La prima volta che avevamo sentito il Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione Renato Brunetta di lobbying era stato addirittura nel 2003, in occasione di un interessante convegno su "Lobby: più trasparenza e più democrazia nelle istituzioni", organizzato dal Prm Italian Lobbyists, società oggi non più operativa. Già allora Brunetta, che all’epoca era un europarlamentare, fu molto aperto sulla questione del rapporto fra politica e lobbisti e altrettanto critico sull’incapacità delle organizzazioni italiane a Bruxelles di investire seriamente in attività di lobbying.
Da allora di strada ne ha fatta tanta, fino a diventare il Ministro più popolare del IV Governo Berlusconi. Ed ecco che qualche mese fa se ne esce con un attacco alla Confartigianato: ''La grande impresa, pur valendo meno di voi, si vende meglio di voi. La grande industria sa fare lobby e voi non la sapete fare''. Lo ha detto rivolgendosi ai giovani imprenditori di Confartigianato, riuniti in assemblea nazionale a Firenze lo scorso marzo. ''La grande industria ha un bel giornale, importante, il Sole 24 Ore. E voi, che avreste potuto fare il vostro Sole 24 Ore, perché non lo avete fatto? Voi siete dei mediani - ha detto Brunetta - pensate troppo a lavorare. Lo dico con affetto ed ironia. Però in fondo lo penso e lo pensate anche voi''. ''Fate lobby, e lobby seria. I tavoli non servono assolutamente a niente. Sono come le commissioni di inchiesta. Un tavolo non si nega a nessuno - ha aggiunto il ministro - Non e' che la Confindustria ottiene qualcosa ai tavoli, lo ottiene perché e' Confindustria...''. Parole sante.
Un’uscita fine a sé stessa. No, perché Brunetta è uno che se ha un’idea la porta avanti. Ed ecco,lo un paio di settimane fa a Stresa (Verbania) invitare gli organizzatori del convegno “Terza economia: sempre piu’ valore alla terza età “, la Fondazione Socialità e ricerche Onlus, a “ destinare più risorse possibili ad azioni di lobbying, da fare in parlamento, a tutti i livelli”. “Perché - ha sostenuto - la gente non capisce e non accetta i gruppi dirigenti ipocriti ed egoisti, che spesso hanno motivazioni del tutto diverse da quelle dichiarate: quell’Italia della spesa pubblica e dei sepolcri invecchiati, dovunque si collochino; a destra, a sinistra, nella politica e nel sindacato”.
Che aggiungere? Certo se qualche organizzazione di rappresentanza iniziasse a dargli retta, forse anche il processo decisionale pubblico ne trarrebbe giovamento, oltre ovviamente a consentire a chi fa lobbying seriamente di vedere risultati oggi inaspettati o semplicemente dovuti a “favori” di qualche politico di turno.
Franco Spicciariello - LI.Info







































