(Carola Olmi) Difendere i vecchi privilegi, la missione dei lobbisti. Mai tanti gruppi di pressione su governo e parlamento. Con un obiettivo, far sparire scandali come Lottomatica. La società che gestisce i Gratta e vinci porta la sede fiscale a Londra Lo Stato però non revoca la concessione
L'elenco l'ha fatto ieri Aldo Cazzullo sul Corriere della Sera. Gli avversari di Matteo Renzi sono ormai moltissimi. Dai parlamentari che andranno a casa se non votano le sue riforme ai "professionisti della tartina", ai presunti esperti dei convegni", alle "stanze di Bruxelles", alla classe dirigente "rassegnata alla rassegnazione", alla Rai (il premier non ha mai voluto incontrare il direttore generale), alle banche d'affari, ai sindacati, e alla magistratura che non vuole rinunciare neppure alle lunghissime ferie. L'elenco però non è finito, perché sin dalla prima ora il nostro Presidente del Consiglio aveva indicato uno dei più forti nemici del cambiamento nel Paese: le lobby.
DENTRO I CDA PUBBLICI Parole nette e sacrosante, alle quali però non sono seguiti i fatti. Anzi! AI contrario di quanto accadeva prima, quando le lobby — elementi di pressione a favore di specifici interessi — restavano su un livello di contrattazione con la politica e le grandi imprese pubbliche, adesso invece sono state fatte entrare direttamente nei Cda dei grandi gruppi industriali partecipati dallo Stato. Se questo vuol dire combattere le lobby...
REGALIE SOTTO BANCO Assistiamo così a un'esplosione senza precedenti dei gruppi lobbistici. Parlamenti e ministeri sono militarmente occupati da signori ufficialmente senza alcun ruolo, che non fanno altro se non baciare la pantofola a deputati e senatori. Soprattutto nelle commissioni che gestiscono la spesa, è ormai un assedio per blindare vecchi privilegi e ottenerne persino di nuovi. Loro, d'altronde, i lobbisti, sanno il fatto loro. E non a caso le aziende li pagano a peso d'oro. Basta un codicillo in una norma, un emendamento che salta all'ultimo minuto, un'azione di convincimento fatta a pranzo in qualche costoso ristorante ed ecco che spuntano (o si perdono) anche milioni. Ovviamente quattrini che come al solito mette Pantalone, cioè lo Stato attraverso quel mostro della spesa pubblica che gli italiani finanziano rassegnatamente con la fiscalità generale.
IL CASO GTECH Ma le lobby hanno anche altri compiti, come far sparire dal radar veri e propri scandali nazionali. Uno dei più clamorosi, alla luce del sole — e c'è da augurarsi presto anche della magistratura — è la mancata revoca delle concessioni dei Monopoli alla società che gestisce le lotterie istantanee. Tale società — la Lottomatica diventata poi Gtech (gruppo De Agostini) — aveva ottenuto tali concessioni dello Stato sulla base di un requisito non secondario: essere una società italiana. Gtech, però, ha appena avviato le procedure per scapparsene proprio dall'Italia, acquisendo per 6,4 miliardi di dollari un grande gruppo internazionale dello steso settore (la Igt, International Game Technologies) e con questo pretesto spostando la sede fiscale a Londra. Ora, visto che i ricavi delle lotterie sono mostruosi e il gioco è ormai una vera e propria tassa sulla povertà degli italiani, in un Paese normale lo Stato cancellerebbe in un secondo la concessione di Gtech. Ma questo non è un Paese normale e comunque a scanso di pericoli la società dei giochi proprio in questi giorni ha rafforzato - guarda caso! - la squadra dei lobbisti, portandosi dentro l'ex lobbista di Terna, Giuliano Frosini, ex uomo di fiducia di Massimo D'Alema e a capo della Fondazione Italianieuropei. Così, però, non c'è molto da sperare che l'Italia cambi verso.

































