Augusto Rezzonico, l' ex senatore dc arrestato su ordine del sostituto Di Pietro, era un personaggio molto noto negli ambienti che a Roma si preoccupano di organizzare i cosiddetti "gruppi di interesse". In una parola gli uomini (e le donne) che svolgono il lavoro di "lobby".
"Io me lo ricordo bene" dice Toni Muzi Falconi, responsabile della Scr, la più antica società italiana di relazioni pubbliche. "Personaggi come Rezzonico ne esistono molti in Parlamento - aggiunge - tanto nelle file della maggioranza che in quelle dell' opposizione".
Il compito di questi signori è molto preciso: devono organizzare il consenso intorno ad un determinato provvedimento tanto in aula quanto nelle commissioni. In genere i personaggi come Rezzonico vengono interpellati dai lobbisti che vogliono raggiungere il loro scopo. Ricevono spiegazioni su quello che devono fare e contemporaneamente un "premio" di ingaggio. Non amano lavorare gratis. A questo compenso fisso si aggiungerà l' altro, di ammontare variabile, da liquidare a missione compiuta. Se l' operazione va in porto chiedono una percentuale sul valore dell' affare; altrimenti si accontentano del premio iniziale. Rezzonico, a quanto pare, doveva essere molto bravo nel suo lavoro.
Ricorda Franco Piro, fino all' anno scorso presidente socialista della commissione Finanze della Camera: "Lo stanziamento per il passante ferroviario era stato bocciato dal Tesoro che non lo aveva inserito nella legge finanziaria di quell' anno. In aula, al momento dell' approvazione dell' emendamento, scoppiò un autentico tumulto. Il finanziamento fu ripescato a furor di popolo e, alla fine, venne approvato all' unanimità: vuol dire che la lobby aveva lavorato in profondità tanto con i deputati della maggioranza che con quelli dell' opposizione".
Ancora più incisivo il ricordo di Beniamino Andreatta, presidente della commissione Bilancio di Palazzo Madama dove Rezzonico, in quanto senatore, era praticamente di casa. "Anche in Senato ci furono forti pressioni perché il passante ferroviario di Milano venisse rifinanziato dopo la bocciatura del Tesoro", dice Andreatta che ora ha molta curiosità di ricostruire interamente i fatti avvenuti in quei giorni caldi. Intende, infatti, raccogliere i verbali della seduta della sua commissione e fare l' elenco di tutti gli ordini del giorno che vennero presentati sull' argomento. Così il quadro delle responsabilità sarà completo.
"Ma il lavoro più intenso - ricorda ancora Piro - Rezzonico non lo faceva in aula, ma dentro il governo. I lobbisti veri, infatti, puntano dritto ai ministri. Il Parlamento è solo una soluzione di ripiego. Quando il primo assalto è andato a vuoto si ritenta il colpo in aula".
Non tutti i lobbisti, però, sono come Rezzonico. "Quello del lobbista - spiega Toni Muzi Falconi - è soprattutto un lavoro di informazione". Si raccoglie tutto il materiale su un determinato argomento e si preparano dei documenti. "Poi si cercano gli amici e si individuano i nemici". Quindi si entra nella fase operativa: "Si coalizzano gli alleati e si prende contatto con gli avversari. Tutti quanti, poi, trattano per trovare una soluzione". Rezzonico, a quanto pare, aveva il compito di costruire questo consenso. Dietro compenso, ovviamente.
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Docente di medicina del lavoro, 58 anni, Augusto Rezzonico è stato per 16 anni, dal 1964 al 1980, sindaco di Saronno, in provincia di Varese. Eletto senatore nell' 87 nel collegio di Busto Arsizio, il 5 aprile non è stato confermato ma è rimasto in politica: da febbraio è segretario della Dc saronnese. Per andare a Palazzo Madama cinque anni fa si era dimesso da presidente delle Ferrovie Nord, società regionale, fatturato 300 miliardi, dove era arrivato nel 1979. Ieri le Ferrovie del Nord hanno diffuso una nota per sostenere che l' arresto non è da mettere in relazione con loro attività. Rezzonico - uno dei notabili della sinistra di Base in Lombardia con Guzzetti, Granelli e Golfari - sarebbe stato chiamato in causa (assieme al segretario della Dc lombarda, Frigerio) dall' imprenditore Mario Lodigiani, arrestato nei giorni scorsi. Lodigiani avrebbe dichiarato di aver consegnato circa 3 miliardi di lire ad esponenti democristiani perché facessero pressioni per agevolare l' approvazione della legge di rifinanziamento dei lavori per il passante ferroviario di Milano. Rifinanziamento poi approvato prima dello scioglimento delle Camere. In questo giro di tangenti sarebbero appunto coinvolti, sempre secondo le indiscrezioni, i due esponenti politici.
Nino Sunseri - La Repubblica (1992)






































