Il nuovo rapporto di Transparency International, pubblicato a inizio dicembre, ha fatto il punto sulle attività di lobbying presso la Commissione Europea nell’ultimo anno. È stato preso in analisi il periodo trascorso da quando la Commissione ha attuato le nuove regole sulla trasparenza e cominciato a pubblicare gli incontri con i lobbisti. L’ONG ha rilevato che, nonostante i progressi compiuti dalle Istituzioni comunitarie, resta ancora sommersa gran parte delle attività dei lobbisti europei, che rappresentano aziende dal valore di 1,5 miliardi di euro.
I numeri. Nell’ultimo anno ci sono stati 7.000 incontri tra alti dirigenti della Commissione e lobbisti, il 75% dei quali rappresentavano le grandi multinazionali della finanza, delle telecomunicazioni, dell’informatica e dell’energia. I dati sono però ulteriormente “camuffati” dalla contemporanea presenza dei negoziati per il TTIP, l’accordo transatlantico tra l’Unione Europea e gli USA, che rimangono segreti, e dal fatto che gli incontri tra lobbisti e decisori di Parlamento Europeo e Consiglio non sono ancora coperti dalle stesse regole di trasparenza a cui è sottoposta la Commissione. Ciò quindi non permette di delineare l’esatto quadro della mappa delle influenze di Bruxelles.
È però possibile definire quali siano le società o associazioni maggiormente incontrate dai vari commissari, e analizzare “ex post” quale sia stato il livello di influenza in base alle azioni adottate. In particolare ha fatto scalpore la “lista degli incontri” del commissario digitale Oettinger, che è stato oggetto delle attenzioni dei giganti del tech come Google, Microsoft o Apple per il 93% dei casi, in un momento in cui sono in corso di decisione molti provvedimenti-chiave per il Mercato Digitale Unico Europeo. Miguel Arias Cañete, commissario per il Clima e l’Energia, ha invece avuto più contatti con lobbisti (212) rispetto a Oettinger (180).
I gruppi di interesse però non incontrano sempre il vertice decisionale comunitario, anzi: solo nel 19% dei casi il lobbying ha avuto come oggetto un commissario, mentre nel 70 % dei casi sono stati svolti incontri con i membri dei gabinetti.
Per quanto riguarda il budget impiegato per attività di lobbying, al vertice rimangono le multinazionali dell’energia ExxonMobil e Shell (rispettivamente 4,75 e 4,5 milioni di € impiegati), del tech (Microsoft 4,5 e Google 3,5 milioni) e della finanza (Deutsche Bank 4 e Dow 3,75 milioni). Enel prima italiana in questa speciale classifica, con una spesa di 2 milioni di euro in lobbying. Incuriosisce come tra le società che hanno avuto più incontri e hanno un maggior numero di lobbisti registrati a Bruxelles ci sia Airbus, che impiega 1/10 del budget rispetto alle sopracitate multinazionali della Silicon Valley. Le ONG hanno avuto maggior accesso ai decisori della Commissione in materie come Salute e Ambiente (circa gli stessi incontri rispetto alle aziende).
































