gonfiare di denaro le tasche dei plutocrati. Questi impavidi, nuovi politici non riusciranno, da soli, a distruggere la Repubblica, ma un Congresso dominato da questi “aspirapolvere”, verosimilmente, rappresenterebbe un inferno per il popolo americano.
Non ci resta che aspettare finché un radioso Presidente McAuliffe non firmerà il Chinese Lead-Based Toy Deregulation Act of 2024.
































