Nell’ultima legislatura l’eurodeputato austriaco Hans-Peter Martin si è impegnato contro lo strapotere dei lobbisti nell’Europarlamento e nelle altre istituzioni dell’Unione europea, ma non è riuscito nel suo obiettivo di imporre maggiore trasparenza in questa attività a causa dell’opposizione trasversale a vari gruppi politici e perfino all’interno del suo partito (Pse). Adesso che è stato rieletto come indipendente, riscuotendo un forte consenso in Austria, intende riprendere la sua iniziativa, che ritiene essenziale per garantire il rispetto dei principi democratici nei processi decisionali. «L’Ue è di fatto guidata dalle lobby più influenti, che vantano un potere enorme anche all’interno dell’Europarlamento - afferma Martin -. Questo argomento costituisce ancora un grande tabù in Europa. So che non mi sarà facile ottenere risultati. Ma sono stato eletto anche per contrastare le lobby e manterrò l’impegno».
Qual è l’obiettivo minimo che vorrebbe raggiungere?
«È importante almeno avvicinare l’Europa agli standard Usa. Già nella passata legislatura ho realizzato un rapporto che puntava a far introdurre regole di trasparenza almeno simili a quelle imposte nel Congresso di Washington. Ma la mia proposta non è passata. Così oggi il tanto criticato rapporto dei lobbisti con i parlamentari statunitensi risulta più trasparente rispetto a quanto avviene nell’Europarlamento».
Si possono quantificare le dimensioni del problema?
«I più qualificati osservatori ammettono che circa l’80% delle decisioni rilevanti per le politiche economiche nell’Ue vengono prese a Bruxelles. Di conseguenza le tre istituzioni, Consiglio, Commissione e Parlamento, hanno assunto grande importanza. Le lobby imprenditoriali e le grandi società hanno agito di conseguenza. Ben 2.600 gruppi d’interesse hanno sede a Bruxelles. La Commissione ha stimato che impieghino circa 10 mila persone. Tra i lobbisti e gli eurodeputati si verificano circa 70 mila contatti individuali all’anno».
Quali sono le lobby più potenti?
«Varie ricerche segnalano che le più efficaci sono quelle attive nei settori economici in cui c’è meno concorrenza. In generale le lobby più influenti sono quelle delle grandi imprese perché sono rappresentate due volte a Bruxelles, singolarmente e tramite l’organismo di categoria, dove assumono i ruoli più autorevoli. Gli interessi delle piccole e medie aziende risultano molto meno tutelati».
Meno tutelato di tutti appare il comune cittadino...
«Certo. Se si fa eccezione per le lobby ambientaliste, come Greenpeace o Wwf, il cittadino e la società civile non sono rappresentati a livello Ue da organismi davvero influenti. Molti provvedimenti comunitari riflettono questa sproporzione anche quando nascono per tutelare i consumatori».
Qual è l’istituzione più influenzata dalle lobby?
«L’Europarlamento è ritenuto più accessibile rispetto alla Commissione e al Consiglio. Molti eurodeputati sono considerati molto sensibili all’influenza delle lobby e non appartengono solo alla destra. Ma perfino il centinaio di gruppi di lavoro del Consiglio, formati da diplomatici spesso giovani, costituiscono un obiettivo dei lobbisti. Nella Commissione il condizionamento si realizza già nei libri bianchi e verdi, prima che vengano scritti e molto prima che la Commissione annunci l’argomento al pubblico».
Il potere delle lobby è in ascesa o stabile?
«Nella Commissione l’influenza dei lobbisti appare aumentata sotto la presidenza di Romano Prodi. Secondo alcuni funzionari, proposte di direttive sono state segnalate direttamente dalle lobby industriali. Nell’Europarlamento si parla di rapporti interni fatti scrivere a funzionari della Commissione. E spesso degli eurodeputati presentano emendamenti alle proposte legislative formulati "parola per parola" dalle industrie».
Esistono corruzione e conflitto di interessi?
«Problemi collegati all’accettazione di doni sono stati discussi in numerose occasioni. Ma c’è ancora troppo poca attenzione ai coinvolgimenti individuali negli interessi delle industrie. La sistematica attività di lobbying nelle istituzioni Ue di ex commissari ed ex eurodeputati è spesso sottovalutata. Il commissario Martin Bangemann è passato direttamente nelle telecomunicazioni alla fine del mandato. Leon Brittan si è messo a curare gli interessi di Londra come centro finanziario».
Come si può intervenire?
«Nessuno si aspetta che le lobby forniscano analisi indipendenti di un problema che coinvolge i loro interessi particolari. Ma basterebbe consentire ai parlamentari di essere meglio informati sull’argomento in discussione. Inoltre non è sufficiente che gli eurodeputati si limitino a dichiarare i loro personali interessi finanziari. È indispensabile introdurre maggiore trasparenza e regole di comportamento più efficaci».
Chi è
Hans-Peter Martin (47 anni, nella foto) è un ex giornalista investigativo austriaco eletto nell’Europarlamento con il Pse nella scorsa legislatura. Ha assunto fama internazionale riprendendo in segreto con una videocamera i suoi colleghi eurodeputati responsabili di sprechi di denaro pubblico o di «fare la cresta» sui già molto generosi rimborsi-spese. Non ha risparmiato nemmeno i colleghi socialisti ed è stato espulso dal Pse. Ricandidatosi nel giugno scorso con una sua lista indipendente ha ottenuto un clamoroso successo elettorale con il 14% dei voti.
Ivo Caizzi - Corriere della Sera






































