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Sotto accusa gli stipendi dei lobbisti USA
Scritto il 2008-01-30 da lobbyingitalia su World

Negli ultimi mesi in America si sono alternate numerose discussioni sulla regolamentazione del mestiere del lobbista. Sono state approvate molte leggi con l’obiettivo di meglio tutelare chi fa questo mestiere, ma anche di rendere più accessibili le informazioni che li riguardano, spesso col rischio di limitare la libertà d’azione di chi opera per influenzare i decisori istituzionali.

La legislazione attualmente all’esame nei vari Stati americani, in tutti i casi – ma anche il Canada a livello federale e l'Alberta a quello statale -richiama a una maggiore trasparenza ed eticità in riferimento all’attività e il reddito di professionisti e corporazioni del settore.

Ma non sembra sufficiente: nel North Carolina (Raleigh) un famoso lobbista recentemente ritiratosi dalla sua attività, Don Beason, è stato coinvolto in una inchiesta che riguarda una grossa somma di denaro da lui donata a Jim Black, un ex-relatore di Stato, in occasione delle elezioni del 2004. Attualmente Black sta scontando una pena di 5 anni per corruzione. In questi giorni, il Segretario di Stato Elaine Marshall, che si occupa di regolamentare le attività di lobby, sta investigando sulle attività passate di Beason.Tutti i clienti che si sono affidati a lui sono stati contattati al fine di ottenere maggiori informazioni sul compenso e sulle attività svolte dal lobbista Beason. Il quale però gode di un’ottima reputazione; intervistati dalla stampa, tra loro anche gli amministratori della Contea di Catawba, negano di conoscere qualsiasi coinvolgimento di Beason con Jim Black.

In un recente articolo a riguardo, Bob Philips, direttore di un associazione “Watchdog” indipendente afferma che “La remunerazione può essere mascherata come lavoro di relazioni pubbliche, laddove viene utilizzata allo stesso scopo di creare relazioni con i decisori”.

Beason risponde alla provocazione dicendo che “la parte più importante del lavoro di un lobbista riguarda lo sviluppo della strategia da adottare, l’incontro col cliente e la definizione dei suoi bisogni. Se qualcuno ti paga un dollaro per fare anche questo, come si può stabilire qual è la somma da utilizzare per la sola attività di lobbying? La somma destinata alla lobby diretta, nella maggior parte dei casi, è inferiore al compenso totale”.

Il caso è servito a portare ancora una volta sotto i riflettori il dibattito su cosa si intende per attività di lobbying e sulle modalità di quantificazione economica delle prestazioni effettuate dai lobbisti.

Negli stessi giorni, nel Mississippi è stata pubblicata la notizia del ritiro dell’ex Senatore Trent Lott.Ritirandosi un mese fa, quindi l’anno scorso, non dovrà aspettare un anno prima di diventare lobbista. Da gennaio infatti, è entrata in vigore la restrizione che impone di aspettare almeno un anno dalla fine della carriera politica, prima di intraprendere quella lobbistica. La polemica sui progetti di Lott è sorta perché l’ex Senatore, dopo essersi ritirato, ha dichiarato di non sapere cosa avrebbe fatto, e di non avere progetti chiari sul suo futuro. La sua affermazione non si è rivelata veritiera: dopo solo un mese Lott hagià trovato un partner e un ufficio centrale per la sua nuova attività.

Lott è solo uno dei tanti senatori che hanno deciso di passare alla lobby. Secondo un articolo della stampa locale, questo sarebbe un “sintomo dell’invecchiamento e dell’indebolimento della democrazia”, accusando i senatori di essere molto più interessati al profitto personale che agli interessi collettivi.

Maria Basta - LI.Info


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