Non abbastanza studi legali o think-tanks si sono iscritti al Registro del lobbying della Commissione europea, ha dichiarato martedì 8 settembre il Commissario per l’amministrazione e la lotta antifrode Siim Kallas.
L'esecutivo Ue - scrive EurActive - sta riesaminando i risultati del suo sistema di registrazione su base volontaria per il lobbying varato dal Commissario Kallas nel giugno 2008 come parte della sua iniziativa per la trasparenza. "La copertura è insufficiente per alcune categorie. Alcuni dei maggiori think-tanks e studi legali stanno effettivamente boicottando il registro", ha detto Kallas in un’audizione al Parlamento europeo. "Per quanto riguarda i think-tanks, rimango convinto che la loro inclusione nel target era giustificata [...] Ho messo in chiaro che il registro è per i 'rappresentanti di interessi', e che l'adesione [...] non etichetta i think-tanks come lobbisti".
Giustificando la sua decisione, il commissario ha spiegato che i programmi di eventi di molti think-tanks sono "direttamente collegati alle fonti di finanziamento delle imprese". "Alcuni addirittura pubblicizzano sui loro siti web che agli sponsor sono garantiti un accesso privilegiato ai principali decision-maker, tra cui i Commissari ed i funzionari CE di tutti i ranghi".
Allo stesso tempo Kallas ha affermato che, trascurando di registrarsi, "gli studi legali conservano vantaggi competitivi sleali nei confronti delle società di public affairs per attirare i clienti che desiderano che la loro attività di lobbying rimanga segreta".
Un rappresentante degli studi legali ha risposto spiegando che "non stiamo facendo questo per una specie di capriccio, in concorrenza con le società di public affairs ". "Siamo tenuti al segreto professionale in base al diritto costituzionale e penale degli Stati membri, che spesso vieta tale divulgazione", ha detto.
Respingendo del tutto questa tesi, Kallas ha insistito che era possibile per gli studi legali separare il lobbying dalle loro altre attività. "Io vedo gli studi legali competere con le società di consulenza PA sulla base del fatto che non sono vincolati dagli obblighi di trasparenza [...] Non sono impegnato in una caccia alle streghe, ma se gli studi legali entrano nella scena del lobbying, devono registrarsi come gli altri. "
La “confusione” dell’ informativa finanziaria
L'esecutivo Ue rivedrà anche i requisiti del sistema di informativa finanziaria per affrontare le "ambiguità" del sistema attuale, ha annunciato il commissario.
Alla domanda sulle altre modifiche che ci si possono aspettare, Kallas ha dichiarato che l'attenzione sarà centrata su come affrontare aree di "confusione" come l’informativa finanziaria, su cui l'attuale sistema che dà alle società di consulenza la scelta tra fasce assolute e in percentuale le aveva portate a " un’ involontaria disparità di trattamento, che richiede alle società più piccole di rivelare più di quelle più grandi".
Allo stato attuale, i dichiaranti sono tenuti a comunicare il valore del lavoro svolto per conto di ciascuno dei loro clienti, in bande di 50.000 € o come percentuale del fatturato totale.
"Abbiamo bisogno di rendere la comunicazione finanziaria più precisa e affidabile. Conservare entrambi i parametri crea confusione, quindi abbiamo bisogno di qualche messa a punto, ma resta da vedere in quale direzione andiamo. Ci stiamo consultando su una soluzione migliore, ma è troppo presto per parlare di numeri ", ha detto Kallas.
Egli ha ammesso tuttavia che l'opzione percentuale aveva creato "una certa ambiguità", mentre le parentesi per le somme in assoluto potrebbero essere rese "più illustrative".
L'ex primo ministro estone ha inoltre riconosciuto la "confusione" sul se le dichiarazioni finanziarie dovrebbero includere solo il lobbying “diretto” - che ha descritto come contatto "faccia a faccia” con un rappresentante di un'istituzione dell'Unione europea" - o anche “lobbying indiretto” cioè condotto tramite "think-tank, associazioni di categoria, piattaforme, forum e campagne". "Abbiamo bisogno di chiarire questo punto," ha detto.
Kallas non esclude in futuro uno spostamento verso un sistema obbligatorio, ma si è detto "abbastanza soddisfatto e pronto a sviluppare ulteriormente il registro attuale".
Il commissario è inoltre consapevole che ci sono poche possibilità che il Consiglio accettati di aderire al regime se dovesse diventare obbligatorio. Infatti, Jonas Högström, un funzionario della Rappresentanza permanente svedese presso l'UE, ha ammesso che "un registro obbligatorio sarebbe giuridicamente e costituzionalmente molto problematico per la maggior parte degli Stati membri".
La presidenza svedese dell'UE ha invitato la Commissione europea a presentare al Consiglio il 25 settembre le conclusioni del primo anno del suo registro volontario del lobbying.
Valentina Tonti - LI.Info



































