Le nuove norme sul lobbying emanate dal Presidente Obama sembrano andare al di là dei cambiamenti imlpementati dai precedenti presidenti, e potrebbero inaugurare un'era di trasparenza nel governo federale, secondo gli esperti di etica e i sostenitori dell’open- government.
In due ordinanze esecutive e tre direttive presidenziali, Obama ha stabilito rigorosi limiti al lobbying che ostacoleranno chiunque voglia cercare lavoro come lobbista mentre egli è presidente, e vieterà doni da parte dei lobbisti a chiunque nell’amministrazione. Egli ha inoltre ordinato alle agenzie che i documenti siano rilasciati al pubblico a meno che non vi siano motivi validi per non farlo, e ha allentato le restrizioni sul rilascio di documenti relativi agli ex presidenti e vice presidenti.
I sostenitori dell’ open-government hanno descritto queste mosse come un forte allontanamento dalle politiche dell’ex presidente George W. Bush e dell'ex vice Presidente Richard B. Cheney, che hanno cercato di proteggere dal pubblico le informazioni sul funzionamento interno della Casa Bianca e hanno imposto restrizioni ai documenti pubblici.
Fred Wertheimer, presidente di Democracy 21, ha detto che le restrizioni al lobbismo "costituiscono un importante passo avanti nella creazione di un nuovo tono e atteggiamento di Washington, che sfida il lobbista e in particolare la cultura dell’interesse."
Steve Aftergood, direttore del Progetto sul segreto di stato della Federation of American Scientists, ha detto che è "sorprendente" che Obama ha emanato tali direttive nel suo primo giorno. Ma, ha aggiunto, "questo deve essere l'inizio di un processo che traduce questa policy in pratica, e ciò ha dimostrato di essere una sfida." Le limitazioni al lobbismo sembrano anche essere notevolmente più ampie rispetto di quelle imposte da altri presidenti, hanno detto gli esperti.
Due giorni dopo la sua inaugurazione nel 1993, Bill Clinton impedì ad alti incaricati dal lasciare l’incarico e poi, in qualsiasi momento dei cinque anni successivi, fare lobbying sugli ex colleghi nell’ agenzia in cui aveva lavorato. Egli ha revocato l'ordinanza un mese prima di lasciare l'ufficio, poichè gli assistenti lamentavano la difficoltà di trovare lavoro.
L’ordinanza di Obama si applica più in generale a "ogni persona in ogni agenzia esecutiva", impedendo loro di lasciare l’incarico e poi fare azione di lobbying su qualsiasi altro ufficiale del ramo esecutivo o alto funzionario incaricato per il resto del suo mandato. La regola impedisce anche ai nuovi funzionari dal fare policy in merito a qualsiasi questione che riguardi i loro ex datori di lavoro o clienti per un periodo di due anni, o dal lavorare in un'agenzia che ha fatto lobbying negli ultimi due anni. "Non dovremmo mai dimenticare che siamo qui come dipendenti pubblici ", ha detto Obama.
Le osservazioni di Obama hanno suscitato critiche da parte del Comitato Nazionale Repubblicano, il quale ha osservato che Obama ha nominato William J. Lynn III, un ex lobbista Raytheon, come vice-segretario della difesa. Le relazioni sul lobbying depositate da Raytheon al Senato affermano che Lynn ha fatto parte di un gruppo che esercitò azione di lobbying sul Congresso e il Pentagono nel 2007 e nel 2008. I funzionari della Casa Bianca non hanno risposto alle richieste di commento.
In un’altra ordinanza, Obama ha autorizzato una maggiore apertura dei documenti presidenziali, in seguito alla decisione del Congresso di un periodo di attesa di cinque anni dopo che qualsiasi presidente lascia l'incarico. L'ordinanza consente un riesame da parte della procura generale e del Counsel of claims della Casa Bianca nel caso in cui le informazioni debbano essere trattenute secondo la dottrina dell’ "executive privilege ". Inoltre lascia la decisione finale nelle mani del presidente in carica - e non dell'ex presidente, come previsto in un’ordinanza di Bush del 2001.
Anne Weismann, consulente dell’organizzazione no-profit Citizens for Ethics and Responsibility di Washington, ha detto che l’ordinanza segnala "un ritorno allo Stato di diritto" e al rispetto dei termini che il Congresso originariamente indicò nel Presidential Records Act.
Valentina Tonti






































