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Squalo a chi?
Scritto il 2009-11-23 da lobbyingitalia su Interviste

Nell’ ormai datata “Guida ai termini economici e d’uso corrente” redatta da Gianni Pasquarelli, alla voce lobbista si legge: “Persona avvezza a esercitare pressioni politiche giovandosi di metodi poco puliti o addirittura criminali”. Nell’immaginario collettivo popolare quando ci si riferisce a costoro si squadernano i più sgradevoli epiteti e vi si associano le più ripugnanti sembianze fisiche. Gente losca, spregevole, dal ghigno sulfureo e dall’alito mefitico, in corrispondenza d’amorosi sensi con il peggio del peggio della società. Pizzetto diavolino e froge sbuffanti non sfigurerebbero affatto. Quando non un bel forcone o una doppia testa con fauci sputa fuoco. Roba da bestiario medievale, insomma. Per i più moderati e tolleranti, potrebbero addirittura avere fattezze umane, ma, per carità, lo sguardo rigorosamente torbido e l’atteggiamento ossequioso di quanti fanno anticamera nelle segrete stanze di qualche deputato molliccio e gibboso con ubertosa e svampita stagista al seguito.

Nell’italietta dei reality show, poco più evoluta del Fred catodico che intimava alla consorte di passargli la clava, non c’è ormai nulla di cui stupirsi. Se frivole organizzatrici di party mondani riescono a farsi passare per esperte di pubbliche relazioni, tutto è possibile. Ed è molto frequente la propensione a demonizzare chi esercita attività non annoverabili nella galassia demente di tronisti, corteggiatori e starlette d’ordinanza.

Ma chi sono, in definitiva, questi esseri sporchi brutti e cattivi? Vincenzo Mascellaro, classe 1952, tarantino, amministratore della VM Relazioni Istituzionali, con alle spalle un’esperienza trentennale trascorsa rimbalzando su e giù per lo Stivale e da una sponda all’altra dell’Atlantico, ce lo ha spiegato. Per anni a capo delle relazioni esterne di importanti colossi aziendali del calibro di 3M, Firestone, Sisal e Autostrade, impegnato come docente di master post-lauream destinati alla formazione di nuove leve del marketing e dei public affairs, è un lobbista di quelli orgogliosi. E ci tiene a sgombrare il campo dagli equivoci che troppo spesso hanno circondato con un’alone di putridume chi di questo lavoro vive.

Martedì scorso, nell’elegante e raccolta cornice di Palazzo Ciuffa, sede dell’omonima casa editrice, ha raccolto colleghi, amici e operatori del ramo per ripercorrere, alla luce della sua esperienza, la storia di un settore poco conosciuto e fortemente bistrattato non solo dalla “Sora Cecioni” di turno (o casalinga di Voghera per i lettori delle latitudini insubriche), ma anche da una stampa che troppo spesso pecca di superficialità, adoperando schematismi infantili da giallo tascabile.

Comunicare con le istitituzioni: le attività di Lobby e il cambiamento degli scenari” è la dicitura indicata nel biglietto d’invito, “passando dalla Prima Repubblica a Tangentopoli, fino ad arrivare al caso Tarantini”. Mascellaro è un fiume in piena. Accoglie, abbraccia, saluta, colloquia. E’ il mattatore della serata. Con piglio forbito ancorchè informale ha aperto le danze, illustrando le tappe fondamentali che hanno segnato il mutamento del proscenio politico. Sfoderando un eloquio infarcito di lemmi anglofoni, riflesso condizionato di una lunga e proficua frequentazione degli States, ha parlato dell’evoluzione di questo settore.

“La strada per chi esercita – ha esordito – è tutta in salita. Manca un comune sentire della professione, oltre che una sua regolamentazione e una disciplina specifica. Io dopo 24 mesi di servizio di leva in Marina avevo due possibilità: quella del concorso pubblico e quella dell’avvocatura. E’ stato l’incontro con Paolo Ettorre dell’agenzia pubblicitaria Saatchi & Saatchi, a farmi deviare dallo sbocco naturale dei miei studi accademici. A questo proposito, il consiglio che mi sento di dare ai giovani che intendono misurarsi con le sfide di questo mestiere è quello di occuparsi di comunicazione. Per operare nel giusto modo occorre avere un’ottima padronanza dei meccanismi di formazione legislativa, oltre che ovviamente dell’architettura costituzionale e amministrativa. Non possono però mancare delle buone capacità relazionali e soprattutto una conoscenza approfondita delle strategie per trasmettere un’idea, dall’identificazione degli obiettivi all’elaborazione di argomentazioni accattivanti per perseguirla”.

L’ultimo ventennio è trascorso all’insegna dei rivolgimenti epocali: Mani Pulite, Maastricht, riforma del Titolo V e della legge elettorale. Anni in cui “i politici non rispondevano al telefono per paura di essere intercettati e messi sotto inchiesta”. Ma, ci informa, “prima della buriana giudiziaria era più facile fare lobbing. Chi sedeva alla Camera o al Senato aveva fatto una bella gavetta articolata in vari step, passando attraverso consigli comunali, provinciali e regionali. Il legame con il territorio era quasi simbiotico e dunque chi approdava nella Capitale aveva un consolidato rapporto con gli elettori e con noi. Era l’epoca delle sezioni, dei circoli, della politica di militanza. Quella di chi volantinava e attacchinava i manifesti a suo rischio e pericolo, e magari anche a sue spese. Con l’odierno ‘Porcellum’, invece, gli eletti vengono letteralmente calati dall’alto, in un gioco di equilibrismi e tatticismi che sono in netto contrasto con l’aspirazione sacrosanta ad avere candidati espressione dell’area geografica in cui vengono messi in lista. Senza contare che prima il Parlamento era il vero centro dell’agire: su una media di 5000 progetti il 20% diventava legge. Oggi quest’organo è stato quasi del tutto esautorato e si procede a colpi di decretazioni d’urgenza, d’iniziative governative e voti di fiducia ”.

Poi, con il conferimento di poteri decisionali a Bruxelles e alle Regioni, “la professione ha assunto un duplice respiro, locale ed al contempo internazionale”. E con l’emergere dei nuovi temi del terzo millennio, “energie rinnovabili, rifiuti, liberalizzazioni e made-in”, si stanno aprendo nuovi sentieri da esplorare che calamiteranno l’attenzione di molti attori in campo.

Il nostro compito – ha poi aggiunto – è quello di curare gli interessi delle aziende presso le assemblee legislative, tentando di influenzare a loro vantaggio il processo normativo. Ma coniugando il loro tornaconto con quello della collettività, come quando per aumentare le vendite di caschi motociclistici, cinture di sicurezza e giubbini catarifrangenti, siamo riusciti a far inserire delle modifiche al codice della strada che rendessero obbligatori questi dispositivi. Il risultato ha avuto ricadute positive sui due fronti: sul versante commerciale, per quanto riguarda i produttori, e su quello relativo alla sicurezza stradale, a beneficio dei cittadini italiani”.

Propositi per il futuro? “Vorrei proporre la battaglia della legalità e dell’etica delle responsabilità. E’ necessario che venga varata una legge organica che disciplini i vari aspetti del nostro lavoro, come negli Usa. Da troppo tempo se ne discute senza produrre nulla di significativo che vada in questa direzione. L’unica associazione di lobbisti che da tempo si batte in prima linea per colmare questa grave lacuna del nostro ordinamento è ‘Il Chiostro’ ”.

E per quanto riguarda la brutta nomea che avete? “E’ opportuno aprire una falla nella cortina uniformata dei media, per favorire una corretta percezione e allontanare i cittadini dalle scorciatoie stereotipiche che trascinano nel vuoto pneumatico della disinformazione. Quella che ama ritrarci come uomini privi di scrupoli, mercenari pronti a tutto. Spezzare una lancia in favore nostro non per vezzo apologetico, bensì per ristabilire le giuste e veritiere proporzioni di un fenomeno che non può essere liquidato scantonando in semplificazioni che non rendono giustizia della realtà ”. Tanto più in un periodo in cui la cronaca di Palazzo è satura di mormorazioni attorno ad onorevoli alcove e tutto ciò che fa rima con questo ambiente, sia pur in modo indiretto, è declassato sbrigativamente a male assoluto.

A convegno concluso, tra cappotti imbracciati e sigarette spente tra le dita, qualcuno ha caldeggiato addirittura una spaghettata last minute. E io che credevo si cibassero solo di aitanti surfisti e improvvide e poppute bagnanti.

Michele Ferrelli - Wakeupnews


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