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Vi interessa il tema #Lobby? Siete su Twitter? 10 profili (anzi qualcuno in più) da seguire
Scritto il 2013-05-23 da lobbyingitalia su Italia

(Gianluca Sgueo) Siete su Twitter, ci scommetto. E magari vi interessa anche il tema del lobbying. Beh se è così allora ci sono 10 profili che non potete non seguire (rigorosamente in ordine sparso):

@Ferpi2puntozero – è la federazione relazioni pubbliche italiana. Comprende tanti tipi di professionalità diverse, tra cui molti lobbisti. Inoltre gli eventi che organizza sul territorio sono sempre ottime occasioni di networking. Molto interessante anche il profilo del vice presidente dell’associazione @dottorg

@AnninaFerretti – la short bio recita “non dite a mia madre che faccio la lobbista, mi crede pianista in un bordello”. Milanese, con un piede nell’accademia (in @uniiulm) diffonde sempre contenuti interessanti

@opengateitalia – tra le società più note del settore. Grazie anche al vulcanico senior partner @fsopengate

@gcomin – oggi in Enel, in passato a Telecom e Montedison, è tra i lobbisti più noti in Italia.

@GalassiaReti – la creatura di @claudiovelardi e @buzzico. Non fa solo lobbying, da qualche anno fa anche molta formazione e networking, grazie anche all’inesauribile @sragugini

@santoprimavera – tra i primi a scrivere di lobby in Italia.

@ilchiostroweb – loro si definiscono “la lobby delle lobby”. Sono un’associazione di lobbisti che si batte per la trasparenza delle lobby.

@SporcoLobbista – nato come profilo di marketing per un libro dal titolo omonimo, gestito da un lobbista, era più attivo qualche mese fa. Diciamo che questa è una segnalazione di incoraggiamento per tornare a essere più attivo con i cinguettii.

@plpetrillo – insegna lobby all’università e ci lavora, dalla parte “istituzionale”. Un binomio perfetto.

@openpolis – in pratica oggi fa quello che un tempo facevano, a mano, i lobbisti junior. Il miglior servizio di monitoraggio dell’attività istituzionale che esiste. Le ricerche che pubblica sono tutte estremamente interessanti (al punto che L’Espresso gli dedica un box tutte le settimane). Imperdibile

Fonte: Formiche

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Perché i parlamentari si nascondono dietro un nome indefinito che evoca mostri lontani e imprendibili per scaricare le proprie responsabilitàdi Pier Luigi PetrilloEcco, ci risiamo: è colpa delle lobby. Sul Foglio la senatrice Linda Lanzillotta (Pd) ha ammesso perlomeno che le cosiddette lobby avranno sì frenato il disegno di legge Concorrenza, bloccato da un anno in Parlamento, ma anche la flemma della politica ha avuto un ruolo. Effettivamente, non mi risulta che le lobby abbiano occupato il Parlamento, si siano sostituite ai deputati di maggioranza e abbiano votato emendamenti a loro favorevoli. Mi risulta, invece, che siano stati i deputati di maggioranza a presentare emendamenti a favore di certe lobby e a votarli a maggioranza (appunto).Il disegno di legge sulla Concorrenza non è il frutto di una elucubrazione accademica ma la conseguenza naturale, in un sistema democratico, della precisa scelta politica della maggioranza che sostiene il governo; una scelta indirizzata a sostenere taluni ordini, corporazioni (anche micro), settori produttivi del paese in situazione di sostanziale monopolio. Badate bene, si tratta di scelte legittime che qui non si contestano. Ciò che si contesta è che, come al solito, ci si nasconde dietro un dito e quel dito ha un nome indefinito che evoca mostri lontani e imprendibili: le lobby, appunto! E’ colpa delle lobby se non si fanno le liberalizzazioni; colpa delle lobby se il paese ristagna in paludi ottocentesche; sono le lobby a impedire riforme strutturali. Il grande merito del governo Renzi è stato quello di dimostrare che non è così; all’opposto Renzi ha dimostrato che se c’è la volontà politica è possibile superare ogni lobby e fare davvero ciò che si è promesso di fare. Il presidente del Consiglio ha ottenuto ciò che voleva in materia di lavoro, banche, assicurazioni, perfino di riforme costituzionali ed elettorali: ha vinto su lobby temibili e inarrivabili fino a qualche tempo fa, come i sindacati (o i professori di diritto costituzionale, categoria alla quale appartengo). La maggioranza in Parlamento ha dimostrato di poter approvare in poche settimane leggi molto contrastate da talune di queste lobby. Il dato, quindi, è uno solo: in questo caso e in materia di concorrenza e di liberalizzazione, la maggioranza ha deciso da che parte stare, ha espressamente deciso di assecondare talune lobby (quelle dell’immobilismo: dai soliti tassisti agli albergatori confederati) contro altre (quelle dei consumatori, per esempio). Per non ammettere questo dato di fatto, così evidente da sembrare davvero stucchevole ogni polemica sull’articolo di Giavazzi del Corriere di qualche giorno fa, ci si nasconde dietro al consueto paravento: le lobby, queste sconosciute, brutte, sporche e cattive. E per mantenere in vita il paravento, dietro cui la politica si nasconde, non viene approvata alcuna regolamentazione del lobbying: proprio in occasione del ddl Concorrenza, alcuni senatori hanno provato a proporre qualche norma ma sono stati prontamente stoppati. Non possono essere approvate, infatti, norme che rendano trasparente l’azione dei lobbisti perché altrimenti cadrebbero gli altarini e si scoprirebbe ciò che tutti sanno: ovvero che laddove la politica è fragile e mancano indicazioni chiare, i parlamentari si sentono liberi di assecondare le lobby a loro più vicine (magari perché ne finanziano la campagna elettorale) perché sanno che, nell’oscurità che circonda il mondo delle lobby, non sarà mai colpa loro, non dovranno mai rendere conto delle loro scelte a nessun elettore (gli inglesi direbbero accountability). L’assenza di una legge sulle lobby impedisce all’elettore di comprendere cosa c’è davvero dietro l’emendamento presentato dal singolo deputato, quale interesse e chi l’ha redatto; impedisce di sapere chi paga e per cosa. Ma Renzi potrebbe battere un colpo e chiedere conto di taluni voti in Senato che hanno affossato il ddl concorrenza col parere favorevole del rappresentante del Governo, per stupire tutti con uno dei suoi colpi di genio: presentare un maxi emendamento che sostituisce per intero questo feticcio di legge e, in un colpo solo, liberalizzare settori bloccati da secoli e sciogliere così corporazioni così vetuste da essere superate dai fatti (oltre che dal mercato). In ogni caso, in un sistema democratico come il nostro, non sarà mai colpa delle lobby ma della politica (debole, fragile, succube) che le asseconda. di Pier Luigi Petrillo, Professore di Teoria e tecniche del lobbying, Luiss

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Saranno ormai quarant'anni che si parla di regolamentare le lobby. Allora, era la metà degli anni 70, bisognava spiegare cosa significasse quella parola; nel frattempo "lobby" ha fatto a tempo a dilatarsi e insieme a rattrappirsi, comunque moltiplicando i suoi valori d'uso oltre ogni ragionevole significato. In questi casi, anche se il termine suona un po' ricercato, si dice che la lobby, anzi le lobby sono divenute polisemiche. I politici e i giornalisti, categorie per loro natura e vocazione abbastanza orecchianti, adorano le polisemie, specie quando gli lasciano le mani libere - un po' meno la testa, ma è un altro discorso. Può esistere dunque una lobby rosa, nel senso di un gruppo che favorisce gli interessi e il potere delle donne nelle istituzioni e nell'economia: "Emily", il "branco rosa" e così via. Ma anche esiste una agguerrita lobby delle armi, cioè gente che cerca di piazzare mine, cannoni e micidiali sistemi di puntamento in giro per il mondo, soprattutto ai paesi africani, cosa non proprio simpatica. Le aziende dispongono di professionisti ad hoc che battono anche il Parlamento. In una raccolta di vignette su Montecitorio, già alla metà degli anni 80 il disegnatore Vincino raffigurò "il lobbista dell'Aeritalia" che svolazzava per il Transatlantico con delle eliche che gli uscivano dal retro della giacca, come un drone ante litteram. Insomma tante cose diverse. Nell'economia la faccenda è più pacifica che in politica o nella cronaca giudiziaria. Si tratta di tutelare degli interessi, come spiegano benissimo i protagonisti dell'inchiesta di Carmine Saviano. Le Camere sono la palestra, il giacimento, l'arena, la serra, la taverna e il giardino zoologico dei lobbisti. Qualche mese fa i cinquestelle hanno beccato un ex funzionario di Montecitorio che scriveva, al volo e brevi manu, un emendamento per modificare un provvedimento in commissione, e l'hanno fatto cacciare. Hanno poi esposto il suo volto in aula con dei cartelli. Quello, poveretto, ha cercato di sminuire il suo ruolo, pure definendosi "un giuggiolone". Ma ai tempi in cui Marcello Pera presiedeva il Senato, 2005, nel depliant della sua fondazione "Magna Carta" era esplicitamente contemplata l'attività di lobbying; e l'ex presidente della Camera Irene Pivetti, adesso, cosa fa? Semplice, fa lobbying.  Dal che si intuiscono gli effetti non tanto forse della mancata regolamentazione, ma della implicita e magari anche connaturata confusione che reca in sé l'ambiguo tragitto della parola "lobby", nella sua variante "all'italiana". Così alla caduta del governo Berlusconi l'ex ministro Mastella, l'ineffabile, evocò la "lobby ebraica"; ma qualche mese prima, quando alla presidenza della Rai era arrivata Letizia Moratti, venne lanciato un allarme contro la "lobby di San Patrignano", che sarebbe una nota comunità di recupero per tossicodipendenti, ma si disse così per intendere che direttori di rete o dei tg si diventava solo previo assenso della Moratti, appunto, che dell'iniziativa di Vincenzo Muccioli (poi con il figlio e la moglie hanno ferocemente litigato) era e seguita a restare la grande patrona e finanziatrice.  Altre lobby entrate più o meno di straforo nella cronaca: la "lobby di Lotta continua" (ai tempi dei processi Sofri); la "lobby gay" (in Vaticano); la "lobby dei tesorieri di partito" (che continua a bussare a quattrini aggirando leggi e referendum). Si tratta di esempi per lo più negativi. Ma per anni il progetto educativo del cardinal Ruini è stato presentato anche dai suoi fautori come strutturalmente connesso a un'opera di lobbying a favore dei principi irrinunciabili. Bizzarro perciò è il destino dei grimaldelli semantici, sempre sul punto di trasformarsi in piè di porco. Questo, per dire, è un Lele Mora d'annata, già proteso a togliersi dagli impicci: "Io - diceva - non piazzo le starlette nei letti, faccio solo incontrare gente, lobbying, altro che festini!". Era la fine del 2006, poi è finita con qualche anno di galera. Nel frattempo le lobby crescono e si moltiplicano a loro indeterminato piacimento. E ciascuno le consideri un po' come meglio ritiene: se e quando verranno regolamentare, sarà probabilmente troppo tardi. Fonte: Filippo Ceccarelli - Repubblica.it

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Che relazione c'è tra i detentori del potere economico e la politica? Quanto i cosiddetti gruppi di pressione riescono ad influenzare le Istituzioni a scapito degli interessi dei cittadini? A queste domani si cercherà di dare risposta giovedì 25 settembre 2014 nel corso di un incontro-confronto intitolato "Le Lobby, sentinelle del potere, sostituiscono il parlamento?". L'appuntamento, organizzato dal deputato portavoce del Movimento 5 Stelle, Carlo Sibilia, si terrà a partire dalle ore 17, presso la Nuova Aula del Palazzo dei Gruppi parlamentari in Via di Campo Marzio 74 a Roma. Durante l'evento, cui prenderanno parte Matthieu Lietaert (regista e comunicatore), Olivier Hoedeman (ricercatore presso il Corporate Europe Observatory di Bruxelles) e Gianluca Sgueo (giornalista e docente universitario), sarà proiettato il film "The Brussels Business... Who Runs the European Union?" e verranno illustrate le linee guida del M5S per arginare il potere lobbistico in Italia e in Europa. "Esiste un sistema che si sta consolidando nel mondo - dichiara Sibilia - ed è quello di fare pressione per influenzare la scrittura delle leggi o peggio ancora per condizionare bandi di gara destinati a distribuire soldi pubblici. E' un fenomeno che riguarda anche i finanziamenti europei. Questo sistema viene portato avanti abilmente dalle lobby e dai lobbisti. Organizzazioni e professionisti che agiscono per l'affermazione di un interesse. La domanda è: l'interesse di chi? Chi c'è dietro e foraggia queste organizzazioni? Come influenzano la formazione delle leggi? A danno di chi? A vantaggio di chi? A volte si parla pure di sottobraccisti. Personaggi ambigui che spesso abbiamo incontrato anche noi in parlamento mentre si aggiravano per le Commissioni. Molti Paesi hanno adottato tutta una serie di norme per regolamentare e gestire questo fenomeno. L'Italia no. Perché? Abbiamo più pudore? Non vogliamo? O, peggio ancora, non possiamo disciplinare il lobbying? Il 25 settembre proveremo ad informare e discutere di questo fenomeno. Tirando fuori anche le proposte del Movimento 5 Stelle". Per partecipare occorre iscriversi compilando il seguente form: http://goo.gl/Jp288z Fonte: BeppeGrillo.it

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