Come fa una multinazionale delle sigarette a familiarizzare con la società civile in cui opera, a conquistarsi visibilità presso l' establishment, a creare, insomma, un clima "positivo" intorno alle sue attività e ai suoi prodotti? Un documento "strettamente confidenziale" della Philip Morris, targato 1992, cioè vecchio di otto anni fa, ci regala una fotografia interessante delle attività di "pubbliche relazioni" intraprese allora dalla major americana.
Il rapporto di 13 pagine è stato trovato su un sito della Philip Morris, diffuso dal Codacons e ripreso a grandi linee dal "Manifesto". Penetrare il tessuto sociale italiano: questo l' obiettivo di allora, così com' è descritto da Aurelio Giardina, autore dell' analisi, inclusiva di costi e ricavi della campagna gradimento, e attuale direttore delle Relazione Esterne di PM. Prima di tutto ci vogliono i consulenti. Philip Morris ne ha una d' eccezione di cui decanta le entrature nel giro politico e massmediatico che conta: è Vittoria Gervaso, "moglie di un noto giornalista e scrittore". La signora, si legge nel documento del ' 92, è sotto contratto per un budget complessivo di 210 milioni l' anno, rimborsi spese compresi. Cosa debba fare è presto detto: "Organizzare cene, incontri e viaggi con personalità politiche e il nostro management". Di lei la Philip Morris è soddisfatta: "Vittoria è estremamente capace ed efficiente, se seguita giornalmente e fornita di obiettivi specifici". Cose di otto anni fa.
Ora la signora si arrabbia e dice: "Non sono una lobbista. E' vero che ho un contratto con la Set Up, la società che cura le pubbliche relazioni della Philip Morris, ma a casa mia non si è mai parlato di sigarette e il mio contratto è di un importo ben inferiore ai 210 milioni di lire". Il mondo è cambiato, i membri del governo di allora sembrano appartenere ad un' altra era geologica. Carlo Vizzini, allora ministro delle Poste e Telecomunicazioni, gode delle simpatie della multinazionale per le sue scelte in fatto di pubblicità televisiva: "Con il ministro e il suo staff, abbiamo avuto contatti positivi", si legge nel rapporto. Al contrario Rino Formica, ministro delle Finanze, viene definito irrimediabilmente "ostile". Tanto che quando gli subentra Goria la multinazionale fa un salto di gioia perché, dopo soli quattro giorni dall' insediamento, il suo management è già riuscito a prendere contatto con i consiglieri economici del nuovo ministro.
Viaggi e inviti offerti alla stampa che conta, la sponsorizzazione di iniziative culturali e scientifiche, monitoraggio legislativo (la Philip Morris si pone come obiettivo anche di "evitare" che parta una discussione al Senato sulle leggi che regolamentano il fumo nei luoghi pubblici e la pubblicità delle sigarette). E' questo il lavoro di tessitura della multinazionale. Paziente, capillare, miratissimo. "Il documento del ' 92 è la descrizione della tipica attività di un ufficio di pubbliche relazioni e non descrive alcuna attività illegale", tiene a precisare la Philip Morris.
Nel ' 92 a dare una mano, come consulente, c' era anche Toni Muzi Falconi, oggi presidente della Federazione delle pubbliche relazioni. Nel Duemila, c' è ancora lei, Vittoria Gervaso, con "un contratto di pubbliche relazioni per eventi legati alla Philip Morris". Nel Duemila, c' è soprattutto un altro linguaggio, un altro approccio con i consumatori e la società italiana. Lo fa notare l' Ufficio Philip Morris Corporate Services di Roma: "I tempi sono cambiati, certi errori del passato sono alle spalle. Per noi vale molto più la ricerca di un dialogo costruttivo che non quell' atteggiamento di contrapposizione, di conflittualità, che in passato ha aumentato l' ostilità nei confronti del prodotto e dei suoi consumatori".
a.lo. - La Repubblica



































