Nel suo interessante e molto attento libro “La Republique du Copinage”, Vincent Nouzille mostra come la tradizione nazionale si stia rinnovando con il ritorno in forze delle reti religiose e la salita al potere di nuovi attori: i membri della prestigiosa Scuola di Commercio di Parigi (HEC), le donne, i “militanti della diversità”, il popolo gay.
Nouzille conclude il suo viaggio con una questione che lo preoccupa: il clientelismo ha cambiato scala, andando a servizio degli interessi personali (già di per sé condannabile) per diventare fonte di profitto con la recente comparsa di veri e propri “professionisti dell’arte dell’influenza” che navigano tra le funzioni di governo elettive, consigli privati e lobbying.
Secondo Nouzille, anche se questa sovrapposizione di potere e denaro non è un monopolio della destra, il cosiddetto “Sarkozyisme” è stato un acceleratore decisivo: “Il denaro irriga pericolosamente il sistema. I gruppi di pressione più forti hanno un vantaggio rilevante rispetto a quelli che dispongono di scarsi mezzi. Intorno al potere politico, le fortune si accumulano, gli accessi al potere diventano merce di scambio”.
IL PAESE DELLE RETI E DEGLI AMICI
Dall’Eliseo alle TV, dalle anticamere ministeriali ai consigli di amministrazione, l’influenza si misura in base al circolo di persone che si riesce a frequentare. Vari soggetti possono aiutare chi ne ha bisogno: un ex allievo di una grande scuola, un confratello di una qualche loggia, un amico influente nei media, un comunicatore ben introdotto, ...
I più ricchi sanno servirsi meglio degli altri di “connivenze” che possono permettere loro di preservare i propri privilegi, anche a rischio di alimentare un certo sospetto sul quel sistema oligarchico che in tal modo sembrano consolidare. Si tratta di un microcosmo che si protegge, mescolando una solidarietà già esistente tra chi ne fa parte e calcoli e interessi personali.
Con l’elezione di Nicolas Sarkozy nel 2007, questi giochi di potere hanno cambiato scala. La crisi di fiducia si è propagata. L’autismo delle élites si è aggravato. I clans hanno approfittato di favori accordati loro dall’alto. Numerose decisioni pubbliche non si prendono più presso i ministeri ma nei silenziosi corridoi dell’Eliseo, dove ciascuno tenta di farsi ascoltare da consiglieri ben inseriti o da amici della Première Dame.
In un suo importante discorso pubblico, fatto il 14 gennaio 2007, poco prima di essere eletto, Nicolas Sarkozy ha dichiarato che “la democrazia irreprensibile non è una democrazia in cui incontri e appuntamenti si stabiliscono in funzione di connivenze e amicizie, ma in funzione delle competenze. E’ quella in cui lo stato è imparziale. Se lo stato vuole essere rispettato, deve essere rispettabile. Sarò intransigente…”. Ma nel corso dei mesi, al contrario, proprio durante la sua presidenza, si è sviluppata la “Repubblica del clientelismo”.
I predecessori di Nicolas Sarkozy, François Mitterand e Jacques Chirac, avevano, anche loro, “sistemato” numerose persone a loro vicine in “accoglienti armadi d’oro”. Ma, a partire dal 2007, il paracadutismo, come lo chiamano in Francia, è diventato uno sport di alto livello, quasi una disciplina olimpica! Sono comparse nuove reti che si sono ritagliate progressivamente il loro spazio accanto a quelle già esistenti; gli ex studenti della Scuola di Commercio HEC, per esempio, hanno discretamente preso un posto di primo piano nel mondo degli affari e dei media, senza che nessuno se ne accorgesse. A loro non importa molto il governo, il potere politico, l’essenziale è che il business funzioni. Ma sorridendo, ricordano che tra gli ex, ci sono professionisti della politica come Jean-Louis Borloo, Françoise Hollande, Valérie Pécresse, …
Anche i Think Tanks, laboratori di idee che irrigano il dibattito pubblico, sono emerse dietro le quinte dei governi e dei diversi partiti, ispirando sempre di più e più frequentemente progetti di legge e programmi di vario genere. Infine le reti di lobbisti professionisti, gli spin doctors: anche loro sanno giocare su tutti i tavoli pur di preservare i loro interessi (o dei loro clienti). Consigliano e supportano ministri, leader di maggioranza, leader di opposizione, tutti tirano la corda dalla loro parte per poter stare nei posti migliori. Chiunque sarà il (la) nuovo (a) presidente, loro ci saranno!
ELETTI, AVVOCATI E LOBBISTI “MONETIZZANO” LA LORO AGENDA DI INDIRIZZI
“Quanto vale un incontro con un Ministro?”
“Tra i 20.000 e i 100.000 euro…”. Questa la risposta di un lobbista parigino.
Nel mondo del “commercio delle influenze” le abilità relazionali sono una vera e propria attività, la rubrica telefonica uno strumento prezioso. Tutto si acquista e tutto si vende. Compreso l’accesso ai ministeri. Fa parte delle “prestazioni” che possono essere richieste dai clienti, che si tratti di gruppi di interesse che vogliono essere ascoltati, di corporazioni che vogliono far passare i propri messaggi, di imprese desiderose di difendere i mercati in cui operano. Alcune società di comunicazione e lobbying non lesinano su grandi mezzi per soddisfare la domanda: un incontro di un loro cliente con un ministro può rivelarsi molto efficace per fa andare avanti una causa, sbloccare una sovvenzione, suggerire un emendamento ad un progetto di legge che va contro alcuni interessi.
Le tariffe? “Non ce ne sono, dipende dal tempo che si impiega e dalla complessità dei dossier”, prosegue l’anonimo lobbista parigino di prima. “In ogni caso, un incontro con un segretario di Stato potrà costare al cliente tra i 20.000 e i 50.000 euro. Con un ministro importante tra gli 80.000 e i 100.000. In alcuni casi, eccezionali, si arriva anche a 200.000 euro”.
Gli importi riportati sopra danno le vertigini, ma sono stati confermati da molti altri professionisti. “Se messi a confronto con i prezzi praticati abitualmente da alcuni consulenti o da avvocati di alto livello, queste tariffe non mi sorprendono”, commenta Capucine Fandre, presidente della società di consulenza e lobbying “Séance Publique”. Sospetto di corruzione? Nessuno dei soggetti intervistati ha evocato questa ipotesi.
Il business dell’influenza, dunque, vale milioni anche in Francia. Ed è anche molto stuzzicante. Sono in tanti a concorrere in questo mercato in piena espansione ed ancora mal regolato. Vari responsabili delle relazioni istituzionali di grandi aziende o di grandi unioni professionali vivono e lavorano gomito a gomito con lobbisti nominati che rivendicano il loro stesso ruolo, con anziani politici o membri di alcuni uffici ministeriali divenuti consulenti, con consiglieri chiamati per la comunicazione che sviluppano attività di lobbying, con avvocati che vogliono valorizzare le loro competenze giuridiche e il loro carnet di contatti.
I confini tra mondo dei lobbisti e politica non sono netti. I passaggi dall’una all’altra sfera sono molto frequenti, a differenza di quanto invece accade in Italia, dove in genere la politica rimane un lavoro a vita essendo (troppo) ben remunerato. Si possono fare numerosi esempi, sia tra i consiglieri e amici dei leader di destra, sia di sinistra. Nessuno lobbista però ammette di mescolare le proprie attività professionali con la propria vita e le proprie conoscenze personali. Ciò che ribadiscono è invece: “Siamo fieri di essere utili con le nostre professionalità e la nostra pluriennale collaborazione con i decisori del mondo politico, del mondo dei media e dell’economia. Di mettere al servizio la nostra scienza dell’argomentazione, fondata su un’ottima conoscenza degli interlocutori”.
Un ottimo esempio di lobbista con qualche conflitto di interessi è quello di François Sarkozy, fratello del presidente della Repubblica francese Nicolas Sarkozy. Nel 2010 la sua agenzia di “consulenza” nel settore sanitario AEC Partners (tra i clienti clienti Gsk, Bms, Sanofi-Aventis, Saint Jude Medical) è stata acquistata dal Publicis Group, venendo rinominata Publicis Healthcare Consulting, con il Sarkozy giovane diventato consigliere del COO di Publicis Jean-Yves Naouri.
François Guéant, figlio dell’attuale Ministro degli Interni, per esempio, ha a lungo occupato la funzione di capo di gabinetto di Pierre Simon, presidente della Camera di Commercio e dell’industria di Parigi. Era dunque il lobbista di questa importante istituzione che persegue gli interessi delle imprese ma, al contempo, portava (e porta) avanti un’importante carriera politica: consigliere dei ministri Brice Hortefeux e Alain Marleix dal 2005 al 2009, ex segretario nazionale del partito politico UMP (Union pour un Mouvement Populaire), cofondatore e presidente onorario dei giovani dell’UMP, dal 2007 sostituisce il deputato della regione del Morbihan Loїc Bouvard, al quale spera di succedere con le elezioni del 2012. Un esempio dunque di come questo “figlio di” poteva e può presentarsi all’Assemblée Nationale come politico eletto e come lobbista.
Un miscuglio che in un paese anglosassone creerebbe non pochi problemi al politico eletto, mentre in Francia sembra che il mondo del lobbying prenda un po’ dalla tradizione USA - ad esempio istituendo nel 2009 un Registro dei lobbisti presso l'Assemblée Nationale con tanto di Codice di Condotta - un po’ da quella europea, dove di trasparenza del lobbying si parla molto ma le regole sono assai poco incisive. Solo che sembra che di entrambe abbia sinora preso solo il peggio.
Giorgia Rossi - LI.Info
































