Anche le attività di lobbying, come tutta la comunicazione, si spostano nell’area dei social network, dei social media.
Se i decisori politici sono in crisi, eppure le istituzioni e il loro lavoro sono sempre on line e soprattutto internet è il mezzo attraverso il quale il cittadino motivato si informa, si muove, guarda in faccia il suo candidato. I siti e i blog di politici si moltiplicano e (più lentamente) migliorano.
Del resto anche i media mainstream (tradizionali prevalenti) sono sempre più anche social media e un passaggio sulla versione on line conta più di un virgolettato sulla carta stampata (ma non lo dite ai direttori prima del responsabile marketing e non fatelo sapere ai poveri politici che sgomitano per dare il braccetto ad un cronista che li citi).E’ uno spostamento che riguarda l’intera società e anche la professione dei lobbisti ne tiene conto.
Riconosciuti ormai come professionisti della comunicazione con i decision maker, strateghidei problemi regolatori delle aziende, i lobbisti lavorano alla luce del sole e si spostano là dove le cose succedono; accedono on line alle banche dati per il loro monitoraggio, sanno dove andare a cercare, cosa scegliere, con chi parlare (spesso con altri giovani collaboratori esperti come loro) fanno una selezione utile sia per gli uffici di public affairs che per gli amministratori delegati delle aziende o per le associazioni di impresa.
Comunicano alle istituzioni? Non solo.
Valorizzano in verità l’attività allestesse istituzioni presso i loro clienti, aiutandoli a capire come “stare in linea con l’interesse generale” dunque comunicano le logiche della decisione e del pubblico ad una parte della società.
I lobbisti di oggi utilizzano formati elettronici per lavorare, per trasferire le notizie e anche per costruire quella che si chiama “grassroot lobbying”. Sono comunicatori esperti e connessi.
Blogger, network di vari tipo, aggregatori automatici, piattaforme di collaborazione stanno diventando strumenti di lavoro quotidiano, di informazione, di diffusione e anche di creazione di campagne di lobbying. Buona conoscenza delle leggi e dei regolamenti, preparazione nelle materie giuridiche e in economia, un solido know how nel campo della comunicazione, sono gli skill richiesti ad un lobbista. Università e società di formazione organizzano master e corsi, si pubblicano libri sulla lobbying etc.
Ma oggi la vera differenza la fa proprio l’uso dei social media, della cultura di rete, la capacità di networking è il metodo scelto da Reti e dalle altre società che pensano che le decisioni stesse siano il risultato di un “network di responsabilità” locali, nazionali ed europee. La decisione è sempre meno verticale (in una logica di comando e controllo) e questo rende la politica più diffusa e complicate: far ascoltare un interesse, una associazione, proporre un problema, suggerire una misura legislativa, un emendamento o accompagnare con informazione adeguatadi una decisione regolatoria, è il risultato di un progetto di networking multitool.
Reti ha dato vita ad un gruppo di fuoco “Governance” e l’attività di lobbying prevede anche media relation strategiche con i media tradizionali e strumenti rivolti ai social media. Uno di questi, il Social Media Press Release, cerca di rendere virale il ruolo del tradizionale comunicato stampa, aiutando come sorgente di dati, documenti, file sonori e video e immagini, i giornalisti che lavorano su quel tema. Inoltre tutti i dipendenti del gruppo vengono invitati a frequentare i network più conosciuti da Facebook a Linkedin e così via.
In prospettiva la politica sarà 2.0 cioè sempre più orientata e decisa dai cittadini. Non basta già oggi un rapporto di alto livello “tra Poteri” a garantire un interesse, ad orientare una scelta e non basterà una forte maggioranza o un governo determinato a garantire successo ad una iniziativa ad una legge, la differenza la faranno i cittadini, cui si debbono dire realtà spiacevoli e cui bisogna chiedere aiuto. Con loro bisogna conversare perché la politica e gli interessi si possano orientare. Il termine lobbying è ormai sdoganato, c’è un sistema di regole europeo, ci sono master e corsi di laurea che ne parlano, e c’è un mercato, ma attenzione a non ridurlo ad un compitino. Oggi società e politica in piena crisi viaggiano nella direzione del potere dei flussi piuttosto che dei flussi di potere (come dice Castells) E’ lì debbono stare i nuovi lobbisti che diventano così moderni consulenti politici.
Massimo Micucci - Presidente Reti S.p.a.


































