NEWS
Lezioni d'Europa: Perissich svela i giochi dei lobbisti
Scritto il 2013-02-19 da lobbyingitalia su Europa

Al via l'edizione 2013 delle 'Lezioni d'Europa', iniziativa promossa da presidenza del Consiglio dei Ministri e Parlamento e Commissione europei. 'La rappresentanza delle imprese in Europa', questo il titolo della lezione tenuta dal vicepresidente del Consiglio Italia-Usa Riccardo Perissich, centrata sulla figura, a tratti opaca per gran parte dell'opinione pubblica, del lobbista che opera in Italia e in Europa.

Una figura che, ammette Perissich, viene spesso confusa con quella del faccendiere o del corruttore. In realtà, il ruolo del lobbista è quello di rappresentare gli interessi di un comparto industriale, di un'associazione di imprese o del terzo settore, con l'obiettivo di influenzare i decisori istituzionali. E convincere questi ultimi a rendere un tema prioritario nell'agenda delle istituzioni stesse.

Una figura che si rivela spesso decisiva per chi opera nelle amministrazioni, poiché permette di comprendere meglio problematiche e opportunità connesse a una certa tematica. Peccato che, spiega Perissich, ''il lavoro dei lobbisti e l'atteggiamento collettivo nei confronti di questo lavoro cambi da paese a paese, e sia ancora diverso a Bruxelles''.

Dove ad avere maggior contatto con i rappresentanti degli interessi delle imprese – e non solo – sono soprattutto Commissione e Parlamento europeo. Da un lato, la Commissione, che dialoga con i lobbisti ''perché le facilitino i compiti'', e privilegia soprattutto ''il dialogo con le associazioni di livello europeo''. Dunque, preferisce avere a che fare non con la Confindustria italiana, o con l'omologia francese, ma con i rappresentanti europei degli industriali. Discorso che, ovviamente, vale per tutte le categorie. Peccato che, nota Perissich, ''tale sistema funziona solo parzialmente: è perfetto se si ha a che fare con settori tradizionalmente oligopolistici, come le industrie farmaceutiche o automobilistiche, perché si assiste a un'effettiva semplificazione degli scambi. Ma non funziona quando si ha a che fare con settori frammentati, come quello delle imprese agroalimentari: in questo caso, infatti, parlare con un lobbista equivale quasi a discutere con un burocrate''.

Nel caso del Parlamento europeo, i lobbisti si stanno avvicinando solo di recente a questa istituzione, che non a caso sta assumendo un peso sempre maggiore. E in questo caso, sottolinea Perissich, ''i primi a avvicinare gli europarlamentari sono stati i rappresentanti del terzo settore, soprattutto le associazioni ambientaliste''.

Di certo, esiste una differenza fra l'Ue e l'Italia per quanto riguarda il fare lobby. Lo fa notare il giornalista e moderatore dell'evento Gianluca Sgueo: ''in Italia le regole del lobbismo ci sono, ma sono poche e sparpagliate nel corpus normativo''. Mentre a Bruxelles la regolamentazione ha ripreso il modello statunitense, in cui le lobby hanno un ruolo molto importante, e si è sviluppata nel segno della trasparenza e dei registri. C'è da dire, comunque, che un primo passo in tal senso è stato fatto anche dal ministero delle Politiche agricole, che di recente ha istituito un registro dei lobbisti ispirato ai modelli Usa e Ue.

Le regole dunque ci sono, e ''stanno diventando sempre più stringenti''. Sopratutto per evitare episodi di corruzione: ''anche a livello europeo si sta inasprendo la regolamentazione circa ciò che i politici possono accettare dai lobbisti e sui rapporti che gli è consentito intrattenere con questi ultimi''. Ma, conclude Perissich, ''la buona regolamentazione non solo non c'è, ma è impossibile: siamo infatti di fronte a un sistema estremamente fluido, in cui molto dipende dall'etica collettiva del paese o del luogo in cui si opera''.

Fonte: EurActiv

L'esecutivo proprio oggi adotta nuove norme sui criteriCome riporta Il Sole 24 Ore Radiocor, l'Ombudswoman europea Emily O'Reilly ha aperto un'inchiesta "strategica" sul modo in cui la Commissione europea gestisce la valutazione dei conflitti di interesse dei suoi 40 "consiglieri speciali". "L'inchiesta riguardera' il sistema dei consiglieri speciali non i singoli individui: molti di loro hanno accesso diretto ai commissari sono part-time, altri non sono pagati e alcuni sono in pensione, molti lavorano nel settore privato", ha indicato l'Ombudswoman. Guarda caso proprio oggi, la Commissione Ue ha adottato nuove norme sulle modalita' di selezione dei gruppi di esperti a carattere consultivo che forniscono competenze esterne per contribuire al processo di elaborazione delle politiche comunitari.LEGGI: Lobbying nell'Unione Europea, nuove regole per i "gruppi di esperti" L'Ombudswoman ha avvisato dell'apertura dell'inchiesta il presidente Juncker con una lettera. O'Reilly propone anche alla Commissione di creare una piattaforma centrale per la trasparenza per le istituzioni Ue, gli organismi, i dipartimenti e le agenzie. Secondo lei il registro di trasparenza per i lobbysti dovrebbe essere esteso anche al Consiglio. L'obiettivo e' avere una continua informazione aggiornata sulle organizzazioni che cercano "di influenza i policy-makers: il registro dovrebbe rivelare non solo quanti soldi si spendono per l'attivita' di lobbying ma anche i dettagli sugli esperti, sulle organizzazioni, su 'chi incontra chi'"Nel rapporto 2015 sulla trasparenza nell'amministrazione comunitaria, l'Ombudswoman aveva indicato che le preoccupazioni riguardavano il 22,4% dei casi trattati dal suo ufficioO'Reilly ha ricevuto diverse denunce sui consiglieri speciali della Commissione. Juncker ha 4 consiglieri, piu' di qualsiasi altro membro dell'esecutivo comunitario. L'Ombudswoman ha indicato di aver rilevato una cattiva gestione dell'assunzione Edmund Stoiber, importante uomo politico conservatore tedesco, della Cdu, per anni presidente del Land della Baviera, ora in pensione, che ha lavorato presso la Commissione come consigliere fino al 2014. La Commissione pubblico' un comunicato stampa annunciando l'assunzione di Stoiber tre mesi prima che fosse stata formalmente effettuata. Stoiber in ogni caso non veniva pagato, pero' nello stesso periodo faceva parte del board del gruppo assicurativo Nurnberger Versicherungsgruppe.LEGGI: Lobby e tabacco, è scontro in Europa La stretta della O'Reilly parte da lontano. Nelle scorse settimane è stata infatti protagonista di uno scontro con l'industria del tabacco, esclusa da una conferenza sulla trasparenza delle lobby di settore per via di un'interpretazione restrittiva di una norma internazionale dell'Organizzazione Mondiale della Sanità. Anche in precedenza, la stessa istituzione aveva rivolto a Parlamento e Commissioni diversi inviti per un cambiamento in senso restrittivo nella normativa sulla trasparenza dei gruppi di pressione. 

Mondo - Lobbyingitalia

Proseguono gli sforzi verso una normativa europea più chiara e decisa sulle lobbyNon solo in Italia: anche in Europa il lobbying è ammantato da un velo di incertezza normativa e di sfiducia da parte di istituzioni e cittadini. Anche per questo, nelle ultime settimane l’azione delle organizzazioni e associazioni che si occupano della trasparenza del processo decisionale si è fatta più forte e omogenea, anche su impulso delle principali Istituzioni europee. L’iniziativa più importante è partita diverse settimane fa dalla Commissione Europea, che ha avviato una Consultazione pubblica sulla proposta di un registro per la trasparenza obbligatorio. È inoltre in corso anche una petizione su change.org, sempre più strumento di espressione della democrazia “dal basso”, portata avanti dalla sezione europea di Transparency International per “puntare i riflettori” sulle lobby di Bruxelles.La consultazione della CommissioneLa Commissione europea intende raccogliere le opinioni di tutte le parti interessate sull'operato dell'attuale registro per la trasparenza delle organizzazioni e dei liberi professionisti impegnati nell'elaborazione e nell'attuazione delle politiche dell'Unione e sulla sua futura evoluzione verso un sistema obbligatorio esteso al Parlamento europeo, al Consiglio dell'UE e alla Commissione europea. La consultazione pubblica ha un duplice obiettivo: 1) raccogliere opinioni sul funzionamento dell'attuale registro per la trasparenza e 2) ricevere contributi utili per la concezione del futuro sistema di registrazione obbligatoria annunciato negli orientamenti politici del presidente Juncker. Lo scopo è valutare e capire che cosa ha funzionato bene finora e che cosa può essere migliorato e come, in modo da garantire che si possano sfruttare pienamente le potenzialità del registro come valido strumento per disciplinare le relazioni tra le istituzioni dell'UE e i rappresentanti di interessi. I risultati della consultazione pubblica serviranno da base per la preparazione della proposta di un registro obbligatorio da parte della Commissione.La consultazione sarà aperta a tutti fino al prossimo 1 giugno, e potrà essere compilata al seguente link. Sarà molto interessante valutare anche i contributi pervenuti, che saranno pubblicati sul sito web nelle lingue in cui sono stati compilati, entro 15 giorni lavorativi a partire dal termine della consultazione. Una relazione di sintesi sarà pubblicata entro tre mesi dal termine della consultazione. In particolare, un punto fondamentale sarà rappresentato dalle impressioni sull’attuale sistema di registrazione, da più parti definito lacunoso se non fallimentare.La petizione di Transparency InternationalLa petizione di Transparency International Europe parte da una visione molto negativa della mancanza di trasparenza del lobbying europeo, come minaccia per la democrazia e della fiducia dei governi nella politica. Transparency negli ultimi anni ha condotto, come molte altre ONG sulla trasparenza, indagini sulle attività “nascoste” di alcuni particolari gruppi di pressione. A dire il vero, il punto di partenza di Transparency è molto scettico nei confronti delle “lobby” in generale (farmaceutiche, bancarie, commerciali), ma il principale motivo degli scandali sulla corruzione degli ultimi mesi è considerato la mancanza di trasparenza.La petizione online è disponibile a questo link: https://www.change.org/p/commissione-europea-puntare-i-riflettori-sul-lobbismo-nell-ue . Queste le richieste alla Commissione Juncker:Fare in modo che tutti i lobbisti siano obbligati a iscriversi al registro europeo, di modo che gli esponenti delle istituzioni UE non potranno più incontrare lobbisti non registrati, e non potranno più invitarli a udienze o gruppi di esperti.Assicurare che le norme valgano per tutte le istituzioni europee, compreso il Consiglio, che finora non ha nemmeno aderito al registro volontario. E’ importante che i leader politici e i loro consiglieri pubblichino online tutti i loro incontri con lobbisti.Rendere più affidabili le informazioni fornite sul registro. A tal fine è neccessario un robusto sistema di controllo, che includa sanzioni per lobbisti che non rispettano le regole.Le due consultazioni permetteranno di creare una comunità di interesse attorno a un tema molte volte dibattuto in modalità e con accezioni parziali e spesso negative. Sarebbe auspicabile una partecipazione degli “addetti ai lavori”, proprio i lobbisti che, con le loro competenze tecniche e l’esperienza delle tante barriere ideologiche che li circondano, hanno l’opportunità di esprimere un pensiero originale, efficace e, si spera, incisivo anche nei confronti dei legislatori nazionali.

Mondo - Lobbyingitalia

+50 new entries a settimana, influenzerebbero 75% norme comunitarieSi chiama 'Registro per la Trasparenza'. Istituito dalla Commissione europea, ad oggi 5 aprile questo prezioso data base conta 9.555 lobbies dei paesi membri, Italia inclusa, regolarmente registrate presso le istituzioni di Bruxelles. Una cifra per nulla irrilevante se consideriamo che dalle direttive comunitarie oggi dipende circa l'80% delle leggi nazionali.Un potere quello delle lobbies in senso stretto o in senso lato tornato alla ribalta della cronaca con l'inchiesta sul petrolio che ha portato alle dimissioni del ministro per lo Sviluppo economico Federica Guidi. Tralasciando il caso specifico italiano è interessante notare la crescita di lobbies e simili presso le istituzioni di Bruxelles, con una media di 50 nuove iscrizioni a settimana nel registro Ue. Solo nella giornata di oggi si segnalano 7 new entries.Una folta galassia di organizzazioni o gruppi di pressione la cui attività è volta a "influenzare direttamente o indirettamente la formulazione e l'implementazione delle politiche e del processo decisionale delle istituzioni Ue", si legge sul sito, in nome della "trasparenza" e della "partecipazione dei cittadini". Troviamo uffici di consulenza, gruppi di categoria, di settore, dell'industria persino studi legali, liberi professionisti, associazioni professionali, charity, ong, organizzazioni religiose e accademiche e tutte quelle autorità pubbliche che hanno un ufficio a Bruxelles con la dichiarata missione di fare valere gli interessi di chi rappresentano.Nel dettaglio dei 9.555 gruppi registrati, 4.812 sono lobbisti interni, associazioni di categoria, commerciali e professionali; 2.446 sono organizzazioni non governative; 1.129 sono società di consulenza specializzate, studi legali, consulenti indipendenti; 673 centri di studio, istituti accademici e di ricerca; 454 sono rappresentanze di amministrazioni regioni, locali e comunali, enti pubblici o misti e 41 sono organizzazioni che rappresentano chiese e comunità religiose.Dall'industria (energia e tabacco tra le più attive) agli interessi nazionali questo potere 'ombra' secondo alcune stime fornite dal Guardian inciderebbero sul 75% della legislazione comunitaria. Un influenza molto forte che dovrebbe prevedere adeguati contrappesi nelle associazioni dei consumatori. Peccato che a Bruxelles ci sia solo un'unica organizzazione in nome degli interessi dei consumatori europei, il Beuc, Bureau of european consumer organisations: 35 impiegati al 2014 e metà del budget soggetto a difficili negoziati con l'Ue.Fonte: AdnKronoshttp://goo.gl/CqQiGX

Mondo - Lobbyingitalia

LOBBYINGITALIA
NEWS