Sono circa 15.000 i lobbisti che a Bruxelles cercano di influenzare le decisioni delle istituzioni UE. Una relazione all'esame dell'Aula rileva che questi svolgono un ruolo essenziale per la democrazia ma, per garantire decisioni indipendenti, occorre un registro obbligatorio valido per tutte le istituzioni, che preveda un codice etico corredato di sanzioni in caso di scorrettezze e un obbligo di trasparenza finanziaria. Tale registro dovrebbe inoltre essere facilmente consultabile su Internet.
Si calcola che a Bruxelles vi siano circa 15.000 lobbisti (di cui 5.000 operano presso il Parlamento europeo) e 2.500 gruppi di pressione. La relazione di Ingo FRIEDRICH (PPE/DE, DE) sottolinea peraltro che questi hanno «aumentato notevolmente» le loro attività di pari passo con l'espansione delle competenze del Parlamento che, con il trattato di Lisbona, si amplieranno ulteriormente alla quasi totalità della legislazione «richiamando quindi l'attenzione di un numero ancora maggiore di gruppi d'interesse».
Il lobbismo, spiega la relazione, comprende «attività svolte al fine di influenzare l'elaborazione delle politiche e il processo decisionale delle istituzioni europee», questa attività «è intesa a esercitare un'influenza non solo sulle decisioni politiche e legislative, ma anche sull'attribuzione dei fondi comunitari e sul controllo e l'applicazione della legislazione». D'altro canto, i rappresentanti di interessi «svolgono un ruolo essenziale nel dialogo aperto e pluralistico su cui si basa ogni sistema democratico e rappresentano un'importante fonte d'informazione per i deputati del Parlamento nell'esercizio del loro mandato».
Un Parlamento "aperto" ma indipendente
La relazione riconosce l'influenza esercitata dai gruppi d'interesse sul processo decisionale dell'UE e ritiene pertanto essenziale che i membri del Parlamento conoscano l'identità delle organizzazioni rappresentate. D'altro canto, sottolinea che un accesso «trasparente e paritario» a tutte le istituzioni europee «rappresenta una condizione sine qua non per la legittimità dell'Unione e per la fiducia da parte di cittadini». Ritiene tuttavia che i deputati europei «devono essere ritenuti in grado di operare scelte politiche indipendenti rispetto ai lobbisti» e che sia loro «specifica responsabilità ... assicurarsi di essere informati in modo equilibrato». Il Parlamento deve infatti decidere in «assoluta indipendenza» in quale misura tenere conto delle opinioni provenienti dalla società civile.
I deputati ritengono inoltre opportuno permettere a un relatore di utilizzare una "impronta legislativa", vale a dire di allegare un elenco indicativo dei lobbisti consultati che hanno fornito un contributo significativo nella fase di preparazione della propria relazione, a maggior ragione se si tratta di una relazione legislativa. Reputano peraltro ancora più importante che la Commissione alleghi una tale "impronta legislativa" alle sue iniziative legislative.
Verso un registro comune dei lobbisti
I deputati ricordano anzitutto che il Parlamento dispone, sin dal 1996, di un proprio registro dei lobbisti, nonché di un codice di condotta che impone ai rappresentati di interessi di operare «nel rispetto di rigorosi criteri etici». Pertanto, approvano «in linea di principio» la proposta della Commissione concernente uno "sportello unico" dove i lobbisti possano registrarsi presso la Commissione e il Parlamento.
Chiedono però un accordo interistituzionale tra il Consiglio, la Commissione e il Parlamento relativo a un registro comune obbligatorio, «che sarebbe applicabile in tutte le istituzioni e comporterebbe un obbligo di totale trasparenza finanziaria, un meccanismo comune di esclusione dal registro e un codice comune di comportamento etico». Il registro dovrà prevedere diverse categorie con le quali distinguere i lobbisti a seconda del tipo di interessi che rappresentano (associazioni professionali, rappresentanti di società, associazioni sindacali, organizzazioni dei datori di lavoro, studi legali, ONG, ecc.).
La relazione propone quindi di istituire in tempi brevi un gruppo di lavoro congiunto delle tre istituzioni allo scopo di esaminare, entro la fine del 2008, le implicazioni di un registro comune per tutti i lobbisti. Sottolinea peraltro la necessità di un registro «di agevole consultazione e facilmente accessibile su internet» al pubblico che comprenda i nomi dei gruppi di interessi e i nominativi dei lobbisti stessi. Per limitare il numero degli accessi, suggerisce di adottare un sistema in base al quale i gruppi d'interesse debbono registrarsi un'unica volta presso tutte le istituzioni, lasciando a ciascuna di esse il compito di decidere se accordare l'accesso ai propri locali.
I deputati prendono atto della decisione della Commissione di introdurre inizialmente un registro volontario e di valutare il sistema dopo un anno, ma temono che un sistema di questo genere «permetterà ai lobbisti meno responsabili di evitare di rispettare le regole». D'altro canto, in caso di mancata elaborazione di un registro comune, la relazione sollecita il riconoscimento reciproco dei rispettivi registri da parte del Consiglio, della Commissione e del Parlamento. I rispettivi registri in linea, inoltre, dovrebbero essere collegati per consentire un raffronto delle iscrizioni dei gruppi d'interesse.
... e un codice di condotta
Vista la continua evoluzione delle pratiche di lobbismo, «le regole che disciplinano queste ultime debbono essere sufficientemente flessibili per adattarsi rapidamente ai cambiamenti». Nel prendere atto del progetto di codice di condotta per i rappresentanti di interessi elaborato dalla Commissione, la invitano a negoziare l'introduzione di regole comuni. Sottolineano inoltre la necessità di infliggere sanzioni ai lobbisti che violano il codice di condotta che, come previsto da quello del Parlamento europeo, potrebbero comprendere la sospensione dal registro e, in casi più gravi, l'esclusione dallo stesso, ossia il divieto di accesso ai locali delle istituzioni.
La relazione accoglie positivamente la decisione della Commissione di chiedere la divulgazione delle informative finanziarie da parte dei lobbisti iscritti nel registro. Così, le società di consulenza e gli studi legali dovrebbero fornire informazioni circa il fatturato realizzato grazie alla rappresentanza di interessi presso le istituzioni europee, oltre al peso relativo dei loro principali clienti. Le associazioni di categoria dovrebbero divulgare una stima dei costi associati all'attività diretta presso le istituzioni UE. Mentre le ONG e i centri studi dovrebbero render conto del loro bilancio complessivo e della ripartizione delle principali fonti di finanziamento. La relazione chiede al gruppo di lavoro di proporre anche criteri specifici, ad esempio un'indicazione delle spese sostenute per la rappresentanza di interessi entro parametri significativi (senza necessità di precisare gli importi esatti).
A6-0105/2008- Relazione sull'elaborazione di un quadro per le attività dei rappresentanti di interessi (lobbisti) presso le istituzioni europee
Ingo FRIEDRICH (PPE/DE, DE)
Procedura: Iniziativa
Dibattito: 8.5.2008
Per ulteriori informazioni :Libro Verde - Iniziativa europea per la trasparenza
Seguito del Libro verde "Iniziativa europea per la trasparenza"
Gruppi di interesse: disposizioni del regolamento interno del Parlamento europeo
Focus sull'attività di lobby al Parlamento



































