L’attività di lobbying che rientra in quella più generale dei public affairs è una delle funzioni specialistiche delle Relazioni Pubbliche. Ferpi, attualmente, è l’unica associazione professionale che rappresenta ufficialmente i lobbisti italiani. Consapevole di questo importante e delicato compito si è sempre fatta promotrice e ha supportato le iniziative legislative finalizzate al riconoscimento dei professionisti impegnati nella rappresentazione di interessi presso il processo decisionale pubblico. Il presidente Gianluca Comin è impegnato in prima persona su questo fronte.
Lo scorso ottobre il Consiglio dei Ministri ha approvato il disegno di legge sull’attività di lobbying. Il documento, attualmente al Senato in Commissione Affari Costituzionali, garantisce ai lobbisti il diritto di accesso agli uffici del Governo, delle Amministrazioni
Centrali dello Stato e delle Autorità Indipendenti. Soggetto garante dell’attività sarà il CNEL, Consiglio Nazionale dell’Economia e del lavoro che “conterà” i professionisti di public affairs in un registro creato ad hoc, e ne fisserà le regole di comportamento con un codice deontologico. Sono inoltre previste sanzioni per coloro che lo violeranno.
Secondo il disegno, i lobbisti dovranno presentare al CNEL un report annuale con le attività svolte e l’organo garante, a sua volta, trasmetterà un proprio rendiconto al Parlamento. I membri del Governo, i direttori generali e i vertici delle Autorità Indipendenti saranno tenuti a rendere disponibili, a tutti coloro che ne faranno richiesta, i documenti presentati dai lobbisti, che saranno inoltre citati nei relativi atti
normativi o amministrativi.
Come FERPI, condividiamo contenuti e impostazione generale, ma su alcuni punti auspichiamo che vengono apportati affinamenti al testo, in particolare, per la parte dedicata alle sanzioni, in cui non è specificato se e in che modo verrà coinvolto l’interessato. Inoltre, sarà fondamentale includere l’accesso alle due Camere del Parlamento, oltre che agli uffici elencati attualmente nel disegno.
I prossimi appuntamenti sono l’avvio dell’esame da parte della Commissione e poi l’iter per l’approvazione in Parlamento. A valle dell’entrata in vigore della legge, sarà redatto il codice deontologico e abbiamo già avviato i contatti con il CNEL per partecipare alle definizione congiunta. Siamo ancora all’inizio dell’iter autorizzativo, ma il provvedimento è un passo importante perché apre la strada, anche per i lobbisti italiani, a quel riconoscimento professionale che in altri Paesi è stato introdotto ormai da molti anni. Negli Stati Uniti, ad esempio, la professione è disciplinata dal 1946 e la normativa contiene elementi comuni al disegno di legge approvato dal nostro Consiglio dei Ministri.
La lobbying è un’attività fondamentale, nel nostro Paese e nel resto del mondo. Una buona attività di public affairs fa emergere, infatti, l’importanza di comunicare con le istituzioni. Il confronto preventivo, qualificato e trasparente, fra chi decide e chi lavora all’interno dei confini stabiliti dalla normativa, agevola i processi produttivi e rende le leggi più efficaci, perché crea il giusto compromesso fra la necessità di regolare e la flessibilità che rende le imprese più competitive. Per dare una dimensione a questa professione, cito un dato: la Commissione Europea ha istituito un registro volontario dal marzo 2007 e ha già iscritto 14.000 lobbisti. Il fatto che finalmente anche nel nostro Paese si muovano i primi passi per legittimare una professione così diffusa e più che mai attuale è un’ulteriore conferma di quanto le relazioni pubbliche stiano crescendo per conoscenza, per consapevolezza e per professionalità.
Gianluca Comin - Presidente Ferpi






































