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La Commissione esclude una registrazione obbligatoria per il lobbying
Scritto il 2009-10-27 da lobbyingitalia su Europa

La Commissione ha ammesso che le sue norme sulla “financial disclosure”non hanno funzionato. Lo riporta oggi l’EuObserver (http://euobserver.com/).

Secondo la prima relazione annuale della Commissione sul regime di trasparenza, abbastanza lobbisti hanno firmato il Registro della Commissione europea sul lobbying da permettere che il sistema, attualmente su base volontaria, non debba essere reso obbligatorio.

Il registro dei rappresentanti di interessi della Commissione, più comunemente conosciuto come il Registro del lobbying, è stato ideato per tenere traccia di tutti coloro che cercano di influenzare il processo decisionale dell'UE. È stato ampiamente criticato dagli attivisti per la trasparenza a causa della mancanza di standard di reporting rigorosi e per la scarsa sorveglianza.

Ma secondo il Report della Commissione pubblicato il 27 ottobre, il processo “è un successo" visto che il numero dei registrati "ha già superato i 2.000. "
"La commissione ha visto un afflusso costante di iscrizioni nel corso degli ultimi 16 mesi, e il numero continua a crescere", recita la relazione.
"Un grande e sempre crescente numero di associazioni di categoria attive nel lobbying si sono registrate, come pure lobbisti 'in-house' nelle società, e questa tendenza non mostra segni di saturazione per il momento".
"La Commissione ritiene che il registro nel suo primo anno pilota ha percorso una lunga strada sia in termini quantitativi che qualitativi”, conclude la relazione. "Nel complesso, l'approccio volontario sta funzionando e deve pertanto essere mantenuto".

L'approccio volontario è stato oggetto di critiche da parte dei gruppi sulla trasparenza già prima del lancio del Registro.
Nel suo esamedel Registro a giugno, l’ Alliance for Lobbying Transparency and Ethics Regulation (Alter-EU) ha scoperto che dei 2.600 soggetti che operano nel lobbying a Bruxelles, secondo una stima del Parlamento europeo del 2003, solo il 22,8 % si è registrato.
Il numero dei dichiaranti è gonfiato, sostiene Alter-UE, in quanto il Registro del lobbying è pieno di "spam", ad esempio organizzazioni che hanno poco a che fare con il lobbying delle istituzioni dell'UE, ma che hanno firmato il Registro credendo che accrescerà il loro profilo o perché pensano che li aiuterà ad accedere a finanziamenti europei o ad altri fondi.

“Financial disclosure”

Tuttavia, la Commissione ha ammesso che le norme in materia di divulgazione finanziaria devono essere effettivamente inasprite - una delle richieste principali degli attivisti per la trasparenza.
Al momento, coloro che si registrano hanno la possibilità di dichiarare quanto si spende sia all'interno di bande di € 50.000 sia di esprimere la stessa cifra come percentuale del fatturato. Se scelgono di registrare la spesa in termini percentuali, possono farlo in termini di quote del 10 %, che secondo la Commissione permette ai lobbisti di nascondere ciò che stanno effettivamente spendendo per conto di un cliente.
"Questo significa che coloro che scelgono di usare le percentuali non vengono trattati allo stesso modo", ammette la Commissione nella sua relazione.
"A chi ha un fatturato molto grande e molti clienti, che sceglie l'opzione percentuale, è di fatto permesso essere molto meno trasparente di coloro che hanno un fatturato inferiore e solo pochi clienti. I primi possono offrire ai loro clienti un livello molto più elevato di riservatezza sulla dimensione dei loro contratti rispetto alle piccole imprese".
Due delle maggiori società di lobbying, Burson-Marsteller e Hill and Knowlton, semplicemente elencano i loro clienti come rientranti ciascuno sotto la soglia del 10 % del loro fatturato. Ma per queste due grandi società, il 10 per cento del loro fatturato potrebbe significare rispettivamente fino a 690.000 e 810.000 euro.

Per eliminare questo problema, la Commissione intende abolire l'opzione percentuale e introdurre tre scale di riferimento.
Le imprese con un fatturato annuo inferiore a € 500.000 - le cosiddette boutique di pubbliche relazioni - devono segnalare la loro spesa per conto dei clienti in tranches di € 50.000; per società di medie dimensioni con fatturato compreso tra 500.000 e 1 milione di euro, tranches di 100.000 euro; le imprese più grandi, con fatturati di oltre un milione, tranches di € 250.000.

Cosa conta come lobbying?

Attivisti e lobbisti l'anno scorso si sono lamentati del fatto che la Commissione non avesse fornito una definizione chiara e ampia di ciò che costituisce attività di lobbying.
Anche l'esecutivo Ue ha detto che ciò che conta come attività di lobbying "deve essere reso più specifico."
Coloro che si registrano dovrebbero d'ora in poi "dichiarare tutte le spese riguardanti azioni avviate con l'obiettivo di influenzare la formulazione delle politiche europee e i processi decisionali, a prescindere dal canale di comunicazione o supporto utilizzato."
Come sottolinea la relazione, ciò include eventi sociali o conferenze.
Sono comprese anche le attività dirette a diplomatici di Stati membri dell'UE, considerate fino ad ora come una zona grigia.

"[Il lobbying] include anche attività dirette alle rappresentanze permanenti degli Stati membri, inclusa la Presidenza del Consiglio dell’Ue", avverte la Commissione, pur facendo un'eccezione per le attività in cui lobbista cerca di influenzare le proprie capitali nazionali o regionali o i governi delle città.

Studi legali e think-tank giocano sporco

La relazione della Commissione punisce anche studi legali e think-tank per aver rifiutato di registrarsi; in particolare i think-tank sostengono fermamente di non esercitare alcuna attività di lobbying.
La Commissione cita alcuni passi della letteratura dei think-tank stessi che pubblicizzano le "impareggiabili" opportunità di lobbying che essi offrono.

Ma l'esecutivo UE resta fermo nel rifiutare di chiedere a coloro che si registrano di elencare i nomi dei lobbisti, dicendo che i nomi delle organizzazioni sono sufficienti. Gli attivisti dicono che senza i nomi il Registro è "utile come una rubrica senza numeri."

La relazione inoltre non si pronuncia su un ulteriore controllo da parte dei funzionari del Registro o un'applicazione più severa delle regole.
All'inizio di quest'anno, quando emerse che la Federazione di Cheerleading irlandesi aveva erroneamente firmato il Registro e che un imprenditore italiano lo aveva bombardato con una serie di organizzazioni apparentemente false, la Commissione aveva ammesso di non avere il personale per esaminare la veridicità delle informazioni di ciascuno.
"Noi non controlliamo tutte le voci, ovviamente," ha detto un funzionario della Commissione all’EUobserver. Le informazioni provengono da chi si registra e noi abbiamo posto su di loro gli oneri per la registrazione. E ' sotto la loro responsabilità. La Commissione europea non approva o verifica ciò che succede".

Valentina Tonti

Proseguono gli sforzi verso una normativa europea più chiara e decisa sulle lobbyNon solo in Italia: anche in Europa il lobbying è ammantato da un velo di incertezza normativa e di sfiducia da parte di istituzioni e cittadini. Anche per questo, nelle ultime settimane l’azione delle organizzazioni e associazioni che si occupano della trasparenza del processo decisionale si è fatta più forte e omogenea, anche su impulso delle principali Istituzioni europee. L’iniziativa più importante è partita diverse settimane fa dalla Commissione Europea, che ha avviato una Consultazione pubblica sulla proposta di un registro per la trasparenza obbligatorio. È inoltre in corso anche una petizione su change.org, sempre più strumento di espressione della democrazia “dal basso”, portata avanti dalla sezione europea di Transparency International per “puntare i riflettori” sulle lobby di Bruxelles.La consultazione della CommissioneLa Commissione europea intende raccogliere le opinioni di tutte le parti interessate sull'operato dell'attuale registro per la trasparenza delle organizzazioni e dei liberi professionisti impegnati nell'elaborazione e nell'attuazione delle politiche dell'Unione e sulla sua futura evoluzione verso un sistema obbligatorio esteso al Parlamento europeo, al Consiglio dell'UE e alla Commissione europea. La consultazione pubblica ha un duplice obiettivo: 1) raccogliere opinioni sul funzionamento dell'attuale registro per la trasparenza e 2) ricevere contributi utili per la concezione del futuro sistema di registrazione obbligatoria annunciato negli orientamenti politici del presidente Juncker. Lo scopo è valutare e capire che cosa ha funzionato bene finora e che cosa può essere migliorato e come, in modo da garantire che si possano sfruttare pienamente le potenzialità del registro come valido strumento per disciplinare le relazioni tra le istituzioni dell'UE e i rappresentanti di interessi. I risultati della consultazione pubblica serviranno da base per la preparazione della proposta di un registro obbligatorio da parte della Commissione.La consultazione sarà aperta a tutti fino al prossimo 1 giugno, e potrà essere compilata al seguente link. Sarà molto interessante valutare anche i contributi pervenuti, che saranno pubblicati sul sito web nelle lingue in cui sono stati compilati, entro 15 giorni lavorativi a partire dal termine della consultazione. Una relazione di sintesi sarà pubblicata entro tre mesi dal termine della consultazione. In particolare, un punto fondamentale sarà rappresentato dalle impressioni sull’attuale sistema di registrazione, da più parti definito lacunoso se non fallimentare.La petizione di Transparency InternationalLa petizione di Transparency International Europe parte da una visione molto negativa della mancanza di trasparenza del lobbying europeo, come minaccia per la democrazia e della fiducia dei governi nella politica. Transparency negli ultimi anni ha condotto, come molte altre ONG sulla trasparenza, indagini sulle attività “nascoste” di alcuni particolari gruppi di pressione. A dire il vero, il punto di partenza di Transparency è molto scettico nei confronti delle “lobby” in generale (farmaceutiche, bancarie, commerciali), ma il principale motivo degli scandali sulla corruzione degli ultimi mesi è considerato la mancanza di trasparenza.La petizione online è disponibile a questo link: https://www.change.org/p/commissione-europea-puntare-i-riflettori-sul-lobbismo-nell-ue . Queste le richieste alla Commissione Juncker:Fare in modo che tutti i lobbisti siano obbligati a iscriversi al registro europeo, di modo che gli esponenti delle istituzioni UE non potranno più incontrare lobbisti non registrati, e non potranno più invitarli a udienze o gruppi di esperti.Assicurare che le norme valgano per tutte le istituzioni europee, compreso il Consiglio, che finora non ha nemmeno aderito al registro volontario. E’ importante che i leader politici e i loro consiglieri pubblichino online tutti i loro incontri con lobbisti.Rendere più affidabili le informazioni fornite sul registro. A tal fine è neccessario un robusto sistema di controllo, che includa sanzioni per lobbisti che non rispettano le regole.Le due consultazioni permetteranno di creare una comunità di interesse attorno a un tema molte volte dibattuto in modalità e con accezioni parziali e spesso negative. Sarebbe auspicabile una partecipazione degli “addetti ai lavori”, proprio i lobbisti che, con le loro competenze tecniche e l’esperienza delle tante barriere ideologiche che li circondano, hanno l’opportunità di esprimere un pensiero originale, efficace e, si spera, incisivo anche nei confronti dei legislatori nazionali.

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Nuova consultazione della Commissione sul Registro per la Trasparenza delle lobby. La domanda principale è: sarebbe opportuno renderlo obbligatorio per tutte le istituzioni dell'UE? Il 1º marzo la Commissione avvierà una consultazione pubblica di 12 settimane per raccogliere contributi sull'attuale regime di registrazione per i rappresentanti di interessi che cercano di influenzare il lavoro delle istituzioni dell'UE e sulla sua evoluzione verso un registro obbligatorio dei lobbisti esteso al Parlamento europeo, al Consiglio dell'Unione europea e alla Commissione. Il primo Vicepresidente della Commissione Frans Timmermans ha dichiarato: "L'attuale Commissione sta modificando il nostro modo di lavorare, che evolve verso un maggior coinvolgimento dei soggetti interessati e una maggiore trasparenza a proposito di chi incontriamo e perché. Dobbiamo andare ancora oltre e stabilire un registro obbligatorio, valido per tutte e tre le istituzioni, che garantisca la piena trasparenza sui lobbisti che cercano di influenzare l'elaborazione delle politiche dell'UE. Per riuscire a mettere in pratica correttamente questa proposta ci auguriamo di ricevere il maggior numero di contributi possibile da cittadini e soggetti interessati di tutta Europa sul funzionamento dell'attuale sistema e sulla sua evoluzione. Un'Unione europea più trasparente e responsabile è un'Unione in grado di fornire risultati migliori ai cittadini." La Commissione ha elaborato una consultazione in due parti che consentirà di raccogliere le opinioni di un'ampia gamma di soggetti interessati, della società civile e dei cittadini. La prima fase della consultazione, che non richiede una conoscenza approfondita dell'attuale registro per la trasparenza, consente ai non esperti di rispondere a domande sui principi e sull'ambito di applicazione; la seconda sezione intende invece raccogliere pareri sul funzionamento pratico dell'attuale sistema da parte di coloro che lo utilizzano. I documenti della consultazione sono disponibili in tutte le lingue dell'UE per consentire un ampio feedback. La consultazione terminerà martedì 24 maggio. Il nuovo sistema, che la Commissione intende presentare come proposta di accordo interistituzionale, costituirebbe un'evoluzione rispetto al registro attuale, gestito congiuntamente dal Parlamento europeo e dalla Commissione ma non obbligatorio e non esteso al Consiglio. Le riforme interne alla Commissione hanno già determinato un netto aumento delle iscrizioni al registro per la trasparenza: al 1º marzo nel registro figurano 9.286 iscritti rispetto ai 7.020 del 31 ottobre 2014, prima cioè dell'entrata in funzione della Commissione e delle sue riforme. La Commissione ritiene che lavorare insieme ai colegislatori del Parlamento europeo e del Consiglio sia determinante per consentire ai cittadini di avere una visione d'insieme su quali rappresentanti di interessi cercano di influenzare il processo legislativo. La consultazione pubblica servirà da base per la proposta che la Commissione presenterà nel corso dell'anno. Contesto La Commissione ha già intrapreso importanti riforme della propria organizzazione interna per promuovere una maggiore trasparenza. In base ai metodi di lavoro della Commissione Juncker, i commissari non possono più riunirsi con organizzazioni che non figurano nel registro per la trasparenza. In linea con l'iniziativa per la trasparenza, introdotta nel novembre 2014, tutte le riunioni tra rappresentanti di interessi e commissari, membri dei gabinetti e direttori generali della Commissione devono essere rese pubbliche entro due settimane dal loro svolgimento. Nel suo primo anno di attività la Commissione ha pubblicato informazioni su oltre 6.000 riunioni (delle quali circa 5.500 con commissari e membri dei gabinetti e 600 con direttori generali). L'introduzione di questo nuovo sistema ha di fatto reso l'iscrizione nel registro per la trasparenza un requisito obbligatorio per qualsiasi soggetto intenzionato a incontrare i più alti responsabili politici e funzionari dell'UE. L'impegno della Commissione di presentare la proposta di un registro per la trasparenza obbligatorio esteso a tutte le istituzioni europee figura anche negli orientamenti politici del presidente Juncker e nel programma di lavoro 2016 della Commissione. La Commissione ritiene che i cittadini abbiano il diritto di sapere chi cerca di influenzare il Parlamento europeo, il Consiglio e la Commissione nel processo legislativo. Le modifiche previste per il registro per la trasparenza sono parte di un più ampio progetto di riforma del modo di elaborare le politiche nell'UE. Nella sua agenda "Legiferare meglio", presentata nel maggio 2015, la Commissione si è assunta l'impegno di aprire ulteriormente il processo di elaborazione delle politiche al controllo e al contributo dei cittadini. Sono già stati istituiti nuovi meccanismi di feedback che consentono ai soggetti interessati di manifestare alla Commissione il loro punto di vista fin dall'inizio dell'elaborazione di un'iniziativa, sulla base di tabelle di marcia e valutazioni d'impatto iniziali, e in seguito all'adozione di una proposta da parte della Commissione, in modo da contribuire al processo legislativo in seno al Parlamento e al Consiglio. Altri strumenti che consentono ai soggetti interessati di presentare osservazioni sulla legislazione esistente sono previsti nel quadro del programma REFIT. Il sito web "Ridurre la burocrazia — dite la vostra!" è già operativo e consente ai cittadini di fornire un feedback su norme dell'UE esistenti. I contributi ricevuti vanno ad alimentare l'operato della piattaforma REFIT, che offre consulenza alla Commissione sugli ambiti legislativi che andrebbero riesaminati per rendere la legislazione dell'UE più efficace ed efficiente. Nel novembre 2014 la Commissione ha infine adottato una comunicazione che delinea una maggiore trasparenza nei negoziati per il partenariato transatlantico su commercio e investimenti (TTIP). La Commissione ritiene fondamentale garantire che l'opinione pubblica abbia accesso a informazioni accurate ed esaurienti sulle intenzioni dell'UE nell'ambito dei negoziati. La consultazione pubblica sarà aperta fino all'1 giugno 2016 al seguente link.

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I lobbisti che mentono saranno buttati fuori dalla Commissione dell’UE, secondo le parole di Frans Timmermans, che sin da quando è entrato in carica ha promesso un registro obbligatorio. In ogni caso, il piano finale non è produrre la regolamentazione stringente che molti chiedono, ma piuttosto un “gentlemen agreement” tra la Commissione e il Parlamento Europeo per non dare accesso ai lobbisti non registrati. Il Commissario ha iniziato a portare avanti questo progetto a inizio anno, creando scompiglio tra le società e le imprese iscritte al cosiddetto “Registro per la Trasparenza”, che è tutto meno che trasparente. ALTER-EU (the Alliance for Lobbying Transparency and Ethics Regulation) ha indicato che nel 2013 Goldman Sachs ha dichiarato una spesa per le attività di lobbying inferiore a 50.000€ per l’UE, davvero poco realistica se paragonata ai 3,6 milioni di $ negli USA. Nel frattempo, la European Privacy Association, apparentemente innocua nella denominazione, attualmente rappresenta gli interessi di società come Facebook, Google e Yahoo! nel corso del dibattito sull’uso e la protezione dei “big data”. In base al Registro per la Trasparenza, l’EPA ha pochi impiegati e spende solo 450.000€ l’anno, una cifra che sembra non corrispondere a ciò che Microsoft ha ammesso spendere quest’anno: 4,75 milioni di €, dieci volte tanto. Apple dice di avere solo quattro lobbisti nell’Unione Europea, spendendo solo 250.000€. Alla domanda su cosa farebbe per sanzionare queste società che fanno “interpretazioni creative della realtà”, Timmermans ha tuonato che i bugiardi non sono benvenuti nel suo ufficio. Ha detto che la sanzione dovrebbe essere non registrare del tutto (quindi nessun accesso ai decisori e nessun meeting con i commissari). Però non ha chiarito chi debba monitorare il registro o come si possa capire se le informazioni fornite fossero vere o false. L’attuale registro volontario ha più di 8.400 registrati, ma è solo la punta dell’iceberg visto che molti attori dell’”industria del lobbying” boicotta il Registro, in particolare i grandi studi legali. Secondo la Commissione, chiunque faccia lobbying, rappresentanza di interessi o advocacy dovrebbe iscriversi al registro, ed è messo in evidenza più “cosa fai” che “chi sei”. Olivier Hoedeman di ALTER-EU ha dichiarato: “Un Registro rivisto, basato su un accordo inter-istituzionale, farà perdere i meccanismi per verificare se le informazioni del Registro sono corrette, e significherà che non ci sarà possibilità di applicare sanzioni efficaci quando saranno realmente verificate le scorrettezze nelle informazioni”. Fonte: The Register

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