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Sir Sorrell, il Signore delle lobby
Scritto il 2008-01-30 da lobbyingitalia su World

In un ipotetico film fantasy ambientato a Washington in cui gli eroi cavalcano limousine dai vetri oscurati al posto di bianchi liocorni, il Signore delle lobby si chiamerebbe Sir Martin Sorrell. Wpp, il colosso della comunicazione che Sir Sorrell dirige dal suo quartier generale londinese e che ogni anno fattura 12 miliardi di dollari, è infatti a capo delle principali agenzie di comunicazione e pressione, analisi e ricerche demografiche che negli ultimi 20 anni stanno dietro al successo delle cause industriali e politiche degli Stati Uniti. Con un risvolto: quello che il Financial Times ha definito "l'effetto country club".

Riferendosi al fatto che a Washington e dintorni non capita raramente che la causa di un politico, un gruppo di opinione o un'associazione sia promossa e difesa da una società Wpp e che lo stesso avvenga anche, però, per la controparte. Per una gara in cui tutti i partecipanti non solo si conoscono, ma sono iscritti allo stesso club e rispondono agli ordini di un solo uomo. Sir Sorrell, appunto."Ma i nostri brand sono diversi, autonomi e indipendenti tra di loro", ha precisato Sorrell al Financial Times, "e hanno l'obbligo di operare nella totale assenza di conflitto d'interessi. Abbiamo anche creato una struttura di controllo e di protezione, una sorta di muraglia cinese fatta di verifiche e audit, anche finanziari, che assicurino la totale separazione tra i soggetti che lavorano a cause diverse e contrapposte. Una separazione che dura anche dopo il termine del confronto fra i due soggetti, in modo da creare un ragionevole margine di distanza tra i nostri consulenti e gli affari della parte contro la quale hanno lavorato per un periodo".

Per dare un'idea del livello di business e di interessi che le agenzie della costellazione Wpp gestiscono da entrambi i lati, basta citare una battaglia iniziata dal sindaco di New York, Micheal Bloomberg, fondatore dell'Associazione sindaci contro le armi illegali (Mayors against illegal guns). Una campagna nazionale con l'obiettivo di sensibilizzare il pubblico al drammatico fenomeno dell'acquisto illegale di pistole e fucili, causa di migliaia di reati e morti violente negli Stati Uniti. Questa iniziativa, ovviamente, ha richiamato l'attenzione e la reazione di una delle associazioni lobbistiche americane più potenti: la National rifle association, che riunisce i produttori di armi da fuoco. Per affondare con più forza il colpo della comunicazione a Washington, presso la classe politica, Bloomberg e i sindaci si sono rivolti all'agenzia di lobbying Dewey Square group. Squadra agguerrita, che si deve confrontare con quella temibile che da sempre segue gli interessi dei produttori di armi in Campidoglio: la Ogilvy Government relations. Uno scontro epico insomma, con un piccolo particolare: entrambe le agenzie appartengono al colosso del marketing internazionale Wpp.

Lobby, un business da 2,45 miliardi di dollari

La lungimiranza del presidente Sorrell, la stessa che gli ha permesso di far lievitare Wpp ai livelli globali ormai conosciuti, ha dunque già da tempo posato l'occhio su Washington. E facendo questo, oggi si ritrova ad aver piazzato gli avamposti armati delle sue corazzate della comunicazione in quello che negli ultimi anni è diventato il punto caldo di una delle industrie americane più promettenti: la pressione lobbistica sul potere centrale. Il business che ruota intorno a queste forme di consulenza e comunicazione è cresciuto in modo esponenziale fino a 2,45 miliardi di dollari solo lo scorso anno. Segnando un +72% rispetto al 1998, secondo i dati del Center for responsive politics (un gruppo di ricerca che tiene traccia dei movimenti di denaro legati alle cause politiche).

Le lobby e i lobbisti (oggi se ne registrano negli Stati Uniti quasi 36 mila contro i 16 mila del 2000) e l'industria delle pubbliche relazioni influenza quasi la totalità delle decisioni importanti prese a Washington. E Wpp possiede tre grandi compagnie di pubbliche relazioni che annoverano al proprio interno un forte expertise in questo campo: Burson-Marsteller, Ogilvy e Hill&Knowlton. Di Burson fanno parte una boutique lobbistica come Bksh & Associates e il centro di sondaggi d'opinione e ricerca Penn, Schoen & Berland. Sempre di Wpp sono altre tre agenzie: Timmons & Company, Quinn Gillespie e Wexler & Walzer. Per non contare gli studi superspecializzati come Dewey Square group and Direct Impact o Public Strategies, che ha la base in Texas.

Il network di società targate Wpp a Washinghton non è importante tanto per l'elevato numero di brand che annovera come propri clienti, ma soprattutto per la quantità di cosiddetti pesi massimi della politica americana che ne dirigono le operazioni e fanno parte della stessa famiglia Wpp. Si tratta dei principali procacciatori di fondi per i partiti, ex alte cariche del governo, consulenti media e strategici delle più recenti (compresa quella in corso) campagne presidenziali. Ne è un esempio Mark Penn, amministratore delegato di Burson nonché capo dello staff di consulenza del senatore democratico e candidata alla Casa Bianca Hillary Clinton.

Valentina Giannella - Italia Oggi

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