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Rezzonico, lobbista modello
Scritto il 1995-05-10 da lobbyingitalia su Italia

Augusto Rezzonico, l' ex senatore dc arrestato su ordine del sostituto Di Pietro, era un personaggio molto noto negli ambienti che a Roma si preoccupano di organizzare i cosiddetti "gruppi di interesse". In una parola gli uomini (e le donne) che svolgono il lavoro di "lobby".

"Io me lo ricordo bene" dice Toni Muzi Falconi, responsabile della Scr, la più antica società italiana di relazioni pubbliche. "Personaggi come Rezzonico ne esistono molti in Parlamento - aggiunge - tanto nelle file della maggioranza che in quelle dell' opposizione".

Il compito di questi signori è molto preciso: devono organizzare il consenso intorno ad un determinato provvedimento tanto in aula quanto nelle commissioni. In genere i personaggi come Rezzonico vengono interpellati dai lobbisti che vogliono raggiungere il loro scopo. Ricevono spiegazioni su quello che devono fare e contemporaneamente un "premio" di ingaggio. Non amano lavorare gratis. A questo compenso fisso si aggiungerà l' altro, di ammontare variabile, da liquidare a missione compiuta. Se l' operazione va in porto chiedono una percentuale sul valore dell' affare; altrimenti si accontentano del premio iniziale. Rezzonico, a quanto pare, doveva essere molto bravo nel suo lavoro.

Ricorda Franco Piro, fino all' anno scorso presidente socialista della commissione Finanze della Camera: "Lo stanziamento per il passante ferroviario era stato bocciato dal Tesoro che non lo aveva inserito nella legge finanziaria di quell' anno. In aula, al momento dell' approvazione dell' emendamento, scoppiò un autentico tumulto. Il finanziamento fu ripescato a furor di popolo e, alla fine, venne approvato all' unanimità: vuol dire che la lobby aveva lavorato in profondità tanto con i deputati della maggioranza che con quelli dell' opposizione".

Ancora più incisivo il ricordo di Beniamino Andreatta, presidente della commissione Bilancio di Palazzo Madama dove Rezzonico, in quanto senatore, era praticamente di casa. "Anche in Senato ci furono forti pressioni perché il passante ferroviario di Milano venisse rifinanziato dopo la bocciatura del Tesoro", dice Andreatta che ora ha molta curiosità di ricostruire interamente i fatti avvenuti in quei giorni caldi. Intende, infatti, raccogliere i verbali della seduta della sua commissione e fare l' elenco di tutti gli ordini del giorno che vennero presentati sull' argomento. Così il quadro delle responsabilità sarà completo.

"Ma il lavoro più intenso - ricorda ancora Piro - Rezzonico non lo faceva in aula, ma dentro il governo. I lobbisti veri, infatti, puntano dritto ai ministri. Il Parlamento è solo una soluzione di ripiego. Quando il primo assalto è andato a vuoto si ritenta il colpo in aula".

Non tutti i lobbisti, però, sono come Rezzonico. "Quello del lobbista - spiega Toni Muzi Falconi - è soprattutto un lavoro di informazione". Si raccoglie tutto il materiale su un determinato argomento e si preparano dei documenti. "Poi si cercano gli amici e si individuano i nemici". Quindi si entra nella fase operativa: "Si coalizzano gli alleati e si prende contatto con gli avversari. Tutti quanti, poi, trattano per trovare una soluzione". Rezzonico, a quanto pare, aveva il compito di costruire questo consenso. Dietro compenso, ovviamente.

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Docente di medicina del lavoro, 58 anni, Augusto Rezzonico è stato per 16 anni, dal 1964 al 1980, sindaco di Saronno, in provincia di Varese. Eletto senatore nell' 87 nel collegio di Busto Arsizio, il 5 aprile non è stato confermato ma è rimasto in politica: da febbraio è segretario della Dc saronnese. Per andare a Palazzo Madama cinque anni fa si era dimesso da presidente delle Ferrovie Nord, società regionale, fatturato 300 miliardi, dove era arrivato nel 1979. Ieri le Ferrovie del Nord hanno diffuso una nota per sostenere che l' arresto non è da mettere in relazione con loro attività. Rezzonico - uno dei notabili della sinistra di Base in Lombardia con Guzzetti, Granelli e Golfari - sarebbe stato chiamato in causa (assieme al segretario della Dc lombarda, Frigerio) dall' imprenditore Mario Lodigiani, arrestato nei giorni scorsi. Lodigiani avrebbe dichiarato di aver consegnato circa 3 miliardi di lire ad esponenti democristiani perché facessero pressioni per agevolare l' approvazione della legge di rifinanziamento dei lavori per il passante ferroviario di Milano. Rifinanziamento poi approvato prima dello scioglimento delle Camere. In questo giro di tangenti sarebbero appunto coinvolti, sempre secondo le indiscrezioni, i due esponenti politici.

Nino Sunseri - La Repubblica (1992)

(Alberto Cattaneo) Fare lobby significa spesso lavorare in difesa di interessi specifici che si incastrano in situazioni complicate e dalle verità multiple. Ha ragione chi difende la sperimentazione animale in nome della ricerca e della salute degli uomini o hanno ragione gli animalisti a sostenere il diritto alla vita degli animali? Ha ragione l’ambientalista o l’azienda inquinante? Ha ragione chi difende il gioco legale o il movimento di opinione che lo vorrebbe abolire? Non è facile dare delle risposte a questo genere di domande e sarebbe troppo facile dire che la verità o la soluzione a questi “dilemmi sociali” risiede in un giusto mezzo, nel ritrovare un punto di equilibrio che possa soddisfare le parti interessate. Il lobbista, nella sua essenza, è proprio colui che ricerca questo punto di equilibrio, ma ciò che ci interessa oggi è quanto possa essere difficile farlo quando qualcuno o qualcosa “impone” una verità precostituita. In un contesto dove la comunicazione viaggia veloce e raggiunge in modo multiforme la cosiddetta opinione pubblica, è facile che si costruisca una qualche forma di verità che cristallizza posizioni identificando i “buoni” e i “cattivi”, i “giusti” e gli “sbagliati”. Spesso a farlo è la magistratura inquirente, altre volte la politica, altre ancora i media. Sono numerosi le fonti, infatti, capaci di creare una “verità” e farla passare per l’unica possibile. Come dovrebbe lavorare un lobbista in questo genere di situazioni?* Proviamo a fare un passo indietro. Che cosa è la verità? Nietzsche direbbe che la verità è “un mobile esercizio di metafore, metonimie, antroporformismi, in breve una somma di relazioni umane che sono state potenziate poeticamente e retoricamente, che sono state trasferite e abbellite e che, dopo un lungo uso, sembrano a un popolo solide, canoniche e vincolanti”. In estrema sintesi la verità è frutto di un esercizio linguistico e di un codice il cui carattere è sempre più “sociale e in definitiva anche politico” (cioè relazionale). La verità, intesa in questo modo, è solo un termine – come ci dice Vattimo – che “allude alla possibilità per singoli, gruppi e per la stessa specie, di riconosere e organizzare il mondo esterno in modo favorevole alla propria esistenza”. In un certo senso, dunque, l’uomo non vuole tanto la verità ma desidera che le conseguenze di questa verità siano piacevoli ed è “indifferente rispetto alla conoscenza pura priva di conseguenze, mentre è disposto addirittura ostilmente verso le verità forse dannose e distruttive” (Nietzsche). Se si accetta questa impostazione il lobbista si trova a competere in uno strano mercato: quello della costruzione della verità. Un costruttore della verità si trova, dunque, a creare un “framing” grazie a un utilizzo efficace di metafore e combinazioni di fatti che dettano il codice con cui si valuta una determinata situazione. E un costruttore basa la sua efficacia nel potere (power) che ha di affermare tale verità: ad esempio un magistrato, un primo ministro, la prima firma di un giornale hanno certamente più potere istituzionale rispetto a un singolo cittadino di affermare un framing di lettura e quindi una qualche verità. Si può costruire una matrice i cui assi sono proprio costituiti da framing e power e da quattro possibili posizioni. Il lobbista si può ritrovare a lavorare in difesa di un interesse che può essere collocato: 1. in un framing positivo ma con debole potere di affermarlo; 2. in un framing negativo e con potere debole; 3. in un framing positivo con alto potere di mantenerlo tale; 4. in un framing negativo con alto potere di modificarlo. Queste posizioni per un lobbista esprimonono quattro condizioni di lavoro: 1. Weak Winner 2. Heavy Looser 3. Winner but Target; 4. Potential Looser. Vediamoli nel dettaglio. 1. Weak Winner. E’ una condizione certamente favorevole perché il tipo di verità che emerge asseconda gli interessi che il lobbista si trova a difendere. Ma è una posizione scomoda in quanto il potere di difendere questa tipo di framing non è consolidato e quindi può essere messo in discussione da un qualcuno che questo potere di fatto ce l’ha. In questa situazione il lobbista deve stare necessariamente fermo e svolgere per lo più un lavoro di rafforzamento del proprio “potere di framing” recuperando soggetti più credibili e autorevoli, Il dilemma esiste, però: cercando di costruire nuovo potere si può “svegliare il can che dorme” e quindi l’analisi del posizionamento delle “fonti” che si vanno a toccare riveste un ruolo cruciale. Il mapping stakeholder e l’intelligence sugli interessi che lo compongono diventano allora l’attività core in questo quadrante. Si è dei vincitori, ma deboli. Si deve essere umili, cercare alleati e mantenere la pace. Non si è dei conquistatori. 2. Heavy Looser. E’ la condizione disperata. Il framing precostituito non è positivo (non da ragione all’interesse da difendere) e non si ha il potere per modificare la situazione. Si è perdenti. E lo si è pesantamente. Ma non si è disperati. Bisogna solo rendersi conto che l’azione che si ha davanti richiede pazienza e tempo (e spesso i portatori di interessi non hanno né l’uno né l’altro). Il lavoro è primariamente quello di lavorare sul linguaggio su cui il framing si basa e se la verità è “la somma di relazioni umane che sono state potenziate poeticamente e retoricamente” si tratta di costruire un piano di stakeholder engagement che miri non tanto ad ottenere un obiettivo specifico quando a fare comprendere all’altro che la verità può essere intesa in modo diverso. Il target è chi lavora sui linguaggi (i media ad esempio, i “politici da talk show” altro esempio). Difficile. Estremamente difficile. Perché bisogna cambiare la poetica e la retorica con cui si presenta il problema. E questo non solo non è sempre possibile ma, appunto, richiede pazienza, accantonare gli obiettivi di breve (che non sarebbero comunque raggiunti! … inutile illudersi), fare nuovi esercizi linguistici. Il portatore di interessi diventa così, pazientemente, un nuovo poeta, un nuovo creatore di retorica. Se genuina, seria e vera questa retorica si trasforma in power. 3. Winner but Target. Ottimo. Siamo i predatori. La verità è dalla nostra parte e abbiamo il potere di difenderla. Diventiamo però il target per tutti quelli che vogliono cambiare questa verità. Siamo il bersaglio. Il segreto qui è allo stesso semplice e drammatico. Il predatore non può smettere di predare, di fare paura. Al primo segno di debolezza si diventa prede. Non ci sono compromessi. Non ci sono mediazioni con i più deboli. Fare un passo indietro significa velocemente modificare il proprio status, rinunciare al proprio power, diventare potential looser. 4. Potential Looser. Siamo potenti. Facciamo paura. Ma il framing è negativo. La verità non ci da ragione e prima o poi… Dalla nostra abbiamo il potere di lavorare sui codici linguistici perché abbiamo la possibilità di affermare una nuova retorica nelle relazioni. In questa situazione non possiamo stare fermi. Dobbiamo essere agili e veloci perché è un corsa contro il tempo. Prima o poi il nostro potere sarà eroso se non modifichiamo il modo con cui il framing guarda al nostro interesse. La due situazioni del looser hanno a che fare con “l’innovare il modo con cui si fa relazione”. E per noi innovazione significa modificare il codice linguistico. Diventare poeti significa diventare portatori di qualcosa di sensazionale, di nuovo stupore, di uno schock che ridesti le attenzioni e che faccia capire agli altri (al singolo, al gruppo o alla specie) che vale la pena di investire energie per accettare una nuova verità. Da dove nasce quanta capacità poetica? Dall’analisi delle conseguenze (l’uomo non vuole la verità, desidera conseguenze piacevoli). Ecco allora che l’analisi delle conseguenze, che non sempre il lobbista si ricorda di fare, diventa l’elemento critico. Il fattore di successo. Per capire le conseguenze bisogna diventare conoscitori delle dinamiche sociali, diventare esperti di un settore. Bisogna immergersi in profondità per riemergere con nuove intuizioni. Riemergere come nuovi poeti. *Riconosco che esiste un problema anche etico nel lavoro del “costruttore” di verità che ha mio avviso esiste per qualsiasi costruttore, sia esso istituzionale o meno. Riconosco anche che per il lobbista il pregiudizio negativo che lo contrassegna implica una maggiore attenzione al tipo di comportamenti che adotta nei suoi tentativi di costruzione della verità. Fonte: Infiniti Gesti  

Imprese - Lobbyingitalia

(Giovanni Grasso) Giuseppe Mazzei è un «lobbista» e se ne vanta. Anzi, afferma con orgoglio: «Rivendico la specificità della mia professione, che non va assolutamente confusa con quella dell’intermediario». O - ma Mazzei questa parola non la pronuncia – del 'faccendiere'. Mazzei ha fondato un’associazione di lobbisti, 'Il Chiostro', che è in prima fila per chiedere una legge di regolamentazione che assicuri il massimo di trasparenza. Scarica l'articolo in pdf Insomma, Mazzei: tra lei e un Bisignani che differenza c’è? Facciamo un mestiere diverso. Si spieghi meglio... Il lobbista è un professionista che rappresenta specifici interessi, alla luce del sole e si occupa, prevalentemente, di produzione legislativa. Non di procacciare affari. Dunque, lei si reca in Parlamento e spiega ai deputati o ai senatori come dovrebbero scrivere una legge... Spiego loro le possibili conseguenze per settori dell’economia o della società civile di una legge scritta male. Il parlamentare non può sapere tutto. L’ascolto delle esigenze di chi opera in settori specifici diventa fondamentale proprio per produrre una buona legislazione. Insomma, il lobbista è una sorta di avvocato del mondo dell’economia e del sociale in Parlamento. Più o meno, è così. Ci occupiamo di migliorare la produzione normativa. Il problema è che non si sa mai dove finisce l’ascolto e dove iniziano le pressioni indebite... Proprio per questo, gli associati al Chiostro operano seguendo un rigidissimo codice deontologico. Che cosa prevede questo codice? Il massimo di trasparenza. Non devono occuparsi di appalti e gare. Non devono avere conflitti di interesse. E devono fare attenzione alla questione delicatissima dei finanziamenti ai partiti. I nostri associati hanno l’obbligo rigoroso di astenersi da finanziare partiti o candidati, in qualunque forma. Compresi i regali? Quelli di un certo valore, sicuramente. Una cosa è regalare un’agenda, un’altra pagare una settimana per due persone ai Caraibi. Questo codice lo seguite voi. Ma gli altri? Per questo è da tempo che chiediamo una legge che regolamenti il settore e che valga per tutti gli operatori. Abbiamo fatto una nostra proposta che abbiamo inviato anche al presidente del Consiglio Renzi. E che cosa prevede questa vostra proposta? Innanzitutto la creazione di un registro professionale obbligatorio e pubblico, a cui si deve iscrivere chiunque voglia fare lobby. L’iscrizione a questo registro comporta il rispetto di norme stringenti e sanzioni, pecuniarie e disciplinari, fino alla sospensione e alla radiazione, per chi le viola. Sono anni che il Parlamento tenta di fare una legge. Chi resiste, le lobby o la politica? C’è molta gente, da una parte e dall’altra, che ha interesse a mantenere una zona d’ombra, all’interno della quale è difficile distinguere tra lecito e illecito. Che ne pensa degli ex parlamentari che diventano lobbisti? Che se vogliono fare lobby devono rinunciare a tutti i privilegi che gli spettano come ex parlamentari. Per fare un esempio? Per entrare nei Palazzi devono accreditarsi e indossare il badge come tutti gli altri. (Fine. Le precedenti puntate sono state pubblicate il 12 e 13 settembre) Fonte: Avvenire

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Si e' tenuto oggi a Roma, presso il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, un incontro tra il vice ministro, Riccardo Nencini e i direttori delle relazioni istituzionali di alcune tra le piu' importanti aziende e multinazionali che operano nei settori economici e commerciali italiani. Tema al centro del 'tavolo di lavoro', un confronto proficuo e costruttivo sulla regolamentazione dell'attivita' di lobbying e della rappresentanza dei portatori di interessi. Leggi: Lobbying, ecco priorità regolamentazione (ItaliaOggi) Nencini aveva previsto, con la commissione di studio istituita ad hoc al Ministero dei Trasporti, alcuni aspetti innovativi nella riforma del nuovo codice degli appalti, tra i quali proprio un quadro di regolamentazione volto a rendere 'trasparente' la partecipazione dei portatori di interessi nell'ambito dei processi decisionali legislativi. Tra le priorita' individuate figurano: l'istituzione di un apposito pubblico registro di iscrizione dei portatori di interesse - per rispondere all'esigenza di garantire la trasparenza dei processi decisionali nel rapporto tra questi e legislatore - e la previsione di criteri oggettivi per l'iscrizione al registro; fissare alcuni criteri di reciprocita' nell'acquisizione, accesso e scambio di informazioni sulle quali fondare scelte consapevoli; l'analisi preventiva di impatto 'pubblico' delle normative; trasparenza nell'accesso dei portatori di interessi ai lavori parlamentari nell'iter formativo delle norme. Fonte: MF DowJones

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